Fisco

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Gli 80 euro al mese andranno nelle tasche di circa 6 milioni di lavoratori dipendenti con un reddito che si attesta tra 16 e 24 mila euro all'anno. Per gli altri il bonus sarà pari al 4 per cento del reddito complessivo se la dichiarazione è sotto quota 16mila.

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Sono esclusi gli incapienti del bonus Irpef approvato ieri dal Consiglio dei Ministri presieduto dal premier Matteo Renzi. L'unica certezza è che il governo è impegnato ad intervenire con il contributo anche il favore di quei quattro milioni di lavoratori dipendenti che oggi hanno un reddito inferiore ad 8000 euro.

Insomma una sola e semplice dichiarazione di intenti che ha deluso tutti quanti coloro che nei giorni scorsi immaginavano un' estensione del decreto taglia Cuneo a 14 milioni di interessati. 

Secondo il premier la scelta di non includere gli incapienti al bonus è stata dettata in particolare dal fatto di voler mantenere fede all'annuncio fatto nelle scorse settimane circa l'arrivo di un bonus di 80 euro nelle buste paga di 10 milioni di lavoratori dipendenti che dichiarano fino a 24 mila euro. L'estensione del credito anche agli incapienti avrebbe coinvolto altri 5 milioni di contribuenti ma avrebbe comportato un effetto economico nelle buste paga più ridotto e dunque inferiore alla promessa di 80 euro. Per il premier quindi l'intervento sugli incapienti sarà contenuto in un successivo provvedimento.

Il decreto legge ha previsto che il premio Irpef vada a 3 categorie di contribuenti: a) a coloro che hanno reddito non superiore a 16 mila euro (che prenderanno il 4 per cento di bonus del reddito complessivo); b) a coloro che hanno reddito fra 16 e 24 mila euro (che conseguiranno un bonus di 640 euro); c) a coloro che hanno un reddito superiore a 24 mila euro ma non oltre 26.000 euro.

L'operazione varata dal Consiglio dei Ministri si aggiunge al ritocco all'insù delle detrazioni previste a fine 2013 dall'esecutivo Letta che avevano però interessato una platea più ampia costituita da tutti i dipendenti fino 55.000 euro di reddito. Ciò significa che dalla somma di queste misure il guadagno netto per i lavoratori che oscillano tra i 15 e 18 mila euro l'anno arriverà intorno ai 100 euro al mese.

Il premier ha anche spiegato che gli 80 euro in più non sono nè detrazione, né contributi previdenziali ma esclusivamente un credito. Si tratta cioè di un bonus che verrà attribuito dal datore di lavoro direttamente in busta paga.

La data per il versamento dell'acconto di giugno della Tasi dipenderà dalle scelte dei Sindaci. Per le prime case il rischio è uno slittamento a dicembre.

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Per quest'anno i comuni hanno la facoltà nella determinazione delle aliquote della Tasi di effettuare un incremento ulteriore dell'aliquota non superiore allo 0,8 per mille a condizione che vengono finanziate detrazioni d'imposta sulla prima casa o sulle unità immobiliare ad essa equiparata tali da generare effetti sul carico d'imposta Tasi equivalenti a quelli previsti con l'applicazione dell'Imu. In pratica il carico fiscale generato dall'aumento dell'aliquota non deve essere superiore a quello che i contribuenti pagavano con l'Imu nel 2012. 

A seguito delle modifiche apportate dal Parlamento al decreto legge 16 2014 gli effetti per i contribuenti potranno divergere a seconda se il Comune abbia fissato o meno le aliquote Tasi per il 2014.  Pochi problemi nel caso in cui il Comune abbia, entro il 31 maggio, pubblicato le delibere di approvazione delle aliquote e delle detrazioni. In tal caso il contribuente si presenterà la cassa il 16 giugno per l'acconto e il 16 dicembre per il saldo dell'imposta pagando in base delle aliquote fissate dal comune.

Più complesse le regole se il comune non rispetta la data del 31 maggio. Se entro tale data il Comune non abbia determinato l'aliquota per gli immobili diversi dall'abitazione principale il versamento della prima rata per il primo anno di applicazione della Tasi dovrà essere eseguito sulla base dell'aliquota standard, pari all'1%; il versamento della rata a saldo dell'imposta dovuta per l'intero anno verrà eseguito a conguaglio sulla base delle aliquote fissate dal comune.

Per gli immobili adibiti ad abitazione principale, in assenza di una fissazione dell'aliquota entro il 31 maggio, il primo anno di applicazione della Tasi prevede invece che il versamento dell'imposta venga effettuato in un'unica rata entro il termine del 16 dicembre 2014. 

Renzi promette che gli 80 euro di bonus sono solo un antipasto. Presto misure in favore degli incapienti e dei pensionati con pensioni al di sotto dei mille euro.

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Nel testo definitivo del decreto legge taglia Irpef uscito dal consiglio del ministri della scorsa settimana, il credito d'imposta da 640 euro netti per otto mesi sarà erogato ai lavoratori dipendenti con eccezione dei lavoratori incapienti e abbia un reddito fino a 24 mila euro. Da 24 mila e fino a 26 mila euro, invece, ii bonus scenderà arrivando rapidamente a zero. Renzi, insomma, ha voluto un'operazione chiara, che non prestasse fianchi deboli a critiche come è avvenuto in passato per il bonus Letta, quello basato sul sistema delle detrazioni e che, alla fine, si era risolto in pochi spiccioli in busta paga.

Il bonus dunque dal prossimo mese di Maggio sarà di 80 euro netti per tutti i 10,4 milioni di contribuenti che hanno un reddito compreso tra 8 mila e 24 mila euro. Nel bozza del decreto legge si prevede anche che in caso di mancanza di capienza del sostituto d'imposta per versare il bonus, questo potra essere recuperato sui contributi Inps.

Con questa nuova misura si può iniziare anche a fare qualche calcolo di quanto i lavoratori si troveranno ad avere in più nelle buste paga grazie al doppio bonus, quello di Renzi e quello del governo Letta. Se il primo è fisso, il secondo, essendo basato sul sistema delle detrazioni, ha una curva che raggiunge il suo massimo intorno ai 15 mila euro di reddito. Chi si trova in questa fascia di reddito ha già ottenuto un bonus di 19 euro mensili con Letta. Ora con gli 80 euro che arriveranno dalla misura approvata da Renzi la somma raggiunge i 100 euro.

Renzi dovrà ora sciogliere il nodo degli incapienti, cioè coloro che guadagnano meno di 8 mila euro annui che sono stati esclusi dai benefici. Per loro il premier ha promesso un nuovo intervento in un secondo momento. Intervento che dovrebbe arrivare anche per i pensionati che hanno una pensione inferiore a mille euro al mese. Ma il grande punto interrogativo è se il governo riuscirà a rendere "strutturale", il bonus di 80 euro. Per ora la copertura basta solo per il 2014 e il suo rifinanziamento richiede 10 miliardi per il 2015. Ci penserà la prossima legge di stabilità che dovrà individuare le risorse. 

In assenza di una precisazione nel decreto legge taglia irpef anche i rendimenti delle casse professionali potrebbero essere tassati al 26%.

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L'innalzamento delle aliquote sulle rendite finanziarie potrebbe interessare anche le Casse di previdenza dei professionisti. Nella bozza del decreto legge, infatti, non è contenuta alcuna esenzione per le casse professionali, enti che contano oltre due milioni di iscritti. Dal prossimo 1° luglio, quindi, anche tali enti vedranno passare la tassazione dei rendimenti dal 20 al 26 per cento

La denuncia arriva da Andrea Camporese, presidente dell'associazione degli enti previdenziali privati, che sottolinea il rischio di un aggravio per i conti e i rendimenti delle Casse e l'ampliamento ulteriore del divario rispetto ad altre forme previdenziali: "Se fosse confermata la tassazione al 26% anche per le Casse, si realizzerebbe una gravissima lesione del diritto, per gli iscritti, a essere considerati uguali agli altri cittadini italiani ed europei, dato che chi versa all'Inps non è soggetto ad alcuna tassazione, mentre in Europa chi è iscritto alle Casse private ha una tassazione compresa tra lo zero e il tre per cento".

Inoltre si amplierebbe la differenza di trattamento con i fondi di previdenza complementare che, pur non obbligatori, fruiscono di una tassazione sulle rendite all'11% per cento. Le Casse privatizzate, invece di vedersi ridurre questa forbice, da luglio rischiano di assistere a un incremento delle disparità, oltre al fatto che da tempo lamentano il peso fiscale della doppia tassazione: quella a loro carico sui rendimenti e quella sulle prestazioni, gravante sugli iscritti, al lordo dei rendimenti già tassati.

Il conto a carico degli enti rappresentati dall'Adepp determinato dal previsto aumento delle aliquote è presto fatto: già oggi la tassazione delle rendite al 20% costa alla previdenza privata circa 450 milioni di euro che equivale a una riduzione dell'8% delle prestazioni; con l'aliquota al 26% si sale a circa il 12% delle prestazioni attese. Nel caso in cui fosse confermato l'aumento – sostiene Camporese – reagiremo in tutte le sedi sia sul piano giuridico che legislativo, considerando questo atto un vero e proprio scandalo che non ha nulla a che vedere con l'equità sociale affermata dal Presidente del Consiglio dei ministri".

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi nella conferenza stampa di presentazione del decreto sul cuneo fiscale ha confermato l'intervento sull'Irap che porterà in dote un risparmio del 10,2% alle aziende private e ai professionisti.

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E' stato confermato l'intervento che prevede un taglio dell'aliquota Irap ordinaria dello 0,4% (dal 3,9 al 3,5). Un intervento che porterà un risparmio del 10,2% ad aziende private e professionisti sul costo del lavoro: dal 3,9 si passerà al 3,5 per cento.

Per le banche e le imprese finanziarie si passerà dall'attuale livello dell'imposta del 4,65% al 4,20%, con uno sconto del 9,7%. Per le assicurazioni, invece, si passerà dal 5,90% del 2013 al 5,30 % con un risparmio del 10,1%. Le imprese agricole, oggi destinatarie dell'aliquota più bassa, avranno un'aliquota dell'1,70 %;alle imprese concessionarie diverse da quelle di costruzione e gestione di autostrade e trafori, a cui si applica l'aliquota del 4,20%, sarà riconosciuto un'aliquota al 3,80%.

La rimodulazione delle aliquote avrà effetti per i versamenti del 2014 anche se per il calcolo degli acconti previsionali in scadenza a giugno e a novembre del 2014, imprese e professionisti dovranno applicare l'aliquota del 3,70%, rinviando l'ulteriore beneficio al saldo di giugno 2015. Le banche calcoleranno gli acconti previsionali 2014 con l'aliquota Irap transitoria del 4,40%, le assicurazioni con il 5,60% e le imprese agricole all'1,80% e le imprese concessionarie al 4 per cento.

Il taglio dell'imposta è lineare e quindi favorirà anche le imprese che non impiegano dipendenti.

Il premier annuncia che a partire da maggio ci saranno 80 euro in più in busta paga per chi ha un reddito da 8 a 26 mila euro, taglio del 10% dell'Irap per le aziende.

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Il decreto per il taglio dell'Irpef e dell'Irap è stato approvato oggi pomeriggio dal Cdm ed è stato illustrato attraverso dieci tweet, hashtag #oraics, sulla pagina di Palazzo Chigi.

Un "principio di buon senso" e un "modo per fare la pace con gli italiani" sono le definizioni scelte per annunciare che agli stipendi dei manager pubblici verrà fissato uno stipendio massimo di 240mila euro, livello proposto anche per i presidenti delle partecipate quotate. Una regola che il premier ha definito "Norma Olivetti". "Dare un tetto di 20mila euro al mese non è drammatico", ha spiegato Renzi. A Camera e Senato, che scelgono autonomamente le remunerazioni del proprio organico, è andato l'invito ad allinearsi, pur nel rispetto delle singole competenze. Stretta ancora sulla auto blu: 5 al massimo per ogni ministero, spiega Renzi.

Spese degli enti pubblici online - Altra novità viene dal fatto che tutte le spese degli enti pubblici saranno online entro 60 giorni. Il presidente del Consiglio ha spiegato che si tratta di una previsione di legge già esistente, ma ora è stata inasprita con la disposizione che gli enti che non comunicheranno in tempo le spese verranno "puniti" con una decurtazione dei trasferimenti da parte dello Stato. Anche la distribuzione degli uffici pubblici, con i relativi risparmi di spazio, e la razionalizzazione delle municipalizzate (da ottomila a mille) sono stati indicati come obiettivi del programma.

Tagli alla Difesa - Si registra poi il piano di risparmi da 400 milioni di euro per la Difesa, 150 dei quali verranno dalla revisione del programma di acquisto dei discussi caccia F-35. Questi 400 milioni rientrano nei risparmi da complessivi 700 milioni che afferiscono alla voce "acquisto di beni e servizi" per la parte dello Stato; importi pari dovranno essere risparmiati anche dalle Regioni e dai Comuni (quindi 2,1 miliardi in totale). A ciò si aggiungono 900 milioni che Renzi ha collegato a "voci inattese come la 'sobrietà'".

Rendite finanziarie - Si conferma poi l'innalzamento al 26% della tassazione sulle plusvalenze che le banche hanno registrato con la rivalutazione delle quote di Bankitalia: in questo modo il governo incasserà 1,8 miliardi. La Rai dovrà contribuire con un assegno da 150 milioni alla spending, che la televisione di Stato potrà racimolare anche vendendo le torri di Rai Way, o attraverso la "razionalizzazione" delle sedi regionali. Un centinaio di milioni è previsto in arrivo dalla rimozione dell'obbligo di pubblicare sui quotidiani i bandi e le gare, mentre dal recupero dell'evasione il governo "ha deciso di inserire solo 300 milioni, i soldi che abbiamo già incassato nel primo trimestre dell'anno". Non compaiono poi i tagli sulla sanità.

Bonus Irpef non agli incapienti - Il presidente del Consiglio assicura che a partire ''dal mese di maggio'' avverrà l'erogazione degli 80 euro al mese per coloro che hanno una busta paga sotto i 26 mila euro annui. Vale a dire 10 milioni di cittadini in tutto.   Il testo del decreto «è in fase di coordinamento con i singoli ministri e sarà in Gazzetta credo all'inizio della prossima settimana. Questo ci consentirà di dare i mitici 80 euro sin dal mese di maggio». Il taglio Irpef riguarderà «10 milioni di italiani, da 8mila euro a 26mila di reddito annuo, con un piccolo decalage da 24 a 26mila euro per evitare che chi guadagna di meno superi chi guadagna un po' di più». Niente bonus per gli incapienti (sotto gli 8mila euro lordi annui). «La voce degli incapienti e partite Iva sarà inserita in provvedimenti nelle prossime settimane e mesi», ha annunciato il premier.

Tra le altre misure annunciate c'è la previsione che le municipalizzate saranno sfoltite da 8mila a mille. Confermato anche il taglio dell'Irap del 10% per le aziende e pagamenti più rapidi alle imprese: «Oggi abbiamo sbloccato 8 miliardi per il pagamento dei debiti della P.A», ha detto il premier. Renzi infine annuncia che l'imposta sulle quote rivalutate della Banca d'Italia sale dal 12 al 26%. Il gettito andrà a copertura degli sconti Irpef.

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