Riforma Pa, ecco come cambieranno i concorsi pubblici

Bernardo Diaz Martedì, 14 Luglio 2015
Le amministrazioni potranno prevedere come requisito per la partecipazione l'accertamento della conoscenza di una lingua straniera. 
I concorsi pubblici cambieranno volto. Le selezioni non saranno piu' gestite dalle singole amministrazioni ma saranno svolte, per tutte le amministrazioni pubbliche, in forma centralizzata o aggregata, in ambiti territoriali sufficientemente ampi da garantire adeguate partecipazione ed economicità delle svolgimento della procedura concorsuale. Non solo: si dovranno applicare criteri di valutazione uniformi, "per assicurare omogeneità qualitativa e professionale in tutto il territorio nazionale per funzioni equivalenti" con la previsione di tetti per il numero di idonei e con la riduzione della durata delle graduatorie. Sono queste le novità all'esame della Camera contenute in un passaggio della Delega sulla Pa sulla quale il Governo intende ottenere il secondo via libera prima della pausa estiva.

Via libera anche alla possibilità per le amministrazioni di prevedere l'accertamento della conoscenza della lingua inglese e di altre lingue, quale requisito di partecipazione al concorso o titolo di merito valutabile dalle commissioni giudicatrici, secondo modalità definite dal bando anche in relazione ai posti da coprire. E di valorizzare maggiormente il titolo di dottore di ricerca. I candidati inoltre dovranno essere sottoposti a "prove concorsuali che privilegino l'accertamento della capacità di utilizzare e applicare a problemi specifici e casi concreti nozioni teoriche, con possibilità di svolgere unitariamente la valutazione dei titoli e le prove concorsuali relative a diversi concorsi". Gamsin Dal Governo è invece arrivato il dietrofront sull'emendamento presentato dal deputato Pd Marco Meloni e votato dalla commissione Affari costituzionali che voleva creare università di “serie A e di serie B”. L’emendamento prevedeva il superamento del “mero voto minimo di laurea quale requisito minimo per l’accesso ai concorsi”, in quanto deve essere considerato “in rapporto a fattori inerenti all’istituzione che lo ha assegnato e al voto medio di classi omogenee di studenti”. Tradotto significa che per accedere ad un concorso pubblico sarebbe stato necessario non solo un buon voto finale, ma anche una buona università alle spalle nella quale la valutazione media dei voti non fosse troppo alta.

Nelle procedure concorsuali pubbliche saranno previsti, poi, meccanismi di "valutazione finalizzati a valorizzare l'esperienza professionale acquisita da coloro che hanno avuto rapporti di lavoro flessibile con le amministrazioni pubbliche, con esclusione, in ogni caso, dei servizi prestati presso uffici di diretta collaborazione degli organi politici e ferma restando, comunque, la garanzia di un adeguato accesso dall'esterno". 

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