Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

Le Pubbliche Amministrazioni che intendano collocare in prepensionamento il personale in esubero dovranno richiedere preventivamente all'Inps la certificazione che gli interessati alla procedura perfezionino, attraverso la disciplina previgente al Dl 201/2011, la decorrenza del trattamento pensionistico entro il 31 Dicembre 2016. E' quanto ha precisato il messaggio Inps 4834/2014 pubblicato ieri sul sito dell'istituto.

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Com'è noto, secondo quanto stabilito dall'articolo 11, comma 2 del Dl 95/2012 come modificato dal Dl 102/2013 e ribadito di recente con la Circolare della Funzione Pubblica 4/2014, i lavoratori dichiarati in esubero a seguito dei piani di riduzione del personale approvati dalla Pubblica Amministrazione in cui prestano servizio possono essere collocati a riposo, con la vecchia disciplina di pensionamento, a condizione che riescano a perfezionare la decorrenza della prestazione pensionistica entro il 31 dicembre 2016.

L'Inps precisa con il messaggio 4834 che prima della risoluzione del rapporto di lavoro con il lavoratore l’Amministrazione deve chiedere alla sede Inps, territorialmente competente in base alla sede di servizio degli interessati, la certificazione del diritto a pensione e la relativa decorrenza in modo che sia accertata che quest'ultima avvenga entro il 31.12.2016.

Per rispettare la data di decorrenza del 31 dicembre 2016, il diritto con il c.d. sistema delle quote deve tener conto del regime delle decorrenze di cui alla legge 122/2010 (12 mesi di finestra mobile) e nell’ipotesi del raggiungimento della massima anzianità contributiva di 40 anni (che risulta perfezionata con 39 anni, 11 mesi e 16 giorni di servizio) è necessario altresì considerare l’integrazione introdotta dalla legge n. 111/2011 (posticipo della finestra mobile di ulteriori 1, 2 o 3 mesi in relazione alla maturazione della massima anzianità contributiva rispettivamente nell’anno 2012, 2013 o 2014). In pratica i lavoratori interessati alla disciplina sono coloro che hanno raggiunto il diritto a pensione entro il 30.12.2015 o i 40 anni di contributi entro il 30 settembre 2015.

L’Istituto provvederà al rilascio delle relative certificazioni nel termine di 30 giorni dall’invio degli elenchi del personale da parte delle Amministrazioni locali ovvero richiederà, nel medesimo termine, agli Enti le informazioni utili per il completamento della posizione assicurativa degli interessati. Una volta acquisiti tutti i dati necessari, la Sede rilascerà la certificazione del diritto sulla base della quale l’Amministrazione potrà procedere alla risoluzione del rapporto di lavoro, tenendo conto del regime delle decorrenze.

L'Inps precisa inoltre che la certificazione del diritto rilasciata avrà valore esclusivamente dichiarativo atteso che ricade nell’esclusiva competenza dell’Amministrazione l’individuazione delle condizioni prescritte per il riconoscimento delle posizioni eccedentarie o soprannumerarie. 

È stata confermata l'innovazione più grande della riforma, la norma che cancella, per tutti i rapporti a tempo determinato, senza distinzione tra primo contratto o successivo, l'obbligo di indicare le esigenze di carattere tecnico, organizzativo, produttivo che hanno indotto il datore di lavoro ad apporre una scadenza al contratto.

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Il contratto a termine potrà essere prorogato fino 5 volte e durare 3 anni senza alcun obbligo di apporre la causale per motivare il ricorso a questa forma contrattuale. E' stato convertito definitivamente in legge il decreto Poletti (Dl 34/2014) dopo una lunga corsa parlamentare che ha visto numerose e sostanziali modifiche rispetto al testo originario. La versione definitiva del decreto consente di stipulare accordi della durata massima di 3 anni togliendo l’obbligo di mettere nero su bianco le ragioni di tale scelta; l’intesa con l’occupato potrà subire, inoltre, 5 «allungamenti» in tutto, versione ridotta a Montecitorio rispetto al testo base del decreto, dove s’era stabilita una soglia di almeno 8 proroghe. Infrangere, però, il «tetto» del 20% dei modelli a termine (sul complesso degli assunti stabilmente) costerà caro, giacché la società sarà tenuta a pagare una multa pari al 20% dello stipendio del 21° dipendente «extra» per tutta la sua durata, che sale al 50% per gli ulteriori precari dal 22° in poi; tale limite, invece, non varrà per gli istituti pubblici e privati che operano nella ricerca, proprio in ragione della specificità dell’attività svolta.

Non concorrono al raggiungimento della soglia i contratti stipulati per ragioni sostitutive, quelli per esigenze stagionali, i contratti stipulati per l'avvio di nuove attività e quelli siglati con lavoratori over 55.

Ritocchi significativi anche per l’apprendistato, canale d’ingresso nel mercato per i giovani con meno di 29 anni. L’obbligo di stabilizzare il 20% degli apprendisti scatterà soltanto nelle aziende con oltre 50 unità. Per quanto riguarda le attività formative, ogni regione dovrà indicare «sedi e calendario» (e potrà anche avvalersi delle aziende per trasmettere competenze), nonché comunicare entro 45 giorni le modalità di svolgimento dei corsi. E sarà, infine, permesso sottoscrivere contratti di apprendistato a tempo determinato per gli incarichi di carattere stagionale.

L'esecutivo tiene comunque a precisare che l'intervento riformatore sul mercato del lavoro è solo all'inizio. Seguirà infatti un disegno di legge delega che completerà quel piano più ampio di revisione delle regole del mercato del lavoro che Renzi ha denominato «Jobs Act» per "rendere più stabile l’occupazione"; un contesto in cui troverà spazio in punto di forza della campagna del Pd, il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.

E se i precari di «lungo corso» e le mamme lavoratrici finiranno (per iscritto) nella corsia privilegiata in caso l’azienda sia nelle condizioni di stabilizzare i dipendenti, la regolarità contributiva delle imprese sarà a portata di clic, effettuata con un’interrogazione telematica presso le banche dati di Inail, Inps e Casse edili. È il voto di fiducia di ieri sera, nell’aula di Montecitorio, ad assicurare la conversione in legge del decreto 34/2014. (Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese) del ministro del welfare Giuliano Poletti.

Nel successivo «step» della riforma, si legge nel decreto al vaglio dei deputati, ci sarà la sperimentazione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, una previsione inserita nel corso del passaggio a palazzo Madama su insistenza del relatore Pietro Ichino (Sc): si tratta di un impegno preciso del governo a sottoporre a restyling un punto cardine delle disciplina dei rapporti di lavoro, vincolando l’inquadramento «sine die» a delle protezioni progressive per chi firmerà tale modello. Per ora, però, le maggiori correzioni si concentrano sulla formula a tempo determinato, perché seguendo un principio di maggiore flessibilità e puntando a incrementare le acquisizioni di personale.

Per quanto riguarda le attività formative, ogni regione dovrà indicare «sedi e calendario» (e potrà anche avvalersi delle aziende per trasmettere competenze), nonché comunicare entro 45 giorni le modalità di svolgimento dei corsi. E sarà, infine, permesso sottoscrivere contratti di apprendistato a tempo determinato per gli incarichi di carattere stagionale.

Cresce la mobilitazione contro la Riforma delle Pensioni Fornero. Esodati, ricongiunzioni onerose, quota 96 e maggiore flessibilità sono i temi caldi ai quali l'esecutivo è chiamato a dare una risposta.

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Nella scorsa settimana, complice anche l'avvicinarsi della tornata elettorale del 25 Maggio, è cresciuta l'attenzione dei partiti politici sui nodi irrisolti del sistema previdenziale attuale, un dibattito che vede contrapposti fortemente sindacati, partiti e governo e che finora è risultato sterile. Tanti annunci, buone intenzioni ma nulla di piu'. L'ultimo intervento che ha lambito il sistema previdenziale è avvenuto infatti con il governo Letta, con la legge di stabilità 2014 (legge 147/2013), che ha creato la cd. quinta salvaguardia per i lavoratori esodati ed ha limato qua e là alcune piccole storture della Riforma del 2011. Ma il bilancio per l'esecutivo Renzi sul capitolo previdenza, al netto degli annunci, può essere sintetizzato nel termine "non pervenuto". L'esecutivo mostra la sua debolezza anche sul fronte della proroga degli assegni di sostegno al reddito, competenza squisitamente ministeriale, sul quale i "freni" del dibattito-politico parlamentare non hanno influenza. Ma tant'è.

Non c'è da stupirsi quindi se in oltre 12 città la scorsa settimana si è tenuto il sit-in "Rsu contro la Riforma Fornero" promosso da un folto gruppo di lavoratori e rappresentanti sindacali di circa 300 fabbriche, tra cui Electrolux ed Hera che da un anno si sono mobilitati - con una petizione online che ha già superato le 3.000 firme - per protestare contro le modifiche al sistema previdenziale create dalla Riforma Fornero del 2011.

L'obiettivo delle proteste sarebbe quello di far cambiare rotta al governo Renzi, intervenendo soprattutto sull'eta pensionabile, che i promotori vogliono ripristinare a 60 anni, o con 40 anni di contributi; chiedono inoltre la rivalutazione degli assegni che "presto saranno a livello da fame, meno del 50% dell'ultimo stipendio"; maggiori garanzie contributive per disoccupati, licenziati e precari; e poi chiedono la riforma dei lavori usuranti perchè "non è possibile che un addetto alla linea di catena non possa andare in pensione prima di 60-61 anni" denuncia Augustin Bruno Breda, coordinatore nazionale del movimento "All'Elecrolux di Susegana (Treviso) in fabbrica ci sono persone di 60 anni in catena di montaggio, vi pare possibile? La colpa dell'impennata della disoccupazione è anche della Fornero, che impedisce ai "vecchi" di andare a casa, e lascia figli e nipoti senza lavoro".

A Roma una delegazione guidata da Fabrizio Pilotti è stata ricevuta da Luigi Casa, capo di gabinetto del Ministero del Lavoro che ha ricordato che la Riforma Fornero non potrà essere cambiata nel senso indicato dai lavoratori. Il Governo tuttavia dovrà smussarla per risolvere i punti di maggiore criticità come i lavori usuranti e risolvendo, caso per caso, l'enorme questione degli esodati.

Renzi assicura che il prossimo anno ci sarà un intervento per estendere il beneficio degli 80 euro a pensionati, incapienti e partite Iva. Morando: possibile un intervento aggiuntivo sulle pensioni d'oro.

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Renzi in una intervista rilasciata a Radio24 ricorda che il governo non ha inserito nella platea dei beneficiari anche incapienti, partite Iva e pensionati ma ribadisce la sua promessa di provvedere entro l'autunno: «Riusciremo a farlo con la legge di stabilità, nel settembre-ottobre 2014 per il 2015». Il primo ministro si dichiara ottimista anche se nei giorni scorsi i dati diffusi sul Pil non sono stati per nulla rassicuranti: "Non diciamo che la crisi sia finita ma i segnali di ripresa sono importanti". I dati del Pil sono in linea con quelli della Francia, «ma dobbiamo accelerare sulle cose necessarie per il rilancio». Il Premier sottolinea "i 74mila posti di lavoro in più, i mutui che tornano a crescere del 18 per cento", insomma degli elementi per far sperare in un cambio di direzione ci sono e sono legate al proseguire sulla strada delle Riforme: "Dieci anni fa la Germania ha fatto quel che noi non abbiamo fatto e che dobbiamo fare ora con la riforma della Pubblica amministrazione e del lavoro".

Il governo - conferma il ministro dell'Interno e leader Ncd, Angelino Alfano - lavorerà per evitare una manovra bis «però intanto abbiamo fatto delle cose che servono per i mesi a venire». Di certo, se il trend non s'inverte, il quadro previsionale andrà rivisto già in estate e comunque in settembre con la Nota di aggiornamento del «Def». Lo ammette il sottosegretario all'Economia, Enrico Zanetti: «È evidente che se il trend continua a rimanere sotto le stime presenti nel Def i conti vanno rifatti, questo è oggettivo. Però abbiamo in mano degli elementi che ci portano a ritenere che il risultato finale sulla crescita sarà rispettato».

Pensioni d'oro - Intanto nei giorni scorsi il viceministro all'Economia Enrico Morando lancia la possibilità di inserire in contributo sulle pensioni d'oro per estendere anche ai pensionati il bonus Irpef da 80 euro mensili. E' quanto ha affermato il viceministro nella replica sul decreto Irpef alle commissioni Bilancio e Finanze del Senato. «Relativamente all'esclusione dal bonus dei pensionati» - ha detto Morando – è auspicabile che «un intervento in favore delle pensioni più basse possa trovare copertura finanziaria attraverso misure di solidarietà interne al sistema previdenziale, per esempio chiedendo un contributo a pensioni di importo estremamente elevato e acquisite sulla base di rivalutazioni del monte contributivo del tutto disancorate rispetto ad altri regimi pensionistici». Contrario però il Ncd che con la voce di Maurizio Sacconi fa sapere che «Il Nuovo Centrodestra non potrebbe rimanere al Governo un minuto oltre quella tassazione delle pensioni» ipotizzata da Morando.

Damiano approva la linea del ministro Poletti che ieri ha annunciato la possibilità di introdurre un anno di anticipo della pensione per gli over 60 disoccupati. 

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"La questione previdenziale sta assumendo aspetti di vera emergenza sociale. Ci sono problemi che richiedono interventi urgenti, come le ricongiunzioni, la “quota 96″ degli insegnanti e il problema dei macchinisti delle ferrovie. Problemi veri, che interessano un numero limitato di cittadini, riconosciuti da tutti e che creano un profondo disagio sociale, ma per i quali non si vede ancora un convinto investimento politico del Governo". E' quanto ribadisce l'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, che torna a chiedere a gran voce un'accelerazione sui problemi che interessano milioni di cittadini italiani. Intanto ieri sul tema delle pensioni si è registrata l'apertura del Ministro Giannini che ha affermato una soluzione al problema dei quota 96 della scuola dopo la tornata delle europee prevista il prossimo 25 Maggio.

Per Damiano bisogna comunque risolvere i problemi che riguardano una platea più ampia di lavoratori: "penso al tema degli “esodati” ed a quello del ritorno a criteri universali di flessibilità e di gradualità nel sistema pensionistico. Il ministro Poletti ha parlato di un anticipo della pensione, per gli over 60, fino ad un anno e mezzo. Si tratta di una prima apertura e di un segno di attenzione al problema, ma temo che non basti a risolvere situazioni di lavoratori che si sono visti spostare in avanti anche di 6 anni l’agognato traguardo della pensione. Le soluzioni più efficaci sono due: il ritorno alle quote del 2007, rivisitate all’alto; un criterio di flessibilità compreso tra i 62 ed i 70 anni, accompagnato da una penalizzazione massima dell’8%. Mi auguro che al Governo non venga in mente di rimettere nuovamente mano alle pensioni in essere, come sembra ipotizzare il viceministro Morando: sono argomenti che vanno trattati con cura e con argomenti solidi e ben documentati se non si vuole sottoporre a stress continuo milioni di pensionati" ha concluso l'ex ministro.

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