Riforma Pensioni, alla Camera la proposta per gli sportivi professionisti

Sergio Campana Domenica, 01 Febbraio 2015
E' stata presentata alla Camera la proposta di legge per uniformare i criteri di accesso alla pensione per gli sportivi professionisti. Prevista anche l'applicazione dell'indennità di disoccupazione e degli assegni familiari. 

Kamsin Recentemente, su iniziativa di alcuni deputati, è stata presentata una proposta di legge riguardante l'aspetto previdenziale ed assistenziale per gli sportivi professionisti. Si tratta della pdl 2689, prima firmataria l'onorevole Maria Luisa Gnecchi (Pd). Avendo presenti i provvedimenti legislativi precedenti, si può affermare che la grande maggioranza di questa categoria è rappresentata dai calciatori. E subito da precisare che il fondo previdenziale degli sportivi professionisti inizialmente gestito dall'Enpals (Ente per i Lavoratori dello Spettacolo) è stato in seguito trasferito all'Inps (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale).

Gli onorevoli presentatori della proposta di legge ammettono (che questo ci lascia un po' perplessi) che le loro conoscenze sul mondo degli atleti professionisti sono da sempre limitate a quanto viene riportato dalle televisioni e dai quotidiani circa "performance" che questi atleti ci regalano in occasioni di competizioni sportive nazionali ed internazionali. Dichiarano poi che in altri momenti apprendono notizie sulla vita di questi atleti attraverso le storie di "gossip" diffuse dai giornali, oppure li vedono, soprattutto quelli più famosi, negli spot pubblicitari.

Precisano però che un articolo apparso ancora nel marzo 2014 sul quotidiano "La Repubblica" ci rappresenta invece l'altra faccia di questo mondo; ci parla di migliaia di ragazzi, perché tali ancora possano essere definiti, che sono stati espulsi dal mondo dello sport, anche prima di aver compiuto i 30 anni e che si ritrovano dopo 10-15 anni di professionismo sportivo senza un'altra esperienza professionale. Solo una piccola parte di professionisti sportivi alla fine della carriera riesce a collocarsi nell'ambiente come allenatore, preparatore atletico o dirigente di una società sportiva. L'inizio dell'attività sportiva per un ragazzo comporta molto spesso un disinteresse rispetto allo studio. Da una ricerca effettuata qualche anno fa su un campione di circa 3.000 professionisti è emerso che quasi il 30% ha solo il diploma di scuola secondaria di primo grado, il 66% il diploma di scuola secondaria di secondo grado.

Va sottolineato che quasi il 70% degli sportivi professionisti, durante la loro attività agonistica, arriva a percepire un reddito di 50mila euro annui. Ed è da tener presente che gli importi di pensione erogati, anche a professionisti cosiddetti "top player" non superano l'importo di 1.800 euro lordi per tredici mensilità.

Appare quindi evidente, scrivono i presentatori della proposta di legge, che a parte quei professionisti famosi, che riescono ad accumulare consistenti patrimoni durante la loro carriera o a ricollocarsi proficuamente nell'ambiente sportivo, il resto di questi ragazzi, migliaia di casi, ha estreme difficoltà ed accade sempre più frequente che si ritrovino in situazioni di emarginazione estrema, passando dagli stadi alla strada: "30.000 calciatori in fila per un lavoro", titolava Repubblica. Con questa proposta di legge, dunque, i nostri deputati intendono intervenire sia sull'aspetto previdenziale, sia sull'assistenza per questa particolare categoria di lavoratori, troppo spesso abbandonata a se stessa dopo l'attività di sportivo professionista.

I Contenuti. La proposta di legge intende quindi intervenire sia sull'aspetto previdenziale, sia sull'assistenza per questa particolare categoria di lavoratori. In particolare si uniformano i requisiti di accesso alla pensione per gli sportivi professionisti superando il limite dell'iscrizione al Fondo ante o post 31 dicembre 1995, nonché estendendo il criterio per calcolo misto-contributivo della pensione, già in vigore da tempo per le categorie speciali del settore spettacolo.

Attualmente, infatti, gli iscritti ante 1995 possono conseguire la pensione al raggiungimento di 53 anni (49 anni le donne) ai sensi del Dpr 157/2013; gli iscritti dopo tale data, cioè nel sistema contributivo, devono raggiungere il 57° anno di età, anche se gli è consentito aggiungere alla propria età anagrafica, ai fini del conseguimento dell’età pensionabile, un anno ogni quattro di lavoro effettivamente svolto nella qualifica, fino ad un massimo di 5 anni. In pratica, l’età pensionabile può essere anticipata a 52 anni se ci sono almeno 20 anni di contributi. Un doppio binario che gli onorevoli si propongono di eliminare e di portare al 53° anno di età anagrafica per gli uomini e al 49° anno di età anagrafica per le donne. Tale requisito verrebbe poi innalzato per le donne a 50 anni a decorrere dal 1° gennaio 2020 e a 53 anni a decorrere dal 1° gennaio 2022.

La proposta, inoltre, intende estendere a questa categoria l'accesso all'indennità di disoccupazione (l'Aspi), e l'accesso agli assegni familiari per gli sportivi professionisti.

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a cura di Sergio Campana

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