Nel convegno si è ribadito che non tutti i lavori sono uguali e che occorre proseguire con l'opera di diversificazione dell'età di pensionamento a seconda dell'attività lavorativa svolta, un percorso avviato nella precedente legislatura. "Fare il minatore e fare l'impiegato non è la stessa cosa" ha detto Damiano; "ci sono alcune categorie di lavoratori che sono più meritevoli di altri di accedere a forme di pensionamento anticipato come ad esempio invalidi, gli addetti ai lavori di cura e di assistenza ai disabili, gli addetti a mansioni gravose o usuranti". L'esponente PD rilancia anche il tema dei giovani che, come noto, avranno un assegno interamente calcolato con il sistema contributivo, molto meno generoso dal punto di vista economico rispetto a quanto concesso ai loro padri. "Non possiamo rivolgerci solo alle persone dai 60 ai 67 ann"- spiega - occorre l'introduzione di una pensione contributiva di garanzia che deve essere spiegata e meglio delineata perchè non va confusa con l'idea di una pensione a prescindere".
Conti pensionistici spesso errati
Damiano denuncia anche come i conti pensionistici sui quali si fanno le manovre sono spessi gonfiati dalla mancata considerazione del fattore fiscale. "In Europa andiamo con un conto sbagliato, il lordo. Se io prendo un assegno di 2.300 euro ogni mese significa che ho una pensione lorda di 3.300 euro. Se mi calcoli 3.300 ma io ne restituisco mille allo Stato il conto è sballato" perchè non tiene conto dell'effetto fiscale particolarmente intenso nel nostro paese.
Critiche sulla proposta del Governo
Infine un ampio intervento è stato dedicato al superamento della Legge Fornero proposto dal Governo. Un bilancio congelato per l'ex ministro in quanto è difficile comprendere appieno natura e confini della manovra, basandosi esclusivamente sul documento programmatico inviato a Bruxelles dal Governo Lega-5 Stelle. “Per poterne capire qualcosa di più – dice Damiano – sarà necessario attendere i dettagli della legge di Bilancio". Per adesso, quello che si può osservare è che, rispetto ai temi sociali, ci troviamo di fronte a due cifre identiche divise salomonicamente fra Lega e MoVimento 5 Stelle: si tratta, da un lato, dei 6,7 miliardi di euro destinati a redditi e pensioni di cittadinanza e, dall’altro, dei 6,7 miliardi destinati agli interventi relativi ai temi pensionistici. è però anche evidente che questo esercizio di equilibrismo va a cozzare contro la realtà delle cose. Per Damiano, insomma, i conti non tornano.
Del resto secondo i dati forniti dall’Inps, nella scorsa legislatura, alla Commissione Lavoro della Camera, in relazione a una proposta di legge equivalente a quella che attualmente riguarda la cosiddetta Quota 100, il costo medio annuo di tale proposta sarebbe pari a 6 miliardi di euro. Una cifra, questa, cui occorre aggiungere altri 6 miliardi per le norme relative al pensionamento dei lavoratori con 41 anni di contributi versati. Per quanto riguarda poi Opzione Donna, la quantificazione dell’Inps relativa a un prolungamento della sperimentazione di tale misura per tre mesi, con il coinvolgimento di 36.000 donne, è stata pari a 2,5 miliardi di euro, inseriti nella legge di Bilancio per il 2018.
"Ora se, come promette l’attuale Governo, tale sperimentazione verrà prolungata per altri tre anni, bisognerà moltiplicare quella cifra per 12. Totale, 30 miliardi, spalmati nell’arco di tre anni" dice Damiano. "A questo punto del ragionamento, non resta che chiedersi: dove sono queste risorse? Quale pezzo di questo schema verrà buttato prima giù dalla torre? Il fatto è che, per ciò che riguarda il sistema previdenziale, non si può continuare a fare interventi a pezzi finalizzati, una volta, a fare soldi o, la volta successiva, a prendere voti. Occorrerebbe impostare una riforma complessiva a partire da una visione veramente prospettica”.