Pensione anticipata, per gli usuranti rischio stretta dal 2018

Bernardo Diaz Giovedì, 26 Maggio 2016
Gli addetti alle mansioni particolarmente usuranti e i lavoratori notturni dovranno dimostrare di aver svolto tali mansioni per almeno metà della vita lavorativa.
Stretta in arrivo per i lavoratori addetti ad attività particolarmente faticose e pesanti. Dal prossimo anno per godere dei benefici previdenziali che l'ordinamento riconosce nei confronti di questa categoria di lavoratori bisognerà dimostrare di aver svolto attività usurante o lavoro notturno per almeno la metà della vita lavorativa complessiva. La novità prevista dall'articolo 1, comma 2 del Dlgs 67/2011 ed è destinata a chiudere ulteriormente le maglie di un beneficio a cui è già oggi molto difficile accedere. L'anticipo dell'età pensionabile riconosciuto dalla normativa usuranti spesso, infatti, non si traduce in reale vantaggio rispetto ai requisiti Fornero soprattutto con riguardo a quei lavoratori che hanno iniziato a lavorare presto (circostanza comune per chi svolge lavori usuranti) e che quindi raggiungono la massima anzianità contributiva prevista (42/43 anni) prima dei 62 anni e mezzo di età richiesti dal decreto legislativo 67/2011 per l'uscita agevolata. Senza contare che le categorie di lavoratori che possono rientrare nel perimetro di tutela dei lavori usuranti sono molto ridotte. Non a caso alla Camera è in discussione un progetto di legge che ha l'obiettivo di estenderle. 

I beneficiari tradizionalmente si dividono in quattro categorie: 1) gli addetti a lavori faticosi e pesanti di cui all'articolo 2 del decreto del ministero del lavoro del 19 Maggio 1999 (lavori in galleria, cava o miniera ecc.); 2) i lavoratori addetti alla cosiddetta «linea catena» (alle dipendenze di imprese per le quali operano le voci di tariffa per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro di cui all'elenco n. 1 contenuto nell'allegato 1 allo stesso dlgs 67/2011); 3) i conducenti di veicoli adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo; 4) infine ci sono i lavoratori notturni con almeno 64 notti lavorate l'anno. 

Il beneficio per questi lavoratori consiste nella possibilità di accedere alla pensione con 61 anni e 7 mesi di età unitamente al quorum 97,6 con almeno 35 anni di contributi più una finestra mobile di 12 mesi che fa slittare l'età di effettivo pensionamento ad almeno 62 anni e 7 mesi. Per i notturni, inoltre, si deve distinguere in quanto i requisiti sono diversi a seconda del numero di notti lavorate: se hanno almeno 78 notti lavorate i requisiti per la pensione restano quelli appena indicati; se hanno lavorato per un periodo inferiore a 78 notti l'anno i requisiti si innalzano sino a due anni. 

Per potere accedere alla pensione la normativa vigente chiede, inoltre, che gli interessati abbiano svolto tali attività per almeno 7 anni, compreso l'anno di maturazione dei requisiti, negli ultimi dieci anni di attività lavorativa. Per le pensioni che avranno decorrenza dal prossimo 1° gennaio 2018 (i cui requisiti vengono pertanto raggiunti nel 2017) questo criterio cambierà e si guarderà all'intero arco della vita lavorativa. In particolare l'interessato dovrà dimostrare di avere svolto tali attività per almeno metà della vita lavorativa. Un effetto da non sottovalutare perchè il cambiamento di questo parametro potrebbe escludere dal beneficio altri lavoratori. Basti un esempio. Attualmente un lavoratore che ha 38 anni di contributi ma ha svolto lavoro notturno solo per otto anni negli ultimi dieci anni lavorati può ottenere l'uscita anticipata con il sistema previsto dal decreto legislativo 67/2011. Dal 2018 per ottenere il beneficio, invece, il lavoro notturno dovrà essere stato svolto per almeno 19 anni anche se diventerà irrilevante la circostanza che tale attività sia stata svolta negli ultimi anni di lavoro o all'inizio della carriera lavorativa. Si tratta di una novità da tenere in considerazione in caso la si voglia correggere entro fine anno quando saranno approvate alcune modifiche in materia pensionistica. 



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