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Una circolare del Ministero del lavoro e/o dell'Inps indicherà le modalità di presentazione delle istanze dei lavoratori che intendono avvalersi dei benefici in materia di sesta salvaguardia.

Kamsin Molti lettori ci chiedono quando sarà possibile iniziare a presentare le domande per l'ammissione ai benefici previsti dalla legge 147/2014 sulla sesta salvaguardia. E' bene ricordare che la legge è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale numero 246 lo scorso 22 ottobre ma entrerà formalmente vigore il 6 novembre 2014.

E' stato previsto un periodo di vacatio legis piuttosto lungo (probabilmente per consentire l'adozione da parte del ministero e dell'Inps dei provvedimenti attuativi). Da quella data pertanto partirà il conto alla rovescia per la presentazione delle istanze di accesso da parte dei lavoratori, che avranno quindi tempo sino al 5 gennaio 2015 per l'adempimento, cioè 60 giorni dalla data dell'entrata in vigore della legge 147/2014.

Prima di giovedì sarà, quindi, formalmente impossibile presentare istanza di accesso ai benefici in parola. A breve, inoltre, usciranno le istruzioni del Ministero del Lavoro e dell'Inps per la compilazione delle domande di accesso e, dunque, è consigliabile attendere tali provvedimenti prima di presentare domanda. Per ora la legge 147/2014 è, infatti, molto generica al riguardo e prevede che si applichino per ciascuna categoria di lavoratori salvaguardati le specifiche procedure previste nei precedenti provvedimenti in materia di salvaguardia da ultimo stabiliti con il decreto del Ministero del Lavoro 14 febbraio 2014 pubblicato in Gazzetta Ufficiale numero 89 il 16 aprile scorso.

È facile immaginare pertanto che i lavoratori dovranno presentare le istanze di accesso, a seconda del proprio profilo di tutela, all'Inps o alla Direzione territoriale del lavoro. 

L'Inps provvederà al monitoraggio delle domande di pensionamento inoltrate sulla base della data di cessazione del rapporto di lavoro; probabilmente, tuttavia, per i lavoratori che hanno fruito dei congedi per l'assistenza dei familiari con disabilità l'ordine della graduatoria dovrà avvenire sulla base della data di maturazione del requisito previdenziale (come previsto dal messaggio inps 522/2014 per la quarta salvaguardia) dato che, molti di loro non hanno ancora cessato l'attività lavorativa. 

La legge chiede all'Inps, inoltre, la pubblicazione nel proprio sito internet, in forma aggregata, i dati raccolti a seguito delle attività di monitoraggio, avendo cura di evidenziare le domande accolte, quelle respinte e le relative motivazioni (l'ultimo report dell'Inps sui salvaguardati è fermo ai primi di luglio). La legge prevede inoltre che sulla base dei dati di monitoraggio effettuati dall'Inps, il ministro del Lavoro, entro il 30 giugno di ogni anno, trasmette alle Camere una relazione in ordine alla attuazione delle disposizioni di salvaguardia, con particolare riferimento al numero di coloro che sono stati salvaguardati e alle risorse finanziarie utilizzate.

Ci si augura anche che il Ministero del Lavoro indichi come si dovranno comportare i lavoratori che hanno fruito dei permessi e dei congedi di cui alla legge 104/92. Questi lavoratori dovevano essere inclusi nella quarta salvaguardia ma, per esaurimento del relativo plafond, sono rimasti esclusi dalla tutela.

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La Sezione Lavoro della Corte di Cassazione ha chiesto alle Sezioni Unite di stabilire se i giornalisti dipendenti hanno diritto a chiedere la prosecuzione del rapporto di lavoro sino i 70 anni di età come previsto dall'articolo 24 comma 4 del decreto legge 201/2011, la cosiddetta riforma Fornero. Kamsin La richiesta arriva all'indomani delle difficoltà dei Tribunali nella definizione di un orientamento univoco circa la possibilità in capo al lavoratore di ottenere la prosecuzione del rapporto lavorativo sino a 70 anni di età. Il contrasto è relativo alla circostanza se il lavoratore ha un diritto soggettivo a chiedere la prosecuzione del rapporto di lavoro sino a 70 anni, indipendentemente dalla volontà del datore, oppure se debba sussistere anche il consenso del datore di lavoro.

La vicenda nel caso dei giornalisti, peraltro, dovrebbe offrire l'opportunità di chiarire se l'incentivazione del rapporto di lavoro fino a 70 anni debba essere riconosciuta nel solo sistema contributivo oppure riguardi anche i lavoratori nel sistema misto e retributivo.

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Il Governo potrebbe ammorbidire il prelievo fiscale sulla previdenza complementare. In attesa che termini il consueto ciclo di audizioni e in vista della scadenza degli emendamenti parlamentari prevista per venerdì, tra Palazzo Chigi e il Tesoro si inizia a lavorare alle modifiche alla legge di stabilità. Kamsin Nella sua versione attuale, la legge di Stabilità prevede un aumento dall’11,5 per cento al 20 per cento dell’aliquota sui rendimenti dei fondi pensione. L’idea sarebbe quella di portare il prelievo al 15-17 per cento.

Il primo ad aprire alla possibilità di rivedere la stretta fiscale su fondi pensione e casse di previdenza privata, è stato ieri il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta. «Ci aspettiamo degli emendamenti», ha spiegato, «e sulla base di quelli valuteremo meglio la questione».

Ma l’orientamento che starebbe maturando all’interno del governo, sarebbe quello di rendere meno ripida la curva dell’aumento del prelievo sui fondi. Un discorso analogo varrebbe anche per le Casse di previdenza private. La tassazione dei loro investimenti è stata alzata dalla legge di stabilità dal 20 al 26 per cento. Ieri il presidente dell’Adepp, l’associazione delle Casse, Andrea Camporese, ascoltato in audizione alla Camera ha chiesto che il prelievo rimanga al 20 per cento.

Il mancato gettito per le casse dello Stato derivante da una misura del genere, potrebbe essere facilmente compensato: Pierpaolo Baretta 25-28 milioni di euro l’anno. Camporese ha confermato il giudizio fortemente negativo dei 19 presidenti delle casse previdenziali degli oltre 2 milioni di professionisti (61 miliardi di euro di patrimonio investito) circa l’aumento del prelievo fiscale, ricordando che in Europa, Francia e Germania in testa, «la tassazione è a zero». 

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Critiche da parte dell'ex Ministro del Lavoro Pd Cesare Damiano alla stangata prevista dalla legge di stabilità sulla previdenza complementare. "Possibili modifiche al testo in sede Parlamentare".

Kamsin "E' necessario che il Governo rispetti gli impegni assunti nelle scorse settimane di fronte ai lavoratori. Serve un meccanismo che assicuri maggiore flessibilità in uscita e che cancelli le penalizzazioni per i lavoratori precoci". E' quanto ha dichiarato l'Onorevole Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, a margine dei lavori sulla discussione della legge di stabilità 2015 iniziati la scorsa settimana a Montecitorio.

L'ex ministro del Lavoro auspica che il Governo voglia accogliere le proposte emendative al ddl di stabilità che saranno presentate dai gruppi parlamentari nei prossimi giorni. Sul tavolo Damiano rilancia anche la soluzione dei quota 96 della scuola, un dossier che per ora sembra essersi del tutto arenato dopo la brusca retromarcia della scorsa estate con cui Renzi stralciò dal Dl sulla Pa l'emendamento che avrebbe consentito la soluzione della vicenda. Ora i circa 4mila docenti protagonisti (che nel frattempo potrebbero essersi ridotti numericamente), per far sentire nuovamente la propria voce, si uniranno in piazza ai lavoratori in occasione dello sciopero generale indetto per il 14 Novembre.

Ma a suscitare il malumore della componente di sinistra del Pd sono anche i pesanti prelievi fiscali che il disegno di legge di stabilità chiede alla previdenza complementare e alle Casse professionali. Un prelievo che, se confermato, rischia di mettere ulteriormente in pericolo i rendimenti di coloro che hanno cercato di integrare la propria pensione di tasca propria. "La previdenza integrativa, prosegue Damiano, dovrebbe essere sostenuta ed incentivata per consentire soprattutto alle giovani generazioni di aggiungere alla pensione pubblica una pensione di natura privata".

Mandelli (FI): No all'aumento delle tasse sulle pensioni
"L'aumento della tassazione sulle Casse previdenziali e sulla previdenza complementare e' un errore: le audizioni in corso sulla Legge di Stabilita' lo stanno confermando con chiarezza". Lo dichiara, in una nota, il senatore Andrea Mandelli, responsabile di Forza Italia per i rapporti con le professioni. "Il futuro previdenziale dei professionisti - prosegue - non e' una questione marginale, perché se oggi il governo sbaglia il problema si riproporra', con forza, domani.

Perché rischiare di dover correre precipitosamente ai ripari quando possiamo evitare, da subito, di penalizzare la previdenza integrativa? In Parlamento siamo pronti a fare la nostra parte, ma non accetteremo che il governo se la cavi aspettando emendamenti che riparino alla sua miopia. Perché se l'esecutivo non correggera' da solo la rotta, dovra' comunque assumersene la responsabilita'", conclude Mandelli.

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Una lettura di pensionioggi.it sulle modalità d'ingresso alla sesta salvaguardia di cui alla legge 147 2014 riportata dal nostro collaboratore Franco Rossini secondo la quale la possibilità di accedere al profilo di tutela dedicato ai lavoratori che hanno maturato un diritto a pensione entro i 12 mesi successivi alla scadenza dell'indennità di mobilità sia limitata al solo requisito contributivo, e non dunque estesa al requisito anagrafico, è stata da alcuni lettori non condivisa. Kamsin Legittima una diversa lettura ma, per quanto ci riguarda, ribadiamo che tale diversa interpretazione dovrà essere fornita in modo chiaro dagli organi competenti in primo luogo l'Inps e Ministero del Lavoro nei prossimi giorni.

Ciò in quanto una analoga disposizione prevista nella quinta salvaguardia di cui alla legge 147/2013 (lettera e del dm 14 febbraio 2014) ha previsto che l'attivazione di questo ulteriore periodo dopo la scadenza dell'indennità di mobilità ordinaria sia a vantaggio dei soli lavoratori non riuscissero a maturare il requisito contributivo entro la scadenza dell' indennità di mobilità ordinaria, per l'appunto.

Naturalmente noi auspichiamo per una eventuale estensione del regime derogatorio in senso tale da poter includere anche coloro che maturino requisito anagrafico successivamente alla scadenza dell'indennità di mobilità ordinaria.

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Il Comitato Opzione Donna diffida l'Inps a rimuovere i paletti che accorciano di un anno i termini per l'accesso al regime sperimentale donna. L'Istituto avrà 90 giorni di tempo per rispondere. Successivamente partirà l'azione collettiva al Tar.

Kamsin Il Comitato Opzione donna ha ricevuto l'appoggio dell'Onorevole MariaLuisa Gnecchi (Pd) e dell'Onorevole Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati lo scorso 31 Ottobre a Montecitorio, all'avvio del ricorso collettivo per ampliare la fruizione del regime sperimentale donna per tutte le lavoratrici che maturano i requisiti nel corso del 2015.

Com'è noto, l'Inps ha chiesto, con le Circolari 35 e 37 del 2012, ai fini dell'accesso al regime di cui all'articolo 1, comma 9 della legge 243/04, che le lavoratrici devono conseguire, al 31 Dicembre 2015, l'apertura della finestra mobile anticipando, di fatto, di oltre un anno i requisiti anagrafici e contributi utili per l'esercizio dell'opzione in parola.

L'indicazione dell'Inps, ha ricordato la Gnecchi, è inaccettabile perchè ha l'effetto di restringere occultamente, dato che la legge 243/04 non prevedeva tale condizione, il regime sperimentale donna, unica possibilità lasciata dopo la Riforma Fornero dall'ordinamento per anticipare l'uscita (a caro prezzo dato che chi sceglie questa strada ottiene un assegno calcolato con il sistema contributivo e dunque piu' basso).

La Gnecchi ha ricordato anche come il Parlamento abbia approvato, invano, due risoluzioni per chiedere al Governo la soluzione della vicenda ma che la Ragioneria dello Stato ha chiesto adeguate coperture per l'allargamento della platea delle beneficiarie, richiesta anch'essa inaccettabile - ha detto la Gnecchi - in quanto le coperture per la misura erano state già previste nella legge istitutiva del regime sperimentale, la legge 243/04.

Il Comitato, promosso da Daniella Maroni, lo scorso 22 Ottobre ha dunque presentato una diffida formale all'Inps a riformare, entro 90 giorni dalla ricezione della stessa, le Circolari 35 e 37 del 2012. Dopo i 90 giorni, ricordano, se non ci sarà un esito positivo della vicenda, il Comitato avrà un anno di tempo per presentare un ricorso collettivo al Tar del Lazio per ottenere la rimozione in via giurisdizionale delle Circolari. L'azione, precisano, sarà aperta a chiunque abbia un interesse con le stesse caratteristiche di quello delle ricorrenti (c'è un bacino di 6mila lavoratrici potenziali aderenti, stimano dal Comitato) che dunque potranno unirsi all'azione collettiva sino a 20 giorni prima della fissazione dell'udizienza preliminare al Tar del Lazio.

Oltre all'azione collettiva, precisano dal Comitato, le lavoratrici potranno comunque perseguire la strada individuale presentando ricorso individuale presso il Giudice del lavoro (per le lavoratrici del settore privato) o alla Corte dei conti (per le lavoratrici del pubblico impiego) nei confronti del diniego all'accesso alla prestazione che sarà comunicato dall'Inps. 

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