Nel 2023 le pensioni minime splafoneranno i 570€ mensili superando il tasso programmato di inflazione. La legge di bilancio 2023, infatti, per contrastare gli effetti del caro vita, riconoscerà agli oltre 5 milioni di pensioni che non arrivano a 525 euro mensili una maggiorazione straordinaria (ma transitoria) dell'1,5% per l'anno 2023 e del 2,7% per l'anno 2024 in aggiunta all'ordinaria rivalutazione annuale (già fissata al 7,3% per il 2023).
La misura è finalizzata a contrastare gli effetti negativi dell'inflazione registrati e attesi per il biennio 2022-2023 per le pensioni d'importo pari o inferiore al trattamento minimo dell'Inps in vigore al 31 dicembre 2022, quindi 525,38 euro mensili (6.829,94 euro su base annua). Si tratta di un aumento che va ad aggiungersi a quello ordinario che scaturisce dall'operazione di rivalutazione delle pensioni. L'aumento verrà erogato per ciascuna delle annualità e calcolato sempre rispetto alla pensione mensile determinata al 31 dicembre 2022 in misura pari a 1,5% per l'anno 2023 e di 2,7% per l'anno 2024. Gli incrementi non rilevano, per gli anni 2023-2024, ai fini del superamento dei limiti reddituali eventualmente previsti per il riconoscimento di prestazioni agevolate. Resta fermo, infine, che ai fini della rivalutazione delle pensioni per gli anni 2023 e 2024, la pensione è da considerare al netto dell'incremento transitorio, il quale non rileva a tali fini e in ogni caso cessa i relativi effetti rispettivamente al 31 dicembre 2023 e al 31 dicembre 2024.
Il meccanismo
Per comprendere il meccanismo (e quindi gli aumenti effettivi) è bene prendere in considerazione il trattamento mensile lordo della pensione al settembre 2022. Tra ottobre e novembre 2022, infatti, l’Inps ha attribuito a tutte le pensioni di importo inferiore a 2.692€ mensili un anticipo del 2% della rivalutazione che scatterà il 1° gennaio 2023 (+7,3%) oltre al conguaglio della perequazione del 2022 (+0,2%). Di conseguenza i calcoli vanno effettuati depurando dalla rivalutazione gli anticipi già corrisposti in quanto destinati, per legge, ad essere riassorbiti.
Il trattamento minimo provvisorio nel 2022 sino a settembre 2022 era pari a 524,35€ al mese. Ciò perché si è applicato un tasso di rivalutazione provvisorio nel 2022 pari all’1,7%. Ad ottobre 2022 la pensione è salita a 534,83€ al mese grazie all’anticipo del 2% della rivalutazione prevista dal Dl n. 115/2022. A novembre si è avuto un altro aumento di circa un euro per l’anticipo del conguaglio dello 0,2% sulla rivalutazione del 2022 (il tasso di inflazione definitivo nel 2021 è risultato pari all’1,9% anziché l’1,7%). Di conseguenza il trattamento minimo Inps nel 2022 viene fissato in misura pari a 525,38€. Su questa cifra (virtuale) si applicano gli aumenti previsti dalla legge di bilancio 2023.
Gli aumenti dal 2023
In particolare due le operazioni da effettuare. La prima è il calcolo della rivalutazione ordinaria del 7,3% che porta il trattamento minimo Inps (provvisorio) dal 1° gennaio 2023 a 563,74€ (525,38*1,073). La seconda è il calcolo della maggiorazione temporanea in misura pari all’1,5% che porterà in dote un ulteriore aumento di 8,45€ (563,73*1,015). Complessivamente i pensionati minimi riceveranno una rendita dal 1° gennaio 2023 in misura pari a 572,20€ al mese.
Al 31 dicembre 2023 l’incremento dell’1,5% cesserà di trovare applicazione e sarà soppiantato da un aumento del 2,7%, sempre temporaneo, destinato ad operare per sino al 31 dicembre 2024. Ciò al netto delle ordinarie operazioni di rivalutazione delle pensioni previste per il 2024 e per il 2025 che compenseranno il venir meno dei predetti aumenti. In tabella, pertanto, sono esposti i progressivi adeguamenti delle pensioni minime in questi ultimi due anni.
Si noti che gli aumenti straordinari in discussione non saranno disponibili sul cedolino della pensione di gennaio 2023 ma saranno conguagliati dall’Inps tra marzo ed aprile con gli arretrati. Perchè l'ente previdenziale non ha potuto elaborare la novità in occasione del rinnovo annuo delle pensioni.