La scorsa settimana si è svolta un’interessante giornata di incontri del Governo Meloni, coadiuvata da numerosi Ministri, con le parti sociali prima e con le associazioni datoriali dopo, su argomenti di stretta attualità e di particolare interesse per i cittadini come le riforme istituzionali, la delega fiscale, l’inflazione, la sicurezza sul lavoro e le pensioni.
Su quest’ultimo argomento, in particolare, la Presidente del Consiglio ha avuto un atteggiamento ma piuttosto ambiguo. Dopo parecchi mesi di totale assenza dai radar governativi finalmente la Presidente Meloni in prima persona si è espressa su alcuni aspetti previdenziali che solamente una lettura miope della realtà potrebbe considerare non rilevanti e non degni di essere posti all’attenzione primaria dell’Esecutivo.
Aveva fatto molto scalpore, infatti, l’assoluta mancanza nel DEF di ogni riferimento alla previdenza e questo aspetto, su una materia così determinante per la vita delle persone, strideva se paragonato con quanto è successo in Francia sul medesimo argomento con decine di scioperi, centinaia di migliaia di persone in piazza e con il rischio concreto che il Presidente Macron fosse sfiduciato per avere approvato una legge che innalza da 62 a 64 anni in quel Paese l’età per accedere al pensionamento.
Questa mobilitazione francese e la necessità di intervenire su problemi essenziali come le politiche attive sul lavoro, le pensioni, l’inflazione, il fisco ha portato CGIL, CISL e UIL unite ad organizzare tre importanti manifestazioni a Bologna, Milano e Napoli molto partecipate che hanno poi convinto la Meloni ad incontrare le parti sociali.
Nel corso dell’incontro la Meloni ha affermato che l’Esecutivo lavorerà sul rafforzamento del sistema previdenziale con particolare riguardo alle pensioni future. Si è resa conto che il sistema previdenziale come oggi è strutturato rischia di sfaldarsi e rischia soprattutto di diventare nei prossimi decenni un grosso problema sociale. Ha confermato l’istituzione di un Osservatorio per monitorare la spesa previdenziale e per valutare gli effetti del ricambio generazionale, anche in considerazione del fatto che a causa della denatalità che abbiamo in Italia con sempre meno persone in età lavorativa il problema risulta notevolmente complesso.
Quindi è positivo il fatto che finalmente la Presidente del Consiglio ha evidenziato un problema che gli addetti ai lavori dicono da tempo e cioè che a causa della denatalità, degli importi bassi delle retribuzioni e del fatto che i giovani e le donne hanno carriere discontinue e frammentate il sistema che per restare in equilibrio abbisogna almeno di un lavoratore e mezzo per ogni pensionato rischia tra una ventina d’anni se non si interviene di avere un lavoratore per ogni pensionato e di non essere più in grado di mantenere una tenuta stabile.
Negativo è invece il fatto che dopo queste premesse che farebbero tremare i polsi a chiunque, il Governo Meloni sembra prendere tempo, non ha inserito nulla del DEF, parla invece continuamente di riforma fiscale e di riforma presidenziale e rimanda, di fatto, la soluzione di questo decisivo problema nell’ambito della durata della legislatura spostando in avanti nel tempo la problematica sperando in una situazione economica migliore. Quest’anno, pertanto, nella legge di bilancio del 2024 molto probabilmente si saranno soltanto il rinnovo di “Quota 103”, dell’Ape Sociale, un ripristino parziale di Opzione Donna dopo lo scempio che è stato fatto quest’anno e, forse, un qualcosa sulla flessibilità in uscita.
Troppo poco su una materia che rischia di diventare nei prossimi anni, come giustamente evidenziato dalla Meloni stessa, una “bomba sociale”.