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Cambia il Ministro ma i problemi restano. Ecco chi è Giuliano Poletti
Il nuovo ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dovrà affrontare questioni molto delicate: dalla Riforma del Lavoro alla lotta contro la disoccupazione giovanile, dagli esodati al taglio del cuneo fiscale. Sullo sfondo la gestione della crisi di molte aziende italiane.
"Sono sicuro che la condizione essenziale per ottenere buoni risultati sia quella di una collaborazione efficace con il Parlamento che con le forze sociali" ha affermato il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti appena dopo la nomina. Sicuramente servirà una forte collaborazione e molta tenacia per affrontare le sfide che sono sul tavolo del neo ministro.
Il problema disoccupazione - In primo luogo nell'agenda Poletti c'è il problema dell'occupazione che ha registrato a Dicembre ancora un ulteriore calo. A preoccupare è soprattutto quella giovanile che ormai viaggia oltre il 41% con picchi nelle regioni meridionali intorno al 50%. Renzi vorrebbe favorire le regole per assumere rimuovendo però buona parte di quei contratti atipici introdotti con la Riforma Biagi accusati di favorire il precariato. E introducendo un contratto d'inserimento unico a tempo indeterminato con tutele via via crescenti affiancandolo ad una revisione "ragionata e senza pregiudiziali" dell'articolo 18.
Gli ammortizzatori sociali - Poletti dovrà anche risolvere le oltre 160 vertenze di aziende in crisi che sono approdate sul Ministero di Via Veneto e trovare risorse per rinnovare gli strumenti di sostegno al reddito per i prossimi mesi. Questione delicata in quanto il neo-ministro dovrà rifinanziare strumenti molto costosi come la cassa integrazione e la mobilità in deroga.
Il cuneo Fiscale - La sfida piu' dura sarà però quella di iniziare una riduzione efficace del cd. "cuneo fiscale" per restituire maggiore competitività alle aziende italiane nei confronti dei concorrenti esteri e allo stesso tempo fare entrare piu' denari in busta paga ai lavoratori.
La Riforma delle Pensioni - Poi c'è il capitolo pensioni, materia sulla quale si avvertono ancora gli effetti controversi dalla Riforma Fornero del 2011. Poletti e Renzi si muoveranno nel solco tracciato da Letta e dall'ex numero uno di via Veneto, Enrico Giovannini: l'introduzione di strumenti che consentano una maggiore flessibilità in uscita. E probabilmente il nuovo esecutivo non potrà che intervenire nuovamente sul capitolo esodati.
Il Nuovo Ministro del Lavoro - Giuliano Poletti, 63enne imolese padre di due figli, ha una carriera alle spalle trascorsa l'interno della politica e nel mondo delle cooperative. Qui infatti riveste il ruolo di presidente nazionale di Lega Coop e, da poco, è diventato presidente anche dell'Alleanza delle Cooperative.
Pensioni, torna l'ipotesi di un prelievo sul retributivo
Ieri a Roma si è tenuto l'incontro organizzato da Sergio Iasi, amministratore delegato di Prelios, sul futuro del sistema previdenziale italiano. Il tema della discussione è stato incentrato su come garantire un futuro previdenziale sostenibile per le prossime generazioni. All’incontro ha partecipato Alberto Brambilla, coordinatore del comitato tecnico scientifico del Centro Studi Itinerari Previdenziali e già sottosegretario con delega alla previdenza.
Secondo Brambilla il tema è delicatissimo e destinato ad emergere in tutta la sua gravità nei prossimi anni. Soprattutto se non ci saranno adeguati correttivi. “Bisognerà trovare un punto di equilibrio perché i giovani sono doppiamente penalizzati: da un lato, oggi non riescono ad avere un reddito vero e proprio per la crisi di posti di lavoro, e dall'altro, domani non riusciranno a garantirsi una pensione dignitosa a causa del nuovo sistema di calcolo che li penalizza rispetto ai loro padri” ha detto Brambilla.
L’ex sottosegretario torna dunque a premere sulla necessità di introdurre adeguati rimedi. Che secondo Brambilla potrebbero essere individuati proprio nell'introduzione di un contributo di solidarietà su tutte le pensioni retributive (cioè quelle che hanno trattamenti economici superiori a quelli che deriverebbero dai contributi effettivamente versati). Un contributo che dovrebbe essere aumentato in modo proporzionale in base all’entità del trattamento economico erogato.
Per Brambilla si potrebbe introdurre un contributo dello 0,5% per quelle pensioni fino a 700 euro lordi al mese, circa 3,5 euro (in pratica il costo di quattro caffè al mese), con un incremento graduale sui trattamenti economici superiori. Che poi dovrebbe accelerare per colpire le pensioni d'oro tipo Banca d'Italia, fondi speciali, organismi costituzionali, vitalizi parlamentari, senza escludere le pensioni dei colonnelli e dei generali delle Forze Armate. Secondo Brambilla “si potrebbe anche effettuare un prelievo sul Tfs dei dipendenti pubblici che ancora oggi si calcola sull'ultima retribuzione percepita”.
“Si tratta di un'operazione che potrebbe portare alle casse dello stato 5 miliardi di euro da utilizzare per riequilibrare la Riforma Fornero”. Il tutto a vantaggio delle nuove generazioni. Secondo gli scenari elaborati da Itinerari Previdenziali infatti la prospettiva per i giovani è molto allarmante. “Per tutti i giovani che hanno iniziato a lavorare dal 1 gennaio 1996, l'integrazione al minimo non ci sarà più e non ci saranno neppure le maggiorazioni sociali delle pensioni. Chi non avrà versato a sufficienza dovrà lavorare anche in età avanzata. Con le risorse ottenute si potrebbero attenuare queste criticità” ha detto Brambilla.
Pensioni Scuola, gli insegnanti escono in massa
Nel dubbio circa il 50% dei professori che raggiungono i requisiti per la pensione nel 2014 sceglieranno l'uscita del 1° Settembre
Secondo quanto emerge da un'indagine condotta dalla Cisl scuola, tra gli oltre 20mila docenti e personale Ata che entro il prossimo 31 Dicembre 2014 perfezionerà i requisiti per il trattamento di vecchiaia o anticipato, almeno il 55% avrebbe già presentato domanda di cessazione dal servizio. Nei precedenti anni il rapporto tra coloro che avevano maturato il diritto e la scelta effettiva si attestava intorno al 30-35%.
Insomma una vera e propria fuga verso la pensione, per chi se lo può permettere, ovviamente. Secondo il rappresentante sindacale della Cisl, Gianni Aldovrandi, i docenti si trovano in una situazione di profonda incertezza che li spinge ad andare in pensione piuttosto che rimanere al lavoro. "Da un lato c'è il diffuso timore che nei prossimi mesi si possa assistere ad un nuovo cambiamento delle regole, e questo non aiuta di certo la categoria, dall'altro c'è l'impossibilità da un punto di vista anagrafico a poter rimanere a scuola".
Sul primo punto Aldovrandi rassicura: "il rischio di un inasprimento è ingiustificato. Chi ha già maturato il diritto con la normativa attuale potrà continuare ad andare in pensione in qualsiasi momento anche se ci saranno cambiamenti peggiorativi. E' già accaduto con la Riforma del 2011: chi aveva maturato il diritto con le vecchie regole entro il 31 dicembre 2011, ha potuto mantenere la vecchia disciplina anche se non ha lasciato subito il posto di lavoro. E comunque le norme sono già molto dure. E' impensabile che ci sia una nuova stretta".
Secondo Aldovrandi però la fuga è dovuta anche all'impossibilità di rimanere in servizio sino ai nuovi requisiti per la pensione, soprattutto quella di vecchiaia. "Già a 55 anni per gli insegnanti risulta difficile gestire una classe, ricordare le lezioni, spiegare ed interrogare. Figurarsi resistere sino ad oltre 66 anni come vuole la legge Fornero. E' chiaro quindi che non appena raggiungono il primo requisito utile i docenti se ne vanno in pensione, soprattutto le donne". E ciò anche al prezzo di pesanti riduzioni.
Secondo la Cisl sono infatti soprattutto le prof. a chiedere il collocamento a riposo spaventate dall'idea di dover restare almeno altri 5-6 anni al lavoro. "I docenti che si presentano nelle nostre strutture sono in gran parte donne che cercano la scappatoia dell'uscita con il sistema di calcolo contributivo". Una scelta sofferta in quanto prevede una decurtazione di circa il 20-25% sull'assegno ma che in cambio consente un'uscita anticipata di diversi anni. L'opzione è fruibile però solo per quelle pensioni la cui decorrenza, cioè comprensiva del periodo di finestra mobile, sia entro il 31 Dicembre 2015. "Considerando quanto stabilito dall'Inps, le ultime lavoratrici che potranno beneficiare dell'istituto sono coloro che entro il 2014 potranno vantare almeno 57 anni e 3 mesi di età e 35 anni di contributi" afferma Aldovrandi.
A pesare sul mondo della scuola sono anche i timori circa il blocco della cosiddetta "riforma della quota 96". Secondo Aldovrandi il disegno di legge che dovrebbe consentire a questi lavoratori di accedere alla pensione dal 1° settembre 2014 (attualmente all'esame della camera) "molto probabilmente verrà accantonato. Le risorse appaiono scarse e il nuovo esecutivo vorrà concentrarsi su temi di maggiore rilevanza come un'ulteriore allargamento delle maglie degli esodati piuttosto che consentire l'accesso alla pensione a poche migliaia di insegnanti, che senza nulla voler loro togliere, partono comunque da una situazione meno svantaggiata".
Il rappresentante sindacale ricorda comunque che una "mini sanatoria" per il personale della scuola è stata già effettuata grazie all'articolo 11-bis del decreto legge 102/2013. Nel decreto approvato ad Ottobre scorso è stata infatti inserita una norma, fruibile anche dai docenti e dal personale Ata, che consente, a coloro che nel corso dell'anno 2011 risultavano essere in congedo per assistere parenti disabili, la possibilità di accedere alla pensione anticipata dal prossimo 1° settembre 2014 a condizione di poter far valere entro il corrente anno i requisiti anagrafici e contributivi utili per accedere alla pensione secondo la normativa previgente all'entrata in vigore della riforma Fornero.
Lavori Usuranti, il termine per la presentazione delle domande scade il 1° Marzo
Entro il prossimo 1° marzo 2014 i lavoratori dovranno presentare domanda per il riconoscimento dello svolgimento di lavori particolarmente faticosi e pesanti, con riferimento ai soggetti che perfezionano i requisiti nell’anno 2014.
L'Inps ha comunicato ieri, con il messaggio 2668, le modalità per la presentazione delle domande volte al riconoscimento dello svolgimento di lavori particolarmente faticosi e pesanti ai sensi del decreto legislativo 67 del 2011.
Analogamente a quanto disposto nella 2013, l'Inps rappresenta che entro il 1° marzo 2014 i lavoratori in questione che maturino i requisiti nell'anno 2014, sono tenuti a presentare la domanda.
Requisiti pensionistici per i lavoratori usuranti nel 2014 - Com'e' noto il citato decreto ha previsto requisiti di anzianità e contributivi più favorevoli rispetto alle regole di pensionamento introdotte dal decreto Salva Italia per tutelare proprio tale categoria di soggetti. Requisiti agevolati basati - similmente a quanto accadeva per le vecchie pensioni di anzianità - sul perfezionamento di una minima età anagrafica e contributiva e il contestuale raggiugimento di una quota minima calcolata sommando l'età anagrafica a quella contributiva. Ecco i requisiti validi per il 2014.
In particolare i lavoratori addetti alla cosidetta "linea di catena", i conducenti di veicoli adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo e i lavoratori notturni occupati per un numero di giorni lavorativi pari o superiori a 78 l'anno, possono conseguire il trattamento pensionistico ove in possesso di una anzianità contributiva di almeno 35 anni e, se lavoratori dipendenti, di un'età minima di 61 anni e 3 mesi fermo restando il raggiungimento di quota 97,3, se lavoratori autonomi, di un'età minima di 62 anni e 3 mesi fermo restando il raggiungimento di quota 98,3.
I lavoratori notturni occupati per un numero di giorni lavorativi da 64 a 70 l'anno, possono conseguire trattamento pensionistico ove in possesso di un'anzianità contributiva di almeno 35 anni e, se lavoratori dipendenti, di un'età minima di 63 anni e 3 mesi fermo restando il raggiungimento di quota 99,3, se lavoratori autonomi, di un'età minima di 64 anni e 3 mesi fermo restando il raggiungimento di quota 100,3.
I lavoratori notturni occupati per un numero di giorni lavorativi da 72 a 77 l'anno, possono invece conseguire trattamento pensionistico ove in possesso di una anzianità contributiva di almeno 35 anni e, se lavoratori dipendenti, di un'età minima di 62 anni e 3 mesi e contestuale perfezionamento di quota 98,3, se lavoratori autonomi, di una età minima di 63 anni e 3 mesi e il perfezionamento di quota 99,3.
Restano in vigore le vecchie finestre mobili - L'Inps ricorda anche che i lavoratori in questione sono soggetti alle finestre mobili di cui all'articolo 12, comma 2 del Dl 78/2010. Pertanto la prima decorrenza utile è fissata trascorsi 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti per coloro che accedono al trattamento pensionistico a carico di una delle gestioni dei lavoratori dipendenti e 18 mesi per coloro che sono a carico della gestione speciale dei lavoratori autonomi.
Posticipo della decorrenze - Qualora i lavoratori in questione presentino domanda oltre termine del 1° marzo andranno incontro ad un differimento della decorrenza del trattamento pensionistico. In particolare il posticipo sarà pari ad un mese se la domanda viene presentata entro il 1° aprile 2014; di 2 mesi se la domanda viene presentata successivamente al 1° aprile 2014 ma entro il 1° giugno 2014; di 3 mesi se la domanda viene presentata successivamente al 1° giugno 2014.
Riforma Pensioni 2014, stretti i margini di manovra per il nuovo governo
Scarsi margini di manovra per il nuovo governo sul sistema previdenziale. Anche Renzi dovrà fare i conti con la necessità di tenere sotto controllo la spesa pubblica e mantenere fermo il punto di equilibrio tra contribuenti e pensionati.
"L'attuale sistema previdenziale non potrà essere stravolto dal nuovo governo". In altri termini sulle pensioni non si tornerà indietro anche se potranno essere inseriti alcuni migliorativi. A ribardirlo è stato ieri il sottosegretario al Welfare Alberto Brambilla che ha difeso il lavoro svolto dalla Fornero. "La riforma ha assicurato un buon punto di equilibrio tenendo in debita considerazione, da un lato le esigenze dovute all'allungamento della vita media e, dall'altra, gli interessi dello Stato che in questo particolare momento storico ha necessità di ridurre la spesa pubblica. Soprattutto quella legata alle prestazioni previdenziali".
Un equilibrio in parte raggiunto con i sacrifici imposti agli italiani dal Dl 201/2011 che infatti, a distanza di due anni dalla sua entrata in vigore, comincia a far sentire i propri effetti sulle casse dello Stato. Secondo gli ultimi dati diffusi dall'Inps nel 2013 sono state liquidate 649.621 nuove pensioni con un calo pari al 43 percento rispetto al 2012. Il numero di prestazioni pensionistiche erogate mensilmente resta tuttavia molto elevato: l'Inps ha stimato in 18 milioni e mezzo il numero di pensionati a cui ogni mese versa l'assegno. Numero ancora fortemente connotato da una componente retributiva (cioè non ancorato ai contributi versati nell'arco della vita lavorativa ma legati all'ultimo stipendio percepito dal lavoratore). E' questo ciò che mette sotto forte pressione i conti dell'Istituto. Squilibrio che è stato in parte riversato con le ultime manovre a carico degli stessi pensionati. Si pensi ad esempio al mancato adeguamento all'inflazione degli assegni e l'introduzione di prelievi di solidarietà sui trattamenti più elevati.
Tuttavia resta il fatto che almeno 50 per cento della spesa previdenziale va a vantaggio di soggetti che nella loro vita lavorativa non hanno mai versato i contributi necessari. Un regalo che lo Stato ha fatto in un periodo di crescita economica che pesa oggi sulle spalle dei contribuenti. Lo squilibrio si ridurrà certamente nel tempo, mano a mano che gli effetti dell'entrata in vigore del sistema contributivo dal 1° gennaio 2012 si faranno sentire, ma non è detto che sia comunque sostenibile per le casse dello Stato. Soprattutto se l'Italia non uscirà rapidamente dalla crisi economica in cui è caduta che fa calare il gettito contributivo. Insomma un periodo di crisi potrebbe mandare all'aria i conti che sono stati alla base della Riforma Fornero.
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Gli esodati bancari chiedono il versamento della contribuzione correlata
Gli esodati bancari chiedono conferma circa il versamento della contribuzione correlata relativa all'incremento della speranza di vita da parte degli istituti di credito, a seguito della pubblicazione del messaggio Inps numero 18488 lo scorso 14 novembre.
Nel messaggio l'Inps aveva comunicato che i periodi di slittamento nella maturazione del requisito pensionistico dovuti agli adeguamenti alla stima di vita (3 mesi dal 2013 ed ulteriori 4 mesi dal 2016), verranno posti a carico delle aziende del credito esodanti anche se ciò comporterà il prolungamento dell'erogazione dell'assegno straordinario oltre il limite di durata massima di 60 mesi.
Il messaggio tuttavia non ha chiarito se le aziende esodanti procederanno anche al versamento della contribuzione correlata per il periodo di adeguamento. Ai sensi fatti dell'articolo 10, comma 10 del DM 158/2000, il versamento della contribuzione correlata deve essere effettuato per l'intero periodo compreso tra la cessazione del rapporto di lavoro e la maturazione dei requisiti minimi richiesti per il diritto pensione anzianità o vecchiaia. "Pertanto, posto che gli incrementi alla stima di vita Istat hanno comportato un incremento dei requisiti minimi per il diritto alla pensione, tali spostamenti devono essere coperti da contribuzione correlata" si legge in un comunicato diffuso ieri dalla CGIL.
Tra le altre questioni irrisolte gli esodati bancari chiedono agli istituti di credito l'operatività della clausola di garanzia a copertura degli ulteriori periodi di vuoto economico prodotti in seguito all'applicazione della legge 111/2011.
Quarta salvaguardia, scadono il 26 Febbraio i termini per presentare le istanze
Interessati dal provvedimento 6500 lavoratori licenziati unilateralmente tra il 2009 e il 2011 e 2500 in congedo per assistere parenti disabili.
C'è tempo sino al prossimo 26-27 febbraio per la presentazione delle istanze di accesso alla quarta salvaguardia di cui al decreto legge 102 del 31 agosto 2013. A fissare la scadenza per i 9mila esodati è stato il Ministero del Lavoro con la circolare 44 del 12 novembre 2012 con la quale sono stati diffusi i modelli e le istruzioni operative per inviare l'istanza alle Direzioni Territoriali del Lavoro. Tenuti all'adempimento sono:
a) i 6.500 lavoratori indicati nell’articolo 11, Dl 102/2013, licenziati per via unilaterale, il cui rapporto di lavoro è terminato entro il 31 dicembre 2011 ma non prima dell’1 gennaio 2009, a condizione che dopo la cessazione non abbiano conseguito un reddito annuo complessivo superiore a 7.500 euro (e non relativo a contratti dipendenti a tempo indeterminato) e che abbiano i requisiti anagrafici e contributivi che in base alle normativa previgente avrebbero dato diritto all’assegno previdenziale entro il 6.1.2015.
b) i 2.500 lavoratori previsti dall’articolo 11 bis Dl 102/2013 che nel 2011 erano in congedo o fruivano di permessi per assistere parenti disabili, purché perfezionino i requisiti utili per conseguimento dell’assegno pensionistico entro il 6.1.2015.
I soggetti in questione devono presentare istanza di accesso al beneficio della salvaguardia presso la Direzione territoriale del lavoro competente in base alla residenza anagrafica del lavoratore entro il 26 febbraio 2014 (Circolare Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali numero 44 del 12 novembre 2013).
Tenuti al medesimo adempimento, ma entro il 27 Febbraio, sono i lavoratori tutelati dall'articolo 2 commi 5 bis e ter del medesimo decreto legge. Si tratta dei lavoratori dipendenti delle regioni, delle aziende sanitarie locali e degli enti strumentali in esonero dal servizio ai sensi delle leggi regionali di recepimento, diretto o indiretto, dell'Istituto dell'esonero dal servizio, nonché i lavoratori che alla data del 4 dicembre 2011 siano stati esonerati dal servizio.
I lavoratori questione per accedere al beneficio devono trovarsi in esonero dal servizio alla data del 4 dicembre 2011 da intendersi in corso anche in caso di provvedimento di concessione emanato dopo la predetta data a seguito di domanda presentata prima del 4 dicembre 2011.
I soggetti interessati devono presentare istanza di accesso al beneficio della salvaguardia presso la Direzione territoriale del lavoro competente entro il 27 febbraio 2014 (Circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali numero 44 del 12 novembre 2013).
Pa, il tetto allo stipendio esteso ai pensionati ancora in attivita'
Limite di poco superiore a 300mila euro per i titolari di assegni statali che svolgono altre attività o incarichi retribuiti
A partire da quest'anno il tetto agli stipendi d'oro della pubblica amministrazione si fa un pò più severo. La legge di stabilità 2014 l'ha infatti generalizzato applicandolo "a chiunque riceva a carico delle finanze pubbliche retribuzioni o emolumenti di qualsiasi tipo" (articolo 1, commi 471 e seguenti della legge 147/2013). Sotto il limite rientrano dal 2014 pertanto (oltre agli incarichi con le Authority e i professori universitari) anche i pensionati ancora in attività, per i quali il limite si riferisce alla somma di pensione ed emolumenti aggiuntivi.
Con le norme approvate, le amministrazioni e gli enti pubblici ricompresi nell'elenco Istat ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 196/2009 non potranno pertanto corrispondere trattamenti economici superiori al trattamento economico previsto per il primo presidente della Corte di Cassazione ai dipendenti titolari di trattamenti pensionistici erogati da gestioni pensionistiche pubbliche (quali in particolare le casse ex Inpdap). In pratica, i dipendenti delle pubbliche amministrazioni titolari di pensione, non potranno percepire una retribuzione annua, sommata al trattamento pensionistico, superiore a circa 300 mila euro annui lordi.
Per la determinazione del limite, la legge di stabilità ricomprende anche i vitalizi derivanti da funzioni pubbliche elettive con la conseguenza che il tetto al trattamento economico dovrà essere rispettato anche dai parlamentari, consiglieri regionali e provinciali e sindaci che abbiano conseguito la pensione. L'efficacia della disposizione viene tuttavia limitata dalla precisazione che vengono fatti salvi i contratti degli incarichi in corso fino alla loro naturale scadenza.
Esodati: a rilento le operazioni di certificazione per la seconda salvaguardia
Su oltre 130 mila esodati salvaguardati con i primi tre provvedimenti, il 63% ha ricevuto la lettera di certificazioni ma solo il 27% ha avuto la liquidazione della pensione.
L'Inps ha aggiornato la tabella riepilogativa delle operazioni di salvaguardia attualmente in corso e delle certificazioni inviate ai beneficiari alla data del 31 gennaio 2014. Il documento, a differenza dello scorso rapporto pubblicato il 20 gennaio, fa il punto della situazione anche riguardo ai 40 mila lavoratori in mobilità ordinaria di cui alla seconda salvaguardia.
Relativamente alla prima salvaguardia (Dl 201/2011), su un totale di 65mila soggetti, l'Inps ha inviato 62.401 certificazioni ed ha liquidato un numero di pensioni pari a 31.718. Nella seconda salvaguardia (Dl 95/2012), su un totale di 55mila soggetti salvaguardati, l'Inps ha certificato solo 14.576 posizioni ed ha liquidato 1.881 pensioni. Infine per la terza salvaguardia (legge 228/2012), su un totale di 10.130 posizioni complessivamente tutelate, l'Istituto di Previdenza ha certificato 5.816 posizioni ed ha liquidato 1.602 pensioni.
Con questi numeri l'Inps ha certificato 82.793 posizioni ed ha liquidato 35.201 pensioni al 31 gennaio 2014. Vale a dire che, su un totale di 130.130 soggetti complessivamente salvaguardati con i primi tre provvedimenti, l'Inps ha certificato il diritto per oltre 63% dei lavoratori ed ha liquidato la pensione al 27% degli aventi diritto.
Dai dati emerge tuttavia che nella seconda salvaguardia le operazioni di certificazione sono ancora piuttosto lente. Soprattutto per quanto riguarda i lavoratori mobilità ordinaria di cui all'articolo 22, comma, 1 lettera a) del dl 95/2012: su una platea di 40.000 soggetti l'Inps ha certificato infatti solo 5.808 posizioni. Questo a causa, secondo i sindacati, della lentezza nell'invio da parte delle aziende dei nominativi dei lavoratori interessati agli accordi per la gestione delle eccedenze occupazionali.
Sulle pensioni liquidate, l'Inps ricorda che i numeri sono fisiologicamente "bassi" in quanto sono state liquidate esclusivamente le pensioni con decorrenza fino a gennaio 2014. Il numero è quindi destinato ad incrementaresì nel corso dei mesi in relazione al raggiungimento della data di accesso al pensionamento da parte dei beneficiari. Molti lavoratori, soprattutto coloro le cui aziende hanno stipulato accordi sindacali entro il 31/12/2011 maturano la decorrenza della prestazione pensionistica non nell'immediato bensì nei prossimi anni (esistono molti lavoratori la cui decorrenza pensionistica è prevista per il 2018).
Nessun dato invece è disponibile per la quarta e per la quinta salvaguardia in quanto le operazioni sono ancora in fase di svolgimento. Per quanto riguarda infatti la quarta salvaguardia (dl 101/2013 e dl 102/2013) i soggetti interessati devono presentare istanza di accesso al beneficio presso la Direzione territoriale del lavoro competente entro il 26-27 febbraio 2014.
Per la 5ª salvaguardia (legge 147/2013) si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto ministeriale firmato la settimana scorsa dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini.
Pensioni ed Esodati: ecco i dossier sul tavolo del nuovo governo
Le questioni sul tavolo del nuovo esecutivo non cambiano. Esodati, revisione dell’età pensionabile e pensioni d’oro saranno alcuni dei principali banchi di prova per il successore di Letta.
E’ ormai chiaro che nei prossimi giorni assisteremo alla nascita dell’esecutivo Renzi, molto probabilmente con la medesima maggioranza che ha sostenuto Letta. Se non ci saranno defezioni dell’ultimo minuto, Renzi riceverà infatti la fiducia da parte del Pd, Scelta Civica e del Nuovo Centro Destra. Un governo che, nelle intenzioni del Leader del Pd, dovrà agire in fretta e fisserà una road map per i primi cento giorni con molta carne sul fuoco.
La svolta renziana potrebbe interessare anche gli innumerevoli problemi in materia di lavoro e previdenza che l’ex premier Letta non è riuscito, suo malgrado, a risolvere. Vediamo dunque quali sono i punti principali che Renzi dovrà affrontare nelle prossime settimane e la linea politica che sarà adottata.
Esodati - Il governo dovrà proseguire nell’estensione della salvaguardia in favore di chi è rimasto oggi escluso. Ciò potrebbe significare l’inclusione in salvaguardia anche dei lavoratori che maturano la decorrenza della prestazione oltre il 6.1.2015, attuale limite per molte categorie di soggetti. Per Renzi tutti i lavoratori in questione devono ricevere adeguata tutela. Si parla però di ulteriori 100mila soggetti che dovrebbero entrare in salvaguardia e reperire le risorse necessarie potrebbe non essere affatto semplice. Dalle risorse si comprenderà anche il modo in cui si interverrà: sullo sfondo c’è infatti l’alternativa di un provvedimento omnibus, come vorrebbero i renziani (magari con la creazione di un fondo apposito costituito dalle risorse derivanti dai contributi prelevati sulle pensioni d'oro) oppure, piu’ verosimilmente, attraverso il varo di provvedimenti singoli come è avvenuto sino ad oggi.
Resta inteso comunque che il nuovo governo dovrà attuare i provvedimenti in scadenza. Che non sono pochi. In particolare c'è la pubblicazione del quinto decreto sulla salvaguardia (legge 147/2013) e soprattutto la pubblicazione del quarto decreto di prolungamento di sostegno al reddito per i lavoratori con decorrenza della pensione nel 2014.
Pensioni Flessibili - Renzi avra' sul tavolo anche il lavoro svolto da Enrico Giovannini per l’introduzione di una maggiore flessibilità in materia pensionistica. L’idea a cui ha lavorato l’ex presidente dell’Istat è di riconoscere la pensione con un anticipo di 2 o 3 anni ai lavoratori che sono rimasti senza impiego e senza ammortizzatori sociali a condizione che abbiano perfezionato almeno 62 anni di età e 35 di contributi attraverso un prestito previdenziale. E' chiaro tuttavia che la Riforma Fornero, nella sua interezza, non sarà messa in discussione da Renzi.
Pensioni d’oro - Tra i capitoli aperti c'è anche quello della spending review sulla quale sta lavorando il commissario straordinario Cottarelli. Qui tra le novità che potrebbero vedere la luce c’è la “sforbiciata” sulle pensioni medio-alte retributive (cioè calcolate sulla base dello stipendio e non sui contributi versati) che non dovrebbero vedere particolari dietrofront da parte del nuovo esecutivo. La Camera ha peraltro di recente ha provato una mozione che impegnava il governo a una puntuale verifica dell'attuazione del contributo di solidarietà approvato con l'ultima legge di stabilità.
Opzione Donna - Renzi dovrebbe anche affrontare l’estensione del regime sperimentale donna. La Camera dei Deputati ha infatti approvato una mozione che impegna il governo a chiedere all’Inps la fruizione dell’opzione a tutte le donne che maturano i 57 anni (58 per le autonome) e 35 anni di contributi entro il 31.12.2015.
L'opzione donna (articolo 1, comma 9 della legge 243/04) consente alle lavoratrici di accedere alla pensione sino al 31.12.2015 con 57 anni di età (58 se autonome) e 35 anni di contributi a condizione di optare per la liquidazione del trattamento pensionistico con il solo calcolo contributivo. La circolare Inps 35/2012 ha precisato però che - ai fini dell'accesso al regime - entro il 31 dicembre 2015 deve verificarsi la decorrenza del trattamento pensionistico e non la maturazione dei requisiti oltre ad disposto l'applicazione della stima di vita. Ora dal nuovo esecutivo si attende una accelerazione nella risoluzione della questione.