Fisco
Affitti in nero, in arrivo la sanatoria per gli inquilini
Potrebbe arrivare la tanto attesa sanatoria per gli inquilini che hanno denunciato gli affitti in nero imposti dai proprietari conseguendo un canone ridotto per quattro anni. E' questa la novità contenuta negli emendamenti al Decreto Legge 63/2014 all'esame delle Commissioni Lavori Publici del Senato che dovrebbe arrivare oggi in Aula.
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Con gli emendamenti presentati si fanno salvi, fino alla data del 30 giugno 2014, tutti i rapporti giuridici generati dai commi 8 e 9 dell'articolo 3 del Dlgs 23/2011, norma poi bocciata dalla Consulta con la sentenza 50/2014; la novità consentirebbe in pratica fermare le eventuali rivalse da parte dei proprietari che erano stati denunciati dagli inquilini, e si erano visti imporre per quattro anni l'adozione di canoni non superiori al triplo della rendita catastale con uno sconto fino all'80% rispetto agli affitti di mercato, e che la Consulta ha cancellato per «eccesso di delega» perché contenuta in uno dei decreti attuativi del federalismo fiscale.
Negli emendamenti c'è anche un rilancio dell'Imu fissa al 4 per mille per il 2014 sugli immobili concessi in locazione a canone concordato.
Tasi 2014 a rischio errore per gli affitti
L'Acconto sulla Tasi sarà impossibile per gli immobili locati nei comuni che approveranno il regolamento dopo il 16 giugno. È una delle conseguenze della complessità delle norme che disciplinano il nuovo tributo comunale sui servizi indivisibili.
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Com'è noto, la Tasi dovrà essere pagata in due rate con le stesse scadenze dell'Imu (16 giugno e 16 dicembre). In generale l'acconto dovrà essere versato sulla base dell'aliquota e delle detrazioni dei 12 mesi precedenti, con obbligo di conguaglio in sede di saldo. Ma per il solo 2014, essendo il primo anno di applicazione del tributo, sono dettate regole diverse a seconda se si tratta di prime case o altri immobili. Infatti le prime case pagheranno tutto in un'unica rata entro il 16 dicembre, salvo il caso in cui la deliberazione del comune che fissa l'aliquota sia pubblicata sul sito del Mef entro il 31 maggio.
Sugli immobili diversi dall'abitazione principale, invece, qualora il comune non abbia deliberato una diversa aliquota entro il 31 maggio, la prima rata andrà versata applicando l'aliquota standard che chiede l'1 per mille e a dicembre si pagherà l'eventuale conguaglio. Già questa divergenza rischia di causare diversi problemi per i contribuenti e per i Caf che dovranno rapidamente, salvo slittamenti dell'ultima ora, verificare in 10 giorni tutte le aliquote pubblicate ed effettuare i pagamenti per conto dei proprietari. Ma non è finita qui.
Ai sensi della legge 147/2013, per gli immobili locati la Tasi deve essere ripartita tra proprietari ed inquilini. In pratica a pagare la Tasi saranno chiamati sia i proprietari (che dovranno sborsare da un minimo del 70 a un massimo del 90% del tributo complessivo) che i locatari (per la differenza). A suddividere il carico fra le due categorie dovranno essere i comuni con una propria delibera comunale. E' evidente che se il regolamento comunale sulla Tasi venga approvato dopo la scadenza per il versamento della prima rata (il comune ha sino al 31 luglio per decidere) i contribuenti si troveranno di fronte ad un rebus dato che non conosceranno come ripartirsi il pagamento del tributo. E considerando che gli immobili locati non possono essere considerati abitazioni principali, il pagamento non potrà slittare al 16 Dicembre come accade per le prime case.
Si auspica pertanto che il MEF chiarisca con una nota informativa come dovranno comportarsi i contribuenti nel caso in questione magari facendo slittare il pagamento del tributo a Dicembre come accade per le prime case nei comuni che non deliberano in tempo.
Decreto Irpef, dal bonus esclusi i pensionati
La circolare della Fondazione studi dei Consulenti del lavoro mostra le perplessità relative al bonus irpef di 80 euro approvato da Renzi. Da chiarire il trattamento per chi ha reddito ma non un impiego.
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Ormai è chiaro. Dal bonus di 640 euro l'anno sono esclusi i pensionati, mentre i redditi determinati da forme di previdenza complementare rientrano tra quelli che danno diritto all'agevolazione. L'incongruenza emerge dalla circolare della Fondazione studi dei Consulenti del lavoro che ha approfondito gli effetti del decreto irpef approvato da Renzi. «Lascia perplessi – si legge nel provvedimento – la circostanza che sono destinatari del credito anche coloro che siano titolari di una prestazione pensionistica di cui al Dlgs 124/1993 – anche senza necessariamente svolgere o aver svolto nel corso del 2014 un'attività di lavoro – atteso che per espressa volontà legislativa e politica sono stati esclusi dal credito i titolari di reddito da pensione in genere».
La fondazione esprime dubbi anche in merito alla possibilità di poter fruire del bonus se nel 2014 si percepisce un reddito da lavoro dipendente ma non si lavora. Sul punto c'è una incongruenza "perché il decreto legge prevede che il reddito sia rapportato al periodo di impiego nell'anno". Pertanto dovrebbe essere escluso chi ha perso il lavoro nel 2013 e da quest'anno 2014 percepisce un'indennità o un ammortizzatore sociale, perchè ha un reddito ma non lavora. Secondo i Consulenti del lavoro il dubbio a questo riguardo dovrebbe essere risolto positivamente tenendo conto proprio dell'anomalia relativa ai pensionati. Nel senso che se il bonus spetta al titolare di una prestazione di previdenza complementare che quindi non lavora, allora il «periodo di lavoro» a cui fa riferimento la norma non va inteso come periodo di svolgimento dell'attività ma di maturazione del reddito che dà diritto all'agevolazione. La fondazione auspica un chiarimento sulla questione nelle prossime settimane.
Intanto su questo fronte torna a farsi sentire Forza Italia: Il governo ''si e' dimenticato dei pensionati, certamente. Perche' non solo non prenderanno il bonus di 80 euro, ma dovranno pagare un'imposta sulla casa che e' stata triplicata rispetto a quella del governo Monti - noi l'avevamo abrogata del tutto- e dovranno anche pagare piu' imposte sugli interessi che le banche o la posta danno sui loro risparmi di tutta una vita''. E' quanto ha affermato Silvio Berlusconi. ''Lo dico in maniera impegnativa: quando il nostro movimento avra' di nuovo la responsabilita' di governo, una delle primissime cose che faremo nel primo Consiglio dei ministri sara' aumentare le pensioni minime a 800 euro - promette Berlusconi - . E probabilmente (stiamo facendo i conti con il bilancio pubblico) anche a 1.000 euro''.
Tari, esonero obbligatorio per i rifiuti avviati al recupero
La Legge di conversione del DL 16/2014 riporta a galla il problema della tassazione delle superfici produttive di rifiuti assimilati avviati al recupero, oggetto da diversi mesi di una lunga diatriba. Una norma che interessa da vicino migliaia di imprese che non hanno ancora ben chiaro, dopo tutte le modifiche e dietrofront, le modalità di applicazione dell'esenzione per i rifiuti speciali.
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Ora la normativa in questione viene nuovamente modificata reintroducendo la riduzione della quota variabile del Tributo per le superfici che producono rifiuti assimilati avviati al riciclo. La nuova versione precisa che la riduzione è obbligatoria (non più facoltativa) e fa riferimento al riciclo del rifiuto anziché al recupero. La legge di conversione del DL 16/2014 chiede inoltre ai Comuni l'individuazione delle «aree di produzione di rifiuti speciali non assimilabili e i magazzini di materie prime e di merci funzionalmente ed esclusivamente collegati all'esercizio di dette attività produttive, ai quali si estende il divieto di assimilazione». In pratica il Comune dovrà stabilire l'esonero dalla Tari per depositi e magazzini delle attività produttive.
La Tari - Ha sostituito la Tares, che ha avuto vita breve ed è dovuta per finanziare il servizio di gestione dei rifiuti urbani e assimilati su tutti gli immobili suscettibili di produrre rifiuti urbani ad eccezione delle superfici che producono rifiuti speciali. Sono inoltre esenti le aree scoperte pertinenziali.
L'imposta è composta da una quota fissa e da una variabile: la prima a copertura dei costi fissi del servizio, la seconda per la fruizione del servizio da parte del contribuente.
Le utenze domestiche pagano in funzione dei metri quadrati e del numero dei componenti il nucleo familiare; le altre utenze pagano in funzione dei metri quadrati e degli indici medi di produttività dei rifiuti. La Tari si paga alle scadenze stabilite dal Comune che deve assicurare almeno due rate semestrali; entro il 30 giugno 2014 il Ministero dell'Ambiente dovrebbe approvare un nuovo regolamento per determinare le nuove tariffe della Tari.
Bonus Irpef 2014, tra i beneficiari anche i tirocinanti e percettori di borse di studio
Se il rapporto di lavoro è stato interrotto prima di maggio, il lavoratore potrà ottenere il bonus richiedendolo nella dichiarazione dei redditi per il 2014.
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Non serve alcuna domanda e sarà automaticamente erogato nella busta paga in arrivo a fine maggio. La scorsa settimana la circolare 8/E/2014 dell'Agenzia delle Entrate ha riassunto le istruzioni per applicare il credito introdotto dal Decreto Irpef del 18 aprile. Il bonus sarà erogato direttamente dai datori di lavoro in tutti casi in cui l'imposta lorda dell'anno sia superiore alle detrazioni per lavoro dipendente.
La circolare chiarisce anche cosa bisogna fare nel caso il rapporto di lavoro sia stato interrotto prima di maggio. In assenza di un datore di lavoro, che funga da sostituto d'imposta, infatti sarà possibile ottenere il bonus richiedendolo nella dichiarazione dei redditi per il 2014.
I beneficiari sono contribuenti che quest'anno percepiscono redditi da lavoro dipendente (e alcuni redditi assimilati), al netto del reddito da abitazione principale, fino a 26 mila euro a condizione che l'imposta lorda dell'anno sia superiore alle detrazioni per lavoro dipendente. Il bonus spetta anche se l'imposta lorda è azzerata da altre categorie di detrazioni, come quelle relative a carichi di famiglia.
In totale il beneficio massimo conseguibile nell'anno è pari a 640 euro, e dunque 80 euro al mese a partire da maggio (per tutti i redditi fino a 24 mila euro). Per i redditi superiori il bonus si riduce con gradualità fino ad azzerarsi a quota 26 mila euro.
Il bonus è inoltre rapportato al periodo di lavoro nell'anno in cui dovrà essere erogato e dunque sarà calcolato in base alla durata del rapporto di lavoro, considerando il numero di giorni effettivamente lavorati nel 2014. Tra i beneficiari del credito in busta paga ci sono anche i sacerdoti, i lavoratori socialmente utili, i tirocinanti e percettori di borse di studio.
Sono esclusi invece i Percettori di indennità, Gettoni di presenza e gli altri compensi corrisposti dallo Stato - dalle Regioni - dalle Province - dai Comuni per l'esercizio di Pubbliche Funzioni; i compensi corrisposti ai Membri delle Commissioni Tributarie - ai Giudici di pace - agli esperti del Tribunale di sorveglianza.
Per quanto riguarda l'applicazione del bonus, la circolare delle Entrate chiarisce che i sostituti d'imposta riconosceranno il credito spettante ai beneficiari a partire dalle retribuzioni erogate a maggio. Secondo le Entrate esiste anche l'eventualità (per ragioni tecniche legate alle procedure di pagamento degli stipendi), che il bonus non arrivi a fine maggio. In tale evenienza i Sostituti riconosceranno il credito a partire da giugno.
La circolare chiarisce anche che il bonus va anche ai contribuenti senza Sostituto d'Imposta e a tutti i soggetti il cui rapporto di lavoro si è concluso prima di maggio. In queste situazioni il bonus potrà essere richiesto nella dichiarazione dei redditi, utilizzandolo in compensazione, oppure a rimborso.
La circolare individua poi, anche i casi in cui il credito deve essere restituito per superamento del reddito massimo agevolabile. Infatti nei casi di credito non spettante (ad esempio se il reddito complessivo supera i 26 mila euro per via di altri redditi oltre a quelli erogati dal Sostituto d'Imposta), gli interessati sono chiamati a comunicarlo al Sostituto che recupererà il credito nelle successive buste paga, oppure dovrà restituirlo nella dichiarazione dei redditi.
Tasi 2014, il rebus della scadenza di Giugno
Se l'aliquota non sarà fissata dai Comuni entro il 31 maggio, l'acconto del 16 giugno va pagato sui parametri standard. Sulle prime case il pagamento slitta al 16 Dicembre.
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La legge di conversione del DL 16/2014 rende ancora più complessa l'applicazione della Tasi 2014. Il pagamento per il 2014, se i Comuni non si sbrigano ad approvare entro questo mese le aliquote, viene infatti disciplinato in maniera differenziata: le abitazioni principali devono versare la Tasi in unica soluzione entro il 16 dicembre, tutti gli altri immobili pagano invece l'acconto a giugno con l'aliquota base dell'1 per mille per poi andare al secondo appuntamento di Dicembre.
E' fatta salva la diversa decisione dei Comuni, ma in tal caso la delibera deve essere inviata al dipartimento delle Finanze entro il 23 maggio (che deve pubblicarle entro il 31 Maggio), termine ristretto se si considera che i Sindaci hanno ancora tre mesi di tempo per chiudere i bilanci e decidere se piazzare l'aliquota aggiuntiva e le relative detrazioni sugli Immobili principali.
In molti Comuni (sugli Immobili diversi dalle abitazioni principali), rischia quindi di scattare l'acconto con aliquota standard che innescherà un meccanismo di rimborsi e restituzioni assai problematico per i contribuenti. Infatti nei molti casi in cui i Comuni escluderanno gli altri Immobili o singole tipologie dalla Tasi, e lo faranno dopo il 31 maggio, bisognerà procedere al pagamento dell'acconto il 16 Giugno e poi effettuare le restituzioni a delibera approvata. I problemi peraltro non riguardano solo i contribuenti ma anche i Comuni, che si troveranno a gestire molte richieste di rimborso.
Criticità anche per quanto riguarda il pagamento dell'acconto per gli inquilini. Per i casi in cui scatta l'acconto ad aliquota standard il DL 16/2014 non chiarisce quale sia la quota da porre a carico degli occupanti. Sul punto infatti non esiste un parametro standard, dal momento che la quota a carico degli occupanti è nella disponibilità dei Comuni, che possono fissarla all'interno di un range compreso fra il 10 e il 30 per cento.
Da definire anche il nodo dei bollettini Tasi precompilati che i Comuni dovrebbero inviare ai contribuenti, operazione che si rivela complessa se non proprio di scarsa utilità per mancanza di dati ed informazioni sugli occupanti degli immobili. Sul punto si attende un chiarimento da parte del MEF.