Pensioni, Parla l'ex ministro Fornero: ok a flessibilità ma solo con un taglio agli assegni

redazione Mercoledì, 15 Aprile 2015
L'ex Ministro del Lavoro autrice della Riforma del 2011 replica al neo Presidente dell'Inps Tito Boeri. "Nella previdenza pubblica le regole sono già armonizzate: tutti gli assegni sono calcolati con il sistema contributivo".

Kamsin «Le regole sono già omogenee e non c'è bisogno di cambiarle. Invece che redditi minimi sarebbe meglio creare occupazione. E spiegare con quali risorse vogliamo rendere più flessibile l'età del pensionamento». Lo dice oggi Elsa Fornero, ministro del Lavoro col governo Monti dal 2011 al 2013, in una replica alle proposte fatte ieri a Repubblica dal presidente dell'Inps Tito Boeri. E rivendica alle proprie leggi, sia pure "approvate nell'emergenza", la maggior parte dei meriti di riforma delle pensioni che non hanno bisogno di ulteriori stravolgimenti.

«Correggere le riforme — ricorda l'ex-ministro — è comunque sempre più facile che farle». Non è necessario procedere ad una armonizzazione delle pensioni dato che "ormai tutte le pensioni, fatte salve pochissime eccezioni che in Italia ci sono sempre, sono contributive. Perfino quella dei parlamentari, sulla base di una mia richiesta. Bisognerebbe continuare a monitorare la situazione di chi, avendo avuto una carriera lavorativa discontinua, con disoccupazione e assenze per assistere figli, anziani o disabili, ora può essere eccessivamente penalizzato dal sistema, e fare nel caso qualche eccezione in loro favore, anziché in favore dei più ricchi come era sempre avvenuto prima. Fino ad accertarsi che le misure siano quelle giuste».

La Fornero si dice invece contraria all'ipotesi di introdurre un reddito minimo per gli ultra 55enni senza lavoro: «Anche in questo caso, non sono del tutto d'accordo. In questo paese, che si è esposto molto sul fronte dei debiti, non si riesce a creare occupazione né per i giovani né per gli anziani. Il progetto Garanzia Giovani non ha dato i risultati sperati. A un cinquantenne che perde il lavoro cercherei innanzi tutto di dare aiuto perché possa ritrovarne uno».

Si può rendere l'accesso alla pensione piu' flessibile? «Anche io avrei voluto farlo, purtroppo non tutte le riforme possono essere fatte nello stesso momento. All'epoca delle mie leggi l'emergenza economica era strettissima, ma anche ora non mi pare che l'Italia sia rientrata in un'età dell'abbondanza. Si può rendere l'età pensionabile più flessibile, a condizione che chi si ritira prima prenda di meno. Ma comunque occorrono risorse, e di conseguenza bisogna spiegare alla comunità al posto di quali altre iniziative vengono investite queste risorse».

Nel frattempo però si registrano sempre più aziende che assumono a tempo indeterminato. Un merito del jobs act? «Non direi. Un merito semmai dello sgravio fiscale, che premia aziende che ora, a differenza di due o tre anni fa, sentono un po' meno il peso dell'incertezza e apprezzano un lavoro dal costo minore. I contratti a tutele crescenti sono entrati in vigore solo a inizio marzo, mentre la maggior parte dei dati sulla nuova occupazione sono precedenti, quando quindi l'articolo 18 era ancora quello antico. Non credo che gli imprenditori sentissero una particolare fobia per quella norma, ma semmai per altre ragioni relative a costi e prospettive ».

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Zedde

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