L’incontro che si è tenuto tra il Presidente Draghi e il ministro Orlando con i sindacati sul tema delle pensioni è stato positivo.” Lo dichiara Cesare Damiano, già ministro del Lavoro e consigliere Inail. “Adesso – continua – si tratta di governare due percorsi paralleli: la discussione sulla legge di Bilancio e l’avvio del tavolo per una riforma strutturale della previdenza.
Per quanto riguarda la legge di Bilancio vorremmo soffermarci su quelli che a nostro avviso sono i due punti chiave relativi a un intervento immediato sulle pensioni: i lavori gravosi e i giovani. Va risolto nel confronto parlamentare il mancato allargamento ai lavoratori precoci previsto nella prima versione dell’APE, avvenuto per le prime 67 categorie e non per le restanti: una inspiegabile asimmetria. Inoltre, è molto grave la mancata accettazione della proposta della Commissione di abbassare i contributi per i lavoratori edili da 36 a 30 anni per poter accedere all’APE sociale: adesso ne occorrono 36, difficili da raggiungere vista la discontinuità lavorativa dei cantieri e l’ampia presenza di lavoro nero.
Si tratta di lavoratori che, purtroppo, muoiono molto spesso per le cadute dall’alto, soprattutto se over 60.
Per quanto riguarda i giovani un primo passo si può compiere immediatamente: secondo la legge Monti-Fornero chi ha il contributivo puro potrà andare in pensione a partire dai 64 anni, a condizione che abbia un assegno pensionistico pari a 1.400 euro lordi mensili, che equivale a 2,8 volte il minimo di 500 euro. Un traguardo irraggiungibile, una beffa nei confronti del giovani con il lavoro discontinuo e sottopagato.” “Questa barriera del 2,8 va eliminata: chi ha il contributivo ha diritto alla flessibilità senza vincolo e, se necessario, all’integrazione al minimo”, ha concluso l'ex Ministro del Lavoro.