Pubblico Impiego
Statali, oltre uno su dieci fruisce dei permessi della 104
Sono le cifre risultanti dalle informazioni fornite dalle amministrazioni che hanno aderito alla rilevazione, il 64% del totale degli enti iscritti al sistema per il monitoraggio.
Kamsin Oltre 316mila statali hanno fruito nel 2013 dei permessi della legge 104 per i lavoratori disabili. E' quanto emerge dalle cifre pubblicate sul sito della Funzione Pubblica. Nel 2013 si sono avvalsi dei permessi 316.514 dipendenti pubblici su un totale di 3,2 milioni, in pratica un dipendente su dieci si è assentato per assistere i disabili, ma restano da aggiungere i dati della scuola. Per avere un quadro più completo occorre quindi attendere che vengano inclusi altri dati, soprattutto del settore della scuola, che vanta il maggior numero di dipendenti. Dovrebbe essere comunque solo una questione di tempo, visto che nei giorni scorsi dal ministero dell'Istruzione è partita una nota, rivolta ai direttori generali degli uffici scolastici regionali, che richiama all'obbligo della comunicazione al Dipartimento della Funzione Pubblica, entro il 31 marzo di ogni anno, dei dati relativi ai permessi fruiti in base alla legge 104.
Il 13 gennaio il ministero dell'Istruzione ha, infatti, sollecitato con una nota ai direttori generali degli uffici scolastici regionali per richiamarli all'obbligo di comunicare le informazioni sui permessi, in vigore dal 2010 (quando ministro della Pa era Renato Brunetta). Il sottosegretario all'Istruzione, Davide Faraone, fa sapere che «entro la settimana» si avranno anche i dati relativi alla scuola. E, pur ammonendo a non «criminalizzare la legge 104, che è uno strumento di civiltà e democrazia», ricorda che tra gli obiettivi del governo c'è «il contrasto dei furbi che ne abusano e tolgono il diritto a chi spetta». Faraone ricorda soprattutto il caso di Agrigento, dove è stata avviata un'inchiesta denominata "La carica delle 104" che, lo scorso 22 settembre, ha portato a 12 arresti e poi a centinaia di indagati per quella che si sarebbe rivelata, secondo gli inquirenti, una vera e propria fabbrica di falsi invalidi.
Tornando agli ultimi dati a disposizione, le giornate di permesso cumulate nel complesso, durante il 2013, sono state pari a 6 milioni 258 mila, di cui quasi 5,8 milioni, quindi oltre il 92%, fruite per assistenza a parenti o affini.
I permessi previsti dalla 104 sono quelli consentiti dalla legge quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone con disabilità, che permette fino a tre giorni di assenza dal lavoro sia per il lavoratore con disabilità grave, che non perde nulla in termini di stipendio, che per il dipendente che assiste un parente malato (coniuge, figlio, genitore, ma anche fratello, nonno o nipote e, in casi particolari, anche parenti di terzo grado, come gli zii). Una possibilità concessa sia ai lavoratori pubblici, che privati, ma con risultati applicativi molto diversi nei due comparti. Come emerge da un monitoraggio molto dettagliato diffuso dal ministero della Pa nel 2012, su dati 2010, su 529mila beneficiari della 104, nel privato se ne contavano 285mila (pari all'1,43% dei dipendenti privati totali), mentre nel pubblico 244mila (pari al 7,4% dei dipendenti pubblici): in pratica, gli statali utilizzavano questo strumento oltre cinque volte in più degli altri lavoratori. Il comparto con la più elevata percentuale di fruizione risultò proprio la scuola (103.871 beneficiari, pari ad oltre il 42%).
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Zedde
Riforma Pa, il Governo conferma l'abolizione dei segretari comunali
Saitta ha invitato la Commissione a rivalutare con attenzione la decisione dell'abolizione della figura del Segretario comunale, "norma sorprendente e della quale dall'articolato e dalla relazione non se ne capisce l'utilità.
Kamsin L'articolo 10 del disegno di legge di riforma della pubblica amministrazione conferma l'abolizione dei segretari comunali. Una volontà manifestata dal Governo, fin dalle prime indicazioni in materia di riforma delle pubbliche amministrazioni che non è venuta meno neanche dopo la presentazione degli emendamenti da parte del Relatore al ddl, Giorgio Pagliari (Pd). Il punto 13 della lettera ai dipendenti della pubblica amministrazione, inviata dal premier Matteo Renzi e dal Ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, recitava, infatti, ai primi punti l'intenzione di “abolire la figura del segretario comunale”.
Per i segretari comunali la strada pare dunque segnata: la loro figura non esisterà piu' e confluirà in un'apposita sezione a esaurimento del ruolo dei dirigenti degli enti locali in modo che non esista più lo status di segretario comunale. Contro la decisione governativa si sono schierati numerosi consigli regionali che hanno approvato mozioni in tal senso (tra cui Toscana, Marche,Lombardia, Puglia, Liguria, Campania,Basilicata ed Abruzzo); la stessa Conferenza delle Regioni in data 16 ottobre 2014 ha approvato un documento riguardante il Disegno di legge recante riorganizzazione delle Amministrazioni Pubbliche contro la decisione del Governo.
Anche il Presidente dell'ANAC Cantone ha espresso forti perplessità in merito alla proposta di abolizione dei Segretari comunali, perplessità che lo stesso Presidente ha manifestato direttamente al Presidente del Consiglio Renzi. Del resto, osserva Cantone , la decisione di abolire la figura del segretario comunale appare poco coerente con l'intenzione di potenziare la normativa anticorruzione, della quale i segretari, per legge responsabili anticorruzione e della trasparenza, sono un fulcro fondamentale. Come, del resto, fondamentale è la loro opera a garanzia del coordinamento dell'attività amministrativa e, soprattutto, della legittimità complessiva dell'operato degli enti locali.
Il Prof. Saitta, noto Amministrativista, nel corso delle audizioni, ha espressamente invitato la Commissione a rivalutare con attenzione la decisione dell'abolizione della figura del Segretario comunale, "norma sorprendente e della quale dall'articolato e dalla relazione non se ne capisce l'utilità".
La figura del Segretario comunale - ha detto Saitta - risponde ad un'idea dell'Amministrazione che ha due vertici uno di indirizzo politico ed uno strutturale. I Segretari comunali rappresentano un corpo di funzionari pubblici spesso di altissima competenza professionale che nei comuni piccoli, medi, ma anche grandi, rappresentano un riferimento di competenze prezioso. Inoltre, lo sviluppo della carriera dei Segretari comunali fa si che gli stessi ricoprono l'incarico in diverse amministrazioni e questo costituisce anche un dialogo fruttuoso di arricchimento per le strutture amministrative degli enti locali. D'altra parte la dirigenza degli enti locali, soprattutto quella assunta a tempo determinato, non è il più delle volte dotata della necessaria esperienza".
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Zedde
Tutele Crescenti, Sacconi: le regole si applicano anche alle Pa
Il punto in discussione è il mantenimento del reintegro, nei licenziamenti disciplinari, che, nello schema di Dlgs, scatta solo nel caso in cui sia direttamente dimostrata in giudizio l'insussistenza del fatto materiale contestato al lavoratore.
Kamsin "Bisogna dare la possibilità anche al datore di lavoro, in caso di condanna alla reintegrazione, di optare per una sanzione economica congrua. Già oggi nei principali paesi europei, Francia, Spagna e Germania, in cui vige la tutela reale, l'impresa può sostituirla con un adeguato indennizzo". E' quanto fa sapere il relatore al decreto legislativo sul contratto a tutele crescenti (primo decreto attuativo del cd. Jobs Act), Maurizio Sacconi (Ap). Il presidente della commissione Lavoro del Senato, ha presentato ieri la relazione che apre la discussione sul parere che la commissione deve dare entro 30 giorni al provvedimento.
Stesso termine entro il quale deve esprimersi anche la commissione Lavoro della Camera, dopo di che il consiglio dei ministri varerà definitivamente il decreto. Ma a Montecitorio, invece, Cesare Damiano (Pd), presidente della commissione Lavoro, punta a modifiche di segno contrario, in particolare eliminando le nuove regole peri licenziamenti collettivi, rafforzando l'indennizzo minimo e ripristinando il criterio della proporzionalità fra infrazione commessa e licenziamento disciplinare.
Sacconi ha evidenziato, inoltre, come le nuove regole «debbano ritenersi applicabili anche ai dipendenti del pubblico impiego, con le sole eccezioni riferibili alle procedure concorsuali di accesso e alle cosiddette carriere d'ordine» (cioè magistrature, polizia, forze armate, carriere diplomatica e prefettizia); e ha chiesto pure l'esplicita estensione a tutti i rapporti a termine che, ancorchè precedenti, vengano convertiti a tempo indeterminato dopo l'entrata in vigore del Dlgs. La pensano così anche autorevoli giuslavoristi, come il senatore Pietro Ichino (Scelta civica) e la fondazione dei consulenti del lavoro.
«È inoltre auspicabile ha proseguito Sacconi prevedere esplicitamente che venga trattato come difetto di giustificato motivo oggettivo l'ipotesi di licenziamento per esito negativo della prova, nel caso in cui il periodo di prova risulti già scaduto, o il relativo patto invalido per qualsiasi motivo». Intanto, il servizio studi del Senato, in un dossier diffuso ieri, solleva intanto numerosi punti a rischio di contenzioso, anche costituzionale. In particolare sulle norme che consentono alle aziende con meno di 15 lavoratori di superare la soglia senza più applicare, anche ai vecchi, dipendenti, l'articolo 18.
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Pensioni Polizia, stop alle promozioni della "vigilia"
Il Ministero dell'Interno precisa la portata delle innovazioni contenute per il comparto difesa e sicurezza in materia previdenziale nella legge di stabilità 2015.
Kamsin Il ministero dell'Interno fornisce, con la nota n. 333/H/G55, le prime informazioni relative alle novità in materia previdenziale contenute nella legge di stabilità (legge 190/2014).
La nota ricorda che viene prevista la soppressione dell'articolo 1, comma 260, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, che riguarda le c.d. "promozioni alla vigilia", in particolare dei dirigenti superiori della Polizia di Stato con almeno cinque anni di anzianità' nella qualifica, che conseguivano la promozione alla qualifica di dirigente generale di pubblica sicurezza, a decorrere dal giorno precedente la cessazione dal servizio. Resta fermo il disposto di cui all'articolo 2 comma 93 della legge 24/12/2007 n. 244.
Per quanto riguarda, invece, la norma che impone un tetto alla possibilità di maturare, con il sistema contributivo, un trattamento superiore a quello che sarebbe stato corrisposto con il regime retributivo (articolo 1, comma 707 della legge di stabilità) la nota osserva, coerentemente con quanto anticipato nei giorni scorsi da pensionioggi.it che i destinatari della norma pensionistica sono solo coloro che hanno già maturato i 18 anni di anzianità contributiva al 31/12/1995 e pertanto destinatari del sistema retributivo sino al 31.12.2011.
La norma riguarda sia le cessazioni che interverranno dal 2015 sia i trattamenti pensionistici già liquidati dal 2012 ma gli effetti saranno disposti dalla data di entrata in vigore della legge (2015). Per quanto riguarda la liquidazione dei trattamenti di buonuscita resta in ogni caso fermo il termine di ventiquattro mesi per tutte le cessazioni a domanda.
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Il testo della nota
Scatti di Anzianità, il blocco resta per i docenti universitari
Con la legge di stabilità tornano le promozioni e gli scatti automatici di stipendio legati all'anzianità di servizio promessi dal Governo a militari e Forze di Polizia.
Kamsin L'articolo 1, commi 254-256 della legge 190/2014 confermano, da un lato, il blocco economico della contrattazione e dall'altro l'allentamento degli scatti di anzianità per il personale contrattualizzato. Tra le varie novità introdotte dalla manovra c'è, infatti, in primo luogo, la proroga fino al 31 dicembre 2015 del blocco economico della contrattazione nel pubblico impiego, già previsto fino al 31 dicembre 2014 dalla normativa vigente, con conseguente slittamento del triennio contrattuale dal 2015-2017 al 2016-2018.
Dall'altro viene prorogato, altresì, fino al 31 dicembre 2015 il blocco degli automatismi stipendiali per il solo personale non contrattualizzato, (cioè dei docenti e dei ricercatori universitari, del personale dirigente della Polizia di Stato e gradi di qualifiche corrispondenti, dei Corpi di polizia civili e militari, dei colonnelli e generali delle Forze armate, del personale dirigente della carriera prefettizia, nonché del personale della carriera diplomatica) ferma restando l’esclusione dei magistrati. Per tutti gli altri dipendenti pubblici, quindi, pur rimanendo bloccato per un altro anno il rinnovo del contratto nella sua parte economica, riprenderà, almeno, la dinamica legata alla carriera permettendo agli stipendi di salire nel caso in cui siano previsti scatti automatici o nel caso di promozioni di carriera.
Tra le altre misure restrittive c'è, poi, la previsione che sarà rinviato il pagamento dell'indennità di vacanza contrattuale fino al 2018. Il ddl proroga, infatti, l’efficacia della norma introdotta con la legge 147/2013 secondo la quale l'indennità di vacanza contrattuale (ossia l’incremento provvisorio della retribuzione che interviene una volta scaduto il contratto collettivo nazionale, in assenza di un suo rinnovo e finché questo non sia rinnovato) da computare quale anticipazione dei benefici complessivi che saranno attribuiti all'atto del rinnovo contrattuale sia quella in godimento al 31 dicembre 2013. Una norma, inoltre, introduce il divieto di cumulo dei trattamenti accessori del personale non appartenente al ruolo sanitario di livello dirigenziale del Ministero della sanità.
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Pensioni, la Riforma Pa costringe oltre 500 magistrati a lasciare il servizio
Quantificati gli effetti della norma che ha riportato a 7o anni l'età della pensione dei magistrati: secondo l'agenzia Ansa, il Csm nell'anno in corso dovrà provvedere a quasi 500 nomine tra capi e "vice" di procure e tribunali. Un picco mai raggiunto. Entro il 2015 dovranno certamente lasciare l'incarico per raggiunti limiti d'età 308 magistrati. A questi se ne dovrebbero aggiungere altri 137 che hanno compiuto i 68 anni di età, in quanto è presumibile che lascino la toga volontariamente. Una scelta resa probabile da un altro aspetto della norma, che preclude l'accesso a nuovi incarichi direttivi a chi non può assicurare i tre anni di permanenza minima nella nuova funzione.
Ad ingrossare il numero di coloro che potrebbero lasciare il servizio c'è anche la norma contenuta nella recente legge di stabilità che non consente piu' di utilizzare gli anni di servizio successivi al 2012 per incrementare la rendita previdenziale rispetto a quanto sarebbe stato conseguito con il sistema retributivo.
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