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- Roma, 26 giu. - Cresce la fronda per il Senato elettivo. Sono infatti 35 le firme raccolte, a Palazzo Madama, per chiedere che il Senato venga eletto dai cittadini. Allo scadere del termine per la presentazione dei subemendamenti, (580 circa) i democratici Vannino Chiti e Felice Casson con Loredana De Petris di Sel, Mario Mauro dei Popolari e l'ex M5S Francesco Campanella, hanno presentato 14 proposte di modifica al testo delle riforme gia' cambiato dei relatori. "Il Senato della Repubblica e' eletto su base regionale, garantendo parita' di genere, in concomitanza con la elezione dei consigli regionali" recita il testo appoggiato dai senatori che appartengono a gruppi diversi. Il numero dei senatori e' pari a 100 piu' 6 senatori eletti all'estero. Delle 35 firme, 18 sono di senatori della maggioranza e ben 16 del Partito democratico. Numeri che potrebbero mettere a rischio il via libera dell'aula del Senato con i 2/3 auspicati da Matteo Renzi per evitare che alla fine del percorso parlamentare si tenga il referendum confermativo. E che potrebbero creare un problema al governo dal momento che cosi' i senatori di Forza Italia e delle altre opposizioni risulterebbero determinanti. Ma dal Pd Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato, minimizza: "Non vedo nessun allarme" dice. "Questo e' il Parlamento e in Parlamento si propone un testo, si presentano degli emendamenti, si discute e si vota. E' la fisiologia del funzionamento dell' istituzione" aggiunge. Quanto alla 'fronda' sul Senato elettivo, prosegue: "Sono tutte questioni serie, non strumentali. Io penso che ciascun argomento vada approfondito e discusso nel contraddittorio fra opinioni diverse. E' la fisiologia" del funzionamento del Parlamento, ribadisce. Ottimista anche il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini: "Siamo ad un passo dalla riforma del Senato, e' normale che nel corso del dibattito ci sia la presentazione di diversi emendamenti ma il percorso procedera' secondo la direzione e con i tempi previsti". Anche in Forza Italia molti sono per il Senato elettivo e sono 3 gli emendamenti targati FI gia' depositati. Il capogruppo azzurro a Palazzo Madama, Paolo Romani, spiega: "In maniera molto trasparente e palese voglio ribadire che nel Patto del nazareno e' prevista l'elezione di secondo grado. All'interno di tutti i gruppi, a maggior ragione nel nostro, ma sicuramente anche nel Pd, ci sono senatori che ritengono sia meglio l'elezione diretta. Sara' a mio avviso l'aula a decidere". La prossima settimana in ogni caso ci sara' una riunione congiunta dei gruppi FI con Silvio Berlusconi per "delineare in maniera chiara e unitaria la posizione di Forza Italia sulle riforme, ai fini delle nostre decisioni di voto al Senato, prima in commissione e poi in aula" come specifica il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta. A favore del Senato elettivo e' anche il Movimento 5 stelle perche', come ricorda Danilo Toninelli, "il popolo deve incidere". Sul tavolo resta poi il tema dell'immunita': tra i subemendamenti presentati, per chiederne l'eliminazione per i nuovi senatori, ci sono non solo quelli di M5S ma anche quelli di esponenti di maggioranza, e in pole tra i firmatari ci sono sempre Chiti e Casson. Anche qui si contano 37 firme, trasversali, al testo che prevede di sopprimere tout court i commi 2 e 3 dell'articolo 68 della Costituzione lasciando cosi' soltanto l'insindacabilita' delle opinioni e dei voti espressi nell'esercizio delle funzioni. .

La riforma della dirigenza pubblica non è stata inserita nel decreto legge sulla Riforma della Pubblica Amministrazione che è stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale, ma nel disegno di legge che accompagnerà il provvedimento e che, dunque, avrà un iter più lento i dirigenti pubblici saranno di fatto licenziabili con maggiore facilità. Kamsin Quelli che rimarranno per un certo periodo senza incarico (il numero di anni non è stato ancora stabilito) potranno vedere risolto il loro rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione. Tra le norme contenute nel disegno di legge "Repubblica Semplice" ci sarà anche il ruolo unico e l'abolizione della distinzione in fasce dei dirigenti. Anche per l'accesso ci saranno delle novità con due strade: il concorso unico - i soggetti assunti in tale modo saranno inseriti nei ranghi per tre anni ed alla fine di questo triennio dovranno sostenere un esame per poter passare a tempo indeterminato - ; oppure il Corso-concorso della Scuola della pubblica amministrazione - in tale ipotesi si entrerà come funzionari e sempre dopo un triennio, sarà necessario sostenere un esame per diventare dirigenti. Tra le norme pare saltare invece la retribuzione di risultato legata al Pil, in quanto troppo complessa da applicare.

La riforma del governo mette in campo fondamentalmente due distinti strumenti per gestire poi i dipendenti pubblici di troppo, cioè coloro che saranno collocati in disponibilità. Il primo è la mobilità obbligatoria entro i 50 chilometri. Il secondo è quello che tecnicamente si chiama «demansionamento» e che all'interno del dl 90/2014 (all'articolo 5) è indicato come «assegnazione di nuove mansioni». Il testo recita che «il personale in disponibilità può presentare (...) istanza di ricollocazione, in deroga all'articolo 2103 del codice civile, nell'ambito dei posti vacanti in organico, anche in una qualifica inferiore o posizione economica inferiore della stessa, o di inferiore area o categoria, al fine di ampliare le occasioni di ricollocazione». I lavoratori della Pubblica amministrazione potranno quindi decidere di accettare mansioni e stipendi più bassi di quelli percepiti fino a quel momento, anche con trasferimenti da un'amministrazione ad un'altra.

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- Roma, 26 giu. - "Se vogliamo bene all'Europa dobbiamo darci una smossa e occuparci di crescita e lotta alla disoccupazione". Lo ha detto Matteo Renzi arrivando al vertice del Pse ad Ypres che anticipa la riunione di stasera e domani del Consiglio europeo. Per il premier si deve "prendere atto del messaggio chiaro arrivato col voto. Un messaggio che fa riflettere per la forza e per il significato: se vogliamo bene all'Europa dobbiamo darci una smossa e occuparci di crescita e lotta alla disoccupazione". La posizione del Pse e del Pd, ha poi sostenuto, non e' contro altri Paesi: "E' la posizione del Pse e del Pd, che e' la forza che ha preso piu' voti, per una Europa che si occupi meno di burocrazia e un po' di piu' di crescita e famiglie". Intanto nel capitolo economico delle conclusioni del vertice si legge che "devono essere utilizzate" tutte le "possibilita' offerte dal quadro esistente", nell'ambito del Patto di stabilita' e crescita, "di contemperare la disciplina dell'equilibrio dei conti pubblici con l'esigenza di sostenere la crescita". "Grazie agli sforzi degli Stati", si legge ancora nell'ultima versione del testo, "la correzione degli squilibri macroeconomici ha fatto progressi e le finanze pubbliche continuano a migliorare. Il Consiglio europeo accoglie con favore l'abrogazione della procedura per deficit eccessivo per molti Paesi". Sul fronte dell'elezione del presidente della Commissione la cancelliera tedesca Angela Merkel e' stata chiara: il voto sulla scelta del leader dei popolari, Jean-Claude Juncker, come candidato a presidente della Commissione Europea "ci sara'", ha spiegato a margine del summit dell Ppe a Courtrai, in Belgio. "I trattati - ha insistito - dicono che bisogna votare con maggioranza qualificata e non ritengo che sia un dramma se il voto questa volta non sara' unanime". Via libera" a Juncker alla presidenza della Commissione europea "ma solo - ha sottolineato il presidente del Consiglio Renzi - se c'e' un documento chiaro che indichi dove vuole andare l'Europa". .
- Milano, 26 giu. - Dopo sedici anni di attivita' chiude 'Telepadania'. La Lega Nord ha deciso di puntare sui nuovi media e chiudere le casse del Movimento: la societa' che gestisce la tv, la 'Celticon', controllata dal partito attraverso la finanziaria Fingroup, ha, quindi, avviato la procedura per cessare l'attivita' a partire dal primo luglio. Due ore al giorno di trasmissioni dal 1998, sulle frequenze di 'Telecampione' prima, sul circuito di 'Italia 7 gold' poi, Telepadania aveva rischiato di chiudere gia' due anni fa, quando pero' era stata avviata una delicata procedura di ristrutturazione del debito. Attualmente impiega sei dipendenti, tre giornalisti e tre tecnici, per cui la societa' dovrebbe chiedere la cassa integrazione in deroga. Parallelamente alla chiusura della tv, parte un nuovo progetto editoriale con il restyling del portale multimediale del quotidiano 'www.lapadania.net'. Telepadania inizio' le trasmissioni l'11 ottobre del 1998, in piena fase secessionista. La decisione fu presa da Umberto Bossi. "Senti c'e' da fare la televisione: devi andarci tu", disse il senatur al primo direttore, Max Parisi, il giorno prima dell'avvio delle trasmissioni, stando a quanto racconta lo stesso giornalista sul web. Dai primi anni con inviati in Bosnia e Kosovo durante le guerre nell'ex Jugoslavia (Bossi sosteneva apertamente i serbi di Slobodan Milosevic), la tv nel corso del tempo ha ridotto spese e investimenti concentrandosi sulla copertura degli eventi leghisti. Con la direzione di Aurora Lussana (dal 2012 direttore anche del quotidiano, 'La Padania') sono arrivati anche i video che hanno fatto discutere: dal corso di raccolta differenziata per Luigi de Magistris, nel pieno della crisi dei rifiuti di Napoli, alle bordate contro Gianni Alemanno per il caos navicata a Roma nel 2012, al 'Pota pota', il ballo anti-bunga bunga inventato dalle padane dopo lo scandalo Ruby. .

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha depositato alla Commissione Lavoro della Camera un emendamento per tutelare altre 32mila persone con un sesto provvedimento da approvare in tempi brevi. Kamsin E' quanto si apprende dalle agenzie di stampa. "Il progetto del governo estende di un anno tutte le tutele esistenti e prevede 32.100 nuove persone salvaguardate" ha indicato Poletti. "Solo chi maturerà il diritto nell'arco dell'anno prossimo sarà incluso nelle salvaguardie, cosa che finora non era prevista". Complessivamente il numero dei lavoratori esodati tutelati varati salirà quindi a poco più di 170mila unità. L'Aula di Montecitorio avvierà la discussione generale del provvedimento mercoledì prossimo, 2 luglio.

Il Ministro Poletti ha quindi confermato le indiscrezioni già emerse in mattinata, con l'arrivo della sesta salvaguardia, che estenderebbe le tutele di dodici mesi, spostando il limite temporale dal gennaio del 2015 al gennaio del 2016.  Il ministro ha spiegato che delle 32.100 nuove salvaguardie 24mila saranno finanziate grazie ai risparmi derivanti da altrettante “posizioni non utilizzate” nei precedenti provvedimenti di tutela mentre per le altre 8.100 si dovranno individuare nuovi fondi.

Queste coperture saranno garantite dal Ministero attraverso il Fondo occupazione per 137 milioni per il 2015 e 119 milioni nel 2016 (“ma nei dieci anni – assicura Poletti – si avranno risparmi per 108 milioni”). Il Fondo verra’ reintegrato, conclude il Ministro, con la prossima legge di Stabilita’.

Secondo il presidente della commissione Lavoro la proposta del Governo, Cesare Damiano (Pd), rappresenta un “passo avanti importante, frutto anche della spinta data dal Parlamento per affrontare la questione”. Damiano riconosce inoltre all’Esecutivo il merito di “aver voluto interloquire con una proposta parlamentare. 

Dura invece la Lega Nord. ''La montagna ha partorito un topolino. Invece di risolvere la questione esodati in maniera strutturale come promesso piu' volte dal governo e dalla maggioranza, oggi il ministro del Lavoro ha tagliato quasi in toto la proposta di legge unificata 224 sulle salvaguardie, prendendo in considerazione solo una minima parte del testo''.

Lo dichiara il capogruppo della Lega Nord in commissione Lavoro alla Camera, Massimiliano Fedriga. ''L'esecutivo Renzi continua ad abbandonare persone che sono rimaste e rischiano di rimanere senza un euro per mantenere se stessi e la propria famiglia. Evidentemente il signor Renzi e' troppo impegnato a trattare su come spartirsi le poltrone con la legge elettorale piuttosto che pensare a quei drammatici problemi creati dalla riforma Fornero votata e voluta dal suo stesso partito. Adesso attendiamo il referendum abrogativo di quella sciagurata legge, che finalmente dovrebbe riportare una giustizia previdenziale in questo Paese. E questo sara' possibile - aggiunge Fedriga - grazie all'impegno profuso dalla lega Nord per raccogliere centinaia di migliaia di firme e non certo da questo governo assente che pensa solo a raccontare qualche balla d'effetto ogni mese per garantire visibilita' al suo inconsistente presidente del Consiglio''.

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