Redazione

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E' una riforma dell'amministrazione pubbica basata sviluppata su 44 punti, che si concretizzera' in un decreto legge e in un disegno di legge delega. Kamsin Oggi è il giorno chiave, con il consiglio dei ministri e la conferenza stampa a Palazzo Chigi.

I contenuti della riforma sono stati sottoposti ad una consultazione pubblica lo scorso 30 aprile e il governo ha ricevuto 39.343 e-mail, sufficienti per ritenere di avere un mandato a procedere, nonostante la contrarieta' dei sindacati. Nella riunione tenuta oggi a Palazzo Vidoni il ministro Marianna Madia ha assicurato che nei provvedimenti normativi non si parlera' ne' di esuberi ne' di prepensionamenti; e' prevista la mobilita' obbligatoria ma non nel raggio dei 100 km come era stato ipotizzato in un primo momento.

Al contrario di quanto chiedono i lavoratori della P.a., nessun riferimento al rinnovo del contratto, il 45esimo punto aggiunto dai sindacati. E' prevista una riduzione delle spese ma non tagli lineari. Della cosiddetta "staffetta generazionale" nell'incontro di oggi non si e' parlato, ma l'inserimento dei giovani e' il primo dei 44 punti del governo che recita "abrogazione dell'istituto del trattenimento in servizio", che produrrebbe oltre 10mila posti in piu' per i giovani, a costo zero. La mobilita' volontaria e obbligatoria e' il secondo punto, ma domani si vedra' come sara' normata: il ministro Madia ha dichiarato di non aver mai immaginato di stravolgere la vita delle famiglie dei dipendenti pubblici. Il terzo punto del documento prevede l'introduzione dell'esonero dal servizio, il quarto l'agevolazione del part time, il quinto limiti ai compensi cumulabili, il sesto la possibilita' di affidare mansioni assimilabili quale alternativa per il lavoratore in esubero, il settimo maggiore flessibilita' delle regole sul turnover. Tutti argomenti su cui i sindacati aspettano di saperne di piu'.

Quel che e' certo, invece - hanno riferito Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Usb - e' la riduzione dl 50% del monte ore dei permessi sindacali. Confermata anche le modifiche per i dirigenti pubblici: Madia ha parlato di un "mercato con meccanismi di competizione" ed i punti 9 e 10 prevedono l'introduzione del ruolo unico della dirigenza e l'abolizione delle fasce, mentre il 12esimo la valutaizone dei risultati e la retribuzione di risultato erogata anche in funzione dell'andamento dell'economia. Ipotizzata anche la revoca dei dirigenti se i risultati non sono raggiunti.

Il documento del ministero prevede poi una riorganizzazione "strategica" che consenta riduzione degli sprechi: il ministro ha assicurato che non ci saranno tagli lineari ma una riorganizzaizne che portera' risparmi. Tra le proposte, la gestione associata dei servizi di supporto all'abolizione del concerto tra ministeri, passando per la riorganizzazione del sistema delle autorita' indipendenti, la soppressione della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, la centrale unica per gli acquisti per tutte le forze di polizia, le leggi auto-applicative, il controllo della ragioneria generale solo sui profili di spesa. Ed ancora il censimento degli enti pubblici, la creazione di una sola scuola nazionale dell'amministrazione, l'accorpamento delle sovrintendenza.

Piu' critiche ha sollevato l'idea di accorpare Aci, Pra e Motorizzazione civile, la riduzione delle prefetture e delle aziende municipalizzate, la razionalizzaizone delle autorita' portuali. Maggiori pareri positivi ha raccolto la proposta di eliminare l'obbligo di iscrizione alle camere di commercio.

Zedde

Torna sul problema dei quota 96 della scuola l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano che dal suo blog lancia l'appello al governo Renzi, alla vigilia dell'appuntamento elettorale del 25 Maggio, per una pronta soluzione della vicenda che vede protagonisti circa 4 mila docenti e personale Ata della scuola. "Ci rivolgiamo al Premier Matteo Renzi affinché vengano affrontati urgentemente alcuni problemi sociali non più rinviabili.

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Tra questi, vogliamo segnalare il tema di ‘quota 96′ per gli insegnanti. E’ necessario porre rimedio ad un errore compiuto dalla ‘riforma’ Fornero delle pensioni, che non ha considerato il fatto che il ciclo scolastico (primo settembre 31 agosto) non coincide con quello solare" ha detto Damiano. 

Questa ‘disattenzione’ ha causato un’ingiustizia ed impedito a molti insegnanti di poter andare in pensione. Questo argomento è già stato oggetto di una risoluzione delle Commissioni Bilancio e Lavoro, sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari e della risoluzione con la quale la Camera il 17 aprile ha approvato il Def 2014. 

Il  Governo si è impegnato, in quella occasione,  alla soluzione dei problemi previdenziali del settore scuola oltre a quello degli ‘esodati”. La platea del settore scuola ammonta a poco più di 4mila unità,  con un onere stimato dall’INPS di circa 35 milioni di euro per il 2014, 106 per il 2015, 107 milioni di euro  per il 2016, 108 milioni di euro per l’anno 2017 e 72 milioni di euro per l’anno 2018. Una copertura Finanziaria non eccessiva che risolverebbe una situazione assurda e che consentirebbe di aprire le porte della scuola a 4mila giovani insegnanti.

Tra oggi e domani gli ultimi round con le istituzioni e Palazzo Chigi. Poi partono i referendum tra i lavoratori per chiudere entro il 22 maggio. Tra i punti centrali nessun licenziamento e mantenimento dei salari

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E' stata finalmente raggiunta l'intesa fra sindacati e azienda sulla vertenza Electrolux. E' quanto ha comunicato Gianluca Ficco, coordinatore nazionale Uilm del settore degli elettrodomestici. "Dopo una notte di trattativa, siamo finalmente riusciti a raggiungere con Electrolux un'intesa difensiva, ma di grande importanza per la salvaguardia sia dell'occupazione, sia del salario. Oggi pomeriggio ci incontreremo al Ministero dello Sviluppo economico e domani alla presidenza del Consiglio", aggiunge Ficco. 

Anche il responsabile della Fiom, Michela Spera si mostra soddisfatto: "Sono pronti dopo un incontro durato tutta la notte i testi dell'intesa tra Electrolux e sindacato, il confronto riprende oggi al tavolo ministeriale con la partecipazione delle Regioni interessate, per formalizzare le misure decise dal Governo e dalle Regioni stesse a sostegno delle produzioni di Electrolux in Italia; il confronto conclusivo si terrà domani, alle ore 15, a Palazzo Chigi". Proseguono ancora i due sindacalisti: "Ora la parola passa alle lavoratrici e ai lavoratori". Le assemblee per illustrare i contenuti dell'ipotesi di accordo cominceranno venerdì 16 maggio a Forlì. A seguire ci saranno le assemblee a Porcia, il 19 maggio, a Susegana, il 20, e in conclusione, il 21 maggio, nello stabilimento di Solaro. In tutti gli stabilimenti del gruppo l'intesa sarà sottoposta a referendum che si concluderà entro il 22 maggio.

"I contenuti principali dell'intesa che poi sarà sottoposta al vaglio dei lavoratori", spiega ancora Ficco, "sono i seguenti: nessuna chiusura di stabilimento, in virtù di un piano industriale per tutti i quattro stabilimenti italiani con 150 milioni di euro di investimenti nel periodo 2014-2017; nessun licenziamento, grazie al ricorso ai contratti di solidarietà nelle fabbriche, alla cassa integrazione straordinaria in alcune aree impiegatizie ed alle uscite incentivate volontarie o finalizzate alla pensione; mantenimento integrale del salario, nonchè delle pause per effetti stancanti e per necessità fisiologiche, con la riduzione della sola pausa aggiuntiva di Porcia che passa da 10 a 5 minuti; per Porcia impegno dell'azienda al riassorbimento di 150 esuberi, attraverso iniziative interne e intervento di un imprenditore intenzionato a insediarsi nelle aree dismesse del sito; previsione di alcuni incrementi di gettito produttivo, ma con l'impegno aziendale a non peggiorare gli indici di salute e sicurezza sul lavoro e a verificare in fabbrica la fattibilità degli interventi; taglio del 60% dei permessi sindacali dal 1/1/2015, ma mantenimento delle ore di assemblea sindacale".

Il Governo pone la fiducia alla Camera per accelerare la terza lettura del Decreto Lavoro. Damiano: "bene il provvedimento. Ora il governo si occupi di esodati e pensioni"

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Dopo il parere favorevole senza osservazioni della commissione Bilancio della camera, il decreto lavoro è approdato oggi in aula dove il governo con il ministro Boschi in serata ha posto la fiducia per consentire la conversione in legge del provvedimento. Il rush finale è dovuto dall'avvicinarsi della scadenza del decreto, che deve essere convertito entro il 19 Maggio pena la decadenza.

Contro la fiducia ha protesto Massimiliano Fedriga della Lega lamentando che per l’ennesima volta viene maltrattato il parlamento. Sulla stessa linea d’onda si sono attestati Forza Italia e i Cinquestelle  che in precedenza avevano chiesto  il rinvio del decreto in Commissione, senza tuttavia ottenerlo. Come si ricorderà il testo è già stato approvato con fiducia sia alla camera che al senato dove, secondo il parere del relatore Carlo dell’Aringa, il provvedimento è stato migliorato. Per il ministro del lavoro Poletti il provvedimento migliora le condizioni di lavoro: «È meglio avere la possibilità di stare 36 mesi in un posto di lavoro piuttosto che avere sei ragazzi che cambiano il loro lavoro ogni sei mesi perchè l’imprenditore, preoccupato di dover formalizzare una causale, preferisce interrompere il contratto e prenderne un altro».

Secondo Cesare Damiano, ex ministro del lavoro Pd, il Decreto Lavoro "è un compromesso accettabile che mantiene inalterata nella sua formulazione finale la sostanza delle correzioni apportate in prima lettura alla Camera".

Ora secondo Damiano le forze parlamentari dovranno concentrarsi sugli altri temi caldi: "la  battaglia si sposterà sul tema della Delega e sui suoi capisaldi essenziali come il contratto di inserimento a tempo indeterminato, per il quale dovrà valere a regime anche la tutela dell’articolo 18 e sugli ammortizzatori sociali, che andranno estesi anche ai lavoratori precari".

Damiano torna a lanciare la sfida anche sul capitolo previdenza, sino ad ora non toccato dal Governo Renzi: "vogliamo ancora una volta dire al Premier Matteo Renzi che tra le priorità della sua azione politica deve essere incluso il tema delle pensioni al fine di risolvere tempestivamente il problema degli ‘esodati’, delle ricongiunzioni e di “quota 96″ degli insegnanti. La legge Fornero sulla previdenza va cambiata: se si vuole, come afferma il ministro Poletti, trovare una soluzione strutturale, bisogna tornare alle quote introdotte nel 2007 o alla flessibilità nell’uscita dal lavoro verso la pensione".  

La Commissione bilancio del Senato ferma le modifiche proposte al disegno di legge di conversione del decreto casa.

Dopo alcuni giorni di lavoro è arrivato lo stop della Commissione bilancio del Senato per problemi di copertura al piano casa. In bilico ci sono questioni delicate come l'ampliamento delle agevolazioni fiscali in favore degli inquilini  a basso reddito e l'eliminazione del tetto a 10.000 euro per il bonus mobili.

Tutto torna dunque nelle mani del Governo che dovrà decidere se esistono effettivamente spazi di manovra per accogliere le modifiche eventualmente individuando altre coperture. Il via libera dell'Aula è atteso per martedì prossimo 13 maggio, poi inizierà una vera e propria corsa contro il tempo perché il decreto deve essere approvato anche dalla Camera entro il 27 maggio, pena la sua decadenza.

In attesa delle decisioni del Governo, il relatore al provvedimento in Commissione Lavori Pubblici Stefano Esposito (Pd), ha annunciato che intende comunque provare a recuperare alcune misure (oltre a portare a casa il bonus mobili al momento 'congelato'). "Ho già parlato con il Ministro Lupi, che ha messo la faccia su questo provvedimento, che - riferisce - si è impegnato a parlare con il Ministro dell'Economia. Anche perché - ha aggiunto Esposito  - chiediamo aggiustamenti non nell'ordine delle centinaia, ma delle decine di milioni".  In ogni caso "come relatori, visto che non siamo solo passacarte, proveremo a riformulare alcune proposte".

Imu ridotta per il canone concordato. La Commissione Bilancio ha bloccato l'estensione ai Comuni che hanno subito calamità naturali, la possibilità di riconoscere la cedolare al 10% in caso di contratto di locazione a canone concordato; e la cancellazione delle Imposte di Registro sulla nuova scrittura privata che modifica il contratto di locazione comportante una riduzione del canone.

Sconto Irpef per gli Inquilini a basso reddito. Bocciato anche l'emendamento di Sel che estendeva  lo sconto fiscale maggiorato per gli inquilini (in precedenza previsto solo in caso di affitto di alloggi sociali), anche agli affitti da privati. Lo sconto prevede una detrazione di 900 euro per chi ha un reddito fino a 15.493 euro e di 450 euro per chi ha un reddito fino a 30.987 euro che sembra quindi destinato a rimanere solo per gli inquilini degli alloggi sociali.

Piu' sicura invece l'introduzione della sanatoria per gli affitti in nero dopo gli effetti della Sentenza della Corte Costituzionale 50/2014. Gli emendamenti proposti dovrebbero mantenere sino al 2015 le agevolazioni previste dal dlgs 23/2011. 

Salta invece il censimento degli immobili pubblici e l'anagrafe degli assegnatari di alloggi sociali, e viene fermato anche il tentativo di cancellare il conto dei notai dedicato al deposito del prezzo pagato dagli acquirenti di immobili                 (introdotto dall'ultima legge di stabilità). «Il caos sulle coperture – commenta la Federazione italiana agenti immobiliari professionali - evidenzia la totale incapacità di comprendere l'urgenza di misure strutturali contro la crisi del comparto immobiliare».

No agli alloggi sociali per chi occupa abusivamente. Dovrebbe passare invece l'emendamento al decreto casa che vieta gli allacci delle utenze a chi occupa gli alloggi abusivamente. Approvato per questo un emendamento del Pd che obbliga i fornitori a chiedere se i richiedenti hanno diritto all'allaccio prima di garantire i servizi. Inoltre chi occupa gli alloggi viene cancellato per cinque anni dalle liste per l'assegnazione delle case popolari.

Bonus Mobili. Lo stop arriva anche per il bonus mobili. La Commissione ha congelato infatti l'emendamento che svincolava il bonus mobili per acquisti fino a 10.000 euro dall'importo dei lavori di ristrutturazione effettuati.

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