Pensioni, Governo pronto al decreto legge. Ma non sarà restituito tutto subito

redazione Mercoledì, 13 Maggio 2015
Poletti: "La Soluzione sarà assunta collegialmente dal Consiglio dei Ministri, sarà equa, coerente con la sentenza e sostenibile con i conti pubblici".

Kamsin Servirà probabilmente un pò piu' di tempo al Governo per dare esecuzione alla sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato la mancata indicizzazione degli assegni pensionistici. Ieri sono iniziati gli incontri tra Palazzo Chigi e il ministero dell'Economia in vista dell'appuntamento con il consiglio dei ministri programmato per venerdì. Ma in tale occasione potrebbe solo farsi il punto della situazione e rimandare l'adozione del provvedimento, un decreto legge, alla prossima settimana.

Sul programma di restituzione per ora non ci sono certezze ma solo ipotesi  a cui stanno lavorando i tecnici del Mef e la Ragioneria dello Stato in concerto con l'Inps. La linea principale vede la restituzione immediata di una quota pari a 3,5 miliardi, il resto sarà invece rimborsato nei prossimi anni, a rate: «la sentenza della Consulta - ha indicato ieri Renzi - non dice che bisogna pagare domani tutto. Dice che il governo può intervenire, ma sappia che se interviene in quel modo è incostituzionale. Può darsi che la sentenza offra dei margini, studieremo le carte nel dettaglio, lo sappiamo dal 30 aprile, prendiamoci il tempo necessario per evitare di fare degli errori come chi ci ha preceduto».

Ancora da decifrare se saranno alterate la fasce di rivalutazione degli assegni. L'effetto prodotto dalla Sentenza è, per ora, di aver riportato in vita le fasce di perequazione vigenti prima della legge 147/2013 e cioè adeguamento dell'assegno al 90% per i trattamenti superiori a 3 volte il minimo inps e del 75% per gli assegni superiori a cinque volte il minimo. 

Il Governo, secondo quanto si apprende, potrebbe abbassare tali soglie per limitare gli esborsi, una linea che tuttavia non è condivisa all'interno della stessa maggioranza e che rischierebbe di essere nuovamente dichiarata incostituzionale. Favorevole all'ipotesi, in linea di massima, la minoranza dem per la quale tuttavia la rivisitazione delle fasce di adeguamento deve necessariamente portare risparmi da utilizzare per finanziare ulteriori interventi sul fronte previdenziale (es. flessiblità in uscita, salvaguardie, stop alle ricongiunzioni onerose, rafforzamento degli assegni per i giovani entrati nel mondo del lavoro dopo il 1° gennaio 1996). I partiti a destra del Governo chiedono invece il rispetto totale della sentenza con la restituzione piena degli assegni.

Nel provvedimento dovrebbe trovare spazio anche l'altra novità da tempo annunciata dal Presidente dell'Inps Tito Boeri: l'unificazione al 1° del mese delle date di pagamento dei titolari di doppi assegni (circa 2milioni di pensionati). Lo spostamento di date comporterebbe per l'Inps il pagamento di maggiori interessi che sarà tuttavia completamente riassorbito tramite la riduzione dei costi delle commissioni per i bonifici

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