Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

La circolare della Fondazione studi dei Consulenti del lavoro mostra le perplessità relative al bonus irpef di 80 euro approvato da Renzi. Da chiarire il trattamento per chi ha reddito ma non un impiego.

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Ormai è chiaro. Dal bonus di 640 euro l'anno sono esclusi i pensionati, mentre i redditi determinati da forme di previdenza complementare rientrano tra quelli che danno diritto all'agevolazione. L'incongruenza emerge dalla circolare della Fondazione studi dei Consulenti del lavoro che ha approfondito gli effetti del decreto irpef approvato da Renzi. «Lascia perplessi – si legge nel provvedimento – la circostanza che sono destinatari del credito anche coloro che siano titolari di una prestazione pensionistica di cui al Dlgs 124/1993 – anche senza necessariamente svolgere o aver svolto nel corso del 2014 un'attività di lavoro – atteso che per espressa volontà legislativa e politica sono stati esclusi dal credito i titolari di reddito da pensione in genere».

La fondazione esprime dubbi anche in merito alla possibilità di poter fruire del bonus se nel 2014 si percepisce un reddito da lavoro dipendente ma non si lavora. Sul punto c'è una incongruenza "perché il decreto legge prevede che il reddito sia rapportato al periodo di impiego nell'anno". Pertanto dovrebbe essere escluso chi ha perso il lavoro nel 2013 e da quest'anno 2014 percepisce un'indennità o un ammortizzatore sociale, perchè ha un reddito ma non lavora. Secondo i Consulenti del lavoro il dubbio a questo riguardo dovrebbe essere risolto positivamente tenendo conto proprio dell'anomalia relativa ai pensionati. Nel senso che se il bonus spetta al titolare di una prestazione di previdenza complementare che quindi non lavora, allora il «periodo di lavoro» a cui fa riferimento la norma non va inteso come periodo di svolgimento dell'attività ma di maturazione del reddito che dà diritto all'agevolazione. La fondazione auspica un chiarimento sulla questione nelle prossime settimane.

Intanto su questo fronte torna a farsi sentire Forza Italia: Il governo ''si e' dimenticato dei pensionati, certamente. Perche' non solo non prenderanno il bonus di 80 euro, ma dovranno pagare un'imposta sulla casa che e' stata triplicata rispetto a quella del governo Monti - noi l'avevamo abrogata del tutto- e dovranno anche pagare piu' imposte sugli interessi che le banche o la posta danno sui loro risparmi di tutta una vita''. E' quanto ha affermato Silvio Berlusconi. ''Lo dico in maniera impegnativa: quando il nostro movimento avra' di nuovo la responsabilita' di governo, una delle primissime cose che faremo nel primo Consiglio dei ministri sara' aumentare le pensioni minime a 800 euro - promette Berlusconi - . E probabilmente (stiamo facendo i conti con il bilancio pubblico) anche a 1.000 euro''.

Il tavolo di confronto tra Ministero ed Inps dovrà mettere nero su bianco le proposte per risolvere il problema degli esodati.

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Partirà oggi alle 17 e 30 il tavolo di confronto al Ministero del Lavoro tra esponenti del governo e delle parti sociali con l'obiettivo di una verifica della situazione che riguarda i lavoratori salvaguardati. L'incontro è stato chiesto dal presidente della commissione Lavoro Cesare Damiano. Al tavolo parteciperanno le due Commissioni di Senato e Camera, Ministro del lavoro, Ragioneria dello Stato e Inps, per cercare di raggiungere un accordo definitivo al problema esodati. 

L'appuntamento parte in realtà sottotono perchè c'è piu' del semplice sospetto che l'iniziativa sia solo uno spot elettorale in vista dell'appuntamento europeo del 25 maggio prossimo. Dal canto loro gli esodati si sono dati appuntamento sotto al Dicastero di Via Veneto per far sentire la propria voce: "Anche questa volta- dice Giuliano Colaci, del comitato esodati di Roma e Lazio - saremo in via Veneto con un presidio di esodati provenienti da tutta Italia per manifestare il nostro disagio, nella speranza che si possa quanto prima risolvere in modo strutturale e definitivo all'insegna dell'equita' e della giustizia".

E a ribadire la necessità di un intervento strutturale sulle pensioni torna anche il segretario della Cgil, Susanna Camusso che, dal palco della kermesse di Rimini in cui si svolge il XVII congresso nazionale chiede l'avvio di "una vera e propria vertenza sulle pensioni. Che abbia al centro una prospettiva dignitosa per i giovani, i precari, ovvero il tema della ricostruzione della pensione basata sulla previdenza pubblica”, che “reintroduca certezze e libertà di scelta”.

Il tavolo di confronto si spera possa individuare una soluzione strutturale (e le relative risorse) ad almeno tre grandi problemi creati con la Riforma Fornero del 2011: prima di tutto la questione esodati in quanto sono molte ancora le persone rimaste fuori dalla tutela offerta dai cinque provvedimenti di salvaguardia; una soluzione per il comparto della scuola che ha visto la brusca interruzione del progetto di legge Ghizzoni/Marzana nelle ultime settimane; l'introduzione di strumenti per una maggiore flessibilità in uscita per consentire a chi ha perso il lavoro anche dopo il 2012 di fruire un sistema di anticipo dell'età pensionabile.

II sottosegretario Bellanova al Convegno della Cgil a Rimini indica la necessità di riformare il sistema pensionistico ripartendo dall'accordo Prodi del 2007.

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II sistema contributivo e la discontinuità lavorativa saranno un mix micidiale per i giovani che avranno una pensione "da fame". Anche se loro oggi non lo sanno. Per questo bisogna puntare sul "lavoro di qualità", discutere di "un modello di sviluppo", in modo da assicurare anche alle nuove generazioni un trattamento dignitoso. "Dobbiamo ripartire dal protocollo sul welfare del governo Prodi e del ministro Damiano" del 2007, "che aveva posto un tasso di rendimento non inferiore al 60%, come rapporto tra retribuzione e pensione, ha detto il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova: "Da lì dobbiamo ripartire se non vogliamo che le prossime generazioni abbiano pensioni da fame".

Così il sottosegretario intervenendo al dibattito "Pensionato chi? Finiremo tutti e tutte non più pensionabili", organizzato nell'ambito delle Giornate del lavoro della Cgil, Bellanova indica il bisogno di "immaginare un sistema che non può prevedere una contrapposizione tra lavoratori e pensionati, perchè non è con il pensionamento anticipato di qualche anno che abbiamo risolto il problema". Ma, appunto, con la necessità di "discutere di un modello di sviluppo" e di "produrre lavoro di qualità", che significa anche contrastare il lavoro nero. Lo stesso ex premier Romano Prodi, poi presente ad un'altra iniziativa delle Giornate del lavoro, interpellato al riguardo, si limita a dire che "c'era passione e anche realismo, cioè si potevano fare quelle cose, oggi non so", ma "guai a mettersi nei panni di chi deve governare e a fare le prediche quando la situazione così difficile".

All'iniziativa sulle pensioni partecipa anche il commissario straordinario Vittorio Conti: il sistema previdenziale italiano "è ora sostenibile" ma, evidenzia, "è assolutamente fondamentale perchè regga che il Paese riprenda a crescere".

II tavolo sugli esodati dovrà riesaminare il tutto. Lo spirito è riuscire a capire cosa ancora è possibile fare e mettere ordine, considerando i diversi provvedimenti che talvolta si sono sovrapposti. Lo ha detto il commissario straordinario dell'Inps Vittorio Conti.

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I lavoratori inseriti nei 5 provvedimenti di salvaguardia sono 162.130 e hanno diritto al procedimento di verifica. Sulle prime due salvaguardie sono state rilasciate 87.782 certificazioni. Le pensioni liquidate sono 41.087.

Sempre sul fronte della previdenza la Camusso torna a chiedere una revisione della Riforma del 2011: "L'allungamento dell'età pensionabile  deve essere ripensato, così  "e' insopportabile" soprattutto per  le donne, ha detto il segretario della Cgil, Susanna Camusso durante le Giornate del lavoro, in corso a Rimini.  "Due anni fa e' stata fatta una riforma delle pensioni che ha immobilizzato il mercato del lavoro, con la conseguenza di un aumento di disoccupazione soprattutto per i giovani", ha spiegato Camusso.

Dalla kermesse di Rimini anche il sottosegretario al lavoro, Teresa Bellanova, apre ad alcune modifiche: "Il sistema contributivo e la discontinuita’ lavorativa rischiano di riservare ai giovani una pensione “da fame”. Per questo bisogna puntare sul “lavoro di qualita’”, discutere di “un modello di sviluppo”, in modo da assicurare anche alle nuove generazioni un trattamento dignitoso. “Dobbiamo ripartire dal protocollo sul welfare del governo Prodi e del ministro Damiano” del 2007, “che aveva posto un tasso di rendimento non inferiore al 60%” (rapporto tra retribuzione e pensione), ha detto Bellanova: “Da li’ dobbiamo ripartire se non vogliamo che le prossime generazioni abbiano pensioni da fame”.

Intervenendo al dibattito “Pensionato chi? Finiremo tutti e tutte non piu’ pensionabili”, organizzato nell’ambito delle Giornate del lavoro della Cgil, Bellanova indica il bisogno di “immaginare un sistema che non puo’ prevedere una contrapposizione tra lavoratori e pensionati, perche’ non e’ con il pensionamento anticipato di qualche anno che abbiamo risolto il problema”.

Si va verso l'introduzione di una sanzione pecuniaria per le imprese che non rispetteranno la soglia del 20% dei contratti precari (sul complesso di quelli a tempo indeterminato), piuttosto che l'inserimento dell'obbligo di assunzione stabile della «quota eccedente» di lavoratori. E torna di nuovo l'altolà alla formazione obbligatoria per apprendisti, erogata dalle regioni, anche perché «il governo sta esaminando la norma, in relazione alla sua correttezza rispetto alla disciplina europea».

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Sono questi i capitoli che saranno al centro dell'esame del Senato, alla Commissione lavoro, punti sui quali secondo il relatore Pietro Ichino (Sc), «su cui c'è l'accordo di maggioranza per la presentazione e l'approvazione di proposte di modifica», insieme a una probabile esenzione dal «tetto» del 20% dei contratti a termine gli enti di ricerca, per la quale l'esecutivo sta cercando una formulazione da inserire nel testo.

E se l'allentamento dei vincoli per le aziende in tema di assunzioni vede in prima linea il Ncd del presidente dell'organismo parlamentare, Maurizio Sacconi, la capogruppo del Pd Annamaria Parente riferisce che i tecnici di palazzo Chigi «stanno valutando il tema dell'offerta formativa pubblica per l'apprendistato», così come introdotta dai deputati in prima lettura, ossia prevedendo che le regioni debbano informare «entro 45 giorni dalla comunicazione di instaurazione del rapporto, le modalità per usufruire» del percorso di apprendimento, ma se ciò non avverrà, le imprese non avranno ulteriori oneri; al tal proposito, Ichino solleva la necessità di verificare la compatibilità con le norme Ue sullo specifico aspetto della «clausola di esclusione» dall'obbligo, nel caso in cui le amministrazioni non diano notizia sulle modalità per fruire dell'iter per l'acquisizione delle competenze.

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