Stretta sulla rivalutazione delle pensioni d’oro, superiori a 5.679 euro lordi mensili. Il prossimo anno saliranno del 22% in luogo del 32% ricevuto quest’anno. Nessun cambiamento, invece, per gli assegni inferiori: saranno rivalutati allo stesso ritmo del 2023. Lo stabilisce la bozza di Manovra 2024 nell’ambito delle misure per contenere la spesa pensionistica.
La rivalutazione delle pensioni
Il tasso Istat di rivalutazione per il 2024 deve essere confermato (è ipotizzato al 6%). Quello definitivo di quest'anno, invece, dal 7,3% (acconto) si è assestato all'8,1%, richiedendo il conguaglio che avverrà in anticipo a dicembre. Di conseguenza, il minimo Inps per il 2023 è di 567,94 euro, sulla base del quale avverrà la rivalutazione il prossimo anno.
Le pensioni inferiori al minimo
La Manovra 2023 ha introdotto una rivalutazione straordinaria e temporanea al fine di contrastare gli effetti negativi dell'inflazione pari, per l’anno 2023, all'1,5% ai pensionati d'età inferiore a 75 anni; del 6,4% ai pensionati con età pari o superiore a 75 anni; e, per l'anno 2024, del 2,7% a tutti i pensionati.
Il prossimo anno, pertanto, i pensionati di tutte le età, titolari di trattamenti d'importo al trattamento minimo Inps riceveranno una rivalutazione eccezionale del 2,7% oltre al tasso ISTAT. Attenzione. La rivalutazione del 2,7% si applicherà sul trattamento pensionistico al 31.12 al netto della rivalutazione straordinaria riconosciuta nel 2023 che, pertanto, sarà riassorbita. Ad esempio una pensione di 525,38€ al 31.12.2022 (cioè al minimo Inps) rivalutata ordinariamente vale 567,94€ al 31.12.2023 (+8,1%) ed è salita a 576,45€ grazie all’aumento straordinario dell’1,5%. Nel 2024 se il minimo sale a 602€ (ipotizziamo un aumento ISTAT del 6%) con la rivalutazione del 2,7% si raggiungeranno i 618€. Il riassorbimento si farà, invece, sentire per gli ultrasettantacinquenni che il prossimo anno registreranno aumenti inferiori al tasso ISTAT (perché la rivalutazione straordinaria scende dal 6,4% al 2,7%).
Pensioni oltre il minimo
La legge di bilancio conferma le regole del 2023. Quindi assegni pienamente rivalutati all’inflazione (100%) sino a quattro volte il minimo inps (cioè 2.272 euro); 85% quelli tra quattro e cinque volte il minimo, cioè da 2.272€ a 2.840€; 53% quelli tra cinque e sei volte il minimo, cioè da 2.841€ a 3.408€; 47% quelli tra sei e otto volte il minimo, cioè da 3.409€ a 4.544€; 37% quelli tra otto e dieci volte il minimo, cioè da 4.545€ a 5.679€.
Gli assegni superiori a dieci volte il minimo, cioè oltre i 5.679€ saranno, invece, rivalutati al 22% del tasso ISTAT in luogo del 32% corrisposto nel 2023. L’indicizzazione sarà sempre corrisposta per fascia complessiva di importo e non per scaglioni progressivi. Questo meccanismo, come al solito, riduce gli aumenti per gli assegni superiori a quattro volte il minimo rispetto al passato.