Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

La riforma della Pubblica Amministrazione dovrebbe però avvenire in due fasi. La prima, con un decreto, che potrebbe essere approvato già entro la settimana. La seconda, di portata più ampia, verrebbe affidata a un disegno di legge delega.

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Ancora attraverso i social network, il Presidente del Consiglio torna ad annunciare l'avvio della Riforma della Pubblica Amministrazione. A breve si conosceranno i primi dettagli ufficiali su un provvedimento atteso da diverse settimane. La tabella di marcia, quindi, pare rispettata.

I provvedimenti sono sono stati scritti nero su bianco la scorsa settimana nell'incontro che si è tenuto a Palazzo Chigi a cui ha partecipato Marianna Madia, ministro della Pubblica Amministrazione. La riforma della Pa sarà probabilmente affidata a due provvedimenti, un decreto legge che sarà approvato a breve, in Consiglio dei ministri, l'altro, un disegno di legge delega, avrà una portata piu' ampia e dovrà contenere una revisione anche dei principi generali del funzionamento della macchina burocratica italiana.

Proprio in questa seconda fase potrebbe trovare ingresso il progetto della staffetta generazionale, un'idea che ha alla base l'obiettivo di far uscire dal lavoro i dipendenti vicini alla pensione e favorire l'ingresso di nuove leve piu' giovani. Operazione complessa sulla quale i sindacati frenano preoccupati che con il provvedimento si vogliano in realtà mascherare l'avvio di licenziamenti in massa. I sindacati sarebbero comunque disponibili ad un allargamento dell'esonero dal servizio, procedura che consiste nella sospensione dal lavoro nei 5 anni che precedono il momento di andare in pensione.

Nella legge delega troverà spazio anche un maggior ricorso alla mobilità interna alla Pubblica amministrazione. Dirigenti e dipendenti potranno essere destinati, a seconda delle necessità, a trasferimenti o a distacchi in altri dipartimenti dell' amministrazione pubblica per coprire quelle aree a carenza di personale. 

Nel decreto dovrebbe invece esserci il vincolo della parte variabile dei compensi dei dirigenti della Pa ai risultati economici del Paese. Bonus che sarebbero quindi legati all'andamento del Pil o di altri dati macroeconomici dell'Italia: se il Paese cresce, cresce anche la retribuzione. Renzi sta anche valutando l'inserimento di un limite di tempo per ogni incarico apicale.

Da escludere invece un intervento sulle pensioni in larga scala. L'idea di Poletti di introdurre il prestito pensionistico, magari solo quello "soft" che interesserebbe i lavoratori attualmente impiegati che prevede l'anticipo di un anno nell'accesso alla pensione, dovrà essere studiato attentamente nelle prossime settimane e pertanto non sarà inserito nel decreto legge sulla Pa.  

L'Ex ministro del Lavoro Cesare Damiano (Pd) precisa che il 7 maggio prossimo prenderà avvio il tavolo sul tema degli “esodati”. "È positivo il fatto che il ministro Poletti abbia raccolto la nostra proposta e che, per la prima volta, si confrontino ministero del Lavoro, dell’Economia, i vertici dell’Inps e le Commissioni lavoro di Camera e Senato.

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In questo modo si eviteranno rimandi e scarichi di responsabilità, soprattutto quando si tratterà di trovare le coperture finanziarie, se si vorrà trovare una soluzione definitiva al problema. Ormai non c’è più tempo da perdere. Anche per il Premier Matteo Renzi è giunto il momento di assumere questo tema tra le priorità dell’azione di Governo, dopo aver promesso di volerlo risolvere. La Commissione lavoro della Camera ha già predisposto un testo di legge unificato e sono state depositate altre proposte sulla flessibilità di uscita dal lavoro verso la pensione. Chiederemo al Governo di prenderle in considerazione" afferma Damiano.

Si susseguono le ipotesi per risolvere in via strutturale il problema. Il Ministro Poletti lancia l'idea di un congedo anticipato di un anno rispetto all'età pensionabile.

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L'idea del prestito pensionistico dell'ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini è stata rispolverata dal suo successore, Giuliano Poletti. Parliamo del tentativo di rimediare ai guasti della riforma previdenziale della Fornero approvata in fretta e furia nel Dicembre 2011 ed entrata in vigore il 1° Gennaio 2012. L'ipotesi è quella di realizzare uno scivolo per mandare in pensione i disoccupati e gli esodandi a cui mancano pochi anni al conseguimento dei requisiti previsti dalla Riforma Fornero. 

Sono diverse le proposte che saranno discusse nei prossimi giorni tra Palazzo Chigi, Via Veneto ed Inps. Ma l'idea è sempre quella di consentire al lavoratore di accedere ad una sorta di pensione anticipata, con oneri a carico delle aziende esodanti e/o dello Stato, con la promessa che, una volta conseguita l'età pensionabile, il lavoratore restituirà con una decurtazione entro i 50-60 euro al mese, le somme percepite in anticipo. I tecnici per esempio hanno già delineato i potenziali beneficiari: persone che hanno raggiunto almeno 62 anni e 3 mesi di età e 37 anni di contributi. Potenzialmente, sono 700 mila i lavoratori prossimi al riposo che potrebbero essere coinvolti in questa operazione. Si tratta di esodati, esodandi e disoccupati di lunga durata colpiti in pieno dalla crisi che non riescono piu' a essere reinseriti nel mondo del lavoro. Da alcune simulazioni, emerge che un piano di questa portata costerebbe circa 2,2 miliardi all'anno allo Stato.

Ma al dossier a cui si lavora a Palazzo Chigi contempla anche un'ipotesi piu' soft, destinata a tutelare solo i lavoratori in attività. Le aziende e i lavoratori potrebbero raggiungere un accordo sui generis, con l'adesione dell'Inps, attraverso il quale si potrebbero collocare in pensione i dipendenti a cui manca un anno al compimento dell'età pensionabile. Con oneri solo a carico delle aziende esodanti e dei lavoratori interessati. L'azienda verserebbe circa 5mila di contributi per i 12 mesi mancanti alla pensione; l'Inps erogherebbe subito la prestazione pensionistica e il lavoratore restituirebbe all'Inps tale importo nel tempo con una decurtazione di circa 20 euro al mese.  "Ci sono tante imprese che sarebbero disponibili ad anticipare una buonuscita perché hanno bisogno di ricambio" ha spiegato Poletti nelle scorse settimane.

Il Premier: "Più merito, più mobilità, più qualità sono le parole chiave. Studieremo la possibilità che i dirigenti pubblici vengano valutati per i meriti anche dal personale e dai colleghi".

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Si susseguono gli incontri tra Matteo Renzi, i ministri Marianna Madia e Maria Elena Boschi, il sottosegretario Graziano Delrio e diversi tecnici per mettere a punto i dettagli dell'intervento di riforma della Pa che il premier vuole varare entro questa settimana. Un nuovo intervento questa volta dedicato alla Pubblica Amministrazione che sicuramente riguarderà la dirigenza, ha fatto intendere lo stesso premier Matteo Renzi nei giorni scorsi.

Su questo fronte non dovrebbero essere introdotti nuovi scaglioni retributivi, come si era ipotizzato i un primo momento, ma dovrebbe ancorarsi parte della retribuzione alle performance del Paese. Che tradotto significa predisporre una prima mini-riforma dei criteri di premialità della dirigenza legando parte dell'ammontare dei riconoscimenti economici al realizzarsi di indicatori macro come in primo luogo l'andamento del Pil, forse anche la disoccupazione o comunque un indice soppesato di benessere economico.

Il nuovo governo vuole anche introdurre il ruolo unico e procedere al ridisegno del sistema dei concorsi e dei corsi di formazione con una rivisitazione e razionalizzazione dell'attuale sistema delle scuole di formazione. Le cinque scuole in questo settore, la Scuola superiore di economia e finanze, la Scuola superiore della pubblica amministrazione, quella dell'amministrazione locale, quella dell'Interno e l'istituto diplomatico Mario Toscano potrebbero essere riorganizzate in quanto trattasi di strutture simili che quintuplicano i costi per il bilancio dello stato.

L'obiettivo secondo Renzi è realizzare un modello di reclutamento capace di garantire una maggiore mobilità tra i dirigenti da accompagnare con un ulteriore intervento sulle retribuzioni, probabilmente ripensando l'indennità di posizione.

Poi c'è il fronte della "staffetta generazionale", annunciata nelle scorse settimane dal Ministro Madia che potrebbe preludere ad uno sblocco del turn over associato anche ad un ripensamento del pensionamento nel pubblico impiego. Il numero di partenza è quello indicato dal commissario straordinario, Carlo Cottarelli, 85mila dipendenti, una cifra «non molto elevata in rapporto all'occupazione nella Pa» ha ripetuto davanti alle commissioni Difesa riunite di Camera e Senato.

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il Ministro della Funzione pubblica Marianna Madia, hanno fatto il punto della situazione, in vista della riforma che potrebbe essere approvata dal Consiglio dei Ministri la prossima settimana.

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Le fasce intermedie con i tetti alla retribuzione ai dipendenti pubblici, comparse nelle bozze preparatorie del decreto Irpef, non saranno inserite nel decreto sul riordino della Pubblica Amministrazione.

E' quanto hanno stabilito il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il Ministro delle Funzione Pubblica Marianna Madia in un vertice per fare il punto della situazione. 

La Madia ha ribadito la propria contrarietà a tagli lineari ai dipendenti del Pubblico Impiego dopo l'entrata in vigore del tetto ai top manager a 240mila euro; i tecnici lavorano tuttavia a una ridefinizione della parte variabile della retribuzione per evitare che, come è accaduto finora, i premi vengano distribuiti a pioggia.

Secondo quanto anticipato dallo stesso Renzi - « studieremo la possibilità che i dirigenti pubblici vengano valutati per i meriti anche dal personale e dai colleghi » e « una parte della retribuzione sarà legata alle performance del Paese » (per esempio al prodotto interno lordo). Obiettivo della Riforma sarà la semplificazione attraverso le nuove tecnologie.

Pratiche Online e svecchiamento delle PA -  Tra gli elementi salienti della Riforma c'è l'idea di fornire ai cittadini un codice PIN per sbrigare online le pratiche.

La Riforma dovrà prevedere anche l’avvio di un percorso di svecchiamento del personale, che oggi vanta un’età media tra le più alte in Europa. Per questo sono allo studio meccanismi di «staffetta generazionale» come illustrato dalla stessa Madia in Parlamento: sblocco del turn over, favorendo contemporaneamente il pensionamento dei dipendenti più anziani in esubero. Il commissario per la revisione della spesa pubblica Carlo Cottarelli, ha ribadito che la stima di ridurre di 85 mila dipendenti l’organico della Pubblica Amministrazione nei prossimi anni è realistica.

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