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Riforme: Renzi, stupisce che opposizioni appoggiano privilegiati Camere
Renzi: stupiscono opposizioni con privilegiati Camere
Riforma Pensioni, Quota 96 verso il traguardo finale
Il decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione si avvia verso il traguardo, anche se l'approvazione finale, prevista per lo scorso 22 luglio è slittata di diversi giorni per via dell'ingorgo parlamentare. Kamsin Salvo sorprese dell'ultim'ora, il Dl dovrebbe avere oggi il disco verde in sede referente e confermare così l'approdo in aula del testo per lunedì 28 quando molto probabilmente sarà posta la fiducia. Alcuni nodi ancora devono essere sciolti ma i 4 mila docenti, i quota 96 della scuola, continuano a sperare nella ciambella di salvataggio che un emendamento al testo, presentato dagli onorevoli Ghizzoni e Marzana e sostenuto praticamente da tutte le forze politiche, concede loro.
L'intenzione del governo è quella di mandarli in pensione dal 1° settembre con i requisiti pre-Fornero al termine di una procedura di monitoraggio delle domande che dovrà avvenire in tempi record, proprio nel mezzo della pausa estiva. Ma resta ancora da sciogliere il nodo delle coperture su cui l'ultima parola spetterà alla commissione Bilancio. Dopo l'approvazione della Camera, il testo passerà al Senato dove il governo dovrà probabilmente porre la fiducia per chiudere in tempi brevi.
Confermate poi le altre misure in materia previdenziale contenute nel decreto legge sulla Pa. Nonostante il pressing del Csm sul tema del pensionamento dei magistrati per spostare di un anno il termine per la fruizione del trattenimento in servizio (il testo attualmente in vigore fissa la validità dei provvedimenti già concessi sino al 2015), l'appello di Palazzo dei Marescialli sembra infatti destinato a cadere nel vuoto. In una delibera della Sesta commissione, che sarà martedì 30 al vaglio del plenum, Palazzo dei Marescialli sottolinea come l'aver spostato di un anno l'uscita delle toghe (dal 31 ottobre 2014 al 31 dicembre 2015) non risolva il problema. Serve «almeno un ulteriore anno – sostiene l'organo di autogoverno della magistratura – altrimenti si rischia la paralisi». Sarebbero infatti «ben 374» le toghe in uscita, di cui 252 ai vertici degli uffici giudiziari (87 dei quali in Cassazione). Per rimpiazzarli – secondo il Csm – ci vorranno due anni e non ci saranno più concorsi tra la fine del 2015 e del 2017.
Zedde
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Tagliola su riforme, voto 8 agosto L'opposizione 'marcia' sul Colle
- Roma, 24 lug. - E alla fine sulle riforme scatta la 'tagliola'. Tutto dovra' essere concluso entro l'8 agosto. L'opposizione insorge e va in corteo al Quirinale, dove i capigruppo di 5 Stelle, Lega e Sel vengono ricevuti (non da Napolitano, "era leggermente indisposto", scrivera' in serata Beppe Grillo su twitter, ma dal Segretario generale Marra). Il premier Matteo Renzi, pero', tira dritto, "piaccia o non piaccia le riforme le faremo".
E' l'epilogo di una giornata convulsa, iniziata questa mattina con il protrarsi dell'ostruzionismo in Aula al Senato, l'immagine plastica dell'impantanamento del ddl Boschi e il rischio che il primo via libera alle riforme slitti a settembre. Dopo un nuovo tentativo di mediazione con le opposizioni (solo Sel e' autrice di circa 6mila emendamenti sui 7.800 totali), tuttavia, il governo detta la linea dura e si va allo scontro. In Conferenza dei capigruppo a spiegare le intenzioni di palazzo Chigi e' il ministro Maria Elena Boschi: nessun rinvio a settembre, "noi andiamo avanti". Per poi aprire un piccolo spiraglio: "siamo disponibili ad approfondire alcune questioni, purche' non stravolgano l'impianto del ddl". Ovvero, e' categorico il ministro, "il Senato non elettivo non si tocca".
'Marcia' sul Colle e 'Vaffa', la protesta dei frenatori
Ma gia' si diffonde la voce dell'intenzione della maggioranza di ricorrere alla 'tagliola', ovvero il contingentamento dei tempi, sia per la discussione che per le votazioni. L'obiettivo del premier, del resto, e' di incassare il primo via libera al ddl costituzionale prima della pausa estiva. E cosi', a nulla valgono gli appelli del Pd e di Forza Italia alle opposizioni a sfoltire l'ingente mole di emendamenti. Dopo una riunione tra M5S, Lega, Sel, Gal, e alcuni dissidenti di Pd e FI, c'e' il secondo round della capigruppo: "Le nostre proposte sono le stesse di sempre - riassume Loredana De Petris - cioe' Senato elettivo, riequilibrio dei poteri con la Camera, referendum. Vogliamo una risposta scritta".
Ma la trattativa, per il premier e la maggioranza (piu' morbida, invece, la posizione degli azzurri) e' ormai giunta alla dead line. E cosi', si decide per la 'tagliola', le opposizioni insorgono, scoppia la bagarre in Aula quando il presidente Pietro Grasso elenca il timing: 135 ore complessive in due settimane per ddl riforme e decreti in scadenza, di cui 120 per le riforme. E ancora, 20 ore dedicate al dibattito, 80 alle votazioni. Secondo Calderoli, una scelta inutile, visto che "sara' comunque impossibile licenziare il ddl entro l'8 agosto".
Lega, 5 Stelle e Sel annunciano battaglia, accusano Renzi di aver dato un colpo ferale alla democrazia e abbandonano l'Aula per andare in corteo al Colle. Il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, va giu' duro: "Invece di occuparsi di disoccupazione e immigrazione, Renzi pensa al Senato. Incapace!". Beppe Grillo, in un tweet, non e' da meno: "La democrazia e' stata uccisa. Noi non molliamo". Ma non ha alcuna intenzione di mollare nemmeno Renzi, che in un'intervista garantisce: "Non mollo. Basta con quelli che dicono sempre no". Poi taglia corto: "Piaccia o non piaccia le riforme le faremo".
Mentre, via social network, il ministro Boschi annuncia: "L'ultima parola sulle riforme sara' dei cittadini. Referendum comunque!". Secondo i maliziosi, una 'mossa' per evitare l'accusa di modifiche alla Costituzione fatte a suon di maggioranza. Il clima, quindi, resta teso. E non solo per la dura contrapposizione tra maggioranza e opposizione, che porta il solitamente 'pacato' capogruppo Pd Luigi Zanda ad alzare la voce in Aula e accusare i grillini di pronunciare "parole luride". Ma perche' anche all'interno degli stessi partiti che sostengono le riforme, Pd e FI in testa, resta alto il malumore.
Lo stesso leader azzurro, Silvio Berlusconi, 'silente' ufficialmente, non condivide fino in fondo la linea dura dettata da Renzi, che amplia i dubbi sulle reali intenzioni del leader Pd: mira al voto anticipato, e' la riflessione, ma cosi' rischia di andare a sbattere. Tuttavia, nessun passo indietro sulle riforme, FI manterra' la parola fino in fondo, e' la garanzia ribadita all'inquilino di palazzo Chigi, e tanto per assicurarsi che i dissidenti in casa forzista non facciano scherzi, l'ex premier incontra a palazzo Grazioli Fitto, che al Senato guida una pattuglia di almeno 7-9 senatori.
Un incontro, viene spiegato, lungo e proficuo ma che non viene definito risolutivo. Il gelo tra i due non e' piu' tale, viene ancora spiegato, ma i 'nodi' restano, con distanze di posizione per quel che riguarda la linea politica di Forza Italia (anche sulle riforme) e le modalita' di selezione della nuova classe dirigente (leggasi, primarie a tutti i livelli, leadership e premiership comprese). A fine giornata M5S avverte: "Se Napolitano resta sordo al grido di allarme nulla sara' piu' come prima".
Riforme: 'marcia sul Colle' e 'vaffa', la protesta dei frenatori
Senato: voto entro l'8 agosto Opposizione al Colle per protesta
- Roma, 24 lug. - Alla fine e' calata la ghigliottina, anzi la 'tagliola', come era ampiamente nelle attese. Contingentamento dei tempi del dibattito in aula al Senato sulle riforme, con l'obiettivo di arrivare a votare il ddl entro l'8 agosto.
Le opposizioni hanno subito reagito, e sono salite questa sera al Colle in segno di protesta. I pentastellati hanno inscenato un sit-in di protesta, seduti sul piazzale del Quirinale, con la fascia tricolore al braccio. I capigruppo di Sel, Lega e M5S sono stati ricevuti al Quirinale. Gianmarco Centinaio per il Carroccio, Vito Petrocelli in rappresentanza dei grillini e Loredana De Petris per Sel sono arrivati al Colle, insieme ai colleghi di partito, per protestare contro la decisione della maggioranza di contingentare i tempi sulle riforme.
Intanto il premier Matteo Renzi, in un'intervista a Alan Friedman che sara' trasmessa stasera su La 7, insiste sulla necessita' di fare presto le riforme. "Non mollo, basta con quelli che dicono no"", dice Renzi. "In Italia", sostiene il presidente del Consiglio, "c'e' un gruppo di persone che dice "no!" da sempre. E noi, senza urlare, diciamo "si'!". "Piaccia o non piaccia, le riforme le faremo!", aggiunge Renzi.