Pensioni

Pensioni

Ultime ore prima di conoscere le misure che il governo inserirà nero su bianco nel disegno di legge delega sulla Pubblica Amministrazione. Se ormai la partita sul decreto legge si è chiusa con la pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale lo scorso 24 Giugno del Dl 90/2014, cresce l'attesa per vedere il testo ufficiale del disegno "Repubblica Semplice" che l'esecutivo sta ancora mettendo a punto a Palazzo Chigi prima della sua presentazione alle Camere. Kamsin I due provvedimenti dovrebbero apportare alcune modifiche al sistema previdenziale.  Vediamole.

Estensione della pensione in deroga a 64 anni - Sul pensionamento anticipato il disegno di legge delega introduce rilevanti modifiche all'articolo 24, comma 15-bis del decreto legge 201/2011. II comma 5 dell'articolo 4 aggiunge un comma 15-ter al predetto articolo con il quale viene estesa anche al personale del pubblico impiego la possibilità di conseguire il trattamento pensionistico anticipato al compimento di una età anagrafica non inferiore a 64 anni a condizione che abbia maturato, entro il 31 dicembre 2012, la vecchia quota 96 (cioè 60 anni di eta e 36 di contributi o 61 anni di eta e 35 di contributi); per le donne requisiti ancora piu' agevoli fissati in 60 anni e 20 anni di contributi. La possibilità è attualmente infatti limitata ai soli lavoratori dipendenti del settore privato.

Proroga dell'Opzione Donna - Il comma 4 dell'articolo 4 del testo di delega prevede poi la possibilità di accedere, entro il 2018, al trattamento pensionistico anticipato in presenza di una anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e di una eta anagrafica pari o superiore a 57 anni e relativi adeguamenti dell'età previsti dalla normativa vigente, previa opzione per una liquidazione del trattamento pensionistico secondo le regole di calcolo del sistema contributivo. Si tratta, com'è noto del regime sperimentale donna, che verrebbe pertanto esteso anche in favore dei lavoratori uomini.  La misura è quella piu' in dubbio perchè il ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia ha indicato la volontà dell'esecutivo di cassare la norma dal testo del disegno di legge. Attualmente quindi bisogna attendere per sapere se la misura sarà confermata o meno.

Il Part Time a 5 anni dalla Pensione - Al comma dell'articolo 4 del disegno di legge si prevede poi, per conseguire l'obiettivo di un ricambio generazionale l'introduzione della possibilità di trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale. Nel quinquennio antecedente alla data di collocamento a riposo verrebbe consentito, al personale del pubblico impiego, la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale con una prestazione lavorativa ridotta del 50%. All'atto del collocamento a riposo il dipendente avrà diritto al trattamento di quiescenza e previdenza che gli sarebbe spettato se fosse rimasto in servizio a tempo pieno nell'ultimo quinquennio. Che tradotto significa che l'amministrazione continuerà a versargli i contributi pieni in modo che il lavoratore non subisca una penalità sulla rendita pensionistica.

Risoluzione del rapporto di lavoro - E' invece entrata subito in vigore, perchè contenuta nel decreto legge (articolo 1, comma 5 del Dl 90/2014), la proroga dell'efficacia delle disposizioni di cui all'articolo 72, comma 11, del decreto legge n. 112/2008. Si tratta della facoltà attribuita alle amministrazioni pubbliche di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro del dipendente, con un preavviso da notificare entro sei mesi, laddove il lavoratore abbia raggiunto la massima anzianità massima contributiva - con l'eccezione dei magistrati e docenti universitari. La facoltà può essere esercitata in pratica dove il dipendente abbia perfezionato i requisiti per l'accesso alla pensione anticipata sempre che, si ritiene, l'interessato non incappi nella penalizzazione di cui all'articolo 24, comma 10 del Dl 201/2011.

Abrogazione del trattenimento in servizio - E' l'altra novità entrata subito in vigore. La misura, contenuta ai commi 1-4 dell'articolo 1 del Dl 90/2014 mette fine alla possibilità per il dipendente pubblico di restare in servizio per un biennio (in alcuni casi sino a 5 anni) oltre i limiti di età previsti dalla normativa vigente. I trattenimenti già concessi cesseranno di avere effetto dal 31 Ottobre 2014 (31 Dicembre 2015 per alcune categorie di magistrati e militari). La misura renderà di fatto impossibile prorogare il rapporto di lavoro sino a 70 anni per maturare una pensione piu' elevata.

Zedde

Il decreto legge di riforma della pubblica amministrazione sarà in Gazzetta entro oggi. Al massimo domani. Ieri infatti la Ragioneria generale dello Stato ha dato il disco verde al provvedimento che attende ora solo la firma del Quirinale, una firma che non tarderà ad arrivare dato che le modifiche chieste dal Presidente della Repubblica sono state recepite dal governo. Kamsin Al centro dei rilievi del Colle proprio le norme sulle pensioni sulle quali Napolitano aveva chiesto, nei giorni scorsi, una deroga per militari e magistrati; deroga in parte accolta dall'esecutivo.

I militari in pensione, e richiamati in servizio, attraverso l'istituto del collocamento in ausiliaria, non dovranno lasciare l'incarico alla scadenza del prossimo 31 ottobre come originariamente previsto dalla bozza del Dl sulla riforma della Pa, licenziata lo scorso 13 giugno. Ma entro il 31 dicembre 2015, come ribadito peraltro per i magistrati che invece non avranno alcun ulteriore slittamento dei termini sulla revoca del trattamento in servizio. Per tutti gli altri pubblici dipendenti, invece, la deadline rimane fissata al prossimo 31 ottobre, con l'obiettivo di favorire il ringiovanimento dell'amministrazione pubblica.  Da quel momento in poi nessun lavoratore che ha raggiunto i requisiti per l'età pensionabile potrà restare sul posto di lavoro. Questo, secondo le stime del governo, dovrebbe liberare 15 mila posti in un triennio per assumere giovani.

Sono queste le principali modifiche rispetto al testo base del decreto uscito dal Cdm. Sui magistrati Renzi non ha voluto cedere. Nonostante le proteste e gli allarmi lanciati dalla categoria che ha evidenziato il rischio di lasciare vacanti più di 400 posti con riflessi sui processi in corso, il testo finale del provvedimento conferma l'abbassamento da 75 a 70 anni dell'età di pensionamento dei giudici (con l'abolizione del trattenimento in servizio) dando loro, e ai militari, un periodo di transizione fino al 31 dicembre del 2015. Per loro dunque il rapporto di lavoro terminerà a fine 2015, o alla scadenza naturale se in data anteriore.

Resta confermato anche il divieto di attribuire incarichi dirigenziali al personale pubblico o privato collocato in quiescienza, ma con un'importante novità. L'articolo, dopo le pressioni del Colle, non si applica «agli incarichi e alle cariche presso gli organi costituzionali».

Le altre novità in materia previdenziale, come l'introduzione del part-time a cinque anni dalla pensione, saranno contenute in un disegno di legge che l'esecutivo presenterà alle Camere nei prossimi giorni.

Zedde

Nel triennio 2014-2016 nell’ I’Istituto andranno in pensione 2.405 dipendenti, pari al 7,5% dell’ organico, mentre le nuove assunzioni previste sono circa 500. Con queste previsioni, aggiunte ai recenti tagli di ulteriori 3000 unità che negli ultimi 24 mesi sono andati via, l’Inps non è più in grado di soddisfare la domanda con gli attuali standard di funzionamento: una pensione ad esempio non potrà essere erogata entro l’ attuale standard di 50 giorni, ma in un tempo medio di 4 mesi.

Kamsin

Lo scenario che si va delineando ha anche riflessi sulle entrate dell’ Istituto in quanto saranno rallentati anche l’ accertamento e  ed il recupero dei crediti contributivi che comporteranno una ridotta disponibilità finanziaria. Gli aspetti negativi saranno in parte assorbiti dai risparmi provenienti dalla spending review che prevedono un taglio delle spese di 517,7 milioni di euro per ciascun anno del prossimo triennio.

Le spese di gestione  complessive dell’ Istituto per il 2014 sono  di 4,4 miliardi e di 4,37 nel 2015 e nel 2016: spese che appaiono al di sotto della media dei 28 Paesi europei del 2,55%. “A livello territoriale, la nuova organizzazione prevede il progressivo adeguamento in funzione delle caratteristiche dell’ utenza, il mantenimento di livello di presidio del territorio adeguati e l’ evoluzione verso i servizi di orientamento e consulenza”.

Il piano dei risparmi impegna l’ Ente anche in una nuova organizzazione dell’ Istituto (dopo  l’ integrazione di Inpdap e Enpals ) prevedendo la diminuzione delle funzioni dirigenziali che passano da 56 a 49, le strutture da 71 a 64 ed un taglio del 29% dei dirigenti generali.
Zedde

Lo schema introdotto della legge Fornero, a due anni di distanza dal varo del decreto 201/2011 non è stato stravolto. Le ipotesi correttive che si sono susseguite in questi anni sono rimaste solo sulla carta perchè non hanno, sinora, trovato una sponda parlamentare in grado di tradurle in fatti. Kamsin E' questa, in sintesi, la fotografia del sistema previdenziale italiano all'indomani della Riforma Fornero, quel drammatico provvedimento che ha causato la perdita del sonno per moltissimi lavoratori.

In pratica non sono stati messi in discussione nè dal Governo Letta nè da Renzi i due capisaldi della Riforma. E cioè il metodo di calcolo contributivo pro rata per tutti (anche per coloro che erano stati esclusi dalla Dini del 1995) e l'aumento dell’età per il pensionamento, con un innalzamento anche dell’anzianità contributiva utile per l'accesso alla pensione anticipata.

In questo periodo l'unico fronte che ha registrato qualche sostanziale passo avanti è stato quello relativo ai cd. esodati: dai 65mila soggetti salvaguardati con la prima salvaguardia nel dicembre 2011 siamo arrivati a raddoppiare poco piu' il loro numero attraverso altri quattro provvedimenti ad hoc, l'ultimo varato nel dicembre 2013 con la legge 147/2013. Complessivamente sono poco piu' di 130 mila i lavoratori che potranno mantenere le vecchie regole di pensionamento, in via del tutto eccezionale. Un platea tutto sommato ristretta dato che gli interessati, secondo le stime della Cgil, sono oltre 250 mila, senza considerare il difficile iter che gli sventurati devono seguire per vedersi riconoscere la possibilità di accedere al beneficio.

All'appello, dispersi nel calderone delle politica romana, mancano soprattutto quei provvedimenti che dovebbero consentire un'uscita piu' flessibile, tanto sbandierati dalle forze politiche in questi mesi. Provvedimenti a carattere strutturale e non eccezionale che dovrebbero offrire una ciambella di salvataggio soprattutto a coloro che hanno perso il lavoro dopo il 2011.

Andremo invece incontro ad un inasprimento dei requisiti per l'ingresso alla pensione. A fine anno conosceremo molto probabilmente l'entità ufficiale del prossimo scatto sull'adeguamento alla stima di vita che prenderà effetto dal 1° gennaio 2016. Sulla carta sono previsti 4 mesi in piu' che si andranno ad aggiungere sia ai requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia sia ai requisiti contributivi previsti per la pensione anticipata. Non solo. Gli adeguamenti, in questa fase, sono triennali, poi diventeranno più frequenti, una volta ogni due anni con il rischio di una spirale senza fine. La riforma, peraltro, prevede solo ritocchi all’insù e non è prevista l’ipotesi di correzioni in diminuzione nel caso le tabelle sulla vita media mostrassero un andamento al ribasso. Nel 2015 aumentaranno i requisiti per la vecchiaia delle lavoratrici autonome e dipendenti in modo che, entro il 2018, i requisiti saranno allineati con quelli previsti per gli uomini. 

Per le donne si sta chiudendo inoltre la strada dell’opzione al contributivo, l'unica forma che attualmente consente di anticipare l'uscita (ma a caro prezzo) su cui si spera in una proroga. Il metodo è una sorta di "baratto": si anticipa un pò l'età per la pensione ma si accetta di avere un assegno calcolato con il sistema contributivo. In pratica, le donne possono optare per il contributivo avendo raggiunto i 57 anni e tre mesi , se dipendenti, e i 58 anni e tre mesi, se autonome. E 35 anni di contributi.

Zedde

Adesso sappiamo che sulla Pubblica Amministrazione i Decreti sono due, come ha annunciato il ministro Madia: tra poco ne conosceremo anche i contenuti, che è quello che più conta. Kamsin Così l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano nel commentare le dichiarazioni della titolare della Funzione Pubblica Marianna Madia riguardo le novità contenute nel decreto legge sulla Riforma della Pubblica Amministrazione.

"Fino a questo momento, basandoci su informazioni sommarie, abbiamo concentrato la nostra attenzione su alcuni punti: sulla previdenza siamo soddisfatti che non siano previsti prepensionamenti per i soli lavoratori pubblici, che avrebbero creato una intollerabile discriminazione nei confronti dei lavoratori privati ed in particolare degli “esodati”. Il Governo, infatti, dovrebbe varare una norma di flessibilità del sistema pensionistico che consenta ai lavoratori pubblici e privati di andare in pensione a partire dai 62 anni. Sulla mobilità obbligatoria è positivo che sia stata smentita l’ipotesi dei 100 chilometri, ma adesso occorre che il passaggio da posto a posto di lavoro nel raggio di 50 chilometri non preveda il demansionamento dei lavoratori e che sia oggetto di un confronto preventivo e non vincolante con i sindacati. Sulla voce che è circolata relativa all’assunzione di dirigenti o simili senza concorso, ci limitiamo ad osservare che c’è la Costituzione e pure i vincitori e gli idonei di concorso, ai quali va data prioritariamente una soluzione insieme ai lavoratori precari" ha concluso Damiano.

Zedde

Il governo Renzi sarebbe favorevole a varare un nuovo provvedimento di salvaguardia, il sesto, per consentire ad ulteriori 8.000 persone la possibilità di mantenere le previgenti regole di pensionamento, piu' favorevoli. Kamsin E' quanto si apprende da fonti vicine all'esecutivo in esito alla discussione incardinata in questi giorni alla Camera alla vigilia della calendarizzazione (spostata al 30 giugno) della proposta di legge unificata in materia di esodati. La pdl 224, che raccoglie diverse soluzioni presentate l'ultimo anno dai partiti per risolvere definitivamente il problema "esodati", risulterebbe infatti troppo esosa per l'esecutivo: secondo la Ragioneria dello Stato e l'Inps costerebbe ben 47,145 miliardi tra il 2014 e il 2025, una cifra "irricevibile" secondo il Ministro dell'Economia Padoan.

L'esecutivo Renzi potrebbe invece condividere l'idea di un correttivo temporaneo per spostare, come suggerito dal Presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano, di un altro anno il vincolo temporale per entrare in salvaguardia. Oggi il paletto risulta infatti fissato al 6 Gennaio 2015, almeno per la maggior parte dei salvaguardati, ora con la nuova misura potrebbe arrivare al gennaio 2016. Beneficiari dell'intervento sarebbero i lavoratori in mobilità, i dipendenti pubblici esonerati dal servizio, i lavoratori in congedo per la cura di parenti disabili, i cessati per accordi individuali o collettivi, i licenziati individuali e i prosecutori volontari. Nella nuova misura, che non avrebbe alcun profilo strutturale, potrebbero risultare salvaguardati anche i lavoratori cessati da un contratto a tempo determinato che si trovassero a 4 anni dalla maturazione dei requisiti previdenziali pre-riforma. In numeri si tratterebbe di circa 8.000 soggetti in più rispetto al totale generale fissato finora in 162.130 "esodati" salvaguardati, cifra quest'ultima cui è associata una stima di maggiore spesa previdenziale per 11,6 miliardi entro il 2022-2023.

Quanto alle risorse il governo potrebbe studiare l'ipotesi lanciata nei giorni scorsi dallo stesso Damiano che ha suggerito di utilizzare le dotazioni avanzate messe in campo per la seconda salvaguardia (Dl 95/2012); secondo Damiano infatti le risorse stanziate sono state superiori alle domande che hanno ottenuto il via libera dell'Inps e quindi ci sarebbe un "tesoretto" da impiegare per altri scopi. 

Il tutto ancora una volta in attesa di un intervento strutturale, possibile già con la prossima legge di stabilità, volto a tutelare stabilmente coloro che, a due anni dalla maturazione dei requisiti,  si ritrovino senza lavoro. L'idea è quella del "prestito pensionistico" alla quale aveva cominciato a lavorare l'ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini, un'ipotesi che prevede un anticipo dell'assegno Inps (con contribuzione piena da parte del datore) per due anni prima del compimento dell'età pensionabile che poi sarebbe restituito dal lavoratore con un piccolo prelievo sull'assegno pensionistico una volta conseguita la pensione.

Zedde

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati