Poche le possibilità di una estensione dell'emendamento proposto dal Governo sulla sesta salvaguardia che domani sbarcherà finalmente alla Camera per la sua discussione e votazione. Un iter che si preannuncia molto serrato in modo da poter concludere la conversione in legge del provvedimento già prima della pausa estiva. Kamsin Proprio per accelerare il governo ha fatto intendere che non ci sono gli spazi per affrontare altre tematiche in materia previdenziale nel provvedimento. Insomma nessuna modifica in vista per i quota 96, gli autorizzati ai volontari prima del 2007 e per altri capitoli caldi come quello per ottenere l'armonizzazione dei requisiti per i macchinisti e ferrovieri e la revisione del sistema sulle penalizzazioni. Solo per citare alcune delle oltre 70 proposte emendative al testo del governo che sono state presentate in vista della discussione che si terrà oggi in Commissione a Montecitorio.

A confermare come, a causa della mancanza di adeguata copertura finanziaria, i margini di modifica siano estremamente risicati per apportare correzioni è il presidente della commissione lavoro, Cesare Damiano (Pd): "Molte delle circa 70 iniziative parlamentari di modifica ricalcano lo spirito della proposta bipartisan (la pdl 224, ndr) su cui ci siamo concentrati finora. Ma appare chiaro che a questo punto, ipotesi di un allargamento delle protezioni ad altre categorie di  occupati non compresi nel perimetro disegnato dall'esecutivo che considero condivisibili, non potranno fare alcuna strada, non essendoci risorse aggiuntive". Il progetto unificato infatti aveva un costo di circa 47 miliardi da qui al 2022, cifra "non disponibile" secondo Damiano.

L'intervento governativo, già discusso su Pensioni Oggi nei giorni scorsi, prevede la tutela di ulteriori 32.100 lavoratori attraverso la riassegnazione di 24 mila posizioni non utilizzate con il secondo e quarto provvedimento di salvaguardia (20mila posizioni derivanti dalla seconda e 4 mila dalla quarta) ed 8.100 nuove posizioni da finanziare. Con la misura sostanzialmente il governo garantisce la salvaguardia, allungando fino al 6 gennaio 2016 i termini per essere inclusi.

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Ci abbiamo messo una pezza in attesa di trovare una soluzione strutturale entro l'estate da inserire nella prossima legge di stabilità, quella per il 2015. E' questa la sintesi del giudizio, un pò amaro a dire la verità, di Cesare Damiano in una intervista raccolta oggi dal quotidiano "Libero". Kamsin L'ex ministro del Lavoro Pd non nasconde infatti la sua insoddisfazione per un provvedimento, quello sulla sesta salvaguardia che il governo presenterà mercoledì alla Camera con cui sono state salvaguardate altre 31.200 persone: "E' un passo avanti, anche se non è risolutivo. Si è spostata di un anno la scadenza di coloro che matureranno il diritto di andare in pensione con la vecchia normativa (la decorrenza passa dal gennaio 2015 al gennaio 2016) e si è aggiunta una fattispecie: persone che sono state licenziate e che avevano un contratto di lavoro a tempo determinato. Non era scontato, il governo ha deciso di confrontarsi con una proposta di legge sottoscritta da tutti i componenti della commissione Lavoro di tutti i partiti che però aveva un obiettivo più ambizioso, risolvere definitivamente il problema. Peccato che Inps e Ragioneria abbiano stimato fossero necessari 47 miliardi da qui al 2022. Una stima esagerata, ma coi numeri bisogna fare i conti".

All'intervistatrice che gli fa notare come il ministro del Lavoro Poletti avesse promesso una soluzione strutturale e non piu' legata a singoli provvedimenti Damiano ammette che un compromesso era comunque necessario. "Il ministro Poletti alla fine ha ritenuto che per le condizioni attuali non si potesse fare altro. Io ho preferito questa sesta salvaguardia piuttosto che rimandare tutto alla legge di stabilità, che comunque, ha detto il ministro, sarà l'occasione per una soluzione strutturale". Una soluzione che secondo Damiano passerà attraverso tre ipotesi attualmente allo studio: " flessibilità del sistema previdenziale con penalizzazioni, che secondo me è la preferibile, quota 100 o flessibilità dai 62 anni con 35 di contributi, a condizione che il lavoratore accetti il ricalcolo con il sistema contributivo oppure il prestito previdenziale".

Damiano ricorda anche che il costo del salvataggio delle 170mila persone è stato pari a 11 miliardi di euro e che ancora però non c'è un numero preciso di quanti esodati siano ancora da tutelare: "non si può dire il loro numero. Sicuramente ci sono ancora molti lavoratori in sofferenza a seguito della riforma Fornero".  È possibile che nel tempo ne spuntino di nuovi? «Assolutamente sì». E quanti soldi servono per risolvere definitivamente il problema? «Svariati miliardi. Purtroppo non è possibile quantificare. E che in questa sciagurata vicenda sono stati commessi tanti errori tecnici. Penso ai lavoratori delle ferrovie, agli insegnanti, alle ricongiunzioni per chi aveva versato all'Inpdad e all'Inps. Bisognerà porre rimedio".

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Sarà una settimana chiave per gli esodati. Mercoledì 2 luglio inizierà infatti la discussione in Aula alla Camera sul destino della sesta salvaguardia annunciata la scorsa settimana dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Kamsin Si tratta, come anticipato da Pensioni Oggi nei giorni scorsi, di un provedimento che estende i profili di tutela già attualmente esistenti ad ulteriori 32 mila 100 esodati, mediante un allungamento (da 36 a 48 mesi, fino al 6 gennaio 2016) dall'entrata in vigore della legge n. 214/2011 del periodo di maturazione dei requisiti utili ad ottenere la decorrenza della prestazione pensionistica.

Inclusi nel contingente anche i cosiddetti «cessati a tempo determinato» (4mila posizioni), che non risultano «rioccupati a tempo indeterminato». Nulla invece viene previsto in favore dei lavoratori autorizzati prima del 20 luglio 2007, l'altra grande categoria "dimenticata" dal governo in questi ultimi anni.  

L'intervento dell'esecutivo, stabilisce, si legge nel testo che modifica, fra l'altro, la legge 228/2012 che «all'articolo 1, comma 235 e successive modificazioni e integrazioni, gli importi indicati al quarto periodo sono ridotti di 198 milioni di euro per l'anno 2016, 380 per il 2017, 495 per il 2018, 240 per il 2019 e 35 milioni per il 2020.

I ritocchi, poi, proseguono con riferimento alla disciplina di una successiva tranche di tutelati, la legge 124/2013, riguardando «2 mila 500 soggetti», per la cui copertura si prevede un «limite massimo di 77 milioni per l'anno 2014, di 83 per il 2015, di 63 per il 2016, di 43 per il 2017, di 24 per il 2018 e di 6 milioni per l'anno 2019»; nel complesso, dunque, i 32 mila 100 beneficiari conteranno su una soglia massima di 43 milioni per l'anno 2014, 218 per il 2015, 378 per il 2016, 331 per il 2017, 203 per il 2018, 173 per il 2019, 128 per il 2020, 49 per il 2021 e 4 per il 2022.

I nuovi salvaguardati sarebbero così individuati: a) lavoratori in mobilità (5.500 soggetti); b) prosecutori volontari (12.000 soggetti); c) lavoratori cessati per accordi individuali o collettivi, licenziati individuali (8.800 soggetti);  d) lavoratori in congedo per la cura di parenti disabili (1.800 soggetti); e) cessati da un rapporto di lavoro a tempo determinato (4mila soggetti).  Per un totale di 32.100 nuovi salvaguardati di cui però 24mila vengono recuperati dalla seconda salvaguardia e dalla quarta salvaguardia e i restanti 8mila sono finanziati con nuove risorse. 

La verà novità del provvedimento sono i cessati dal lavoro tra il gennaio 2007 e il 31 dicembre 2011, non rioccupati a tempo indeterminato, i quali, si specifica, possono perfezionare i requisiti utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico, secondo la disciplina vigente prima della data di entrata in vigore della legge 214/2011, entro il 6 gennaio 2016.

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Slitterà al 2 Luglio a Montecitorio il provvedimento per la sesta salvaguardia degli esodati annunciato due giorni fa dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Ed entro giovedì sarà licenziato dall'aula, se necessario anche in seduta notturna. Kamsin E' quanto ha stabilito Giovedì il presidente della Camera, Laura Boldrini, che indicato che questo è un "primo passo per fornire garanzie a tanti lavoratori rimasti senza stipendio e senza pensione, a causa di un meccanismo pensionistico che non li ha tutelati". Il governo accelera dopo tanti mesi di inazione e dopo le richieste delle migliaia di lavoratori che oggi si trovano in difficoltà a causa della Riforma Fornero del 2011. Il progetto di legge andrà al voto già il 3 luglio come confermato dalla conferenza dei capigruppo. "Queste persone chiedono una soluzione per avere ciò che gli spetta: un reddito dopo una vita di lavoro. Spero che la prossima settimana tutte le forze politiche dimostrino l'impegno necessario per raggiungere l'obiettivo che migliaia di famiglie attendono da troppo tempo". 

La Sesta Salvaguardia - Il provvedimento presentato dal governo dovrebbe estendere le esistenti salvaguardie spostando il vincolo della decorrenza di un anno, dal 6.1.2015 al 6.1.2016. I nuovi salvaguardati sarebbero così individuati: a) lavoratori in mobilità (5.500 soggetti); b) prosecutori volontari (12.000 soggetti); c) lavoratori cessati per accordi individuali o collettivi, licenziati individuali (8.800 soggetti);  d) lavoratori in congedo per la cura di parenti disabili (1.800 soggetti); e) cessati da un rapporto di lavoro a tempo determinato (4mila soggetti).  Per un totale di 32.100 nuovi salvaguardati di cui però 24mila vengono recuperati dalla seconda salvaguardia e dalla quarta salvaguardia e i restanti 8mila sono finanziati con nuove risorse.

È proprio il nodo delle coperture quello più difficile da sciogliere. «Abbiamo realizzato risparmi per 24.000 posizioni non utilizzate nelle precedenti salvaguardie e abbiamo allungato di un anno la tutela per tutti - ha spiegato Poletti -. I nuovi stanziamenti ammontano a 137 milioni per il 2015 e 119 per il 2016, che arrivano dal fondo per l'occupazione del ministero del Lavoro e che il governo ripristinerà nella Legge di stabilità». Sarà proprio all'interno della Legge di stabilità che saranno affrontati i restanti nodi da sciogliere, con dispositivi specifici per le diverse tipologie e dando la priorità alle situazioni «socialmente più esposte», ha indicato Poletti.

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Il Governo allarga le maglie delle salvaguardie per gli esodati, ci sarà un anno di tempo in più per accedere alle tutele e non restare senza stipendio e pensione. Kamsin L'intervento è contenuto in un emendamento bipartisan al Ddl 224, predisposto dalla Commissione lavoro di Montecitorio, che prevede una nuova salvaguardia-tampone, la sesta appunto, con la quale si spostano di un altro anno, fino al 6 gennaio 2016, i termini per il riconoscimento di tutti i profili di tutela aperti con i precedenti cinque provvedimenti.

I conti fatti dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, parlano di «32 mila e 100» persone in più, di cui circa 24 mila recuperate dai vecchi interventi, tutte posizioni non sfruttate, per cui non è giunta domanda, mentre 8 mila sono quelle completamente nuove come già anticipato nei giorni scorsi su Pensioni Oggi. In tutto i salvaguardati salirebbero a quota 170 mila, a fronte dei 162 mila previsti dai 5 interventi già fatti. Il ministro tuttavia ha indicato che la questione si riaprirà subito dopo l'estate con la legge di stabilità attraverso un intervento strutturale per dare risposta "alle tante diverse situazioni, non definibili tecnicamente come esodati» ma che comunque si rivolgono a quanti perdendo il lavoro sono rimasti a secco, privi di stipendio, ammortizzatori e pensione"

Intanto la proposta del ministro, presentata in commissione Lavoro alla Camera, dovrebbe approdare nell'Aula di Montecitorio mercoledì 2 luglio, sotto forma di emendamento al testo unitario messo a punto dalla commissione guidata da Cesare Damiano (cioè la pdl 224). Il testo dell'emendamento, disponibile in allegato al presente articolo in fondo alla pagina, estende (o meglio "riarticola") le esistenti salvaguardie con riguardo: a) ai lavoratori in mobilità (5.500 soggetti); b) ai prosecutori volontari (12.000 soggetti); c) ai lavoratori cessati per accordi individuali o collettivi, licenziati individuali (8.800 soggetti);  d) ai lavoratori in congedo per la cura di parenti disabili (1.800 soggetti). Ed estende inoltre la platea dei beneficiari anche ad una nuova categoria: e) i cessati da un rapporto di lavoro a tempo determinato (4mila soggetti).

Intervento che viene attuato, come già detto, attraverso 8.100 nuove posizioni da finanziarie e 24mila già finanziate ma non utilizzate. Si tratta nello specifico di 20mila posizioni derivanti dalla seconda salvaguardia che viene pertanto ridotta da 55mila a 35mila posizioni (con un intervento chirurgico sull'articolo 22, comma 1, lettera a) del Dl 95/2012 che riduce la capienza del contingente da 40mila a 20mila posti) e da 4mila posizioni rese disponibili nella quarta salvaguardia che vede ridursi la capienza del contingente dei cessati unilaterali da 6.500 posizioni a 2.500 (l'intervento opera sull'articolo 11, comma 2 del Dl 102/2013).

I profili di tutela individuati dalle lettere da b) a e) vedono allargarsi il vincolo della decorrenza al 6.1.2016; mentre con riferimento alla lettera a) si prevede la necessità di perfezionare il diritto a pensione entro la fruizione dell'indennità di mobilità ovvero entro i 12 mesi dalla scadenza della stessa mediante il versamento dei contributi volontari.  Si ricorda tuttavia che il testo è un emendamento e pertanto potrà essere oggetto di modifiche in sede Parlamentare.

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Con le dichiarazioni di oggi del ministro del lavoro Giuliano Poletti si inizia a delineare l'intervento che l'esecutivo proporrà dalla prossima settimana in materia di esodati. Kamsin Una sesta salvaguardia in grado di coprire le categorie già tutelate dai precedenti provvedimenti ma che maturano il requisito della decorrenza della prestazione pensionistica entro il 6 gennaio 2016 (o intorno a tale data). Insomma un anno in piu' rispetto alla tagliola - del 6 gennaio 2015 - che oggi esclude molti lavoratori dalla possibilità di accedere alla tutela derogatoria introdotta a partire dall'articolo 24, comma 14 del Dl 201/2011 e poi ripetuta piu' volte nel corso di questi due anni. 

"Intendiamo prolungare di un anno le salvaguardie, così come sono oggi previste. Solo che chi maturerà il diritto nell'arco dell'anno prossimo sarà incluso nelle salvaguardie, cosa che finora non era prevista" ha detto Poletti. I nuovi salvaguardati saranno 8 mila unità e porteranno il contigente complessivamente tutelato a quota 170.130.

Le categorie beneficiarie, come già anticipato da Pensioni Oggi nei giorni scorsi, saranno i lavoratori in mobilità, i dipendenti pubblici esonerati dal servizio, i lavoratori in congedo per la cura di parenti disabili, i cessati per accordi individuali o collettivi, i licenziati individuali e i prosecutori volontari. Nella nuova misura potrebbero risultare salvaguardati anche i lavoratori cessati da un contratto a tempo determinato che si trovassero a 4 anni dalla maturazione dei requisiti previdenziali pre-riforma.

Il ministro ha anche precisato, un pò a sorpresa, che ci saranno anche 24mila posizioni da riassegnare - per un totale dunque di 32.100 nuovi posti disponibili - che rappresentano posizioni già presenti ma "per cui non era arrivata domanda"; posizioni recuperate dalla seconda e dalla quarta salvaguardia che ora tornerebbero disponibili per tutelare altri soggetti. Il numero tuttavia dovrà essere confermato e soprattutto si dovrà comprendere come si tradurrà in pratica. Poletti infatti non ha indicato se per estendere di anno la tutela sarà necessario impiegare tutte le 32mila posizioni oppure solo le 8mila "aggiuntive". In tal caso infatti risulterebbero 24 mila posizioni in eccesso attraverso le quali si potrebbe estendere la salvaguardia temporalmente anche oltre il 6 gennaio 2016 oppure ricomprendere altre categorie di soggetti oggi rimasti a bocca asciutta (si pensi per esempio agli autorizzati ai volontari prima del 20 luglio 2007). Questi nodi dovranno essere sciolti nella prossima settimana quando il governo metterà nero su bianco la norma.

Cgil: Bene Poletti ma serve un intervento strutturale - I sindacati plaudono alla misura ma ricordano che la situazione sul fronte previdenziale non è piu' sostenibile. “Valutiamo positivamente il prolungamento di un anno della salvaguardia per i lavoratori esodati, che consente l'accesso alla pensione ad un nuovo contingente di 32mila persone, ma non si può continuare a rinviare una soluzione strutturale del problema” ha detto Vera Lamonica, segretaria nazionale della Cgil. “Purtroppo, con il rinvio alla legge di stabilità, peraltro con precisazioni poco rassicuranti del ministro Poletti, si conferma il vecchio metodo - sostiene la segretaria della Cgil – e si procede senza avere un quadro esatto né dei numeri della platea né delle risorse necessarie, peraltro sempre sovrastimate, come dimostra il fatto che questa ulteriore salvaguardia è coperta dai risparmi delle precedenti”.

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