Pensioni, Giovani Professionisti in fuga dalla gestione separata

Valerio Damiani Domenica, 01 Novembre 2015
Gli iscritti alla gestione separata dell’Inps versano oggi il 27,7% del loro reddito. Ma le loro pensioni saranno assai magre e i loro diritti dimezzati rispetto agli altri lavoratori. E gli iscritti calano
Prosegue il calo degli iscritti alla gestione separata dell’Inps. I dati aggiornati a fine 2014, diffusi venerdì dall’istituto di previdenza, registrano una contrazione del 3,2% rispetto al 2013, la terza variazione negativa consecutiva che inizia a destare un certo allarme sui conti dell'istituto. Stretti da aliquote più elevate rispetto agli altri lavoratori, pensioni magre determinate con il sistema contributivo, senza possibilità di integrazione al trattamento minimo e da tutele ridotte in caso di malattia chi può, fugge dalla gestione separata, guardando con interesse, per esempio, alla gestione previdenziale degli artigiani o dei commercianti, nelle quali si versa tra il 22% e il 24% del reddito. L’aliquota contributiva della gestione separata, invece, è oggi pari al 27,7% e così resterà anche per il 2017, ma è destinata a salire fino al 33,72%, come previsto dalla riforma del lavoro Fornero in assenza di strutturali correttivi. Non a caso attualmente questa è l'unica gestione inps che risulta in attivo.  

La maggior parte degli iscritti (1.209.473) sono i collaboratori: quelli esclusivi, che cioè non svolgono altre attività, sono diminuiti del 4,7% nel 2014, quelli che hanno anche altre entrate sono calati del 3,2 per cento. I professionisti, invece, sono complessivamente 303.557, di cui 83.080 svolgono altre attività, mentre 220.477 sono iscritti in via esclusiva. Questi ultimi sono i professionisti senz’albo, non tenuti a iscriversi alle rispettive Casse di previdenza e questa categoria è l’unica in costante crescita negli ultimi anni. Dai 184.889 del 2010 sono diventati 220.477, e anche nel 2014 hanno registrato un aumento del 2,8% sull’anno precedente. 

Chi è iscritto alla gestione separata deve inoltre fare i conti con il reddito minimo: se guadagna meno di 15mila euro circa non gli viene accreditato un intero anno di contributi, ma una quota ridotta in proporzione. Per effetto di questa norma, per vedersi riconosciuto un anno ai fini previdenziali ne potrebbero servire due o tre lavorativiQuesto fenomeno è particolarmente evidente per i più giovani. Per esempio nella fascia 20-24enni gli iscritti sono quasi 9mila, ma solo poco più di mille ha visto accreditarsi 12 mesi. Quasi 4mila hanno maturato 1-5 mesi e quasi 2.500 zero mesi. A livello complessivo le cose vanno meglio ma non molto: su 220.477 iscritti, solo 75.124 si sono visti accreditare 12 mensilità contributive. Tutti questi dati dovrebbero spronare a fare di più per 

Segui su Facebook tutte le novità su pensioni e lavoro. Partecipa alle conversazioni. Siamo oltre cinquantamila

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati