Pensioni, Governo contrario all'estensione dell'uscita a 64 anni

Valerio Damiani Venerdì, 22 Gennaio 2016
Il Sottosegretario Cassano chiude all'ipotesi di estendere il pensionamento a 64 anni nei confronti degli assicurati che non si trovavano in costanza di attività lavorativa al 28 dicembre 2011.
Resta il vincolo secondo il quale i lavoratori che intendono fruire della pensione a 64 anni debbano trovarsi in costanza di attività lavorativa subordinata al 28 dicembre 2011. Lo ha dichiarato ieri il Sottosegretario al Welfare Massimo Cassano in una interrogazione a risposta scritta sollevata da Maria Luisa Gnecchi (Pd) in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati che chiedeva una correzione in via amministrativa della Circolare Inps 35/2012.

Si tratta della disposizione recata dall'articolo 24, comma 15-bis del decreto legge 201/2011 la quale, com'è noto, prevede che i lavoratori dipendenti del settore privato che maturano entro il 31 dicembre 2012 i requisiti previsti dalla previgente normativa per il pensionamento di anzianità possono conseguire il trattamento pensionistico al compimento di almeno 64 anni di età. La medesima disposizione prevede inoltre che le lavoratrici dipendenti del settore privato possono accedere al trattamento di vecchiaia a 64 anni qualora maturino entro il 31 dicembre 2012 almeno 20 anni di contribuzione e 60 anni di età. Questa disposizione consente a una specifica platea di soggetti, che era vicina al conseguimento del diritto a pensione al momento dell'approvazione della legge di riforma pensionistica, di evitare di rincorrere per un lungo periodo di tempo il raggiungimento dei nuovi requisiti pensionistici. L'anticipo medio del pensionamento rispetto ai nuovi requisiti risulta infatti di circa due anni.

"Al fine di dettare le istruzioni applicative della predetta legge di riforma ed in considerazione del dettato letterale del comma 15-bis in questione, l'INPS, con la circolare n. 35 del 2012, condivisa dai Ministeri vigilanti, ha previsto l'utilizzo delle predette disposizioni eccezionali esclusivamente in favore dei lavoratori e delle lavoratrici che svolgevano attività di lavoro dipendente al momento dell'entrata in vigore della norma, ovverosia il 28 dicembre 2011. L'interpretazione letterale della disposizione riferisce, infatti, la nozione di dipendente al lavoratore in attività e non anche al lavoratore che ha perso il posto di lavoro. L'indicazione normativa di un termine è direttamente collegata alla necessità di individuare la platea dei potenziali beneficiari per la quale è stato indispensabile reperire la relativa copertura finanziaria" ha dichiarato Cassano. 

Profonda l'insoddisfazione della Gnecchi che ricorda come la legge non preveda in alcun modo il requisito dello svolgimento di un'attività lavorativa alla data del 28 dicembre 2011, al contrario di quanto previsto dalla circolare dell'INPS n. 35 del 2012. "L'intenzione dei proponenti di tale disposizione legislativa, infatti, era quella di garantire l'applicazione di una misura transitoria che consentisse l'accesso al pensionamento anche di coloro che, nel corso della crisi, avevano perduto il lavoro senza tuttavia essere in possesso dei nuovi requisiti richiesti per il pensionamento. Tale intendimento era stato, del resto, esplicitato in uno specifico ordine del giorno approvato dall'Assemblea della Camera in sede di approvazione del decreto-legge n. 201 del 2011, che aprì la strada ai successivi provvedimenti di salvaguardia".

Con l'interpretazione della norma - continua la Gnecchi - fornita dalla circolare n. 35 del 2012 si impedisce di fatto l'accesso al pensionamento di molti lavoratori nati nel 1952, i quali, rispetto a coloro che sono nati anche solo il 31 dicembre 2011, si sono trovati a dovere attendere il compimento dei 64 anni di età, cui si aggiunge la speranza di vita, a fronte dei 60 anni di età e 36 di contributi e 61 anni di età e 35 di contributi previsti precedentemente. Per le donne, l'effetto è stato ancora più pesante, considerando il repentino adeguamento all'età per l'accesso al pensionamento degli uomini, tanto che le lavoratrici nate nel luglio del 1952 potranno accedere al pensionamento solo nel 2019".

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