La Circolare dello scorso 12 Ottobre ha sposato l'ipotesi della pensione a formazione progressiva: se il cumulo è finalizzato alla pensione di vecchiaia ed i requisiti anagrafici risultano diversi tra Inps e Cassa Professionale l'Inps liquiderà subito la propria quota di pensione sulla base dei contributi maturati presso l'Istituto; successivamente, al perfezionamento dei requisiti anagrafici previsti dalla Cassa, l'ente previdenziale privato liquiderà la propria quota. Se il cumulo è volto ad ottenere la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi, 41 anni e 10 mesi le donne) sia l'Inps che le casse professionali liquideranno, invece, immediatamente le quote di rispettiva competenza. Nonostante l'adozione della Circolare restano però molti attriti tra Inps e Casse che si sono riverberati sulla mancata adozione della convenzione quadro, propedeutica alla liquidazione della pensione in regime di cumulo. Il ritardo è significativo e frustrante per i tanti professionisti che contavano sulla possibilità di anticipare l'accesso alla pensione e che continuano a trovarsi in un limbo.
Il cumulo gratuito doveva infatti decollare dal 1° gennaio 2017 essendo contenuto nella legge di bilancio per il 2017 (legge 232/2016) ma ci sono voluti ben 10 mesi solo per l'adozione della Circolare applicativa da parte dell'Inps ed ora lo stallo prosegue accumulando un ritardo di oltre un anno. L'impressione che la questione sarebbe andata per le lunghe si è avvertita subito all'indomani della pubblicazione della Circolare Inps. Le Casse sono andate infatti in ordine sparso senza una cabina di regia condivisa: solo cassa forense si è adeguata immediatamente alla novella rispettando il dettato normativo, altre hanno dilatato in tempi passando per una modifica dei regolamenti, altre pur aprendo all'istituto sostanzialmente ne hanno tradito lo spirito tramutandolo in una normale totalizzazione (con risvolti complessi circa la determinazione della misura della pensione). In ogni caso la mancata adozione delle convenzioni rende inattuabile la liquidazione della pensione. Un ritardo drammatico per quei lavoratori che hanno già rassegnato le dimissioni contando sulla possibilità di pensionarsi a breve. E in molti minacciano di rivolgersi ai tribunali.