Pensioni

Pensioni

L'ipotesi di interventi sulla legge Fornero in direzione di maggiore flessibilità rilanciata oggi dal neo presidente Inps, Tito Boeri è stata confermata come ''un'opzione'' dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti che ha ricordato però i vincoli europei sui conti pubblici e la difficoltà di operare in un quadro molto delicato. Gli interventi dovrebbero arrivare nella prossima legge di stabilità e diventare operativi quindi nel 2016. Kamsin Abbiamo chiesto al Segretario interconfederale della Cgil, Vera Lamonica, cosa ne pensa delle aperture del Governo.

Ha visto le dichiarazioni del Ministro Poletti? Che qualcosa bolle in pentola è chiaro. Vogliamo vedere nero su bianco le proposte che il Governo intende sostenere. Per ora c'è solo tanta nebbia.

Tito Boeri, il neo presidente dell'Inps, ha indicato oggi che una strada da seguire potrebbe essere di anticipare l'uscita con assegni piu' magri. Cosa ne pensa? Vorrei ricordare che uno strumento del genere esiste già nella legislazione vigente. Si chiama opzione donna e consente alle  lavoratrici di andare in pensione a 57 anni con una decurtazione del 30%. Peccato che questa opzione ormai ha i giorni contati: si esaurisce a fine anno e il governo non ha trovato i fondi neanche per eliminare l'assurda restrizione imposta dall'Inps nel 2012 che ha accorciato la durata del regime di un anno. Se non sono stati trovati i fondi per togliere questa restrizione non si comprende come si possa estendere il ricalcolo con il contributivo per tutti.

Ma se questa fosse la direzione del Governo? Siamo contrari. Non si possono accettare ulteriori tagli alla consistenza degli assegni, e quindi di un'operazione pagata interamente dai lavoratori. Bisogna procedere ad una riconsiderazione dell'impianto rigido e punitivo della legge, anche alla luce della irriducibile diversità dei lavori cui questa, invece, si applica in modo uniforme. Si proceda piuttosto al ricalcolo degli assegni piu' elevati che non si riescono a tagliare: lo sa che il contributo di solidarietà introdotto dal Governo Letta è tornato di nuovo alla Consulta e rischia di saltare per la seconda volta?

Cosa propone il sindacato? Ancora stiamo elaborando una piattaforma comune con le altre organizzazioni. Sono dell'avviso che si debba dare la possibilità di uscire dai 60 anni abbinandola ad un requisito contributivo. Senza penalizzazioni. Personalmente trovo la cd. quota 100 (una proposta promossa dagli Onorevoli Damiano e Gnecchi, ndr) una base di partenza accettabile. Naturalmente bisogna anche porre fine alla questione esodati, rendere piu' agevole il trasferimento dei contributi tra i vari fondi, rivedere la normativa sui lavori usuranti. 

Cioè? E' impensabile che chi ha una aspettativa di vita piu' bassa rispetto agli altri, proprio in virtu' della tipologia di lavoro svolto, debba soggiacere comunque agli adeguamenti alla speranza di vita. Bisogna togliere subito l'incremento della stima di vita agli usuranti ed abrogare la finestra mobile che innalza occultamente i requisiti per la pensione a questi lavoratori.

seguifb

Zedde

Il ministro del Lavoro Poletti ha spiegato che si comincerà a parlarne prima dell'estate. E che la flessibilità in uscita a fronte di un assegno più basso "è una delle opzioni".

Kamsin Nella prossima legge di stabilità ci sarà spazio per un intervento sulle pensioni. L'obiettivo è rendere l'uscita più flessibile, partendo da situazioni più specifiche e delicate, e, dunque, in un quadro di tenuta dei conti pubblici. E' quanto ha affermato oggi il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta all'Inail.

Il titolare di Via Veneto ha aggiunto che è necessario avviare prima una riflessione e "parlare con misura senza alimentare aspettative". Secondo il ministro i tempi però sono oggi piu' maturi rispetto al passato: "l'Europa riconosce gli sforzi fatti dall'Italia in questi ultimi anni. E' la stessa approvazione del Jobs Act a rendere necessario un intervento di manutenzione sulla legge Fornero per smussare le eccessive rigidità" ha detto Poletti.

Bisogna guardare a un panorama molto diversificato e verificare i problemi cui dare una risposta". Il responsabile del Lavoro ha spiegato che c'è "un problema generale" legato a una "possibile flessibilità in uscita. E' una delle opzioni. Ma ci sono anche specifiche condizioni che si riferiscono a chi perde il lavoro e non arriva a maturare i requisiti pensionistici". Secondo Poletti, per questi ultimi, "o si adotta un ammortizzatore specifico o si individua una modalità ponte per andare in pensione". In ogni caso, bisogna "partire dalle situazioni socialmente più delicate", ha rimarcato.

Poletti ha poi affermato che convocherà i sindacati, che hanno chiesto un incontro al ministro, dopo aver fatto un momento di "verifica e riflessione" anche con l'inps e il nuovo presidente Tito Boeri. "Li vedrò - ha detto - ma non c'è ancora una data. Dobbiamo fare un minimo di verifica e avere un pò di tempo per una visione condivisa. Naturalmente ascolteremo i sindacati che hanno delle proposte da avanzare". Il ministro ha aggiunto che "il tema delle pensioni è particolarmente delicato e sensibile". Pertanto, la sede naturale per ipotizzare delle modifiche alla legge Fornero non può che essere la manovra finanziaria che "definisce la tenuta" dei conti pubblici del paese. "Per decidere - ha concluso - dobbiamo però prima lavorarci, studiare. Dobbiamo fare un lavoro preliminare di studio e poi arrivare alle decisioni".

Proprio oggi anche il presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha rilanciato il tema indicando che con il ricalcolo contributivo dell'assegno si potrebbero anticipare le uscite.

seguifb

Zedde

Il Neo presidente dell'Inps indica la strada percorribile per una riforma dell'età pensionabile. Assegni piu' magri, calcolati con il sistema contributivo, in cambio di un anticipo dell'età per l'ingresso alla pensione.

Kamsin Tito Boeri in una intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera passa in rassegna i principali temi della sua presidenza. Ci sarà spazio a maggiore trasparenza a partire dalla cd. busta arancione, una riduzione delle sedi dirigenziali dell'inps, la riforma della governance e un piano contro la povertà, vero dramma del paese con la scissione della previdenza dall'assistenza. Boeri sostiene anche il ricalcolo contributivo dell'assegno per ottenere la pensione prima ma servirà il via libera dell'Europa. 

Quali sono le sue priorità?
«Partirei dalla trasparenza. L’Inps soffre di una immagine esterna non buona, che non valorizza le sue qualità. La gente ci percepisce come coloro che decidono, invece noi applichiamo le leggi. Le faccio un esempio: c’è stato giustamente lo scandalo sui piloti in cassa integrazione per sette anni. Ma non dipende dall’Inps bensì dalle norme che regolano il funzionamento del Fondo speciale trasporto aereo che noi renderemo pubbliche, assieme ai dati sulle prestazioni fornite da questo fondo, perché è giusto che i cittadini sappiano che, tra l’altro, il fondo è alimentato con un contributo di 3 euro che noi tutti paghiamo ogni volta che prendiamo l’aereo».

L’immagine dell’Inps soffre anche delle varie disfunzioni nei servizi lamentate dagli utenti.
«La qualità dei servizi si può migliorare con una forma organizzativa più efficiente. Ma lo faremo anche facendo partire finalmente l’operazione “busta arancione”. Una definizione in realtà superata perché la lettera col conto contributivo e la stima della pensione la manderemo solo ai lavoratori senza una connessione Internet. Per gli altri, ci sarà un “pin” col quale accedere attraverso il sito Inps al proprio conto e simulare la pensione futura, secondo diversi scenari di carriera e di crescita dell’economia».

Potranno farlo tutti? E in che tempi?
«Nel 2015 daremo questa possibilità a tutti i lavoratori dipendenti privati. Per quelli pubblici ci vuole più tempo perché è più difficile ricostruire i versamenti. Nel 2016 dovrebbe essere possibile anche per i parasubordinati».

Quelli che finora hanno bloccato l’operazione, perché come disse l’ex presidente Antonio Mastrapasqua, se diciamo ai lavoratori precari quanto prenderanno di pensione, rischiamo un sommovimento sociale.
«Sbagliato. Noi non ci faremo fermare da condizionamenti di natura politica. È necessario che i lavoratori siano consapevoli della loro situazione contributiva e di quali saranno presumibilmente le loro pensioni così da poter pianificare il futuro. Le banche dati sono un bene pubblico».

Che significa che ci sarà una ristrutturazione interna?
«Che, per esempio, interverremo sulle direzioni centrali, che sono troppe, una cinquantina. Così la situazione è difficilmente gestibile. Valorizzeremo chi merita, senza guardare alla tessera sindacale».

Il governo ha annunciato a breve la riforma della «governance». La sua proposta?
«Insieme con il presidente dell’Inail, perché la riforma riguarda entrambi gli enti, abbiamo presentato al governo uno schema che prevede la fine del sistema duale, che in qualche modo ha contrapposto finora il presidente al direttore generale. Proponiamo un consiglio di amministrazione di tre membri, compreso il presidente, e un direttore generale scelto dallo stesso cda anziché dal governo. Inoltre va rivisto il Civ, Consiglio di indirizzo e vigilanza. Che deve essere snello, composto da membri delle organizzazioni imprenditoriali e sindacali effettivamente rappresentative, e ricondotto a un ruolo di controllo, evitando funzioni di cogestione».

Il bilancio 2015 dell’Inps prevede un deficit di 6,7 miliardi, dovuto ancora all’eredità della gestione Inpdap (dipendenti pubblici). Dobbiamo preoccuparci?
«No. È chiaro che se in passato lo Stato non pagava i contributi dei suoi dipendenti perché si trattava di una partita di giro, questo ancora pesa sul bilancio, ma lo squilibrio verrà gradualmente riassorbito. Il tema vero è quello delle spese assistenziali che devono per forza di cose ricadere sulla fiscalità generale e sulle quali va fatta una riflessione, anche per affrontare l’aumento della povertà che, in questi anni di crisi, ha colpito di più le fasce d’età prima del pensionamento».

Cioè anche chi resta senza lavoro in età anziana ma è ancora lontano dalla pensione. Non a caso c’è un ampio consenso, dal ministro Giuliano Poletti al presidente della commissione Lavoro al Senato, Maurizio Sacconi, passando per i sindacati, sulla necessità di reintrodurre elementi di flessibilità sull’età pensionabile.
«Questo problema, come dicevo, si può affrontare soprattutto dal lato degli ammortizzatori sociali. Finora il tema degli esodati è stato affrontato con sei decreti di salvaguardia (che prevedono una spesa di 12 miliardi, ndr) che spesso però aiutano anche chi ha redditi elevati mentre ci sono tante altre situazioni non protette. Bisognerebbe insomma spendere meglio le risorse pubbliche, prevedendo per esempio un reddito minimo per contrastare le situazioni di povertà, finanziato dalla fiscalità generale. Poi, dal lato della previdenza, è chiaro che, usando il calcolo contributivo, si potrebbero introdurre forme di flessibilità».

Cioè consentire l’uscita anticipata dal lavoro, ma con pensioni proporzionalmente più leggere?
«Sì. Ma prima bisogna convincere la Commissione europea, perché purtroppo i conti pubblici vengono considerati nella loro dimensione annuale anziché sul medio-lungo periodo. Per l’Ue se si consentono i pensionamenti anticipati risalta solo l’aumento immediato della spesa ma non il fatto che poi si risparmierà perché l’importo della pensione sarà più basso. Bisogna battersi in Europa per arrivare a una valutazione intertemporale del bilancio».

Lei da economista ha sostenuto l’opportunità e la praticabilità di un ricalcolo con il contributivo delle pensioni in pagamento e un contributo sugli assegni più elevati per ricavare circa 4 miliardi che potrebbero andare alle pensioni più basse. È sempre di quest’idea?
«Ci lavoreremo. Faremo anche qui un’operazione trasparenza: uno studio per categorie mettendo a confronto l’importo delle pensioni in pagamento con quello che si ottiene dal ricalcolo col metodo contributivo. Sulla base di questi dati potremo formulare proposte d’intervento. Si tratta di quel ruolo propositivo dell’Inps di cui parlavo all’inizio e che rivendico. L’Istituto, grazie alle sue competenze e al ricco patrimonio di dati di cui dispone, può essere un consulente di qualità del governo, un po’ come Banca d’Italia».

Quando sarà pronto questo studio? Prima della prossima legge di Stabilità?
«Sì, mi piacerebbe riuscirci entro l’estate».

seguifb

Zedde

"Non abbiamo ancora deciso" se il tema degli esodati si risolverà "con un ammortizzatore specifico o attraverso un ponte per arrivare alla maturazione dei diritti previdenziali" ed è questo "il tema della discussione". Lo ha detto oggi il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, a margine del convegno 'Una strategia nazionale contro le povertà', organizzato dall'Acli, a Milano. "Per quel che riguarda la situazione generale - ha aggiunto il ministro - abbiamo bisogno di verificare con quali strumenti affrontare un tema come questo, perché sapete che il tema della previdenza è un tema molto sensibile, sul quale l'Europa ha i fari accesi e bisogna quindi essere molto misurati.

Questo è un problema socialmente rilevante, perché ci sono persone avanti con l'età, che saranno difficilmente rioccupabili e che hanno bisogno di arrivare a maturare il requisito previdenziale-pensionistico" Poletti ha ricordato che nel Jobs Act "c'è l'Asdi, una misura in favore di chi ha perso il lavoro nel 2015 e a cui manca poco per il raggiungimento dell'età pensionabile".

seguifb

Zedde

Nella lettera il Neo Presidente dell'Inps indica che sarà necessario rafforzare gli sforzi per combattere la povertà e il legame tra assistenza e previdenza: "Fenomeni come quello degli esodati dimostrano quali siano i problemi che insorgono quando questo nesso viene a mancare".

Kamsin "Ho accettato questo incarico a fronte di un mandato pieno ricevuto dal Governo e a seguito della fiducia accordatami dalle commissioni lavoro in entrambi i rami del Parlamento". E' quanto si legge in un comunicato stampa diffuso dal neo presidente dell'Inps Tito Boeri. Nel messaggio Boeri ringrazia per la fiducia ricevuta e delinea le linee di intervento dell'Inps.

L'istituto ricorda Boeri è centrale: "non c’è italiano che non sappia cosa sia l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Come tutt e le cose indispensabili, è un Istituto sempre nell’occhio del ciclone. Amato il primo del mese, o il sedici del mese nel caso degli ex dipendenti pubblici, quando, puntuale come un orologio svizzero, arriva la pensione". Come terminale ultimo del nostro sistema di protezione sociale, l’Inps viene spesso erroneamente percepito come l’autore, come colui che emana queste leggi, invece che, come dovrebbe essere, l’esecutore di decisioni prese altrove , di cui non è direttamente o anche indirettamente responsabile".

Una delle principali linee guida di Boeri sarà l'accountability. "La grande operazione di trasparenza che cominceremo a condurre insieme fin dai prossimi giorni ha anche lo scopo di mettere in luce quali sono le implicazioni delle regole che l’Inps è chiamato a mettere in pratica. La legge ci chiede di applicare anche regole che ai più possono apparire inique. Non possia mo fare altrimenti. Ma nulla ci vieta di rendere pubbliche queste regole e permettere così ai cittadini di giudicarle in tutte le loro effettive implicazioni. E’ un a questione di democrazia , di quella che gli inglesi chiamano accountability , prima ancora che di tutela dell’immagine esterna del nostro Istituto.

Il secondo fronte di intervento sarà la realizzazione della busta arancione. "A coloro che ci affidano i risparmi di una vita intera - ricorda Boeri - , dobbiamo apparire come un grande salvadanaio che non c’è bisogno di rompere per vederne il contenuto, insomma un salvadanaio .... di vetro. Basterà scrutarlo, consultare il nostro sito per sapere quanto c’è dentro e quanto questo risparmio è presumibilmente destinato a fruttare quando ci si ritirerà dalla vita attiva . L’operazione “ la mia pensione ” su cui l’intero I stituto, dal prim o all’ultimo dipendente, sarà impegnato nei prossimi mesi, avrà proprio questo compito. Far sapere ad ogni contribuen te quanto ha sin qui versato, far capire a tutti che queste somme sono accantonamenti che si accumulano mese dopo mese, e non sono invece una tassa".

Altro tema centrale è la governance. Secondo Boeri "l’Inps ha oggi più che mai bisogno di una governance stabile. Oltre ad avere un presidente ed un direttore generale nel pieno delle loro funzioni, è molto importante che si vada rapidamente a una riforma degli organi collegiali. Contiamo su di una rapida consultazione da parte dei ministri vigilanti con le organizzazioni dei lavoratori e datoriali sulle proposte , che già da tempo sono oggetto di discussione , e a un iter parlamentare relativamente rapido del disegno di legge che verrà alla fine varato dal Governo".

Contro la povertà. La nuova Inps, sostiene Boeri, dovrà poi legare meglio assistenza e previdenza. Fenomeni come quello degli esodati dimostrano quali siano i problemi che insorgono quando questo nesso viene a mancare . Dobbiamo anche coprire meglio le fasce più vulnerabili. La povertà negli ultimi anni è aumentata soprattutto fra i giovani, su cui si è inizialmente concentrato tutto il rischio di perdere il lavoro in carriere lavorative troppo brevi per essere coperte dagli ammortizzatori sociali oggi esistenti. Questi problemi , queste vulnerabilità messe in luce dallo stress test di questa crisi infinita, non possono essere affrontati riformando , una volta di più , la previdenza. Richiedono , invece , interventi per ampliare la rete di assistenza sociale pubblica e il modo con cui vengono messe in atto, al di là delle singole leggi, le politiche del lavoro in Italia . Ecco allora il grande e ambizioso traguardo che ci proponiamo".

seguifb

Zedde

Il fatto che Cgil, Cisl e Uil abbiano elaborato una piattaforma unitaria sulle pensioni, con la quale aprire un confronto con il Governo, e’ estremamente positivo. Significa che si sta accelerando su una revisione della Legge Fornero. Kamsin Questo capitolo va rapidamente riaperto per due motivi: il primo, perche’ va sanata una intollerabile ingiustizia sociale che vede troppi lavoratori perdere l’occupazione pur essendo lontani dalla pensione. Il secondo, perche’ l’innalzamento progressivo dell’eta’ pensionabile, giunta ormai oltre i 67 anni, blocca il turnover, mantiene al lavoro persone sempre piu’ anziane ed impedisce l’ingresso dei giovani. L'obiettivo è mettere mano a questo capitolo entro il 2015”, Lo dichiara in una nota il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano.

“Anche noi riteniamo che la soluzione consista nell’introduzione di un criterio di flessibilita’ che consenta, a chi ha 35 anni di contributi, di poter andare in pensione a partire dai 62 anni (con una penalizzazione massima dell’8%) o di lasciare il lavoro con i soli 41 anni di contributi. In alternativa- prosegue il Presidente- puo’ essere utilizzata Quota 100. Tutte queste proposte, la prima delle quali gia’ incardinata in Commissione lavoro, sono a conoscenza del Governo: le abbiamo dette e ridette bisogna solo approvarle. La spinta che viene dal sindacato puo’ aiutarci a convincere l’Esecutivo a riaprire il capitolo previdenza, per il momento incomprensibilmente trascurato”, conclude l’esponente del Pd.

seguifb

Zedde

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati