Il presidente dell'Inps quindi mette in guardia dell'ipotesi di consentire il pensionamento con 35 anni e 62 anni di età di contributi una volta maturata una pensione di almeno una volta e mezzo il minimo a fronte di una penalità del 2% per ogni anno di anticipo del pensionamento: "I costi di questa operazione sono ingenti ma è il Parlamento che dovrà decidere cosa fare ha tenuto precisare Boeri. L'Inps si limita a fornire un supporto per le decisioni."
Ancora piu' elevati i costi per la cosiddetta Quota 100 con 62 anni e 38 anni di contributi che non prevede alcuna decurtazione: "secondo le nostre stime come punto di massimo arriverebbe a costare 10,6 miliardi nel 2019". Sarebbe "un'operazione - ha osservato Boeri - molto nello spirito del ripristino delle pensioni di anzianità, senza le finestre, e tende ad avere costi elevati". L'ipotesi piu' sostenibile per i conti pubblici è quella di procedere al ricalcolo dell'assegno con il sistema contributivo: "anche in tal caso sostiene Boeri i conti per lo stato sarebbero significativi ma piu' sostenibili nel medio-lungo periodo".
Il sottosegretario all'Economia, Pierpaolo Baretta, ha comunque ribadito l'intezione del governo a "procedere ad alcuni aggiustamenti di natura previdenziale", con un'idea di "flessibilità in uscita che permetterà anche un recupero dell'occupazione giovanile".