Il referendum abrogativo della legge Fornero sulle pensioni è inammissibile per il suo "stretto collegamento" con la legge di bilancio, che non può essere sottoposta a referendum, e per la "palese carenza di omogeneità del quesito".
Kamsin La legge Fornero sulle pensioni, "introducendo nuovi principi in tema di trattamenti previdenziali, costituirebbe 'una disposizione della manovra finanziaria del 2011, produttiva di effetti collegati in via diretta ed immediata alla legge di bilancio' e, dunque, non sottoponibile, di per sé, a referendum ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione". E' quanto spiega la Corte Costituzionale nella sentenza, depositata oggi, che dichiara inammissibile il referendum abrogativo promosso dalla Lega Nord.
"La bocciatura era nell'aria – spiega Ernesto Bettinelli, ordinario di diritto costituzionale all’università di Pavia – perchè il referendum avrebbe avuto effetti sul bilancio e sulla legge di Stabilità. E poi un ulteriore limite alla sua approvazione è la nuova formulazione dell’articolo 81 che ha introdotto il pareggio di bilancio nella Costituzione". Il professore ricorda che oltre vent'anni fa la stessa Corte disse no al quesito promosso da Rifondazione Comunista contro la riforma Amato del sistema previdenziale. «C'è un precedente: nel 1994 la Corte giudicò il quesito inammissibile dicendo apertamente che c'era un nesso con il bilancio dello Stato e referendum su questa materia non si possono fare. L'oggetto del quesito referendario della Lega era del tutto analogo, da qui la decisione della Consulta".
L'effetto della Riforma Fornero è di 80 miliardi di euro di risparmi entro il 2020. Un toccasana per i conti pubblici che tuttavia ha determinato una forte crisi sociale. Centinaia di migliaia di lavoratori e disoccupati hanno infatti visto allontanarsi la pensione anche di 7-8 anni soprattutto per via dell'abolizione della pensione di anzianità, con le cd. quote. Sempre la riforma Fornero sulle pensioni, stabilì che dal 2012 doveva salire la soglia di vecchiaia: subito a 66 anni per gli uomini, a 62 anni per le donne per poi arrivare progressivamente a 67 anni nel 2018 per tutti i lavoratori. L'unica magra consolazione per i lavoratori è stata la cancellazione del meccanismo delle finestre mobili, un sistema occulto che era stato introdotto per allontanare la pensione nel 2010.
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