Redazione

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La lega nord deposita un'interrogazione al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti circa la possibilità di depenalizzare gli assegni per i lavoratori che, entro il 2014, hanno ottenuto la liquidazione della pensione con la riduzione dell'1-2%.

Kamsin Sulla possibilità di depenalizzare gli assegni dei lavoratori che con 42 anni e 6 mesi di contributi (41 anni e 6 mesi le donne) usciti entro il 31 dicembre 2014 interviene anche la Lega Nord. L'onorevole Prataviera ha depositato la scorsa settimana un'interrogazione a risposta scritta al Ministero del Lavoro circa le intenzioni del Governo di procedere alla depenalizzazione, a decorrere dal 1° gennaio 2015, degli assegni già liquidati.

Il testo dell'interrogazione. Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che: l'articolo 24, comma 10, del decreto-legge n. 201 del 2011 – cosiddetta Riforma Fornero – ha previsto la possibilità di accesso alla pensione anticipata – vale a dire ad età inferiore ai 62 anni – in favore di coloro che possono vantare un'anzianità contributiva di 42 anni ed 1 mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne; in tal caso, però, è applicata una riduzione pari a 2 punti percentuali per ogni anno di anticipo nell'accesso al pensionamento rispetto all'età di 62 anni; l'articolo 1, comma 115, della legge di stabilità per il 2015 ha cancellato la predetta penalizzazione del 2 per cento di riduzione per tutti coloro che nel triennio 2015-2017 matureranno i requisiti per accedere alla pensione anticipata con 42 anni e 6 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi di contributi per le donne. 

La mancata previsione di un effetto retroattivo del predetto comma 115 della legge di stabilità crea di fatto una sperequazione tra coloro che – a parità di requisiti anagrafici e contributivi – sono andati in pensione nel triennio 2012-2014 avendo subito un taglio all'assegno previdenziale spettante e coloro che andranno in pensione nel triennio a venire; a parere degli interroganti sarebbe stato opportuno, qualora la mancanza di risorse economiche avesse impedito un effetto retroattivo della norma contenuta nella finanziaria, quantomeno sospendere le penalizzazioni per il triennio 2015-2017 anche nei riguardi di coloro che hanno acceduto alla pensione con 42 anni e 6 mesi se uomini e 41 anni e 6 mesi se donne prima del 2015 –:

se e quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare con urgenza per sanare quella che appare agli interroganti un'evidente ed ingiustificabile disparità di trattamento.

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E' stata depositata una nuova interrogazione a risposta scritta in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati al Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti in merito alla prosecuzione del regime sperimentale donna di cui all'articolo 1, comma 9 della legge 243/04 oltre la sua naturale data di scadenza, fissata per il 31 dicembre 2015. Kamsin Ne' ha dato notizia la stessa onorevole interrogante, la deputata Romina Mura (Pd), nell'atto numero 4-08239 depositato lo scorso 4 Marzo in Commissione.

Il testo dell'interrogazione. Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che: i lavoratori espulsi dal mondo del lavoro prima di aver maturato il diritto a una pensione, i cosiddetti esodati, rappresentano oramai una nuova categoria sociale, nata con il deciso allungamento della vita lavorativa disposto dalla riforma Monti-Fornero del 2011; le conseguenze del fenomeno sono pesantissime sia per il presente che per il futuro: per un trentenne di oggi (che già dovrà mettere in conto un vitalizio molto ridotto), interrompere forzatamente il lavoro a cinquant'anni significherà avere un tasso di copertura della pensione rispetto all'ultima retribuzione più basso anche di venti punti percentuali, rispetto a quello che otterrebbe arrivando regolarmente al traguardo.

Iin queste settimane all'interrogante sono giunte notizie preoccupanti circa gli effetti provocati dalla riforma pensionistica introdotta dal Governo Monti che rischia di aggravare, se non di rovinare, la vita di molte famiglie italiane; la legge n. 243 del 2004 cesserà i suoi effetti sperimentali il 31 dicembre del 2015; vi sono numerose lavoratrici donne che compiranno 57 anni pochi giorni dopo quella scadenza e, pertanto, non potranno usufruire del pensionamento anticipato, seppur con il sistema contributivo; per poche settimane — e in molti casi per pochi giorni — molte donne non potranno accedere alla pensione che, stando ai calcoli, dovrà essere posticipata nel 2022; è di tutta evidenza che a 57 anni risulta assai complicato, se non impossibile, per una persona, e in particolare per una lavoratrice donna, trovare una nuova occupazione; per queste persone l'unica alternativa è andare a riposo nel 2026 con una pensione di vecchiaia: questo significa rimanere senza stipendio per ben 11 anni –:

quali provvedimenti intendano adottare per impedire il verificarsi di situazioni che metterebbero moltissime persone e famiglie in una situazione di disagio e povertà; se non ritenga urgente assumere iniziative dirette a prorogare gli effetti della legge n. 243 del 2004 per evitare a tante persone, in particolare a molte donne, una situazione umiliante con imprevedibili effetti dal punto di vista sociale.

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Si è svolta oggi presso la Sottocommissione Lavoro di Palazzo Madama l'audizione della Rete dei Comitati degli esodati.

Kamsin "La Rete dei Comitati degli esodati, che oggi abbiamo ascoltato in audizione, è disposta a collaborare all'indagine conoscitiva che come commissione Lavoro del Senato stiamo per iniziare. Il modulo per partecipare alla rilevazione sarà disponibile entro la fine della prossima settimana sul sito del Senato e su quello dell'Istat". Ne ha dato notizia oggi la presidente della Sottocommissione creata ad hoc per valutazione del fenomeno, Annamaria Parente (Pd).

Nel corso dell'audizione i Comitati degli esodati hanno ribadito la richiesta di estendere le tutele sino a ricomprendere chi ha maturato un diritto a pensione, con la vecchia normativa, entro il 2018 (attualmente le tutele si fermano molto prima) e di inserire anche i lavoratori che sono rimasti esclusi dagli attuali profili di tutela (in particolare quindicenni, lavoratori titolari di trattamento edile, cessati a seguito di fallimento dell'azienda, autorizzati ai volontari prima del 2007 eccetera). La Rete, tuttavia, esprime seri dubbi sulla validità del censimento sospettando che sia una manovra volta ad allungare i tempi di un intervento che invece appare urgente.

"L'intento - dice invece la Parente - è quello di rilevare quanti ex lavoratrici ed ex lavoratori esodati sono rimasti fuori dalle 6 salvaguardie finora emanate. Solo circoscrivendo esattamente il fenomeno potremo intervenire". "Una volta circoscritto definitivamente il fenomeno - continua Parente - le risorse, come ha più volte affermato il ministro Poletti, non sono un problema. L'obiettivo finale è riuscire a mandare in pensione tutti gli esodati".

Spunti piu' concreti per un intervento saranno comunque messi nero su bianco nei prossimi giorni in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati dove l'onorevole Gnecchi (Pd) e Fedriga (Ln) hanno annunciato il deposito di due disegni di legge distinti da porre come base per un confronto. 

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"Se una platea e' piu' ristretta del previsto le risorse che avanzano possono essere destinate ad altri lavoratori" sostiene l'ex ministro del Lavoro Pd.

Kamsin  "Sul tema 'esodati' si sta riaccendendo il dibattito dopo le dichiarazioni del ministro Poletti sulle pensioni. Vale la pena, a questo proposito, di chiarire alcuni aspetti: il Parlamento ha approvato fino a qui sei 'salvaguardie' che riguardano oltre 170.000 lavoratori, con un impegno di risorse pari a 11,6 miliardi di euro. Finora sono andati in pensione circa 64.000 lavoratori ed hanno ricevuto la certificazione quasi 100.000, il 58% del totale", ricorda il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano.

"Il Fondo esodati e' stato volutamente 'blindato' dal Parlamento al fine di evitare che le risorse accantonate, come succede molto spesso, vengano dirottate verso altri scopi o gettate nel calderone della diminuzione del debito. Quindi l'obiettivo fondamentale ed irrinunciabile e' quello di mandare in pensione gradualmente tutti i 170.000 salvaguardati. E' possibile - prosegue - che le risorse disponibili siano superiori alla necessita': in quel caso, attraverso un attento monitoraggio, se una platea e' piu' ristretta del previsto le risorse che avanzano possono essere destinate ad altri lavoratori, sempre nell'ambito dell'obiettivo di mandarli prima in pensione con nuove salvaguardie". "Lo abbiamo gia' fatto con i dipendenti in mobilita' che erano sovrastimati. Non saremmo d'accordo - avverte Damiano - se si pensasse di distogliere parte del Fondo per obiettivi diversi da quelli della correzione, nel senso della flessibilita', del sistema pensionistico.

Se anche in questa situazione dovessero avanzare delle risorse, si dimostrerebbe ancora una volta che quando c'e' da sostenere un costo la Ragioneria dello Stato pretende cifre elevate, mentre quando c'e' da contabilizzare un risparmio le somme diventano esigue". "Infine, per quanto riguarda l'individuazione della platea degli 'esodati' ribadiamo che ci riferiamo esclusivamente a coloro che hanno firmato accordi di esodo o di mobilita' o che abbiano l'autorizzazione alla prosecuzione volontaria del versamento dei contributi entro dicembre 2011, in quanto non potevano essere a conoscenza dei contenuti della futura "riforma" Fornero", conclude l'esponente Pd.

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Zedde

"La Fornero ha rovinato migliaia e migliaia di famiglie e lavoratori, allungando oltre ogni limite di sostenibilità l'età pensionabile, in particolare per alcune mansioni".

Kamsin La piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil parte da fisco e pensioni, ricominciamo da lì, su tutti e due i fronti. La Fornero ha rovinato migliaia e migliaia di famiglie e lavoratori, allungando oltre ogni limite di sostenibilità l'età pensionabile, in particolare per alcune mansioni. E' quanto dichiara Carla Cantone, segretario dello Spi, in un'intervista rilasciata oggi al Quotidiano il Manifesto.

"Se si mantiene la Fornero - ricorda la sindacalista - , nei prossimi anni aumenteranno gli esodati perché con la crisi migliaia di cinquantenni hanno perso il lavoro e se si lavora fino a 70 anni i giovani fanno fatica ad entrare. Infine, c'è il problema coefficienti: la riforma li abbassa e la pensione minima continuerà a scendere sotto i 500 euro creando un problema soprattutto alle donne e specialmente al Sud. Per tutte queste ragioni è democraticamente indispensabile cambiare, e in fretta, la Fornero.

La Cantone apre al confronto con il Governo ma respinge le penalizzazioni proposte dal progetto di Riforma Damiano (taglio dell'8% dell'assegno in cambio della pensione a 62 anni e 35 di contributi): "Noi chiediamo che la convocazione arrivi in fretta. E rispetto a quello che dirà Poletti decideremo unitariamente se e quali mobilitazioni mettere in campo. Vogliamo impegni precisi, di promesse, dall'allargamento degli 80 euro in poi, ne abbiamo già avute abbastanza.Io credo che i lavoratori e lavoratrici non si meritano alcuna penalizzazione e che serve una soluzione in tempi non eterni perché abbiamo già perso fin troppo tempo". 

La Cantone applaude alla nomina di Boeri all'Inps. "E' una persona che stimo. Credo però che prima di tutto debba mettere un po' d'ordine nell'organizzazione dell'Inps e sul tema dell'evasione contributiva che viene compiuta per primi dallo Stato stesso e dalle amministrazioni locali. Sulle pensioni invece bisogna salvaguardare lavoratrici e lavoratori che hanno maturato la pensione da lavoro, tramite i contributi regolarmente versati, senza proporre di penalizzare anche loro. Più che cancellare la legge precedente, Boeri dovrebbe casomai verificare quali sono i soggetti che usufruiscono di pensioni veramente d'oro, quelli che prendono 3 o 4 assegni, spesso regalati e affrontare il tema dei vitalizi. Poi gli chiedo di aiutarci per una questione che il sindacato chiede da anni: dividere finalmente assistenza da previdenza".

"E infine una cosa pratica ma fondamentale per tantissimi pensionati: da due anni l'Inps non invia più la cosiddetta ''busta paga", lasciando tutto online, togliendo a molti di loro la possibilità di conoscere la propria situazione su carta. Di tutte queste cose comunque sono sicuro che parleremo presto con il presidente Boeri nell'incontro che abbiamo chiesto unitariamente come sindacati dei pensionati. Se voi "pensionati" siete uniti, le confederazioni sembrano procedere in ordine sparso: la Cisl non ha fatto lo sciopero generale e sul Jobs act è più morbida di Cgil e UIL.

Proprio la piattaforma su fisco e pensioni può essere lo strumento per ricomporsi. Per i pensionati è fondamentale perché non solo non hanno avuto gli 80 euro ma, per effetto delle decisioni dei vari governi, non c'è piena tutela del potere d'acquisto delle pensioni che infatti negli ultimi 15 anni è sceso del 35 per cento. Con i pensionati il fisco è particolarmente iniquo e ingiusto: per questo chiediamo anche di equiparare la "No tax area" che per i lavoratori è fissata a 8.200 euro mentre per i pensionati si ferma a 7.800. Quando parlo con ministri e sottosegretari sono d'accordo con me nel definirla una vera ingiustizia salvo poi comportarsi al contrario. Così come e un ingiustizia non avere una legge sulla non autosufficienza e sono una vergogna le liste d'attesa nella sanità" ha detto la Cantone.

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