Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

E' partita la cosiddetta "Campagna red", con la quale l'Inps chiede ai pensionati di comunicare se oltre alla pensione hanno avuto nel 2013 altri redditi (personali e familiari), che - a seconda della loro misura - potrebbero modificare l'importo della pensione o farla perdere del tutto. La richiesta non riguarda tutti i pensionati, ma è rivolta solo a quelli  che hanno la pensione il cui importo dipende, in tutto o in parte, dal proprio reddito personale o coniugale. Si tratta, ad esempio, di persone che hanno la pensione integrata al minimo, vedove che hanno la pensione ai superstiti che deve essere ridotta in presenza di particolari redditi.

{div class:article-banner-left}{/div}

Interessati anche i pensionati che riscuotono l'assegno per il nucleo familiare e la cosiddetta quattordicesima; ma anche i titolari di pensioni e assegni sociali e le persone che hanno le prestazioni di invalidità civile. La comunicazione deve essere presentata all'Inps entro il 30 giugno soltanto attraverso il mezzo telematico. Ci sono due possibilità: contattare direttamente l'Inps, oppure rivolgersi a intermediari esterni.  Nel primo caso è sufficiente collegarsi direttamente all'Inps seguendo il percorso indicato dalla procedura. Occorre denunciare il proprio codice fiscale e il codice segreto Pin per poter essere riconosciuto dall'Inps e abilitato a fare l'operazione. Nell'altro caso si può chiedere l'aiuto gratuito dei Caf o dei professionisti abilitati come i consulenti del lavoro.

È necessario portare la lettera di invito dall'Inps nella quale è inserita una stringa, riportata con codici a barre, che contiene tutte le informazioni personalizzate di ogni interessato. Non rispondere significa avviare il blocco della pensione e poi la richiesta di restituzione delle somme indebite.

L'Inps aggiorna la tabella riepilogativa delle pensioni liquidate in regime di salvaguardia. In totale l'istituto ha certificato 88.782 posizioni  su 162.130 salvaguardati

{div class:article-banner-left}{/div}

Secondo il rapporto aggiornato allo scorso 6 maggio, l'Inps ha certificato complessivamente 88.782 posizioni ed ha provveduto alla liquidazione di 42.430 pensioni in regime di salvaguardia su un totale di 162.130 soggetti che complessivamente possono accedere alla cinque salvaguardie varate sino ad oggi. 

A buon punto le procedure per la prima salvaguardia, individuata dal decreto legge 201 del 2011. L'Inps mostra di aver effettuato 64.153 certificazioni e liquidate 35.429 pensioni su un totale di 65 mila potenziali interessati.

Restano ancora bassi i numeri per la seconda salvaguardia in cui sono state effettuate solo 16.303 certificazioni e sono state liquidate 3.385 pensioni a fronte di un totale di 55 mila posizioni salvaguardate. A pesare sono soprattutto le operazioni di salvaguardia dei lavoratori mobilità ordinaria del predetto contingente: su 40.000 potenziali beneficiari le certificazioni sono state solo 6.511, meno di un terzo degli aventi diritto.

Relativamente alla terza salvaguardia l'Inps ha certificato 6.933 posizioni ed ha provveduto alla liquidazione di 3.327 pensioni a fronte di un potenziale di 16.130 soggetti salvaguardati. L'Istituto ricorda che le pensioni liquidate sono quelle che hanno decorrenza fino al gennaio 2014 e di conseguenza il numero sarà destinato ad incrementarsi nel corso dei mesi in relazione al raggiungimento della data di accesso al pensionamento da parte dei beneficiari; inoltre, secondo l'Istituto, le certificazioni sino ad oggi effettuate riguardano i soggetti con decorrenza della pensione dal 2013 in poi.

Con riferimento alla quarta salvaguardia l'Inps ha provveduto anche a certificare 1.383 posizioni (700 in favore dei lavoratori cd. in congedo e 683 in favore dei cessati dal servizio con risoluzione unilaterale del rapporto) ed ha provveduto alla liquidazione di 289 pensioni su un contingente complessivo di 9mila persone.

Nulla invece per la quinta salvaguardia i cui termini per la presentazione delle istanze sono ancora aperti; la scadenza è prevista per il 16 Giugno.

Complessivamente l'Inps ha dunque certificato il 55% circa delle posizioni ed ha provveduto alla  liquidazione di circa il 26 % degli aventi diritto.

Si è tenuto il primo incontro al ministero del Lavoro tra Inps, Commissioni Parlamentari e Governo per affrontare la questione esodati e l'individuazione di una soluzione strutturale.

{div class:article-banner-left}{/div}

E' stato avviato il tavolo di confronto al Ministero del Lavoro, coordinato dallo stesso Giuliano Poletti, sul nodo esodati. La volontà delle parti è quella di trovare una soluzione strutturale al tema dopo i cinque distinti provvedimenti che hanno creato molte difficoltà per gli operatori del settore. L'idea emersa in questo primo tavolo di confronto (ne seguiranno infatti altri nelle prossime settimane) è quella di procedere ad una ricognizione su tutte le situazioni critiche che si sono aperte anche nel biennio successivo all'entrata in vigore dei nuovi requisiti. Un esame che dovrà portare alla definizione di proposte finanziariamente sostenibili da presentare all'esame del Governo.

A margine dell'incontro il ministro Poletti non ha nascosto le difficoltà sulla quantificazione degli esodati: "sono tante e diverse fattispecie, tante situazioni sul piano previdenziale talmente diverse le une dalle altre che alla fine producono una oggettiva difficoltà ad identificare l'area dei soggetti, il perimetro a cui si può applicare una norma".

Secondo Maurizio Sacconi, capogruppo Ncd al Senato, "è necessaria, oltre al rafforzamento delle politiche per l'invecchiamento attivo, una correzione strutturale della riforma Fornero che consenta, entro certi limiti, un pensionamento anticipato rispetto alla nuova eta disposta dalla riforma in termini compatibili con i vincoli di finanza pubblica''. ''La riforma Fornero - spiega Sacconi - si e' rivelata troppo rigida tanto che, dalla sua approvazione, sono state impegnate risorse pubbliche per 11 miliardi e mezzo con lo scopo di salvaguardare in base alle pre vigenti regole previdenziali coloro che in buona fede avevano accettato volontariamente una uscita precoce dal rapporto di lavoro. L'errore e' consistito soprattutto nella mancata previsione di una fase transitoria tra il vecchio e il nuovo regime. Il brusco innalzamento dell'eta' di pensione di persone gia' anziane, che non ha uguali in Europa, determina in molti un possibile impoverimento in quanto privi sia di reddito che di pensione''.

Ancora incerte però le prossime mosse; non c'è infatti al momento una tabella di marcia definita: il confronto potrebbe integrare e correggere le norme contenuti del ddl "base" della Camera approvato a Marzo.

Si amplia la possibilità di ricorrere al prepensionamento per i dipendenti pubblici in esubero nella propria amministrazione; le uscite non potranno essere utilizzate per fare spazio a nuovi assunti più giovani, ma dovranno servire a ridurre stabilmente il personale e generare risparmi di spesa.

{div class:article-banner-left}{/div}

Con la circolare della funzione pubblica 4/2014 firmata dal Ministro Marianna Madia vengono nuovamente fissate le modalità di attuazione delle norme a suo tempo varate nel Dl 95/2012 e poi modificate con il Dl 102/2013. Si tratta dei provvedimenti di spending review varati dal Governo Monti in base ai quali è possibile applicare ai lavoratori delle amministrazioni pubbliche le regole pensionistiche antecedenti alla riforma Fornero nell’ambito delle procedure di mobilità, per smaltire gli esuberi risultanti dai piani di riduzione del personale approvati dalle Pa.

La circolare 4/2014, come già anticipato nella pagine di Pensioni Oggi nei giorni scorsi, segue peraltro un medesimo provvedimento della Funzione Pubblica del 2013 (Circolare della Funzione Pubblica 3/2013) e specifica che le pubbliche amministrazioni, regioni ed enti locali compresi, hanno la possibilità di collocare in pensione i lavoratori in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi validi utili a perfezionare la decorrenza della prestazione pensionistica, secondo le vecchie regole, entro il 31 dicembre 2016. Nel provvedimento si ribadisce, fra l'altro, che il collocamento in "prepensionamento" in deroga alla disciplina vigente non è un diritto soggettivo del lavoratore, bensì di una scelta che opera l'Amministrazione nel contesto dei piani di razionalizzazione degli assetti organizzativi e di riduzione della spesa di personale. Pertanto non può essere invocato unilateralmente dal lavoratore pubblico.

La platea interessata - La norma originaria del 2012 individuava una platea di 24.000 dipendenti teoricamente in esubero, 11 mila nello Stato centrale e 13 mila negli enti territoriali. Di questi circa 8.000 avrebbero già maturato i requisiti per l’uscita entro il 31 dicembre 2011, data limite prima dell’entrata in vigore della riforma Fornero, preferendo però restare al lavoro. Altri li avrebbero maturati nel 2012 e nel 2013, in modo da poter conseguire la pensione (determinata con le vecchie regole e quindi anche con le “finestre” di un anno) entro il 2014. Poi un successivo decreto legge 102/2013 ha spostato la scadenza finale per l’operazione al 31 dicembre 2016, creando quindi ulteriori spazi.

Di conseguenza si stima che i lavoratori coinvolti possano raggiungere e superare le 20 mila unità; in ogni caso le cifre dipenderanno dalle scelte concrete delle amministrazioni, che poi dovranno verificare con l’Inps le posizioni degli interessati prima di metterli a riposo. Alcune migliaia di posti sono già stati “prenotati” dagli stessi Inps e Inail, nell’ambito dei propri processi di riorganizzazione.

I requisiti per l’uscita sono quelli in vigore fino al 2011, per i quali era poi previsto un successivo e graduale aggiornamento: per quest’anno sono richiesti 65 anni e 3 mesi (con 20 di contributi) per l’uscita di vecchiaia oppure, per l’anzianità, 40 anni di contributi indipendentemente dall’età o ancora la quota 97, con un minimo di 61 anni e 3 mesi di età e di 35 di contributi. Requisiti che vanno raggiunti almeno con 12 mesi di anticipo (15 per i cd. "quarantisti") per rispettare il vincolo della decorrenza della prestazione entro il 31 Dicembre 2016. 

"NonStiamoSereni" è lo slogan della campagna avviata a livello nazionale dai sindacati pensionati di Cgil Cisl Uil e che, ieri è partita in tutta Italia. 

Una cartolina (ma anche un hashtag da utilizzare sui social network), indirizzata al presidente del Consiglio Renzi da spedire in massa a Palazzo Chigi entro il mese di giugno per ribadire le richieste che potrebbero migliorare le condizioni di anziani e pensionati e che, finora, sono rimaste inascoltate.

{div class:article-banner-left}{/div}

"Un welfare pubblico e solidale, lotta agli sprechi e ai privilegi, riduzione della tassazione sui pensionati che stanno pagando un conto durissimo alla crisi perdendo, negli ultimi 10 anni, il 10% del proprio potere d'acquisto e che sono stati ingiustamente esclusi dalla manovra sugli 80 euro mensili prevista a favore dei lavoratori dipendenti. Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uil Pensionati che, nella nostra regione, rappresentano circa 300 mila iscritti, hanno stampato 200mila cartoline - in tutta Italia saranno più di un milione - con su scritte le proprie rivendicazioni e sulle quali sarà possibile raccogliere le firme dei cittadini che aderiranno alla petizione".

"In difesa dei diritti dei pensionati, ma anche dei giovani senza lavoro e dei non autosufficienti, per uno stato sociale adeguato, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil Pensionati di Roma e del Lazio invitano pensionate e pensionati, giovani, lavoratrici e lavoratori a sostenerli nella raccolta firme e a firmare e far firmare le cartoline che saranno distribuite sui territori nei banchetti che verranno allestiti nelle piazze e nei mercati dei principali centri della regione".

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati