Assegno Unico e Universale? È piuttosto controverso che abbia apportato benefici alla maggioranza delle famiglie italiane. Questo è il giudizio che emerge dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro a distanza di un mese dal decollo della misura.
Nonostante le difficoltà derivanti da un confronto col precedente regime dell'Assegno per il Nucleo Familiare derivanti da accrediti sfasati nel tempo da soggetti diversi e dal fatto che l'AUU ha il solo mese di marzo 2022 come periodo di effettiva applicazione, a giudizio dei Cdl pure si sta generando in questa prima fase una situazione di «confusione, false aspettative e delusione in capo a molti di quei nuclei familiari che avrebbero dovuto essere i principali beneficiari della nuova misura».
Gli effetti sulle famiglie
L'Assegno Unico e Universale ha fatto il suo debutto nello scorso mese di marzo con l'obiettivo di contrastare il fenomeno della denatalità e di favorire la conciliazione fra i tempi di vita e di lavoro, in particolar modo per le donne. Il legislatore ha pensato di raggiungere questi risultati unificando le misure di sostegno a favore delle famiglie nell'AUU che si ottiene attraverso la richiesta tramite il portale dell'Inps o tramite i patronati e si basa sulla condizione economica e patrimoniale misurata attraverso l'ISEE.
In tabella alcuni esempi che illustrano come la riforma premi senza dubbio due categorie: gli autonomi o gli inattivi (che in passato non godevano dei trattamenti di famiglia); lavoratori dipendenti con alti redditi (che prima della riforma vedevano azzerarsi le detrazioni per figli a carico e i trattamenti di famiglia e che ora accedono, comunque, all’AUU in misura minima di 50 euro al mese in virtu’ del carattere universalistico).
Per la generalità degli altri nuclei familiari dipende molto dall’ISEE: se è al di sotto della media e/o entrambi i genitori lavorano (in tal caso c’è una maggiorazione dell’importo) l’assegno unico riesce a compensare l’equivalente dei benefici previsti dagli ANF e dalle detrazioni per carichi di famiglia.
Se l’ISEE è al di sopra della media (ancorché i redditi non siano particolarmente elevati) e/o uno dei genitori è inattivo l’assegno unico è penalizzante. Il confronto, peraltro, è influenzato pure dal fatto che lo scorso anno era stata introdotta una maggiorazione dell’ANF di 37,5€ per ciascun figlio minorenne (55€ in presenza di più di due figli) soppressa dal 1° marzo 2022 con l’assegno unico.
La necessità di una revisione
In definitiva, secondo la Fondazione Cdl, il passaggio dal criterio reddituale a quello patrimoniale nella concessione dell’assegno unico penalizza le famiglie del ceto medio che magari posseggono un conto corrente o un'abitazione nella quale vivono, ma non per questo sono «ricche». Questo criterio si sta rivelando poco efficace, scattando una «fotografia» della situazione dei nuclei familiari distorta che paradossalmente pare aiutare soltanto o le fasce estremamente povere o quelle molto abbienti.
E’ positivo, invece, il fatto che per la prima volta «anche i lavoratori autonomi ricevano un assegno per i figli minorenni, avendone i requisiti, elemento da giudicare positivamente per le sofferenze apportate a questo settore dalla pandemia e dall'aumento dei costi di energia e materie prime».
Ciò segnala la necessità di correttivi per rendere più aderente la misura agli obiettivi della riforma. «Correttivi - conclude la Fondazione Cdl - che tengano in maggiore considerazione la conformazione delle famiglie italiane, per le quali l'abitazione di proprietà e i piccoli risparmi non sono sintomo di lusso e di ricchezza, ma solo di grandi sacrifici personali».