Fisco

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Renzi: “Lo scontrino sparirà e sarà sostituito dalla tracciabilità elettronica, l’Agenzia delle entrate non sarà più un avvoltoio”. Intanto la legge di stabilità cambia il ravvedimento operoso.

Kamsin "Eliminiamo gli scontrini fiscali e sostituiamoli con la tracciabilità elettronica". Così il premier Matteo Renzi, parlando alla presentazione dei Digital champions, ha indicato che si intende, con la delega fiscale, far sì che «l'Agenzia delle entrate smetta di essere un avvoltoio e diventi consulente delle imprese e delle persone».

L'apertura del Premier ha trovato subito d'accordo la Cgia di Mestre: "finalmente si e' capito che scontrini e ricevute fiscali non servono per combattere l'evasione fiscale" ricorda il segretario Giuseppe Bortolussi. "Nonostante il battage mediatico che hanno suscitato, i blitz fatti dagli uomini del fisco sono serviti a poco. In verita' lo sapevamo da un pezzo: gia' nel lontano 1996, l'allora ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, sottoscrisse un protocollo di intesa con le Associazioni di categoria degli artigiani e dei commercianti che prevedeva, successivamente all'entrata a regime degli studi di settore, il superamento della valenza fiscale sia dello scontrino sia della ricevuta fiscale".

Secondo la CGIA, l'eventuale abolizione di scontrini e ricevute trova una sua "giustificazione" anche dalla lettura dei risultati emersi dall'attivita' di contrasto all'evasione effettuata dagli uomini del fisco. Negli ultimi 3 anni, ad esempio, oltre il 70 per cento dei controlli eseguiti dalla Guardia di Finanza sulla emissione di scontrini e ricevute fiscali ha dato esito negativo.

Intanto nella legge di stabilità in discussione alla Camera c'è un'altra misura che è destinata a cambiare il rapporto tra fisco e contribuenti. Passata in secondo piano, la novità è contenuta nell'articolo 44, commi 11-18 del ddl e prevede una rivoluzione del «ravvedimento operoso».

L’istituto è ben conosciuto e utilizzato dai contribuenti: chi omette di dichiarare o evade il fisco con una dichiarazione infedele del proprio reddito imponibile, attualmente ha tempo un anno per ravvedersi, pagare sanzioni fino al 12,5 per cento più gli interessi. Ad una condizione: il ravvedimento deve essere spontaneo, frutto di un ripensamento e della autonoma voglia di mettersi in regola con il fisco per evitare guai peggiori.

La novità che il Governo intende introdurre consentirà all’autore della violazione ed ai soggetti solidalmente obbligati di rimuovere le violazioni commesse beneficiando di riduzioni automatiche sulle misure minime delle sanzioni applicabili, attraverso una rimodulazione di tali riduzioni in ragione del tempo trascorso dalla commissione delle violazioni al comportamento resipiscente.

Tale comportamento potrà essere posto in essere non più entro il termine massimo per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno nel corso del quale è stata commessa la violazione (ovvero entro l’anno dall'omissione o dall’errore, per le violazioni, ad esempio, in materia di imposta di registro) e potrà, soprattutto, realizzarsi a prescindere dalla circostanza che la violazione sia già stata constatata ovvero che siano iniziati accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di accertamento, delle quali i soggetti interessati abbiano avuto formale conoscenza, salvo ovviamente la formale notifica di un atto di liquidazione o accertamento e il ricevimento delle comunicazioni di irregolarità

Sempre nella legge di Stabilità il Tesoro è pronto a presentare un emendamento per modificare la stretta fiscale sulle slot machine il cui gettito era stato definito incerto da più parti. Al suo posto arriverà una sanatoria, da 500 milioni, per le slot non autorizzate che emergono dal nero (con pagamento di una tantum e 2 anni pregressi) e altri 500 milioni per le slot scollegate.

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La Dichiarazione infedele sarà penalmente rilevante solo se l'imposta evasa supera i 200mila euro e non più 50mila euro così come avviene ora. Le novità sono contenute nella bozza del provvedimento di attuazione delle Delega Fiscale.

Kamsin Il Governo cambia le carte anche per alcune fattispecie di reati tipici dell'evasione fiscale depenalizzando quelle piu' lievi. Nel provvedimento attuativo della Delega Fiscale sull'abuso del diritto, secondo quanto si apprende dalle bozze che saranno discusse nel Cdm della prossima settimana, alcune fattispecie di evasione fiscale saranno perseguibili solo in via amministrativa e non costituiranno piu' un reato.

L’articolo 4 della bozza del provvedimento prevede che nel caso di dichiarazione infedele, il reato penale scatti solo dopo il superamento della soglia dei 200 mila euro. Attualmente questo tetto è molto più basso, 50 mila euro. Per chi deciderà di collaborare con il Fisco, sottoponendosi al tutoraggio dell’Agenzia delle Entrate, il tetto oltre il quale scatta il reato sarà ancora più elevato e pari a 400 mila euro. Non solo. Nel computo della soglia non si terrà conto della non corretta classificazione o valutazione di elementi attivi o passivi oggettivamente esistenti, della violazione dei criteri di determinazione dell'esercizio di competenza, della non deducibilitá di elementi passivi reali.

Significa che se nei conti viene indicato un costo realmente sostenuto, ma che il Fisco non considera deducibile, non potrà configurarsi un reato. Su questo punto, tuttavia, ci sarebbero ancora dei dubbi dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza, che avrebbero chiesto di rivedere la norma.

Confermate le altre novità del provvedimento. L'elusione fiscale, ovvero l'abuso del diritto, non sarà più reato, ma sarà sanzionata solo amministrativamente; quanto all'applicazione della nuova normativa sui comportamenti abusivi, il testo prevede, che saranno sanzionabili le infrazioni già commesse alla data di entrata in vigore delle nuove regole ma solo a condizione che il fisco non abbia già notificato un avviso di accertamento.

Confermata la non punibilità penale delle false fatture inferiori a mille euro. Altra novità è che i beni (escluso denaro e titoli), sequestrati dalla magistratura nell’ambito di indagini fiscali, potranno essere affidati alla gestione dell’Agenzia delle Entrate e del Demanio invece che agli amministratori giudiziari.

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L'esenzione Imu per i terreni è destinata a rimanere solo in 1.578 Comuni, invece dei 3.524 attuali: altri 2.568 saranno invece caratterizzati da un'esenzione parziale, limitata ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali. 

Kamsin E' quasi al traguardo il decreto del Mef che individuerà i comuni nei quali i terreni agricoli continueranno a non pagare l'Imu. L'esenzione piena, da quanto si apprende, rimarrà solo nei municipi collocati ad oltre 600 metri sul livello del mare, mentre fra 281 e 600 metri sarà limitata ai terreni posseduti da coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali. Fino a 280 metri, invece, tutti dovranno presentarsi alla cassa già il prossimo 16 dicembre, versando l'intera imposta dovuta per il 2014. Il provvedimento, ora alla firma del ministro Pier Carlo Padoan, dà attuazione all'art. 22, comma 2, del dl 66/2014, che ha imposto di circoscrivere l'esenzione per i terreni agricoli sulla base della diversa altitudine dei comuni e diversificando quelli posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola.

Nella articolata ricerca delle coperture per il bonus da 80 euro, il Governo ha, infatti, pensato di recuperare 350 milioni dalla revisione delle regole Imu sui terreni che oggi in pratica escludono dal pagamento mezza Italia. Per attuare questa previsione, il provvedimento preparato dall'Economia distingue i Comuni in tre fasce, sulla base della loro altitudine misurata al centro del territorio comunale e certificata dall'Istat. Il nuovo decreto, infatti, modifica radicalmente il quadro attuale (in base al quale, nelle aree montane e di collina non sono soggetti ad imposta né i terreni agricoli né quelli diversi) individuando tre diverse fasce altimetriche. Solo in quella più alta (cioè oltre i 600 metri), l'esenzione resterà totale; nella fascia intermedia (fra 281 e 600 metri), l'esenzione sarà solo parziale, ossia limitata ai coltivatori diretti e agli Iap; fino a 280 metri, infine, l'esenzione verrà cancellata del tutto.

Inoltre, a causa della tardiva approvazione del decreto, per i terreni non più esenti non è stato versato alcun acconto a giugno, per cui in sede di saldo occorrerà sborsare l'importo dovuto per l'intero anno.

Le regole - Immutate invece le regole per il calcolo dell'imposta. La base imponibile si ottiene applicando all'ammontare del reddito dominicale risultante in catasto, vigente al 1° gennaio dell'anno di imposizione, rivalutato del 25%, un moltiplicatore pari a 130 (110 per i coltivatori diretti e gli iap). A favore dei coltivatori diretti e Iap, inoltre, è prevista una franchigia di 6 mila euro e una riduzione per scaglioni sull'eccedenza fino a 32 mila euro. Sono perlatro esenti i terreni a immutabile destinazione agrosilvopastorale a proprietà collettiva indivisibile e inusucapibile.

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Pronta la norma sull'abuso del diritto. Per le imprese scatta la non punibilità per le frodi sotto i mille euro: ci saranno solo sanzioni amministrative. 

Kamsin Entro fine mese, nel prossimo consiglio dei ministri, o al massimo a quello successivo, il Governo dovrebbe varara altri due decreti legislativi di attuazione della riforma fiscale, quella stessa riforma che ha portato alla dichiarazione dei redditi precompilata. Il provvedimento piu' atteso è quello sull'elusione fiscale, il cosiddetto «abuso del diritto», quello per cui si riescono a pagare meno tasse pur senza violare nessuna norma tributaria, ma sfruttando le maglie delle regole, non sarà più un reato. O almeno non sempre.

Il lento lavoro di rifinitura delle norme - elaborato dalla commissione presieduta dal presidente emerito della Corte costituzionale, Franco Gallo, che ha visto coinvolti nelle ultime settimane ministero dell’Economia, agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza - è, infatti, ormai quasi completato. Molte le notività in arrivo come anticipate dall'agenzia di stampa Public Policy. In primo luogo le frodi sotto i mille euro non saranno piu' punibili penalmente, ci saranno solo sanzioni amministrative. La normativa, inoltre, sarà estesa anche alle violazioni già commesse alla data di entrata in vigore delle nuove norme purché non sia stato notificato un atto di accertamento.

La soglia di punibilità sale a mille euro - Il testo del provvedimento allo studio del Governo indica una soglia di mille euro al di sotto della quale è prevista la non punibilità per il reato di frode fiscale attraverso l’uso ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Ci saranno, in tal caso, solo sanzioni amministrative. Inoltre le nuove norme dovrebbero essere applicabili anche alle violazioni già commesse prima dell’entrata in vigore del decreto delegato a condizione, tuttavia, che non stato già notificato un atto impositivo. Secondo le indiscrizioni, inoltre le imprese che decideranno di aderire ad un regime di adempimento collaborativo sotto la supervisione del Fisco, in caso di dichiarazione dei redditi infedele, avranno una soglia di punibilità più alta, il doppio di quella di coloro che invece non scelgono la collaborazione con l’Agenzia delle Entrate.

C’è poi tutto il capitolo dei reati tributari. La certezza è che dovrebbe essere depenalizzato il reato di omesso versamento Iva oltre la soglia dei 50 mila euro.

Il raddoppio dei termini di accertamento tributario -  Ancora aperta la questione relativa al raddoppio dei termini di accertamento tributario. Oggi il Fisco ha normalmente 4 anni di tempo per scovare gli evasori ma, in caso di reato, i termini possono essere raddoppiati sino ad a 8 anni. La norma inserita nel decreto sull’abuso del diritto, prevede invece che il raddoppio dei termini di accertamento possa essere concesso all’Agenzia delle Entrate solo nel caso in cui la denuncia penale avvenga entro i termini ordinari, ossia quattro anni. Se la denuncia parte il quinto anno l’accertamento è nullo. L’Agenzia avrebbe chiesto di mantenere la possibilità di operare oltre i limiti temporali in alcuni casi, quando emergano nuovi elementi che possano riaprire le istruttorie. La norma non è retroattiva e, anzi, la delega prevede espressamente che non possa esserlo.

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La Minoranza del Partito democratico propoone per i lavoratori autonomi, titolari di posizione Iva e iscritti alla gestione separata Inps, di cancellare l’aumento di contribuzione previdenziale dal vigente 27 al 33%.

Kamsin La minoranza Dem ha presentato ieri otto emendamenti alla manovra "per aiutare il premier a risolvere i drammatici problemi del Paese". E' quanto hanno assicurato nel corso della conferenza stampa che si è tenuta ieri alla Camera Gianni Cuperlo, Alfredo D’Attorre, Pippo Civati, Margherita Miotto e lo stesso Fassina, primo firmatario delle proposte di modifica. Le firme sono già una trentina e altre, sperano i promotori, arriveranno.

Tra i piu' contestati ci sono due emendamenti sul bonus bebè e sul bonus Irpef. L'idea di Fassina è di utilizzare l'ISEE (Indicatore situazione economica equivalente) per ridefinire l'attribuzione degli 80 euro tenendo conto della "composizione del nucleo famigliare e di eventuali altri redditi. Il limite di 'reddito Isee' viene fissato a 15.000 euro". Si prevede inoltre la "ristrutturazione" del bonus bebè per concentrarlo anch'esso sui nuclei familiari fino a 15.000 euro di “reddito Isee”. Con i criteri proposti dalle minoranze dem le risorse recuperate consentono, ad esempio, di aiutare una famiglia monoreddito con due figli con un imponibile di 39.900 euro; oppure una famiglia con tutti e due i genitori lavoratori con un reddito complessivo di 50.250 euro con tre figli di cui uno da 0 a 3 anni.

Un terzo emendamento prevede che la decontribuzione per i contratti a tempo indeterminato riguardi solo quelli addizionali rispetto a quelli già esistenti: le risorse recuperate finanzierebbero la riforma degli ammortizzatori sociali. Per i lavoratori autonomi, titolari di posizione Iva e iscritti alla gestione separata Inps, viene cancellato l’aumento di contribuzione previdenziale dal vigente 27 al 33%. Le misure per la produttività e il sostegno alle micro e piccole imprese passa attraverso la ristrutturazione dello sgravio Irap. Infine parte dei proventi delle privatizzazioni viene dirottata in un fondo per la sicurezza del territorio e contro il dissesto idrogeologico. Oggi il governo dovrebbe

L’obiettivo dichiarato è cambiare verso alla politica economica del governo, ma l’operazione ha anche uno scopo politico: è la prima mossa dell’ala sinistra del Pd per provare a saldare le varie anime dell’opposizione in un fronte dei «non renziani». D’Attorre parla di «convergenza in chiave positiva, per costruire un’area di sinistra». Civati assicura che «non è un complotto». E Fassina dichiara «guerra alla povertà, alla recessione e alla precarietà, non al governo».

Le proposte di modifica 'per' e non 'contro' hanno puntualizzato Fassina e Cuperlo, che non sono un tentativo di "sabotare" la manovra economica del governo, tanto è vero che si muovono nel perimetro di misure elaborate dal Mef, correggendole in modo che, ad esempio, si possa allargare la platea dei beneficiari del bonus bebè e dei destinatari degli 80 euro. "Questo è il nostro governo - ha detto Gianni Cuperlo, respingendo le illazioni su un'azione di disturbo della minoranza nei riguardi di Renz i- non stiamo all'opposizione. Siamo un pezzo della maggioranza che sta dentro il Pd e cerca di mettere in campo delle proposte che rendano più redistributiva e espansiva la manovra economica, ma rimanendo nel perimetro stabilito dal governo".

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Con la dichiarazione, si potrà aggiornare il reddito in caso di perdita del lavoro o diminuzione del 25% senza aspettare le scadenze fiscali. 

Kamsin E' stato pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale numero 267 il decreto del 7 novembre con il cui il ministero del Lavoro ha approvato il nuovo modello della dichiarazione sostitutiva unica necessaria per ottenere l'Isee, l'indicatore della situazione economica equivalente necessario per ottenere prestazioni sociali agevolate. La pubblicazione di oggi permetterà di rendere pienamente operativa la riforma dell'Isee, a partire dal 1° gennaio. La normativa, infatti, prevede l'utilizzo delle nuove regole a partire dai trenta giorni successivi all'entrata in vigore del decreto (cioè, complessivamente, il 45esimo giorno dopo la pubblicazione).

A partire dal 1° gennaio, quindi, cambieranno le regole (e la modulistica) per ottenere l'Isee: il nuovo indicatore tiene conto di tutte le forme di reddito e di patrimonio. Oltre al cambiamento dei parametri in base ai quali sarà calcolato l'Isee, a cambiare sarà anche il modo in cui l'Inps acquisirà le informazioni: solo alcuni dati, infatti, saranno autodichiarati dal contribuente, mentre tutti gli altri saranno estratti dall'anagrafe tributaria e dal data base Inps.

Con le nuove regole sarà possibile aggiornare la propria situazione economica quando si perde il lavoro (più in generale quando il reddito diminuisce di almeno il 25%) senza aspettare che il peggioramento delle condizioni venga prima registrato dalle dichiarazioni fiscali; si potrà in questi casi presentare una dichiarazione particolare per ottenere l'Isee corrente. Per il cittadino, una semplificazione deriverà dal fatto che molte informazioni, come il reddito complessivo, non saranno più richieste al cittadino in sede di dichiarazione, ma direttamente recuperate negli archivi.

Con il maggior ricorso alle banche dati fiscali e assistenziali il Governo punta a ridurre l'indebita fruizione delle prestazioni agevolate. Fino a quest'anno, infatti, c'è stata una sistematica sottodichiarazione sia del reddito sia del patrimonio. Alla fine del 2011, quando è stata annunciata la riforma dell'Isee, l'80% dei nuclei familiari dichiarava di non possedere neanche un conto corrente o un libretto di risparmio, dati non in linea con le informazioni delle Entrate.

Il Nuovi Redditi

Nella nuova definizione dell'Isee, oltre al reddito Irpef entrano tutti i redditi tassati con regimi sostitutivi o a titolo di imposta (come ad esempio i contribuenti minimi, i redditi da cedolare secca sugli affitti), tutti i redditi esenti e quindi anche tutti i trasferimenti monetari ottenuti dalla Pubblica  Amministrazione (assegni al nucleo familiare, pensioni di invalidità, assegno sociale, indennità di accompagnamento...), i redditi figurativi degli immobili non locati e delle attività mobiliari. Vengono invece sottratti gli assegni corrisposti al coniuge in seguito a separazione o divorzio, destinati al mantenimento del coniuge e dei figli (precedentemente valorizzati sia nell'Isee del ricevente che in quello del datore).

Vengono invece diversamente valutati, con una riduzione della loro incidenza i redditi da lavoro dipendente (viene sottratta una quota del 20% fino a 3mila euro); i redditi da pensioni e trattamenti assistenziali (viene sottratto il 20%, fino a un massimo di mille euro); le spese per gli affitti (sale da 5.165 a 7.000 euro, l'importo massimo della spesa l'affitto registrato che può essere portato in deduzione e si aggiungono 500 euro ogni figlio convivente dopo il secondo); si incrementano le spese per le disabilità accorpando tali spese in tre distinte classi: disabilità media, grave, e non autosufficienza.

Il patrimonio - Il patrimonio cambia considerando il valore degli immobili ai fini Imu, non più Ici. Riducendo la franchigia sulla componente mobiliare che viene però articolata in funzione del numero dei componenti il nucleo familiare (franchigia più alta per le famiglie più numerose), viene preso in considerazione il patrimonio all'estero e viene riconosciuto un maggior peso per le seconde case.

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