Fisco

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Oggi il Cdm che dovrà dare il via libera al decreto sul taglio dell'irpef. In arrivo il bonus per i lavoratori dipendenti con reddito fino a 28mila euro. Anche gli incapienti rientrano nel dl Irpef-spending. Tagli alla sanità per le coperture

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Dopo l'approvazione del documento di economia e finanza e della risoluzione per lo slittamento del pareggio di bilancio, il governo si concentra sul decreto Irpef con l'arrivo del bonus in busta paga per i lavoratori dipendenti con reddito fino a 28mila euro.

Ieri, vertice di 4 ore tra il premier Matteo Renzi, Pier Carlo Padoan, Graziano Delrio, Maria Elena Boschi e Luca Lotti, in vista del Consiglio dei Ministri in programma oggi alle 15.30. Molte, secondo quanto si apprende, le modifiche rispetto ai contenuti delle bozze circolate, novità che saranno presentate nella conferenza stampa in programma alle 16.30. E come ormai quasi d'abitudine, è arrivata attraverso twitter, con uno scambio di cinguettii tra il premier e il responsabile comunicazione del Pd Francesco Nicodemo, l'annuncio della conferenza stampa.


Il bonus
Una delle bozze sul decreto Irpef, che sarà esaminato dal Consiglio dei Ministri e che potrebbe subire variazioni, prevede che nel 2014, il bonus, da maggio a dicembre, sarà di 620 euro. L'anno prossimo invece si dovrebbe salire a 950 euro, che spalmati sui dodici mesi saranno a pari a un bonus di 79 euro mensili. I 620 euro sono lo sconto massimo di cui beneficeranno i redditi intorno ai 17 mila euro, somma che scenderà gradualmente fino ai reddtii a 24500 euro. 

Gli incapienti
Anche gli incapienti rientrano nel dl Irpef-spending e nelle coperture da 6,7 miliardi indicate dal governo, senza necessità di ricorrere a risorse aggiuntive. Non trattandosi più di detrazioni Irpef, anche chi rientra nella no tax area può godere dello stesso trattamento di chi invece paga l'imposta.  Per quanto riguarda gli incapienti, il bonus potrà arrivare fino a 619 euro nel 2014 e sarà riconosciuto, in via automatica, dai sostituti d'imposta e attribuito sugli emolumenti corrisposti in ciascun periodo di paga rapportandolo al periodo stesso. Il bonus di 619 euro ripartito su 8 mesi mancanti prevede al massimo 77 euro al mese.

Il bonus scatta dal primo periodo di paga utile
Scatterà da subito il pagamento del bonus previsto dal decreto Irpef. E' quanto prevede la bozza che chiede ai datori di lavoro di erogarlo, dopo l'entrata in vigore del provvedimento, "a partire dal primo periodo di paga utile". E' quanto prevede la bozza del dl. Il credito dovrà essere rapportato al periodo di paga. Sarà indicato nel Cud.

Tagli alla Sanità ed entrate dalla lotta all'evasione
A copertura degli sconti Irpef, sono in arrivo tagli alla sanità per 2,376 miliardi nel biennio 2014-2015 . Il servizio sanitario nazionale, secondo quanto si legge in una bozza del dl Irpef, "è ridotto di 868 milioni di euro per l'anno 2014 e di 1.508 milioni di euro a decorrere dall'anno 2015". Alla copertura del decreto Irpef concorrono le maggiori entrate strutturali ed effettivamente incassate nel 2013 derivanti dalla lotta all'evasione fiscale e stimate in 300 milioni di euro annui dal 2014. Il dl Irpef-spending review inoltre elimina dal primo gennaio di quest'anno l'esenzione Imu per i fabbricati rurali ad uso strumentale. 

Risparmi a Palazzo Chigi e tagli alla Difesa
Nel decreto per il calo dell'Irpef e per la Spending Review si prevedono anche tagli per 200 milioni quest'anno e per 900 milioni a partire dal 2015 per la "rideterminazione di programmi di investimento per la difesa nazionale".  Inoltre la presidenza del Consiglio concorre al raggiungimento degli obiettivi programmati di finanza pubblica con un risparmio complessivo di 20 milioni nel 2014 e 24 milioni dal 2015. 

Scure su auto blu, spesa tagliata del 70% rispetto a tre anni fa
La spesa per l'acquisto, la manutenzione, il noleggio di auto della p.a., nonché per l'acquisto di buoni taxi, (comprese Autorità indipendenti e Consob) non potrà superare da quest'anno il 30% della spesa sostenuta nel 2011. Inoltre, le società a totale partecipazione pubblica diretta o indiretta dello Stato dovranno tagliare i costi "nella misura non inferiore al 2% nel 2014 e al 3,5% nel 2015", si legge nella bozza del decreto. La disposizione non si applica alle società per le quali "alla data di entrata in vigore del decreto risultano già avviate procedure volte ad una apertura ai privati del capitale" (quindi al momento Enav e Poste). 

Il taglio dell'Irap
Quanto al taglio dell'Irap, la bozza prevede che l'aliquota principale passerà in maniera strutturale a partire dal 2015 dal 3,9% al 3,5% mentre per quest'anno è prevista un'aliquota intermedia del 3,75%. A copertura si prevede l'incremento dal 20 al 26% della tassazione sulle rendite finanziarie dal primo luglio 2014, esclusi i Bot e i titoli di Stato. 
 Nel calcolo degli acconti previsionali per il 2014, i contribuenti dovranno però utilizzare aliquote intermedie tra quelle attuali e quelle ridotte.
Il taglio al cuneo fiscale per i datori di lavoro si traduce, secondo quanto risulta dalle prime bozze della manovra, in una riduzione pari allo 0,4% della aliquota Irap che grava sul reddito prodotto da imprese e da professionisti. Rispetto all'attuale misura dell'imposta regionale (3,9%), lo sconto si colloca dunque sul 10%, percentuale che si può utilizzare per stimare quanto, in valore assoluto, sarà il risparmio a regime.

Con la dichiarazione di incostituzionalità del Dlgs 23/2011 tornano ad essere validi i contratti in origine stipulati tra conduttore e locatore e non registrati.

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Con il decreto legislativo 23 del 2011 era stata introdotta una disciplina che puniva il locatore che non avesse registrato il contratto di locazione: la norma prevedeva che il conduttore, decorsi inutilmente trenta giorni successivi alla stipula di un contratto di locazione, poteva denunciare l'omessa registrazione conseguendo il vantaggio di ottenere per una durata quadriennale il pagamento di un canone annuo quantificato in misura pari a tre volte la rendita catastale, oltre all' adeguamento ISTAT.

Con la sentenza della Corte Costituzionale 50/2014 che ha abrogato le norme del decreto legislativo 23/2011 viene pertanto meno la possibilità per i conduttori di punire i locatori che non abbiano provveduto a registrare in tutto o in parte il contratto di locazione. La decisione tuttavia crea situazioni molto intricate che dovranno essere al più presto regolate attraverso un nuovo intervento legislativo.

I rischi fatti per il conduttore sono molteplici. Prima di tutto c'è il fatto che la decisione della Corte Costituzionale retroagisce al momento dell'entrata in vigore del decreto legislativo 23/2011; ciò comporta che il conduttore potrà vedersi costretto a pagare tutte le somme che prima aveva risparmiato rispetto a quanto era stato contrattualmente pattuito con il locatore.

Secondo Bruno Carli del CAF ACLI la posizione dell inquilino diviene infatti particolarmente precaria e rimessa alla volontà del locatore. Se infatti tra le parti c'è un contratto scritto non registrato l'inquilino potrà essere chiamato a pagare la differenza tra quanto pagato con la norma del decreto legislativo 23/2011 e quanto era originariamente dovuto al locatore. Altrimenti l'interessato rischia una intimazione di sfratto per morosità o la risoluzione del contratto. 

Ancora più complicato invece il procedimento laddove sia stata avviata un'azione in giudizio da parte del proprietario.

Ma in molti casi potrebbe già essere in corso una causa tra le parti. Il proprietario infatti, a fronte dell'autoriduzione del canone da parte del conduttore potrebbe aver chiesto il rilascio dell'immobile in via giudiziale, salvo poi vedersi arrestata la propria azione in quanto la riduzione del canone effettuata dall'inquilino era apparsa legittima alla luce proprio della norma cassata dalla Consulta. Ora invece con la pronuncia della Corte Costituzionale il proprietario può ottenere la risoluzione del contratto per inadempimento a parte la possibilità di concedere un termine all'inquilino per sanare la sopravvenuta morosità delle somme non riscosse.

L'ipotesi piu' accreditata è che le famiglie datrici di lavoro anticipino l'agevolazione recuperandola poi sui versamenti trimestrali all'Inps.

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L'estensione del bonus anche ai collaboratori domestici secondo fonti del Governo potrebbe riguardare le colf e le badanti che guadagnano meno di 8 mila euro l'anno. Per ora si tratta ancora di una ipotesi che dovrebbe vedere le famiglie in prima linea con un'anticipazione dell'agevolazione che sarebbe poi recuperata sui versamenti contributivi da effettuare all'Inps.

Resta invece piu' sicuro il meccanismo dell'anticipo da parte del sostituto d'imposta che sarà applicato a tutti i quattro milioni di incapienti, ossia una sorta di credito anticipato calcolato in percentuale del reddito. La misura riguarderà anche i lavoratori co.co.co., gli atipici e gli stagionali: per questi ultimi il bonus sarà determinato in base ai mesi in cui hanno lavorato.

Oltre a definire i dettagli per riscrivere la nuova curva dell'Irpef con il bonus Renzi da 80 euro per chi guadagna fino 1.500 euro al mese e il "credito" da erogare ai 4 milioni di lavoratori dipendenti "incapienti" che attualmente hanno redditi fino a 8.000 euro, si cerca ancora la quadratura del cerchio sulle coperture. Nelle ultimo ore Renzi ha smentito categoricamente che ci sarà un taglio agli assegni familiari per garantire «gli 80 euro in busta paga».

Che la coperta per effettuare lo sconto Irpef sia corta sembra sempre piu' evidente. Il ministero dell'Economia ha inviato infatti una lettera alla Commissione europea per informarla del rinvio dal 2015 al 2016 del pareggio strutturale di bilancio. Un passaggio necessario, ha confermato Padoan, per rispettare la procedura prevista dal nuovo articolo 81 della Costituzione.

A questo punto il Parlamento dovrà pronunciarsi non solo sul Def, ma anche approvare a maggioranza assoluta una specifica delibera che autorizza la variazione nei saldi di bilancio.

Le imprese che smaltiscono in proprio una parte dei loro rifiuti dovranno pagare la Tari. I Comuni potranno individuare agevolazioni proporzionali alla quota di rifiuti smaltiti autonomamente. 

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La partita sull'introduzione della Tari, il nuovo tributo sui rifiuti, vede il ritorno del tributo senza esenzioni sulle imprese. Come si ricorderà negli ultimi mesi la discussione è stata tutta incentrata sulla possibilità di esenzione dal tributo per le imprese e agli operatori commerciali che smaltiscono una parte dei loro rifiuti, quelli speciali assimilati agli urbani, senza fruire dei servizi locali di igiene urbana. 

Nella legge 147/2013 veniva prevista contemporaneamente l'esenzione e la possibilità di sconti da parte dei Comuni, una regola contraddittoria che il governo, nel decreto Salva Roma ter, il dl 16/2014, aveva risolto nel senso di esentare dal pagamento del tributo le imprese che smaltivano in proprio i rifiuti speciali assimilati.

Ora invece con gli emendamenti approvati alla legge di conversione del decreto Salva Roma ter questi rifiuti tornano nuovamente soggetti alla Tari. Con la precisazione tuttavia che i Comuni potranno individuare agevolazioni proporzionali alla quota di rifiuti smaltiti autonomamente. Nel regolamento i Comuni potranno individuare anche le aree di produzione di rifiuti speciali non assimilabili e i magazzini anche se caratterizzati dal divieto di assimilazione.

Gli emendamenti approvati dalla Camera garantiscono inoltre maggiore flessibilità ai Comuni nella determinazione dei parametri con cui calcolare la Tari per le diverse tipologie di contribuente. Per la quota fissa delle utenze domestiche si potranno evitare i parametri standard, mentre in generale sarà possibile discostarsi anche del 50% dai parametri del metodo normalizzato.

Agevolazioni sociali - Oltre a sconti tipizzati in base agli occupanti degli immobili (come ad esempio quelle abitate da una sola persona, oppure quelle a utilizzo stagionale) i Comuni possono introdurre agevolazioni ulteriori, con finalità sociale. Questi sconti ulteriori potevano essere finanziati con risorse di bilancio per una quota non superiore al 7% del costo totale del servizio. Nella versione approvata dalle commissioni di Montecitorio questo vincolo è stato però cancellato.

Base imponibile - La base imponibile della Tari, come accadeva per le vecchie tasse rifiuti, rimane quella dichiarata dal contribuente. L'applicazione del tributo sulla superficie catastale sarà avviata solo a partire dall'anno successivo a quello in cui sarà avviato davvero l'interscambio di informazioni fra l'agenzia delle Entrate (che ha incorporato l'agenzia del Territorio) e i Comuni.

Secondo l'Istituto di Statistica lo sconto Irpef alle famiglie scende dal 3,4% allo 0,7% del reddito, più questo sale. Considerando anche l'Irap e le misure della vecchia Legge di Stabilità il risparmio fiscale è di 11,3 miliardi.

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La revisione fiscale presentata dal governo nell'ambito del Documento di economia e finanza, che contiene lo sconto Irpef che verrà dettagliato con un provvedimento venerdì prossimo, porterà un guadagno medio annuo di 714 euro per le famiglie più povere.

Lo calcola l'Istat nell'ambito delle audizioni che si stanno svolgendo alla Camera in questa settimana proprio per sentire il parere di esperti e soggetti coinvolti a più livelli dal documento di programmazione economica dello Stato.

Per l'Istituto di statistica lo sconto scende via via fino a 451 euro per le famiglie più ricche. Cioè si passa dal 3,4% del reddito allo 0,7%. Un piano che, secondo l'opinione di Bankitalia, rischia però di non essere sostenibile grazie alla sola spending review del Commissario Carlo Cottarelli, soprattutto per l'anno prossimo.

Il presidente Istat, Antonio Golini, ha spiegato ieri che le misure sul Fisco previste nel Def porteranno a un "beneficio netto annuale sotto forma di minore imposta netta pari a circa 11,3 miliardi di euro".

Golini si riferisce appunto alla "rimodulazione delle detrazioni Irpef sul lavoro dipendente per le fasce più basse di reddito (reddito lordo fino a 25 mila euro) e la riduzione dell'Irap per le imprese" e aggiunge che "nel complesso si stima un beneficio netto effettivo annuale sotto forma di minore imposta netta pari a circa 11,3 miliardi di euro. Di questi - aggiunge - circa 1,8 miliardi di euro sono l'effetto aggregato delle variazioni già approvate con la precedente Legge di stabilità, mentre circa 9,5 miliardi di euro sono riferiti alle nuove misure previste nel Def 2014". Secondo il presidente dell'Istat, sul 2014  "saranno pari a circa 7 miliardi di euro, per effetto dell'introduzione del provvedimento a partire dal mese di maggio".

Calo degli occupati - Durante l'audizione alla Camera, Golini ha presentato anche i dati sul lavoro: un milione di occupati in meno in cinque anni, soprattutto al Sud. "Dal 2008 al 2013 la perdita - ha detto Golini - è stata di quasi un milione di occupati (-984 mila, pari al 4,2%) e le differenze territoriali sul mercato del lavoro si sono ulteriormente accentuate: rispetto al 2008 nel Mezzogiorno gli occupati calano del 9%, contro il 2,4% del Nord". "Nel 2013 il numero di occupati si è ridotto di 478 mila unità (-2,1% rispetto all'anno precedente, ben -4,6% nel Mezzogiorno, pari a -282 mila unita') scendendo a 22 milioni e 420 mila, un calo superiore anche a quello del 2009 (-380 mila unita')", ha aggiunto il presidente dell'Istat.

E' iniziato il percorso parlamentare del Def, il Documento di economia e finanza che racchiude le previsioni dell'esecutivo guidato da Matteo Renzi sull'andamento economico dell'Italia e sull'agenda di riforme da realizzare nei prossimi anni.

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Il Documento di economia e finanza ha iniziato questa settimana il suo iter alla Camera dei Deputati. Il lavoro procede a ritmi serrati, anche perché venerdì il Consiglio di ministri dovrà mettere per iscritto come intende modulare gli sgravi Irpef che dovrebbero portare i famosi 80 euro in più in busta paga a chi ne guadagna meno di 25mila annui. L'Abi, l'associazione degli istituti di credito, apre una polemica sul miliardo di tassazione in più per le quote di Bankitalia: "Sottrae credito alle famiglie e alle imprese". Ma arriva la risposta di Graziano Delrio: "Sono allibito dalle dichiarazioni delle banche: è un ricatto che non accettiamo". "Le banche hanno ricevuto mille miliardi dalla Bce e non hanno" ridistribuito "a famiglie e imprese", ha aggiunto il sottosegretario.

Gli sgravi ai pensionati - Proprio sulla portata degli sgravi Irpef si concentrano alcune obiezioni da parte dei sindacati e anche di esponenti politici. Allo stato attuale, lo sconto Irpef è stato annunciato per i lavoratori dipendenti. Ma il segretario della Uil, Luigi Angeletti, pur riconoscendo che il taglio del cuneo fiscale "va nella direzione giusta", chiede di coinvolgere nella misura "quella parte di pensionati che hanno pensioni medio-basse e che sono stati ancora una volta esclusi" dagli sgravi fiscali. A un'altra platea ha guardato invece Angelino Alfano, che intervenendo in precedenza a Radio24 aveva chiesto di estendere il beneficio alle partite Iva.

Sulla falsariga di Angeletti si è mosso  il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni: la misura a favore degli incapienti a cui sta lavorando l'esecutivo è "ineludibile", così come "non è eludibile" da parte del governo "il problema della mancata tutela di milioni pensionati con trattamenti medio bassi". Bonanni paventa anche il rischio che senza una spending review efficace si renda necessaria una "manovra correttiva".

Cassa in deroga - Il Governo è poi pronto per “un altro intervento sulla cassa in deroga”. Lo ha annunciato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a margine di un incontro pubblico nel trevigiano. Poletti ha riconosciuto che la legge di stabilità ha coperto meno che nell'anno precedente, ma ha aggiunto che sono in atto le verifiche dello stato della situazione regione per regione, per trovare i criteri migliori ai fini della redistribuzione delle risorse, “evitando assegnazioni a regioni che non ne hanno esigenza e lasciandone altre in attesa, con i lavoratori che magari aspettano per essere 'pagati' anche 6-7 mesi”. Per Poletti andrebbe comunque evitato il criterio dell'andamento storico nella distribuzione dei fondi.

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