Opzione Donna, una soluzione anche per chi ha contributi nella gestione separata

Erica Venditti Giovedì, 03 Settembre 2015
Anche le lavoratrici con contribuzione nella gestione separata chiedono che la politica offra una soluzione per ricongiungere piu' agevolmente i contributi.

In attesa della ripresa della riapertura del cantiere previdenziale, alcune lavoratrici non riescono ancora a gioire appieno dei risultati, lodevoli, raggiunti sin qui dal ‘Comitato opzione donna’Stiamo parlando nello specifico delle donne in contribuzione mista: Ago/gestione separata. Queste lavoratrici ritengono di essere attualmente vittime di una enorme discriminazione, che impedisce loro di poter accedere, pur avendo i requisiti richiesti, cioè 58 anni di età e 35 anni di contributi, al regime sperimentale voluto da Maroni nel 2004. Il motivo ce lo spiega in questa intervista, Elisabetta C. una lavoratrice già iscritta al  'Comitato opzione donna' e che ha partecipato alla class action.  E.C. ci ha contattato perché vorrebbe emergesse in Commissione Lavoro questa ingiustizia ‘di genere nel genere’. 

Come mai pur possedendo i requisiti richiesti dalla legge 243/2004 con buona probabilità si vedrà respingere la domanda di pensione che presenterà all’Inps? Purtroppo, tanto per spiegarle l'assurdità della cosa chi si trova in contribuzione mista, Ago/g.s., come me oggi, pur possedendo i requisiti richiesti dalla c.d. Legge Maroni, si vedrà respingere la domanda di pensione poiché Inps sostiene che i contributi non dialoghino fra loro. 

Cosa vuol dire? Immagino sia un modo poco attinente per comunicare alle contribuenti che non possono essere ricongiunti i versamenti eseguiti nella c.d. gestione separata con quelli affluiti, precedentemente, in Ago. Badi bene, entrambe le gestioni contributive sono obbligatorie ma per una svista del legislatore questi contributi non si possono trasferire con la ricongiunzione nell'Ago (anche pagando il relativo onere). Questi contributi si possono solo sommare attraverso la totalizzazione ma bisogna così raggiungere un requisito contributivo, piu' elevato, pari a 40 anni e 3 mesi, oppure bisogna attendere i 65 anni e 3 mesi di età unitamente a 20 anni di contributi.

Ci faccia capire, quindi, la legge 243/2004 esclude a priori questa categoria di lavoratrici? La legge 243/2004 non oppone alcuna preclusione specifica ma nonostante ciò non ci viene riconosciuta la possibilità di uscire. GamsinSi tratta di un bel empasse, ha provato a contattare direttamente l’Inps o qualche esponente politico? Ho avuto numerosi scambi di mail, sia con il Prof. Tito Boeri quanto con l'Onorevole Gnecchi (PD) che ha sostenuto e caldeggiato la soluzione del discrimine.

Quale soluzione ritiene vadano trovate per eliminare quella che lei definisce 'un’ingiustizia di genere nel genere’? Si dovrebbe chiarire questo punto anche mezzo circolare o con un intervento legislativo ad hoc, risolvendo quello che di fatto è un inno all'impari trattamento pur sussistendo i medesimi requisiti. La politica, ad ogni modo, non può ignorare la vicenda, sicché, dovranno stabilire loro, per le rispettive competenze, quale "potere" abbia l'onere della prima mossa. Il prossimo 9 settembre dovrebbe emergere un sentire, a cura di tutti, compreso le rappresentanti di Opzione Donna, volto a rendere giusta, per tutte, nessuna esclusa, l'applicazione della legge 243/2004.

Chissà se leggendo questa ‘richiesta di aiuto’ l’onorevole Rizzetto, l’onorevole Simonetti o l’onorevole Gnecchi che tanto hanno preso a cuore la vicenda di queste lavoratrici decidano di affrontare la tematica in Commissione Lavoro, il prossimo 9 settembre, affinché davvero si possa gioire al grido di #opzione donna nessuna esclusa.

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