In sostanza, sarà più conveniente continuare a lavorare dopo la pensione, giacché i contributi ulteriormente versati saranno valorizzati in pensione ogni anno attribuendo un aumento del trattamento pensionistico già erogato. La novità è scattata dal 1° gennaio ma l'adeguamento è stato possibile solo con il pagamento della pensione di aprile nella quale, pertanto, sono confluiti anche gli arretrati maturati. Per il futuro tutti i supplementi saranno attribuiti con decorrenza dal 1° gennaio successivo all'anno di pagamento dei contributi.
E, così, dichiara il presidente Alberto Oliveti, si realizza «un impegno che avevamo preso» nei confronti di quella fetta della platea di professionisti associati che ha preferito continuare a lavorare, una volta raggiunti i requisiti per andare in quiescenza. L'Ente coglie l'occasione per ricordare come i contributi versati dopo il pensionamento «non hanno lo stesso valore di quelli pagati durante gli anni di attività ordinaria», tuttavia, «a parità di denaro versato, il controvalore in pensione per gli iscritti all'Enpam è, comunque, paragonabile, o superiore a quello dato dall'Inps».
La nota sottolinea, peraltro, che mentre i non iscritti alla Cassa devono versare un contributo del 24% sul proprio reddito alla gestione separata dell'Inps per gli iscritti alla Fondazione il prelievo è limitato al 9,75%. Inoltre mentre l'ENPAM liquida ogni anno il supplemento d'ufficio (cioè a prescindere da una domanda dell'iscritto) viene fatto ogni anno automaticamente, l'INPS lo può attribuire solo decorsi due anni dal pensionamento previa domanda dell'interessato e successivamente decorsi almeno 5 anni dal precedente supplemento.