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730 precompilato, da oggi il modello è online. Ecco le sei cose da sapere
Pensionati e lavoratori dipendenti potranno accedere al nuovo modello a partire dal 15 aprile e, per restituirlo, avranno tempo dal 1° maggio al 7 luglio.
Kamsin E' partita oggi la corsa alla dichiarazione dei redditi precompilata, una delle piu' grandi novità in materia fiscale degli ultimi anni. Diversi milioni di contribuenti in tutta Italia, soprattutto pensionati e lavoratori dipendenti, si troveranno davanti, dal 15 Aprile e sino al 7 Luglio, il modello precompilato spedito dalle Entrate. Vediamo dunque di riassumere brevemente cosa bisogna sapere per avvicinarsi alla scadenza.
I destinatari. Potranno da oggi accedere al modello precompilato non tutti i contribuenti ma solo coloro per i quali i sostituti d'imposta hanno trasmesso all'Agenzia, nei termini, la Certificazione Unica. Inoltre, per poter ricevere la dichiarazione precompilata, bisogna aver presentato, per l'anno d'imposta 2013, il modello 730, il modello Unico persone fisiche o il modello Unico Mini. La dichiarazione viene predisposta anche per coloro che per l’anno 2013 hanno presentato, oltre al modello 730, anche i quadri RM, RT, RW del modello Unico.
Gli esclusi. Nessuna dichiarazione precompilata invece se per il periodo d’imposta precedente il contribuente ha presentato dichiarazione integrativa o correttiva per la quale è ancora in corso l’attività di liquidazione da parte dell’Agenzia delle Entrate. Parimenti sono esclusi i contribuenti non in possesso dei requisiti per la presentazione del modello 730 o che non possono presentarlo personalmente (si pensi ad esempio ai contribuenti con partita Iva tranne però i produttori agricoli in regime di esonero; alle persone decedute, legalmente incapaci, o non maggiorenni). Sono esclusi anche coloro che possiedono altri redditi che non si possono dichiarare con il modello 730 (per esempio, redditi d’impresa): in tal caso bisogna utilizzare il modello Unico.
Le modalità. Il 730 non arriverà a casa, come si era pensato all'inizio, ma viaggerà su canali esclusivamente digitali. Bisognerà andare sul sito internet dell'Agenzia delle Entrate. Per accedere al modello servirà un codice pin per i servizi telematici. Lo si potrà chiedere on line, per telefono o presso gli uffici dell'amministrazione fiscale. In alternativa, ci si potrà servire del pin Inps o della Carta nazionale dei servizi, la smart card per comunicare in digitale con la Pa. La procedura non andrà necessariamente gestita in prima persona: si potrà anche delegare un Caf o un professionista, come il proprio commercialista.
La presentazione diretta. Una volta scaricato il modello il contribuente dovrà decidere se accettare la dichiarazione così come arriverà dall'Agenzia delle Entrate e oppure chiedere modifiche e integrazioni con il rischio di attivare controlli successivi. Dopo aver verificato la correttezza e la completezza dei dati presenti nel 730 precompilato, si può decidere di accettarlo e inviarlo (tra il 1° maggio ed il 7 luglio) senza alcuna modifica ovvero di modificarlo o integrarlo, ad esempio, per aggiungere un reddito non presente o le spese mediche pagate nel 2014, non presenti nel 730/2015. Nel primo caso si chiuderà definitivamente la partita con il fisco.
In caso di variazioni, il sito delle Entrate elaborerà un nuovo 730, con una nuova liquidazione, e il contribuente lo invierà, sempre dallo stesso sito internet. Ma in tal caso il contribuente non eviterà l'attivazione dei controlli: l’Agenzia eseguirà infatti il controllo formale su tutti gli oneri indicati, compresi quelli trasmessi dagli enti esterni (banche, assicurazioni ed enti previdenziali).
Una dichiarazione integrativa in caso di errori. Come per il modello 730 ordinario, anche il modello precompilato può essere corretto presentando una dichiarazione integrativa. Se il contribuente riscontra errori o si accorge di non aver indicato tutti gli elementi in dichiarazione, può presentare un modello 730 integrativo “a favore” (maggior credito o minor debito) rivolgendosi a un Caf o a un professionista abilitato, anche se ha presentato direttamente il modello 730 precompilato o tramite sostituto d’imposta.
Il modello 730 integrativo non può essere presentato direttamente all’Agenzia delle Entrate dal contribuente, salvo il caso in cui sia necessario modificare i dati del sostituto, o indicarne l’assenza, se l’Agenzia non è riuscita a comunicare il risultato contabile al sostituto d’imposta. In alternativa il contribuente può presentare un modello Unico correttivo nei termini o integrativo.
Presentazione tramite Caf o professionista abilitato. In alternativa il contribuente potrà rivolgersi ad un consulente per l'invio del 730 precompilato, con o senza modifiche, pagando un onere aggiuntivo per il servizio. In tal caso eventuali richieste di pagamento che derivano dal controllo documentale saranno inviate direttamente al Caf o al professionista e non al contribuente. Questi ultimi, infatti, sono tenuti al pagamento di un importo pari alla somma di imposta, sanzioni e interessi che sarebbero stati richiesti al contribuente a seguito del controllo, salvo i casi di condotta dolosa di quest’ultimo.
La dichiarazione precompilata è tuttavia facoltativa. I contribuenti possono comunque continuare ad utilizzare il modello 730 ordinario oppure il modello Unico.
seguifb
Zedde
Esodati, Poletti: le risorse non utilizzate serviranno per una settima salvaguardia
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha aperto alla possibilità di estendere le attuali salvaguardie in favore degli esodati ma solo in esito al monitoraggio avviato dal Senato e dall'Inps.
Kamsin I fondi destinati alle salvaguardie rimarranno a disposizione per ulteriori interventi in favore dei cd. lavoratori esodati. Lo ha dichiarato oggi pomeriggio il ministro del Lavoro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel corso del question time alla Camera dei Deputati.
"Rispetteremo gli impegni assunti" ha detto il Ministro "ma prima dobbiamo attendere l'esito del monitoraggio avviato dall'Inps e dalla Commissione Lavoro di Palazzo Madama volto a censire il numero esatto dei lavoratori che hanno perso il lavoro entro il 2011; "alla conclusione del monitoraggio, confermiamo la nostra intenzione di mantenere utilizzate le risorse che sono all'interno del Fondo Esodati per affrontare quella parte di problemi che siano ancora eventualmente irrisolti" ha detto il ministro. Si potranno quindi utilizzare "le risorse date – prima di aprire un tema riguardante quali altre eventuali risorse possano essere necessarie per un intervento – come è stato fatto l'anno precedente" in occasione della sesta salvaguardia.
Il Titolare di Via Veneto ha ribadito comunque che il Governo sta studiando un apposito strumento per accompagnare alla pensione tutti coloro che hanno perso il lavoro anche successivamente al 2011 e che, pertanto, non possono essere destinatari della normativa sulla salvaguardia pensionistica neanche in caso di una sua estensione. "L'altro punto su cui stiamo lavorando è una verifica della possibilità di intervenire nei confronti di quei cittadini che, vicini al pensionamento, perdono il lavoro e non raggiungono la maturazione dei requisiti, nonostante gli ammortizzatori sociali. Quindi, con questi due interventi, pensiamo di essere in grado di affrontare il tema che qui ci è stato proposto" ha detto Poletti.
Gnecchi: estendere di un anno le tutele. Secondo l'Onorevole Gnecchi (Pd) "risulta particolarmente urgente spostare di un anno, dal 6 gennaio 2016 al 6 gennaio 2017, i termini di decorrenza per fruire delle tutele previste dalla legge 147/2014" e come sia necessario ricomprendere anche i lavoratori edili e coloro che non hanno potuto siglare un accordo con il datore di lavoro per via del fallimento della stessa azienda. "Si tratta di situazioni che generano una profonda iniquità di trattamento" ha ricordato la Gnecchi.
Sempre sul tema degli esodati Poletti ha ricordato che, a seguito di una istruttoria avviata dal Ministero del Lavoro, i lavoratori agricoli a tempo determinato potranno comunque partecipare alla sesta salvaguardia: "la direzione generale per le politiche previdenziali e assicurative ha ritenuto plausibile estendere a questi lavoratori questo beneficio. Quindi, si sta lavorando con le direzioni interregionali per mettere in atto ogni azione volta a riconsiderare le domande presentate dagli interessati nei termini previsti e a predisporre tutti i necessari adempimenti".
Poletti apre sulla rivisitazione del regime sperimentale delle lavoratrici. Qualche spiraglio anche sull'opzione donna, un'altra questione sollevata dagli onorevoli interroganti durante il question time: "l'INPS sta raccogliendo le domande (di coloro che maturano i requisiti nel corso del 2015, ndr) e sta monitorando la situazione che di fatto si sta producendo, nella volontà di affrontare questo tema e verificare se, a fronte delle domande che vengono presentate, si possano produrre le condizioni per risolvere questo nodo, che, come è noto, è pendente da un po’ di tempo" ha detto Poletti.
seguifb
Zedde
Pensioni, Parla l'ex ministro Fornero: ok a flessibilità ma solo con un taglio agli assegni
L'ex Ministro del Lavoro autrice della Riforma del 2011 replica al neo Presidente dell'Inps Tito Boeri. "Nella previdenza pubblica le regole sono già armonizzate: tutti gli assegni sono calcolati con il sistema contributivo".
Kamsin «Le regole sono già omogenee e non c'è bisogno di cambiarle. Invece che redditi minimi sarebbe meglio creare occupazione. E spiegare con quali risorse vogliamo rendere più flessibile l'età del pensionamento». Lo dice oggi Elsa Fornero, ministro del Lavoro col governo Monti dal 2011 al 2013, in una replica alle proposte fatte ieri a Repubblica dal presidente dell'Inps Tito Boeri. E rivendica alle proprie leggi, sia pure "approvate nell'emergenza", la maggior parte dei meriti di riforma delle pensioni che non hanno bisogno di ulteriori stravolgimenti.
«Correggere le riforme — ricorda l'ex-ministro — è comunque sempre più facile che farle». Non è necessario procedere ad una armonizzazione delle pensioni dato che "ormai tutte le pensioni, fatte salve pochissime eccezioni che in Italia ci sono sempre, sono contributive. Perfino quella dei parlamentari, sulla base di una mia richiesta. Bisognerebbe continuare a monitorare la situazione di chi, avendo avuto una carriera lavorativa discontinua, con disoccupazione e assenze per assistere figli, anziani o disabili, ora può essere eccessivamente penalizzato dal sistema, e fare nel caso qualche eccezione in loro favore, anziché in favore dei più ricchi come era sempre avvenuto prima. Fino ad accertarsi che le misure siano quelle giuste».
La Fornero si dice invece contraria all'ipotesi di introdurre un reddito minimo per gli ultra 55enni senza lavoro: «Anche in questo caso, non sono del tutto d'accordo. In questo paese, che si è esposto molto sul fronte dei debiti, non si riesce a creare occupazione né per i giovani né per gli anziani. Il progetto Garanzia Giovani non ha dato i risultati sperati. A un cinquantenne che perde il lavoro cercherei innanzi tutto di dare aiuto perché possa ritrovarne uno».
Si può rendere l'accesso alla pensione piu' flessibile? «Anche io avrei voluto farlo, purtroppo non tutte le riforme possono essere fatte nello stesso momento. All'epoca delle mie leggi l'emergenza economica era strettissima, ma anche ora non mi pare che l'Italia sia rientrata in un'età dell'abbondanza. Si può rendere l'età pensionabile più flessibile, a condizione che chi si ritira prima prenda di meno. Ma comunque occorrono risorse, e di conseguenza bisogna spiegare alla comunità al posto di quali altre iniziative vengono investite queste risorse».
Nel frattempo però si registrano sempre più aziende che assumono a tempo indeterminato. Un merito del jobs act? «Non direi. Un merito semmai dello sgravio fiscale, che premia aziende che ora, a differenza di due o tre anni fa, sentono un po' meno il peso dell'incertezza e apprezzano un lavoro dal costo minore. I contratti a tutele crescenti sono entrati in vigore solo a inizio marzo, mentre la maggior parte dei dati sulla nuova occupazione sono precedenti, quando quindi l'articolo 18 era ancora quello antico. Non credo che gli imprenditori sentissero una particolare fobia per quella norma, ma semmai per altre ragioni relative a costi e prospettive ».
seguifb
Zedde
Pensioni, solo i salvaguardati e gli usurati vanno in pensione ancora con le "quote"
L'aumento della stima di vita interesserà anche quei lavoratori che, in virtu' di speciali disposizioni di legge, mantengono tutt'oggi in vigore le regole di pensionamento antecedenti alla Riforma Fornero.
Kamsin Continuano a giungerci decine di richieste di chiarimenti dai lettori circa un passaggio contenuto nella recente Circolare Inps 63/2015 con la quale l'istituto ha fissato gli effetti del prossimo incremento dell'età pensionabile nel triennio 2016-2018.
La Circolare, nel ribadire l'incremento di 4 mesi dei requisiti per l'accesso alla pensione dei lavoratori iscritti alla previdenza pubblica, ha precisato che il predetto adeguamento interessa anche "i soggetti per i quali continuano a trovare applicazione le disposizioni in materia di requisiti per il diritto a pensione con il sistema delle c.d. quote". Tali soggetti possono accedere alla pensione con "un’anzianità contributiva di almeno 35 anni e, se lavoratori dipendenti pubblici e privati, di un’età anagrafica minima di 61 anni e 7 mesi, fermo restando il raggiungimento di quota 97,6, e, se lavoratori autonomi iscritti all’Inps, di un’età anagrafica minima di 62 anni e 7 mesi, fermo restando il raggiungimento di quota 98,6".
Questo passaggio, però, si riferisce solo a due categorie "particolari" di lavoratori per i quali è ancora oggi applicabile il sistema delle quote.
In primis si riferisce ai lavoratori salvaguardati, cioè coloro che sulla base di sei specifici provvedimenti legislativi possono continuare a godere delle regole ante-Fornero, tra cui c'era, per l'appunto, la possibilità di accedere alla pensione con le cd. quote. Sono 170mila i lavoratori che si trovano in questa condizione: si tratta di lavoratori che avevano perso il lavoro entro il 2011 o che avevano, sempre entro tale data, stipulato accordi con il datore che prevedevano l'uscita nei mesi successivi.
In secondo luogo si riferisce ai lavoratori addetti a lavori particolarmente faticosi e pesanti e notturni ai sensi di quanto previsto dal Dlgs 67/2011 (vedi voce lavori usuranti). La Riforma Fornero ha lasciato infatti in vigore una disciplina particolare basata per l'appunto sul sistema delle cd. quote.
Ebbene per il triennio 2016-2018 questi lavoratori dovranno perfezionare almeno 61 anni e 7 mesi di età unitamente al quorum di 97,6 (per gli autonomi i requisiti sono di un anno piu' elevati). E' appena il caso di precisare che chi beneficia di questa normativa riporta in vita anche il vecchio sistema basato sulle finestre mobili. E quindi dovrà attendere 12 mesi o 18 mesi dal perfezionamento dei suddetti requisiti prima di poter ottenere la liquidazione della prestazione.
L'Inps propone anche un esempio di come deve essere condotta la verifica per il diritto a pensione. Ad esempio per verificare il raggiungimento del requisito al 31 ottobre 2016 di un lavoratore nato il 20 marzo 1955 con 1877 settimane di contributi bisogna trasformare l’età e i contributi del lavoratore in questo modo: 61 anni e 225 giorni sono pari a (61+225/365)= 61,616 anni; si divide quindi il numero di contributi per le settimane (1877/52) e si ottiene il valore 36,096 anni. La somma tra età e anzianità contributiva alla data del 31 ottobre 2016 è pari a 61,616 + 36,096 = 97,712. Il lavoratore ha quindi raggiunto il diritto a pensione avendo superato quota 97,6 ed essendo in possesso dei requisiti minimo di 61 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contribuzione.
Ad ogni modo, dunque, un lavoratore dipendente, pubblico o autonomo che non si riconosca in una delle due deroghe appena citate non potrà fruire del pensionamento con le quote. Dovrà attendere i requisiti previdenziali introdotti dalla Riforma Fornero e cioè: a) 41 anni e 6 mesi di contributi (42 anni e 6 mesi se uomini) indipendentemente dall'età anagrafica (pensione anticipata); 66 anni e 3 mesi di età unitamente a 20 anni di contributi (pensione di vecchiaia). Per maggiori informazioni si veda la voce: età pensionabile.
seguifb
Zedde
Partite Iva, Piu' della metà guadagna meno di 15mila euro l'anno
Il 57,8% dei lavoratori autonomi oggetto dell'intervista effettuata dalla Cigl risulta percepire un reddito inferiore a 15mila euro l'anno; il 30% supera i 20mila euro.
Kamsin Oltre la metà guadagna meno di 15 mila euro lordi l'anno. Solo il 7,6% dice di non avere problemi psicologi legati al lavoro mentre gli atti parlano di stress, ansia, depressione o almeno insonnia. Sono i dati diffusi dalla ricerca «Vita da professionisti», condotta dall'Associazione Bruno Trrntin presentata ieri a Roma nella sede della Cgil, primo passo concreto di quella proposta per un nuovo statuto che metta insieme tutti i lavoratori, sia dipendenti che autonomi, lanciata nelle ultime settimane dal segretario generale Susanna Camusso.
La ricerca si basa su duemila interviste a professionisti tra cui architetti, avvocati, commercialisti e partite Iva che hanno partecipato su base volontaria ed e quindi possibile che a rispondere siano state le persone più motivate della categoria. Ma in ogni caso il 57,8% di un campione di 2210 autonomi guadagna fino a 15 mila euro all'anno; il 13,2% tra i 15 e i 20 mila euro, il restante 28,9% più di 20 mila euro. Tutte cifre lorde. Redditi che non trovano riscontro nella formazione e nelle competenze accumulate a partire da una laurea, o un diploma, e in costante aggiornamento. Quasi sempre a proprie spese.
Questa è la condizione in cui si trovano oggi tutti gli studenti o i laureati e, più in generale, il lavoro qualificato di chi ha tra i 30 e i 45 anni. Il contrasto tra l'alta concentrazione dei saperi e la realtà quotidiana di un lavoro impoverito e senza tutele, ma perseguitato dalle tasse e dai contributi previdenziali, è caratteristico di un segmento importante del quinto stato: i lavoratori della conoscenza.
Gli autori della ricerca , coerentemente con l'impostazione data da Sergio Bologna e Andrea Fumagalli nel libro il lavoro autonomo di seconda generazione (1997, Feltrinelli), descrivono tale lavoro nell'ambito del settore terziario in crisi, dei servizi, delle relazioni e della cura, dello spettacolo, delle consulenze per la pubblica amministrazione o per le imprese. Questo lavoro autonomo svolge le sue attività in una delle 27 professioni regolamentate attraverso ordini o collegi professionali, ma anche nell'ambito del lavoro freelance non ordinistico. Secondo i dati Isfol, i professionisti autonomi e freelance che non sono imprenditori ne hanno dipendenti sono circa 3 milioni e mezzo.
Nel loro insieme contribuiscono per oltre il 18% al Pil. Questo è il primo dato che rovescia il pregiudizio dominante, in particolare quello legato alle letture ispirate alla nozione di «popolo delle partite Iva». Gli autonomi e i freelance sarebbero imprenditori e, in quanto tali, producono valore e ricchezza. Non è vero: sono lavoratori che operano in autonomia e per conto terzi. Non sono evasori fiscali, come a lungo hanno creduto la sinistra e in particolare i sindacati (Cgil compresa). Per chi lavora per la P.A. (il 5,3%) o in maggioranza per i privati (65%), e ancora in un ambito non prevalente 23,2%) o il terzo settore (il 6,7%), evadere è molto difficile.
Tale autonomia viene invece distinta in tre modi: una condizione di autonomia completa 49,4% del campione ha più committenti alla pari); una di autonomia prevalente (il 33,3% ha più committenti, di cui uno principale); un'altra di monocommittenza (il 17,3%). Questa descrizione smentisce un'altro pregiudizio, diventato popolarissimo dopo l'approvazione della riforma Fornero: le partite Iva sarebbero tutte false.
In realtà sono dipendenti mascherati. Non è vero: nell'ambito del lavoro professionale la platea degli autonomi è molto più ampia di quella dei parasubordinati, come attesta l'indagine. Parliamo di working poors che lavorano con una pluralità di committenze. Più datori di lavoro ci sono, più il magro reddito può sperare di crescere. Questa relazione forte e lineare rivela un'altra realtà: le professioni che soffrono di una «povertà estrema», con redditi inferiori ai 5 mila euro lordi annui, sono quelle della cultura e dello spettacolo, i giornalisti e chi lavora nell'editoria.
Ci sono anche gli archivisti e i bibliotecari e chi opera nell'area tecnicoscientifica. Chi invece percepisce un reddito superiore ai 25 mila euro lordi lavora nei settori finanziari e assicurativi, nella consulenza, nella salute, nella sicurezza del lavoro o fa il commercialista. La ricerca attesta inoltre una forte consapevolezza dei diritti sociali, un'idea del Welfare e una disponibilità all'impegno associativo. Il 45% del campione partecipa alle attività di movimenti e gruppi autoorganizzati, la vera novità culturale e politica registrata in questo segmento del quinto stato.
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Riforma Pensioni, Poletti oggi alla Camera su settima salvaguardia, Opzione donna e Flessibilità
Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti risponderà oggi alle interrogazioni sugli interventi per riformare il sistema previdenziale pubblico, l'estensione del regime sperimentale donna e ulteriori modifiche sul tema della salvaguardia pensionistica.
Kamsin Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti risponderà oggi pomeriggio dalle ore 15 in occasione del question time dall’Aula di Montecitorio a tre interrogazioni parlamentari in materia di riforma del sistema previdenziale pubblico e circa l'approvazione di nuove salvaguardie.
Il Ministro dovrà rispondere agli onorevoli Simonetti-Fedriga (Lega Nord) che chiedono al Governo circa "l'opportunità di emanare con urgenza provvedimenti di propria competenza che contemplino una settima e conclusiva salvaguardia per tutti gli esclusi dalle precedenti sei salvaguardie, utilizzando a copertura degli oneri le risorse disponibili nel fondo di cui all'articolo 1, comma 235, della legge n. 228 del 2012, come derivanti dall'avanzo di amministrazione delle entrate già accertate e vincolate alle misure di salvaguardie dai precedenti sei provvedimenti in materia, eventualmente ricorrendo, qualora le stesse dovessero risultare insufficienti, al cosiddetto «tesoretto» di cui al documento di economia e finanza".
Sulla stessa lunghezza d'onda l'interrogazione dell'onorevole Gnecchi-Albanella (Pd) che chiede al Governo quali interventi intenda adottare per tutelare i lavoratori che sono rimasti esclusi dalle attuali sei salvaguardie pensionistiche, sulla rimozione delle restrizioni per la fruizione dell'opzione donna e sull'avvio di un tavolo tecnico alla Camera per Riformare la Legge Fornero del 2011. La Gnecchi sottolinea in particolare come sia "indispensabile affrontare anche le contraddizioni che si sono sin qui manifestate nell'applicazione pratica delle salvaguardie già approvate, quali, ad esempio, quelle riguardanti i lavoratori e le lavoratrici in mobilità da procedure concorsuali di fallimento o per cessata attività dell'impresa, a causa delle quali, nell'ovvia impossibilità di poter presentare un accordo di mobilità, non sono stati ammessi alle salvaguardie" e denuncia come i "lavoratori agricoli ed edili siano stati trattati in modo diverso dagli altri lavoratori dipendenti".
Ancora, ricorda le Gnecchi nell'interrogazione "non sono state adottare le soluzioni amministrative relative alla conferma della sperimentazione della così detta «opzione donna» fino al 31 dicembre 2015 e all'applicazione della finestra mobile e dell'aspettativa di vita successivamente al 31 dicembre 2015, con la decorrenza del trattamento pensionistico come per tutti gli altri pensionandi. Si consideri che diverse lavoratrici che sono andate in mobilità o in esodo, soprattutto nel settore bancario, sono state licenziate contando sul pensionamento entro la fine del 2015 e, qualora venisse confermata questa opzione, rimarranno senza lavoro, senza ammortizzatore sociale e senza pensione fino all'età per la pensione di vecchiaia, per un periodo anche di 10 anni"
Pertanto, chiedono gli onorevoli, "quali iniziative il Governo intenda adottare, prevedendo a tal fine una sollecita apertura di un confronto tecnico con l'Inps, le Commissioni lavoro di Camera e Senato e le parti sociali, volto ad approfondire le molteplici situazioni rimaste ancora irrisolte e poter individuare le opportune soluzioni entro tempi programmati e congrui".
Infine il Ministro risponderà ad un interrogazione sollevata dall'Onorevole Brunetta sulle iniziative di trasparenza previdenziale avviate da Tito Boeri e se "condivida le proposte di riforma più volte enunciate dal presidente dell'Inps, con la prevista riduzione delle pensioni superiori a 2 mila euro al mese, e se, nel caso, il Governo intenda predisporre un atto formale su cui avviare una discussione di merito in Parlamento".
Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, risponderà anche interrogazioni sulla disponibilità del fondo di rotazione utilizzato a copertura dell’esonero contributivo previsto dalla legge di stabilità per il 2015 a favore delle assunzioni a tempo indeterminato e iniziative per rendere strutturale tale sgravio contributivo (Alfreider ed altri – Misto-Min.Ling.); sulle iniziative volte ad adottare strumenti a sostegno dei lavoratori autonomi (Pizzolante – AP); sulla sospensione dell’applicabilità del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159, relativo all’indicatore della situazione economica equivalente (Isee) (Sberna e Gigli – PI-CD).
seguifb
Zedde
Redditi 2015, Come si accede al 730 precompilato con il PIN dell’Inps
Una nota dell'Inps precisa le modalità per ottenere il pin dispositivo ed accedere tramite il sito dell'Inps alla dichiarazione dei redditi precompilata.
Kamsin Dal 15 aprile, i pensionati e i lavoratori che hanno già acquisito la Certificazione Unica 2015 tramite i servizi online dell'Inps, possono accedere anche al servizio dedicato alla dichiarazione 730 precompilata dell'Agenzia delle Entrate. Lo comunica in una nota l'istituto di previdenza pubblica. Il servizio di autenticazione offerto dall’Inps reindirizza l’utente con un messaggio di segnalazione al servizio presente nel sito dell’Agenzia delle Entrate.
Per accedere è necessario utilizzare il PIN dispositivo; qualora il PIN inserito dall’utente in fase di autenticazione non fosse di tipo dispositivo, la procedura di autenticazione lo segnala, indicando come convertirlo.
Agenzia delle Entrate e Inps, inoltre, informano sul modo migliore per affrontare le prossime scadenze fiscali. Abilitarsi a Fisconline e ottenere la password e il PIN per utilizzare i servizi telematici dell’Agenzia, incluso il 730 precompilato, è semplice e gratuito. La richiesta può essere effettuata online, per telefono o in un qualsiasi ufficio territoriale delle Entrate, in modo da garantire a tutti i cittadini la possibilità di scelta sulla base delle proprie esigenze.
Per quanto riguarda la Certificazione Unica dei redditi, i pensionati e gli assistiti Inps possono riceverla facilmente e gratuitamente sia online, sul sito dell’Inps, se dispongono del codice PIN rilasciato dall’ente previdenziale, sia presso i patronati. Presso Caf e altri intermediari specializzati la procedura è altrettanto semplice, ma in alcuni casi a pagamento.
Codice PIN dell’Agenzia delle Entrate: ecco come ottenerlo gratuitamente
I contribuenti che vogliono accedere a tutti i servizi online dell’Agenzia, compresa la dichiarazione precompilata, possono richiedere gratuitamente il PIN e la password personali sia online, tramite il sito internet dell’Agenzia, sia recandosi presso un ufficio delle Entrate, anche tramite soggetto delegato, oppure per telefono. Se la richiesta è effettuata dal diretto interessato presso un ufficio dell’Agenzia, viene rilasciata la prima parte del codice PIN e la password di primo accesso; la seconda parte del PIN potrà essere subito prelevata dal contribuente direttamente via internet. A garanzia degli utenti, in caso di richiesta online, per telefono, o tramite soggetto delegato, la procedura prevede che la prima parte del PIN sia rilasciata immediatamente, mentre la seconda parte, con la password di primo accesso, sia inviata per posta presso il domicilio del contribuente registrato in Anagrafe tributaria.
Certificazione unica senza costi, online
Per i pensionati, oltre che per i lavoratori che hanno ottenuto nel 2014 una prestazione di sostegno al reddito da Inps (cassintegrati, disoccupati, etc.), il modello di Certificazione Unica, necessario per la presentazione della dichiarazione dei redditi, è disponibile online sul sito istituzionale dell’Inps, alla voce “Servizi al cittadino”.
Per questo servizio è necessario avere il PIN. Per chi non è dotato di PIN, la Certificazione Unica 2015 può essere richiesta a costo zero presso i patronati. E’ possibile ottenere lo stesso certificato anche presso i Caf e gli altri intermediari autorizzati, ma alcuni di questi fanno pagare il servizio. In seguito ad un incontro fra il presidente dell’Inps e la Consulta Nazionale dei Caf si è stabilito che tutti i Caf che appartengono alla Consulta Nazionale offriranno la possibilità di ottenere la Certificazione Unica a titolo gratuito.
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Zedde
Statali, Gutgeld: pronti allo sblocco dei contratti dal prossimo anno
Il Commissario alla spending review fissa i punti del prossimo intervento sulla revisione della spesa pubblica. Sulla Riforma delle Pensioni serve "cautela".
Kamsin Il tesoretto da 1,6 miliardi c'è davvero e potrà essere destinato alle fasce piu' deboli, la revisione della legge fornero sulle pensioni è sul tavolo del Governo ma serve l'ok dell'Ue, si lavora anche allo sblocco dei contratti nel pubblico impiego. E' quanto dichiara Yoram Gutgeld, consigliere economico di Renzi e commissario alla spending review in una intervista raccolta oggi dal quotidiano Il Messaggero.
Il Tesoretto nel Def non è una trovata a fini elettorali tiene a precisare il neo-commissario: "la crescita è più alta di quanto non fosse stato previsto in settembre e si è verificato un calo dei tassi d'interesse sul debito. Questi due fattori danno un po' dì margine in più». La destinazione di questi denari "è una decisione che deve prendere il governo. Ci sono diverse opzioni sul tavolo, ma sicuramente queste risorse andranno a favore delle fasce più deboli che finora non hanno avuto benefici. Non entro nel dettaglio, lo faremo, nelle prossime settimane."
Invalidità. I dettagli sulla spending review si conosceranno con la prossima legge di stabilità: "stiamo valutando come rimodulare alcune detrazioni fiscali. Sicuramente non interverremo su detrazioni e agevolazioni, come Iva, spese sanitarie, ecc. che toccano direttamente le tasche dei cittadini» ma ci saranno interventi sulle pensioni di invalidità: Abbiamo differenze di incidenza delle pensioni di invalidità tra Regioni che non sono giustificabili con i fattori sociodemografici. Dunque alcuni invalidi sono falsi e vanno individuati".
Trasporti locali ed Asl. Nel mirino poi ci sono i trasporti locali. «Rispetto ad altri Paesi europei i nostri trasporti pubblici sono meno efficienti. Serve più concorrenza e dunque più efficienza. Si possono ridurre i costi senza aumentare i biglietti, soprattutto peri pendolari e fasce più deboli». Una stretta che potrebbe riguardare anche le Asl «La premessa è che noi vogliamo aumentare e non ridurre il livello di servizio della Sanità. Ma questo servizio può migliorare a costi più bassi: troppe Regioni hanno troppe Asl e i costi sono troppo alti. Cominciamo a introdurre una sola centrale di acquisto per ogni Regione: grazie ai costi standard i risparmi saranno importanti, visto che perfino all'interno delle singole Regioni ci sono grosse differenze nell'acquisto della classica siringa».
Municipalizzate. Sono sempre nel mirino ma resistono sempre. «Questa volta no. L'anno scorso abbiamo chiesto a tutti gli enti pubblici di presentare un piano di razionalizzazione delle municipalizzate in base ai principi di efficienza ed economicità. Questi piani entro il 31 marzo sono stati presentati alla Corte dei conti regionali e in questi giorni li stiamo verificando e valutando. Poi decideremo se servirà un intervento normativa di sicuro chiuderemo tutte le partecipate che hanno solo manager e nessun dipendente. Ed è altrettanto sicuro che cercheremo di portare la massima efficienza nelle grandi società municipalizzate: migliorano i servizi per i cittadini e si riducono costi».
Pensioni. Gutgeld si dice d'accordo con il ministro Poletti che ha detto che bisogna intervenire sulla legge Fornero per permettere il pensionamento anticipato in cambio di una riduzione dell'assegno: "L'idea è buona e condivisibile. Il problema è che questo non è consentito dalle regole di contabilità europea in quanto crea deficit. Perciò dovremo ottenere da Bruxelles questo tipo di flessibilità, ma non è un traguardo raggiungibile in pochi mesi. Più che riformare la Fornero si tratta di utilizzare, il metodo contributivo, che è l'essenza e la forza di quella legge, per consentire più flessibilità. Ma a patto, ripeto, che si modifichino le regole europee. Lo spazio c'è: la Fornero ci permette una sostenibilità del sistema pensionistico che nessun altro grande paese ha in Europa e dunque consentire una flessibilità contabile è un'idea interessante da perseguire. Ma ci vuole tempo, bisogna strappare il sì di Bruxelles, dunque non bisogna creare troppe aspettative».
Pubblico Impiego. "Dopo 5 anni il nostro obiettivo è sicuramente quello di superare il blocco dei contratti degli statali. E, in ragione dei conti, speriamo di poter procedere ai rinnovi contrattuali il prossimo anno". Per risparmiare su affitti, spese energetiche e di manutenzione, Gutgled lavora poi all'accorpamento degli uffici pubblici sul modello del Federal Building americano: Vogliamo creare un unico ufficio in cui i cittadini possano interloquire con tutti gli uffici statali. Abbiamo chiesto a tutte le amministrazioni di fare un piano di razionalizzazione, con l'obiettivo di ridurre lo spazio per dipendente dagli attuali 40 metri quadrati a 25. Entro giugno riceveremo i piani e poi, insieme con l'Agenzia del demanio, procederemo alla razionalizzazione: paghiamo in manutenzione ed energia molto più che in affitti. Bisogna superare il modello napoleonico con decine di uffici indipendenti in ogni provincia, riorganizzando completamente gli sportelli per i cittadini. L'obiettivo non è solo risparmiare, ma offrire un servizio migliore. Ci vorranno 2-3 anni per completare questo percorso».
Patto di stabilità. "Sull'amministrazione centrale c'è molto lavoro da fare. Ma vogliamo continuare un percorso di efficienza nei Comuni. Abbiamo sbloccato il patto dì stabilità e i Comuni più efficienti che avevano soldi da spendere ma che a causa del Patto non potevano spenderli, ora avranno più risorse. E abbiamo chiesto ai Comuni meno efficienti di rimboccarsi le maniche. Questi percorsi dovranno procedere anche nel 2016 senza un aumento delle tasse locali per i cittadini. Metteremo online le misure di confronto, come efficienza, costi standard, ecc. Così i cittadini potranno valutare se il proprio sindaco lavora bene o male. Se aumenta le tasse perché dà più servizi, o se le aumenta perché non ha riformato l'amministrazione e spende troppo e male".
Sgravio contributivo esteso al 2016. Secondo Gutgeld bisogna confermare la riduzione di 18 miliardi delle tasse sul lavoro anche per il prossimo anno. Che, con la decontribuzione dei neoassunti e l'eliminazione del costo del lavoro dall'Irap, nel 2016 diventeranno automaticamente quasi 22 miliardi. Poi, se riusciremo a trovare più risorse, procederemo a un'ulteriore riduzione. La nostra priorità è tagliare le tasse sul lavoro".
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Zedde
Riforma Pensioni 2015, ddl sulla quota 100 domani alla Camera
Si riaprono dopo la pausa pasquale i lavori alla Camera per introdurre i pensionamenti flessibili. All'ordine del giorno anche l'adozione di particolari misure in favore delle lavoratrici.
Kamsin Riprenderanno domani alle 14 e 15 in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati l'esame dei disegni di legge per garantire libertà di accesso dei lavoratori al trattamento pensionistico. All'ordine del giorno ci sono le proposte per introdurre il pensionamento con le quote, la revisione dell'eta' pensionabile di vecchiaia delle lavoratrici, l'introduzione di benefici previdenziali per le lavoratrici madri e per chi assiste i disabili (i cd. caregiver). L'obiettivo dei lavori, ha ricordato il presidente della Commissione, Cesare Damiano, è arrivare ad un progetto di legge unitario condiviso dal maggior numero di forze politiche per quindi chiederne la calendarizzazione della discussione in Aula.
Per quanto riguarda la flessbilità in uscita le ipotesi su cui si potrebbe trovare un'ampia condivisione a livello politico sono contenute nei disegni di legge 857 e 2945 entrambi sostenuti dall'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano. Il primo intende garantire il pensionamento a partire da 62 anni e 35 anni di contributi al prezzo di una penalizzazione dell'8% sull'assegno pensionistico con riduzioni decrescenti del 2% per ogni anno di ritardo nell'accesso alla pensione sino ad azzerarsi all'età di 66 anni. Il secondo fissa l'asticella per l'uscita a partire da 62 anni e 38 anni di contributi (la cd. quota 100) ma senza l'applicazione di alcuna penalità sull'assegno. All'esame della Commissione c'è anche il progetto di abbassare a 41 anni il requisito contributivo per chiedere la pensione indipendentemente dall'età anagrafica (si tratta questa di una misura particolarmente gradita ai cd. lavoratori cd. precoci) con la cancellazione definitiva del sistema di penalizzazione previsto dalla disciplina vigente.
C'è poi il tema delle lavoratrici. Un fronte trasversale che va dal Pd ai gruppi di opposizione chiede l'estensione del regime sperimentale donna oltre il 2015, la revisione dell'innalzamento dell'età pensionabile di vecchiaia nel settore privato (dal 2016 le lavoratrici potranno lasciare solo al compimento di 65 anni e 7 mesi se dipendenti e a 66 anni ed un mese se autonome). Disposizioni particolari sono in discussione anche per riconoscere alcuni benefici in favore delle lavoratrici madri e in favore di coloro che assistono in modo continuativo familiari con un'invalidità del 100%.
Damiano: le risorse per introdurre la flessibilità ci sono.
“Boeri e Poletti, in piu’ occasioni, si sono pronunciati favorevolmente sull’introduzione di un criterio di flessibilita’ nel sistema pensionistico. Noi siamo d’accordo” ha detto Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera. “Come al solito – prosegue Damiano – dovremo fare i conti con il problema delle risorse perche’ ogni intervento correttivo costa.
A questo proposito vorremmo pero’ fare una richiesta al Governo e all’Inps: quella di fare i conti sui risparmi totalizzati con la parziale e totale cancellazione della indicizzazione delle pensioni avvenuta in questi anni; sullo scostamento tra risparmi previsti e realizzati tra il 2012 ed il 2020 (pare che il rapporto sia di uno a quattro); sui risparmi che si realizzeranno con la riforma Fornero nel quarantennio 2020-2060: su quest’ultimo dato posso portare la testimonianza di una certificazione della Ragioneria in Commissione Lavoro nella scorsa legislatura che ha confermato una cifra superiore ai 300 miliardi di risparmio”.
“Da questa montagna di risorse si puo’ ricavare quello che serve per correggere le piu’ macroscopiche ingiustizie del sistema pensionistico senza metterne in discussione l’impianto e senza allarmare l’Europa?”, conclude Damiano
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Pensioni, ok dei sindacati al pagamento al 1° mese
"Bene Boeri sul pagamento di tutte le pensioni al primo del mese. Se riuscirà a farlo avrà accolto una richiesta che gli avevamo fatto unitariamente come sindacati dei pensionati in un recente incontro che abbiamo avuto con lui". Così i Segretari generali di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil Carla Cantone, Gigi Bonfanti e Romano Bellissima commentano l'intervista rilasciata dal presidente dell'Inps Tito Boeri a 'La Repubblica' sulle proposte da presentare al governo sulle pensioni.
"Fin da subito - aggiungono i segretari - avevamo giudicato negativamente la norma che spostava il pagamento degli assegni previdenziali al 10 del mese, perché metteva in ulteriori difficoltà pensionati ed anziani. Se davvero da giugno si pagheranno tutte al primo del mese vuol dire che finalmente è stata fatta una cosa di buon senso".
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