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- Roma, 24 lug. - Nella prima avanguardia c'e' unnutrito pacchetto di leghisti, in prima linea Divina che tiene tra le mani una copia della Costituzione. Piazza del Quirinale comincia a riempirsi, questa volta di eletti dal popolo e non da cittadini che protestano. E' la clamorosa protesta delle opposizioni contro la 'tagliola' al Senato sulle riforme. Contenuti da un corposo cordone sicurezza, i parlamentari, tra i quali alcuni con fascia tricolore al braccio, si ammassano via via davanti all'accesso principale del Quirinale. Secondo gli scambi tra le forze dell'ordine, che suggeriscono una collocazione un po' piu' defilata, e i manifestanti, non e' escluso che una piccola delegazione possa essere ricevuta, magari dal Segretario generale del Colle. "Solidarietà di Fratelli d'ItaIia ai gruppi di opposizione al Senato in marcia verso il Quirinale", twitta Giorgia Meloni. "Una delegazione di Fdi-An si unirà a loro", aggiunge. .
- Roma, 24 lug. - Cosi' come annunciato in Aula al Senato, anche un gruppo di parlamentari della Lega sta dirigendosi in corteo verso il Quirinale, per chiedere un incontro con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al quale sottoporre le ragioni delle opposizioni, che protestano contro la 'tagliola' voluta dalla maggioranza sul ddl riforme. A Lega e M5S, viene riferito, si sono aggiunti anche alcuni parlamentari Sel. .
- Roma, 24 lug. - La deputata M5S Paola Carinelli ha annunciato l'abbandono dell'Aula della Camera da parte dei deputati M5S, dove si discuteva del bilancio interno, per spostarsi al Senato in segno di solidarieta' con i colleghi di partito a palazzo Madama. "Stanno stracciando la Costituzione - ha detto a garn voce - andiamo tutti insieme al Quirinale a protestare". Cosi' come hanno fatto i compagni di partito alla Camera, anche i senatori M5S lasciano l'Aula a palazzo Madama, per poi riunirsi con i deputati pentastellati e quindi recarsi al Quirinale e chiedere un incontro con il Presidente della Repubblica. Nel lasciare l'Aula, i grillini 'disturbano' l'intervento di un senatore, che spiega cortesemente "lasciate pure l'Aula ma non disturbate chi resta". .

"Dall'esecutivo ci aspettiamo risorse del 2014 per la cassa in deroga, ma anche i meccanismi per sbloccare gli esodati e gli investimenti che si annunciano sempre e non partono". Kamsin E' quanto ha avvertito il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, rivolgendosi al ministro del Lavoro Giuliano Poletti dal palco del presidio a piazza Montecitorio per gli ammortizzatori organizzato dai sindacati. Il leader della Cgil chiede che il governo individui una soluzione strutturale alla questione esodati abbandonando l'idea di interventi una tantum. Se qualcuno dice ancora che non ci sono i soldi noi qualche idea ce l'abbiamo: si taglino davvero le consulenze nelle pubbliche amministrazione", sottolinea. "La svolta non può arrivare tra mille giorni, è un tempo infinito. Il problema è che cosa si fa avendo il coraggio di rompere gli equilibri e di stare dalla parte del lavoro e non dalla parte di qualcun altro. Non è vero - aggiunge - che questo paese esce dalla crisi e che arrivano gli investimenti perché invece si fanno solo ristrutturazioni e delocalizzazioni. Il banco di prova vero per il paese è il lavoro".

I sindacati hanno posto l'accento in particolare sugli ammortizzatori sociali: "il Governo deve trovare le risorse per finanziare gli ammortizzatori in deroga a partire dalla mobilità e dalla cassa integrazione, finanziare il 2013 e preparare i finanziamenti per il 2014, non restringere i criteri perché non possiamo immaginare chiusure di imprese e licenziamenti come prospettiva".

"Quando mancano i soldi e l'economia non è gestita, i problemi si scaricano solo sui lavoratori", ha spiegato il leader della Cisl, Raffaele Bonanni rinnovando la richiesta all'esecutivo di finanziamenti che coprano l'uso di cassa integrazione in deroga per tutto il 2014. "Abbiamo già costretto il governo a reperire 400 milioni ma serve ancora 1 miliardo per chiudere il 2013 e per finanziare interamente il 2014", spiega annunciando che in mancanza di risposte la mobilitazione dei sindacati andrà avanti. "Continueremo la nostra lotta perché loro potranno avere i giornali, le Tv ma mai il sindacato ed i lavoratori".

Zedde

- Roma, 24 lug. - Alla fine e' calata la ghigliottina, anzi la 'tagliola', come ampiamente nelle attese. L'impasse al Senato si fa sempre piu' pesante, la maggioranza favorevole alle riforme scaturite dal Patto del Nazareno fatica ad avere ragione dei dissidenti interni ai singoli partiti e nemmeno l'esplicita minaccia di sette giorni di lavoro su sette, come anche quella piu' velata di elezioni anticipate, riescono a sortire effetti.

A meta' della seduta di stamane, quindi, si alza in piena Aula di Palazzo Madama il capogruppo del Pd, Zanda, e chiede una sospensione dei lavori per valutare al meglio la situazione. Ne segue una prima riunione dei presidenti dei gruppi parlamentari. L'incontro dura diverse ore, poi viene a sua volta sospeso per essere aggiornato per le 14,30.

E da li' arriva la ormai famosa 'tagliola', cioe' il contingentamento dei tempi, parlando in termini tecnici. La data di chiusura in Aula del ddl e' allora fissata per l'8 agosto, senza un vero e proprio voto ma con l'affermazione di una posizione della maggioranza, assieme a Forza Italia che si e' detta favorevole. In conseguenza, alla ripresa dei lavori, l'Aula del Senato non dovra' esprimersi su quanto stabilito in Capigruppo.

In dettaglio, si e' stabilito che nelle prossime due settimane, che equivalgono in tutto a 135 ore complessive, saranno 20 le ore dedicate al ddl riforme, da licenziare, con contingentamento dei tempi, entro e non oltre l'8 agosto. Resta, come da calendario gia' stabilito, che la prossima settimana, sulle riforme, le sedute saranno anche notturne, fino alle 24, e l'Aula si riunira' anche il sabato e la domenica. Per quanto riguarda i decreti pendenti invece, cosi' viene riferito - dl competitivita' e dl cultura - il calendario rimane immutato: saranno esaminati, probabilmente con la fiducia, oggi pomeriggio, domani e lunedi'.

Quanto alla 'tagliola', termine ormai invalso nel gergo parlamentare e giornalistico ma ovviamente non riportato nei regolamenti, e' l'articolo 55 del Regolamento del Senato che e' 'scattato'. Il comma 5, per la precisione, che recita: "Per la organizzazione della discussione dei singoli argomenti iscritti nel calendario, la Conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari determina di norma il tempo complessivo da riservare a ciascun gruppo, stabilendo altresi' la data entro cui gli argomenti iscritti nel calendario devono essere posti in votazione".

Resistenza piegata? Ancora no, comunque, almeno non nello spirito. Le opposizioni giudicano "molto grave e irresponsabile" la decisione assunta dalla maggioranza in capigruppo di contingentare i tempi di discussione e votazione del ddl riforme. E annunciano: "proseguiremo la nostra battaglia", garantisce Loredana De Petris (Sel), perche' "noi non sciamo schiavi di Renzi", aggiunge Gianmarco Centinaio (Lega).

Per Vito Petrocelli (M5S) si tratta di "uno dei soliti giochetti di Renzi, infatti pur non chiamando tagliola, e' una tagliola nella sostanza". Per il presidente dei senatori leghisti, "tutta questa fretta e' perche' Renzi vuole andare in vacanza entro l'8 agosto".

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