Pensioni

Pensioni

Il governo punta a chiudere in anticipo, entro ferragosto, la legge di Stabilità del 2015 per poi presentarla alle Camere già dal mese di Settembre. E' quanto si apprende da fonti vicine all'esecutivo che confermano come il Presidente del Consiglio Matteo Renzi stia accelerando su questo fronte. Kamsin Punti chiave per Renzi sono il consolidamento del bonus di 80 euro in busta paga, con l'ampliamento della platea dei beneficiari anche ai pensionati, un progressivo allentamento del patto di Stabilità che consenta ai Comuni di sbloccare le risorse che hanno nel cassetto e una riduzione ulteriore dell'Irap dopo quella già realizzata, in minima parte, con il decreto irpef.

Alcune modifiche potrebbero interessare anche le pensioni sulle quali il governo punta ad introdurre un assegno anticipato per i lavoratori espulsi dal mercato e a pochi anni dalla maturazione dei requisiti di pensionamento e una nuova calibratura del contributo di solidarietà sugli assegni piu' elevati. Ruota attorno a queste due ipotesi principali il canovaccio delle correzioni in materia previdenziale cui sta lavorando il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, insieme con i suoi più stretti collaboratori. Sullo sfondo restano i problemi di copertura finanziaria. I tecnici stanno vagliando tutte le simulazioni di impatto su platee e flussi di cassa Inps, in attesa delle scelte politiche che si determineranno in vista della legge di stabilità.

La prima misura, che certamente non risponde alla richiesta di una maggiore flessibilità in uscita gradualizzata con penalizzazioni voluta dalla sinistra Pd e dai sindacati, ha il pregio di dare una via d’uscita a una situazione di necessità senza stravolgere gli equilibri attuariali del sistema. Le ipotesi sono ormai note e ruotano intorno alla possibilità di introdurre un pensionamento con un anticipo di circa 2-3 anni sull'età pensionabile fissata dalla Riforma Fornero del 2011 con la restituzione dell'importo attraverso micro-ritenute sull’assegno quando questo diventerà definitivo. Le ipotesi in campo sono il cd. prestito previdenziale studiato dal precedente Ministro del Lavoro Enrico Giovannini o la proposta Damiano che aveva indicato in 62 anni e 35 anni di contributi la data limite per accedere all'anticipo. Le modalità di definizione di questa specie di sussidio di ultima istanza prima della pensione vera e propria sono però tutt’altro che chiare.

Piu' probabile invece una proroga dell'estensione del regime sperimentale donna fino al 2018 dopo che il governo ha reintrodotto la norma nel disegno di legge sulla Riforma della Pubblica Amministrazione.

Zedde

In attesa dell’ entrata in vigore dell’ aggiornamento dei nuovi criteri da applicare per gli ammortizzatori sociali in deroga per l’ anno 2014, l’Inps con messaggio n. 5787/2014 riprende un comunicato del Ministero del lavoro che ha invitato Regioni e Province autonome a concedere per l’ anno 2014 GIG in deroga per periodi non superiori ad otto mesi. Kamsin Com'è noto la CIG in deroga è un ammortizzatore sociale destinato a lavoratori ed imprese esclusi dalla tutela delle norme anticrisi. E’ un intervento di integrazione salariale a sostegno di imprese o lavoratori non destinatari della Cassa Integrazione guadagni (Circolare Inps 75/2009).

Il Ministero del lavoro aveva già preso in considerazione l’ argomento in una nota dello scorso dicembre con cui si invitavano Regioni e Province autonome a non concedere CIG in deroga per oltre 6 mesi. Ora il ministero è tuttavia tornato sulla vicenda indicando che gli enti territoriali non dovranno concedere la cig in deroga oltre 8 mesi e l'indennità di mobilità non dovrà superare complessivamente i 41 mesi (44 nel Mezzogiorno).

Per la mobilità i limiti riguardano i lavoratori che alla data del trattamento hanno beneficiato della mobilità per più o meno di 3 anni e sono i seguenti: a) lavoratori che hanno beneficiato di mobilità in deroga per almeno tre anni, anche non continuativi: cinque mesi non prorogabili estensibili ad otto mesi per i lavoratori residenti nell’ area del Mezzogiorno ( Dpr. N. 218/78); b) lavoratori che hanno beneficiato di mobilità in deroga per meno di tre anni: il trattamento concesso per l’ anno 2014 è per un massimo di sette mesi (non prorogabili) più ulteriori tre mesi per i lavoratori del Mezzogiorno. Per tali lavoratori il limite complessivo non può comunque superare il limite massimo di tre anni e cinque mesi (piu' gli ulteriori 3 mesi per i lavoratori nel Mezzogiorno).

Damiano: all'appello manca un miliardo di euro - "È preoccupante la situazione della cassa integrazione in deroga: manca all’appello, secondo il ministro Poletti, un miliardo di euro per il 2014 e c’è un contenzioso aperto con le Regioni sulla durata dell’ammortizzatore che il Governo vorrebbe limitare ad un massimo di otto mesi" ha annunciato l'Ex ministro del Lavoro Cesare Damiano. "Questo significherebbe che da settembre decine di migliaia di lavoratori non avrebbero più alcuna protezione e si aggiungerebbero alla già folta schiera dei disoccupati. Riformare la cassa integrazione in deroga è giusto, ma va fatto con la gradualità che ci suggerisce il buon senso".

Zedde

Come già anticipato da Pensioni Oggi la nuova bozza del Ddl delega sulla Pa aggiornata al 10 luglio, conferma le misure che erano state annunciate nell'originario provvedimento denominato "Repubblica Semplice" discusso dal Cdm del 13 Giugno scorso. Kamsin Il documento prevede tre interventi in materia previdenziale: a) estende la pensione anticipata in deroga alla disciplina generale; b) proroga il regime sperimentale donna, e; c) introduce il part-time a cinque anni dall'età pensionabile.

La prima novità riguarda il pensionamento in deroga a 64 anni. Su questo fronte il disegno di legge delega introduce rilevanti modifiche all'articolo 24, comma 15-bis del decreto legge 201/2011. Nello specifico il comma 5 dell'articolo 11 del ddl aggiunge un comma, il 15-ter, al citato articolo con il quale viene estesa anche al personale del pubblico impiego la possibilità di conseguire il trattamento pensionistico anticipato al compimento di una età anagrafica non inferiore a 64 anni a condizione che sia perfezionata, entro il 31 dicembre 2012, la vecchia quota 96 (cioè 60 anni di eta e 36 di contributi o 61 anni di eta e 35 di contributi); per le donne requisiti ancora piu' agevoli fissati in 60 anni e 20 anni di contributi (per approfondire la disciplina attuale vedi: pensione a 64 anni).

Una seconda modifica è contenuta nei commi 1 e 2 dell'articolo 11 del disegno di legge. Qui si prevede, per conseguire l'obiettivo di un ricambio generazionale nelle Pa, la possibilità di trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale. Nel quinquennio antecedente alla data di collocamento a riposo verrebbe consentito, al personale del pubblico impiego, la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale con una prestazione lavorativa ridotta del 50%. All'atto del collocamento a riposo il dipendente avrà diritto al trattamento di quiescenza e previdenza che gli sarebbe spettato se fosse rimasto in servizio a tempo pieno nell'ultimo quinquennio. Che tradotto significa che l'amministrazione continuerà a versargli i contributi pieni in modo che il lavoratore non subisca una penalità sulla rendita pensionistica.

Infine il comma 3 dell'articolo 11 del testo di legge delega prevede l'estensione dell'opzione donna anche in favore dei lavoratori uomini. Il provvedimento proroga sino al 2018 la possibilità di accedere al trattamento pensionistico anticipato in presenza di una anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e di una età anagrafica pari o superiore a 57 anni (58 se autonomi) con i relativi adeguamenti dell'età previsti dalla normativa vigente. Com'è noto i lavoratori in questione otterranno l'anticipo al prezzo di una decurtazione significativa in quanto l'assegno sarà determinato secondo le regole di calcolo del sistema contributivo. 

I tempi di approvazione del disegno di legge di Riforma della Pubblica Amministrazione non saranno tuttavia brevi. Questa settimana il testo sarà ultimato e quindi trasmesso in Parlamento ma il provvedimento verrà esaminato solo dopo la pausa estiva, a partire da settembre.

Zedde

“La soluzione per i docenti di “Quota 96”, dopo tante polemiche e rinvii, potrebbe essere finalmente vicina”. E' quanto ricorda l'onorevole del Pd Manuela Ghizzoni già firmataria lo scorso anno di una proposta di legge per risolvere il problema dei 4mila docenti che erano rimasti intrappolati nella Riforma Fornero del 2011. Kamsin Progetto che tuttavia si era infranto sullo scoglio delle coperture finanziarie. Decisivo il niet della Ragioneria dello Stato. Ora la deputata del Pd (con il supporto di tutte le forze politiche, da Ncd al M5S) ci riprova a tutelare il personale della scuola che ha maturato un diritto a pensione, con la vecchia disciplina, entro la fine dell'anno scolastico 2011/2012.

Manuela Ghizzoni è stata infatti la prima firmataria di uno specifico emendamento al decreto legge di riforma della pubblica amministrazione (Dl 90/2014), emendamento che porta la firma di tutti i capigruppo della Commissione Bilancio. “Questo è un aspetto molto importante – ricorda l’on. Ghizzoni – Sulla necessità di trovare una soluzione per i docenti di “Quota 96”, infatti, si è avuta in Aula la convergenza di tutte le forze politiche. Rispetto al passato, quindi, ci sono ragioni per nutrire maggiore ottimismo. I tempi sono stretti, ma ci sono – conferma Manuela Ghizzoni – se la tabella di marcia sarà rispettata, si consentirebbe a chi ne ha diritto di presentare domanda per andare in pensione già dal prossimo 1° settembre. Tutte le forze politiche presenti in Aula al momento della discussione sui provvedimenti in favore degli esodati hanno convenuto sulla necessità di risolvere anche questa vicenda – conclude l’on. Ghizzoni – E’ stata così suggellata un’intenzione che non può essere tradita”.

Se l'emendamento passerà i prof dovranno - entro 15 giorni dalla conversione in legge del provvedimento - inoltrare per via telematica apposita istanza volta al conseguimento del beneficio all'Inps; l'istituto provvederà a stilare la graduatoria dei beneficiari mediante un criterio progressivo risultante dalla somma dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva vantate dai singoli richiedenti alla data del 31 dicembre 2012. Un meccanismo, questo, simile alle quello delle quote in cui la priorità in graduatoria si determinerà sulla base della somma dell'età anagrafica e di quella contributiva dell'istante: chi ha un valore piu' elevato dovrebbe pertanto acquisire priorità nella graduatoria. Qualora dal monitoraggio risulti il superamento delle 4 mila domande l’INPS non prenderà in esame ulteriori domande di pensionamento.

Zedde

Pare sia sostanzialmente confermata l'impostazione del governo in materia di pensioni e previdenza nel disegno di legge di Riforma della Pubblica Amministrazione. Venerdì, dopo quasi un mese di gestazione, il provvedimento è stato finalmente presentato dal Ministro Madia alla stampa. Kamsin Molte le limature che sono state effettuate in questo lasso di tempo ma, a sorpresa, nella bozza del testo aggiornata al 10 luglio, sono state confermate le misure che erano contenute nell'articolo 4 dell'originario testo denominato "Repubblica Semplice". Spostate nell'articolo 11 del nuovo testo il governo Renzi conferma le tre novità in materia previdenziale che, salvo ulteriori ripensamenti, dovrebbero essere ora presentate alle Camere.

La prima novità riguarda il pensionamento in deroga a 64 anni. Su questo fronte il disegno di legge delega introduce rilevanti modifiche all'articolo 24, comma 15-bis del decreto legge 201/2011. II comma 5 dell'articolo 11 aggiunge un comma 15-ter al predetto articolo con il quale viene estesa anche al personale del pubblico impiego la possibilità di conseguire il trattamento pensionistico anticipato al compimento di una età anagrafica non inferiore a 64 anni a condizione che abbia maturato, entro il 31 dicembre 2012, la vecchia quota 96 (cioè 60 anni di eta e 36 di contributi o 61 anni di eta e 35 di contributi); per le donne requisiti ancora piu' agevoli fissati in 60 anni e 20 anni di contributi. La possibilità è attualmente infatti limitata ai soli lavoratori dipendenti del settore privato.

Ai commi 1 e 2 dell'articolo 11 del disegno di legge si prevede poi, per conseguire l'obiettivo di un ricambio generazionale, l'introduzione della possibilità di trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale. Nel quinquennio antecedente alla data di collocamento a riposo verrebbe consentito, al personale del pubblico impiego, la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale con una prestazione lavorativa ridotta del 50%. All'atto del collocamento a riposo il dipendente avrà diritto al trattamento di quiescenza e previdenza che gli sarebbe spettato se fosse rimasto in servizio a tempo pieno nell'ultimo quinquennio. Che tradotto significa che l'amministrazione continuerà a versargli i contributi pieni in modo che il lavoratore non subisca una penalità sulla rendita pensionistica.

Pare essere confermata anche la misura che sino ad oggi era piu' in dubbio. La proroga generalizzata dell'opzione donna. Il comma 3 dell'articolo 11 del testo di delega prevede la possibilità di accedere, entro il 2018, al trattamento pensionistico anticipato in presenza di una anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e di una eta anagrafica pari o superiore a 57 anni e relativi adeguamenti dell'età previsti dalla normativa vigente, previa opzione per una liquidazione del trattamento pensionistico secondo le regole di calcolo del sistema contributivo. Si tratta, com'è noto del regime sperimentale donna, che verrebbe pertanto esteso anche in favore dei lavoratori uomini.

Con il provvedimento di delega dovrebbe concludersi questa prima fase di misure per modernizzare la Pa che il governo ha avviato con il Dl 90/2014 attualmente all'esame della Camera. Fonti vicine all'esecutivo confermano che il disegno di legge delega sarà inviato in Parlamento la prossima settimana, ma verrà esaminato solo a partire da settembre perché prima bisogna concentrarsi sulla conversione del dl.

Zedde

Oggi sarà presentato l'emendamento al testo del decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione (Dl 90/2014) che dovrebbe consentire a 4mila docenti che hanno maturato un diritto a pensione entro l'anno scolastico 2011/2012 il collocamento in quiescenza dal prossimo 1° Settembre 2014. Kamsin Si tratta di una modifica condivisa praticamente da tutte le forze politiche che ha avuto la scorsa settimana il via libera anche dell'esecutivo e quindi, se non ci saranno intoppi o ripensamenti dell'ultimo minuto, la novità dovrebbe diventare legge dello stato prima della pausa ferragostana.

La modifica che, come già anticipato da Pensioni Oggi nei giorni scorsi ricalca in pieno il disegno di legge Ghizzoni/Marzana, consentirà al personale docente che ha maturato un diritto a pensione entro il 31.8.2012 di accedere alla vecchia disciplina pensionistica, quella vigente prima dell'entrata in vigore del Dl 201/2011.

Interessati sono quindi i lavoratori e le lavoratrici che hanno maturato entro tale data i requisiti per la pensione di anzianità all'epoca vigenti (cioè la quota 96 o 40 anni di contributi) oppure i requisiti per la vecchiaia (cioè 65 anni unitamente ad almeno 20 anni di contributi). L'emendamento, che interviene sull'alinea del comma 14 dell'articolo 24 del Dl 201/2011, specifica che il beneficio è riconosciuto con decorrenza dal 1° Settembre 2014 all'esito di una procedura di monitoraggio delle domande.

Il mantenimento della previgente disciplina consentirà inoltre ai docenti coinvolti di non incappare nella penalizzazione prevista dell'articolo 24, comma 10 del Dl 201/2011 qualora essi non abbiano perfezionato i 62 anni età alla data della decorrenza della prestazione previdenziale. Resta fermo tuttavia che il calcolo delle anzianità contributive maturate successivamente al 1° gennaio 2012 avverrà mediante il sistema contributivo.

La procedura - Gli interessati dovranno- entro 15 giorni dalla conversione in legge del provvedimento - inoltrare per via telematica apposita istanza volta al conseguimento del beneficio all'Inps; l'istituto provvederà a stilare la graduatoria dei beneficiari mediante un criterio progressivo risultante dalla somma dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva vantate dai singoli richiedenti alla data del 31 dicembre 2012. Un meccanismo, questo, simile alle quello delle quote in cui la priorità in graduatoria si determinerà sulla base della somma dell'età anagrafica e di quella contributiva dell'istante: chi ha un valore piu' elevato dovrebbe pertanto acquisire priorità nella graduatoria. Qualora dal monitoraggio risulti il superamento delle 4 mila domande l’INPS non prenderà in esame ulteriori domande di pensionamento.

Le 4mila posizioni, tuttavia, dovrebbero in teoria essere sufficienti a garantire il beneficio a tutti coloro che avevano manifestato la volontà di lasciare. Infatti questo numero è stato individuato al termine di una ricognizione delle dichiarazioni ai fini del collocamento in quiescenza del personale della scuola che aveva maturato i requisiti entro l’anno scolastico 2011/2012, attivata dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca nel mese di ottobre 2013.

Resta il dubbio della tempistica: come sarà possibile che l'Inps sia in grado di stilare le graduatorie in tempo utile per rispettare la data del 1° Settembre?

Zedde

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati