Da un lato si dispone l'irrilevanza di eventuali periodi di lavoro domestico a tempo indeterminato ai fini dell'inclusione nella salvaguardia prevista dal provvedimento; con il secondo si includono nella salvaguardia anche i lavoratori che, a seguito di accordi in sede governativa o non governativa accederebbero al pensionamento entro trentasei mesi (contro i dodici dell'attuale versione del testo unificato) dalla fine della fruizione dell'indennità di mobilità.
Attualmente tutti i lavoratori che siano stati reimpiegati in qualsiasi attività a tempo indeterminato, ha sottolineato la Relatrice, non hanno diritto alla salvaguardia. Con la modifica proposta si tempera questo divieto nei confronti dei lavoratori domestici, soggetti particolarmente deboli da un punto di vista sociale. Importante poi l'altra modifica, quella sui lavoratori in mobilità. L'emendamento proposto amplia infatti di due anni il lasso di tempo, dopo la fine dell'indennità di mobilità, entro il quale i lavoratori possono maturare il diritto a pensione ai fini dell'accesso alla salvaguardia. Si prevede anche un ampliamento della platea numerica dei beneficiari che passa dai 5mila originari a 5.300.
Questa settimana la Commissione ha approvato l'articolo 1 del provvedimento che contiene, tra l'altro, la scialuppa di salvataggio per 2.500 lavoratori della scuola, i ferrovieri ed altre modifiche sul pubblico impiego. Misure sulle quali dovrà esprimersi tuttavia il Governo nelle prossime settimane. E' possibile infatti che il testo del provvedimento venga trasferito (magari con modifiche) in un articolo della legge di stabilità che l'esecutivo deve presentare il 15 ottobre alle Camere.
La prossima settimana la Commissione riprenderà l'esame del provvedimento. In calendario c'è proprio l'esame delle proposte emendative all'articolo 2 del disegno di legge depositate dalle parti politiche.