Attualmente il bonus bebè vale 80 euro al mese (960 euro annui) e viene erogato per i primi tre anni di vita del bambino, a partire da quelli nati (o adottati) dal 1° gennaio 2015 sino al 31 dicembre 2017. Un importo che spetta, però, ai nuclei con reddito certificato Isee non superiore ai 25mila euro annui e che raddoppia a 160 euro al mese nei casi in cui il reddito delle famiglie non superi i 7mila euro. Per conseguire il sostegno il richiedente deve essere in possesso di un'attestazione ISEE in corso di validità.
La modifica approvata con la legge di bilancio estende l'operatività della misura anche per i bimbi nati (o adottati) tra il 1° gennaio 2018 ed il 31 dicembre 2018 ma per un periodo di erogazione che si riduce dagli attuali tre anni ad un anno dalla data di nascita o di adozione. Durante il passaggio alla Camera della manovra è stata, invece, eliminata la stabilizzazione della misura, introdotta dal Senato in prima lettura del provvedimento, oltre il 2018. In tale sede, infatti, si era stato stabilito che il contributivo potesse durare anche dopo il 2018 in cambio però del dimezzamento dell'importo erogato: dal 1° gennaio 2019 il contributo si sarebbe pertanto ridotto a 40 euro al mese per la famiglie con ISEE non superiore a 25mila euro ed ad 80 euro al mese per le famiglie con ISEE non superiore a 7mila euro. Nella versione definitiva del provvedimento quest'ultima parte è stata, come accennato, cassata per tenere insieme la maggioranza (i centristi di AP mal tolleravano l'ipotesi di una riduzione dell'importo) e quindi la misura resta temporanea sino al 2018.
Il bonus fa comunque coppia con ulteriori forme di sostegno alla genitorialità introdotte dal legislatore in questi ultimi cinque anni. In particolare con il premio alla nascita introdotto dal 1° gennaio 2017, il buono nido ed i voucher per i servizi di baby-sitting recentemente prorogato dalla legge di bilancio 2017 sino al 2018. Queste misure, a differenza del bonus bebè, sono slegate dall'accertamento dell'ISEE.