Redazione

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"Il governo ha accolto come raccomandazione un nostro Odg che chiede l'estensione dell'opzione donna sino al 31 dicembre 2016 ". E' quanto afferma una nota diffusa dalla deputata Chiara Gagnarli (M5S) promotrice della richiesta presentata in occasione della conversione in legge del milleproroghe 2015. Kamsin Il documento, che non ha alcun valore normativo, chiede al Governo di valutare l'opportunità di prorogare al 31 dicembre 2016 tale diritto, "inserendo tra i beneficiari le lavoratrici i cui requisiti anagrafici e contributivi, ai fini dell'accesso al regime pensionistico, maturano entro e non oltre il suddetto termine del 31 dicembre 2016, e per le quali viene pertanto esclusa l'applicazione della disciplina in materia di decorrenze del trattamento pensionistico di cui all'articolo 12 del decreto-legge n. 78 del 2010, e della disciplina dell'adeguamento dei requisiti di accesso alla pensione agli incrementi della speranza di vita di cui alla legge 15 luglio 2011".

Il M5S denuncia tuttavia come la maggioranza abbia fatto "orecchie da mercante" alle richieste provenienti dai gruppi di opposizione avendo bocciato la medesima misura presentata sottoforma di emendamento al decreto legge. "Ci auguriamo che l'esecutivo torni sui suoi passi estendendo la possibilità per le lavoratrici di andare in pensione con 57 anni e 35 di contributi anche oltre il 2015."

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Presentata al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti un'interrogazione a risposta scritta sul fenomeno della sottodimensione del plafond di 1800 posti destinato ai lavoratori in congedo nel 2011 ai sensi della legge 104/1992.

Kamsin La questione della sottostima dei posti riservati dalla legge 147/2014 in favore dei lavoratori che nel corso del 2011 hanno fruito dei permessi e dei congedi ex legge 104/1992 per assistere un familiare con disabilità arriva alla Camera. Piergiorio Carrescia (Pd) ha presentato lo scorso 25 Febbraio una interrogazione a risposta scritta al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti per conoscere lo stato dell'arte e per comprendere come il governo intenda risolvere la vicenda suggerendo, in particolare, l'attivazione dei cd. vasi comunicanti (articolo 1, comma 193 della legge 137/2013).

La questione parte da lontano. I 2500 posti relativi a questo profilo con la quarta salvaguardia si sono infatti rivelati insufficienti ad accogliere le quasi 5mila domande pervenute. L'inps pertanto ha potuto accogliere solo le domande di coloro che maturavano un diritto a pensione entro il 31 Ottobre 2012. Le domande in eccedenza sono transitate dunque nella sesta salvaguardia il cui plafond (1800 posti) è tuttavia di nuovo insufficiente ad accogliere i reduci della quarta e i nuovi lavoratori che hanno fatto istanza per la sesta. 

Il testo dell'interrogazione. Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali .Per sapere – premesso che: il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 ha fatto sorgere il fenomeno degli «esodati», lavoratori che si sono trovati senza lavoro e senza possibilità di fruire del trattamento pensionistico; l'articolo 24, comma 14, del suddetto decreto-legge ha previsto deroghe in base alle quali, si sono applicati i previgenti requisiti pensionistici a circa 65.000 soggetti (prima salvaguardia);

successivamente sono stati approvati altri quattro provvedimenti relativi alle cosiddette salvaguardie;

dalla 4a salvaguardia, sono rimasti esclusi, per superamento del plafond disponibile, circa 2.500 posizioni e cioè tutti coloro i quali avevano raggiunto i requisiti previdenziali tra il 1° novembre 2012 e il 31 dicembre 2013;

nell'ottobre 2014 quando i numeri degli aventi diritto sono stati resi noti, gli interessati hanno chiesto, in varie sedi, il motivo dell'errata considerazione numerica all'interno della 4a salvaguardia;

l'ipotesi solutiva era stata individuata nell'applicazione del principio dei «vasi comunicanti» (legge 147 del 2013, articolo 1 comma 193), come avvenuto già in altre salvaguardie;

è stata poi approvata la 6a salvaguardia, recuperando i 4.000 posti eccedenti all'interno della 4a senza però di fatto tener fede all'obiettivo di non escludere nessuno dalla salvaguardia;

a molti del 2.344 interessati rimasti esclusi era stata ventilata l'ipotesi che sarebbero stati in testa alla graduatoria degli aventi diritto della 6a salvaguardia e che le relative certificazioni sarebbero state inviate dopo il 5 gennaio 2015;

in realtà sono arrivate le prime certificazioni per gli esclusi della 4a salvaguardia ma con una dilatazione dei tempi tale che ormai diversi interessati sono prossimi alla maturazione dei requisiti della legge Fornero;

alle giuste rimostranze ancora una volta hanno fatto riscontro dichiarazioni di esponenti del Governo che sarebbe stata data piena tutela a tutti; da più parti si paventa però che coloro che hanno maturato il diritto prima degli esclusi della 4a salvaguardia li precederanno in graduatoria; non vi sarebbero certezze sui tempi di inoltro delle certificazioni;

non sarebbe confermato che coloro che hanno rinunciato alla salvaguardia, per raggiunti limiti pensionistici, saranno eliminati dalla graduatoria della 6a salvaguardia; resta incomprensibile come si riescano a coprire i 2.344 posti degli esclusi della 4a salvaguardia con i soli 1.800 posti della 6a Salvaguardia –:

se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e come e in che tempi intenda dare soluzione al problema segnalato evitando, anche con una circolare esplicativa, il ripetersi per gli interessati alla 6a salvaguardia di quanto accaduto con la 4a salvaguardia. (4-08138)

Speciale Jobs Act

Domenica, 08 Marzo 2015
I licenziamenti, i nuovi ammortizzatori sociali in vigore (Naspi, l'Asdi, la Dis-Coll) e tutti i decreti attuativi di Riforma del Mercato del Lavoro approvati dal Governo Renzi.
E' in vigore da ieri, per i neo assunti, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.

Kamsin Parte il Jobs Act e «quest'anno» ci saranno «molte più assunzioni che licenziamenti: sono pronto a scommetterlo e molto dipenderà dal Jobs act che rende molto più semplice assumere». Parola del premier Matteo Renzi. «E una grande rivoluzione perché porterà finalmente l'Italia fuori dalle secche della disoccupazione». Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, intanto, scommette su un solo «20% di errori o di scontenti» e parla di «fase nuova». Mentre dal sindacato il leader della Uil Carmelo Barbagallo avverte che «sarà più facile ridurre le tutele dei lavoratori e licenziare: questa è l'unica certezza».

Articolo 18. Il fulcro della Riforma (si veda il Dlgs 23/2015) è l'abolizione del reintegro: per i nuovi assunti a tempo indeterminato il reintegro nel posto di lavoro resta solo in caso di licenziamento nullo o discriminatorio e nei casi di licenziamento disciplinare nel quale il giudice riconosca che il fatto materiale contestato «non sussista». Negli altri casi ingiustificati e nei licenziamenti economici la tutela è rappresentata da un indennizzo economico «certo e crescente» con l'anzianità di servizio (due mensilità ogni anno di servizio con un minimo di 4 ed un massimo di 24 mensilità). Per le piccole imprese restano le regole attuali (indennizzo cresce di una mensilità per anno di servizio con un minimo di 2 ed un massimo di 6 mensilità). L'indennizzo monetario vale anche per i licenziamenti collettivi in caso di violazione delle procedure e dei criteri di scelta sui lavoratori da licenziare (da 4 a 24 mensilità). La riforma si applica anche ai sindacati ed ai partiti politici.

Ammortizzatori sociali. Per quanto riguarda l'altro decreto, quello sugli ammortizzatori sociali, viene introdotta la Naspi, acronimo che sta per nuova prestazione di assicurazione sociale per l'impiego. Varrà dal primo maggio. Chi perde il lavoro e ha almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 4 anni avrà diritto ad un sussidio pari alla metà delle settimane per le quali si sono versati contributi. La durata massima sale a 24 mesi nel 2015 e nel 2016; 18 mesi poi nel 2017. Per cui chi ha lavorato per tutti i 4 anni antecedenti alla disoccupazione avrà un assegno fino a 104 settimane, due anni. Almeno sino al 2016.

Il sussidio è commisurato alla retribuzione ma non può superare i 1.300 euro mensili, dopo i primi 4 mesi diminuisce del 3% al mese, ed è condizionato alla partecipazione del disoccupato a iniziative di attivazione lavorativa o di riqualificazione professionale.

In attesa del riordino delle forme contrattuali, si introduce in via sperimentale per il 2015 un trattamento di disoccupazione per i collaboratori coordinati e continuativi e anche a progetto (iscritti alla gestione separata Inps). Poi c'è l'Asdi, un assegno previsto in via sperimentale per quest'anno che verrà riconosciuto a chi, scaduta la Naspi, non ha trovato impiego e si trova in una condizione «economica di bisogno». Sarà prioritariamente riservato ai lavoratori in età vicina al pensionamento, con una precedenza per chi ha minori a carico. La durata dell'assegno è di 6 mesi, sarà pari al 75% della Naspi e verrà erogato fino ad esaurimento dei 300 milioni del fondo specificamente costituito.

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guidariformalavoro

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legislativo che sostituirà, a decorrere dal 1° Maggio, l'attuale Aspi. Entra in vigore anche il l'assegno di disoccupazione (Asdi) e l'indennità per i parasubordinati.

Kamsin Con la pubblicazione ieri in GU del decreto legislativo numero 22 del 6 Marzo 2015 si compone l'ultimo tassello della Riforma degli ammortizzatori sociali voluta dal Governo Renzi nel Jobs Act.

La Nuova Aspi. Dal prossimo 1° maggio il decreto introduce la nuova prestazione di assicurazione sociale per l'impiego (Naspi) alposto di Aspi e mini Aspi. La Naspi è destinata ai lavoratori disoccupati con almeno 13 settimane di contribuzione nel quadriennio precedente il licenziamento e con 30 giorni di lavoro nei 12 mesi precedenti. La nuova assicurazione durerà non più di 104 settimane (78 dal 2017) e avrà un importo massimo di 1.300 euro, con riduzione del 3% al mese per ogni mese successivo al terzo. L'ammortizzatore fornisce una tutela di sostegno al reddito ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato; con esclusione dei dipendenti pubblici e degli operai agricoli a tempo determinato o indeterminato, che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione.

L'erogazione della Naspi è condizionata alla partecipazione dell'interessato a iniziative di attivazione lavorativa.

L'assegno di disoccupazione. Chi, pur avendo beneficiato della Naspi, dovesse rimanere poi senza occupazione e in condizione di bisogno, potrà ottenere un assegno di disoccupazione (Asdi) per massimo 6 mesi e un importo pari al 75% dell'ultimo assegno Naspi (l'ammontare però può essere incrementato per gli eventuali carichi familiari del lavoratore.)

Nel primo anno di applicazione della norma, cioè il 2015, è prevista una corsia preferenziale per i lavoratori che appartengono a nuclei familiari con minorenni o che siano prossimi al pensionarnento. Come per la Naspi per avere diritto all'assegno di disoccupazione è necessaria l'adesione a un progetto personalizzato redatto dai competenti servizi per l'impiego con specifici impegni in termini di ricerca attiva di lavoro, la disponibilità a partecipare a iniziative di orientamento e formazione e la partecipazione obbligatoria alle iniziative di attivazione proposte.

L'indennità per i parasubordinati. Infine viene riconosciuta un'indennità di disoccupazione (Dis-coll) per i lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa (anche a progetto) iscritti in via esclusiva alla gestione separata. La durata del sostegno è limitata a un periodo massimo di sei mesi (anche questa indennità è legata alla partecipazione ad iniziative di politiche attive).

La Ricollocazione. Nel provvedimento c'è anche il contratto di ricollocazione a cui sono destinati 50 milioni nel 2015 e 20 nel 2016. Lo strumento dovrà garantire una dote individuale proporzionato al profilo di occupabilità del lavoratore e spendibile presso i soggetti pubblici o privati accreditati al servizio di assistenza nella ricerca del lavoro.

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