Pensioni, il decreto sui rimborsi slitta alla prossima settimana

redazione Giovedì, 14 Maggio 2015
L'Inps, per voce del presidente Tito Boeri, si è detto pronto ad avviare le operazioni di rimborso, quale che sia la scelta del governo. 

Kamsin Slitta probabilmente a lunedì la decisione del Governo sulle pensioni. Renzi e Padoan hanno chiesto un mini-rinvio per mettere a punto un provvedimento che sarà «rispettoso della sentenza della Consulta e in linea con gli obiettivi di bilancio indicati nel Def», come ha ribadito ieri sera il ministero dell'Economia annunciando una «soluzione a breve». Si conferma quindi che il governo non intende aumentare il deficit oltre il 2,6% già indicato.

Partita dunque aperta sull'entità e sulle modalità del rimborso (calcola l'effetto sull'assegno della sentenza) anche se sembra prevalere l'ipotesi di procedere ad un adeguamento parziale e graduale. Circa 3-3,5 miliardi andranno comunque trovati tra «tesoretto» (1,6 miliardi di differenza tra deficit tendenziale e programmatico) e incasso dal rientro dei capitali, entrambe coperture che avranno comunque bisogno di una clausola di salvaguardia perché saranno verificate solo in sede di assestamento. All'interno di questo margine si sta ancora valutando una griglia di soluzioni, che guardano a limitare i rimborsi. Per il futuro il tema sarebbe poi affrontato con la legge di stabilità.

Sull'ipotesi di rimborsi parziali chiosa anche il viceministro all'Economia Enrico Morando (Pd), che ne ha parlato ieri in un'informativa alla Commissione Bilancio del Senato: «L'interpretazione in base alla quale la sentenza comporterebbe un ritorno alla legislazione precedente non è fondata», e in sostanza non c'è alcun obbligo di ridare tutto a tutti. La strada da percorrere, ha spiegato Morando, è invece quella di rimuovere le due ragioni che hanno portato la Corte a bocciare la normativa: perché «sospendeva l'indicizzazione per due anni e non per uno, come era accaduto in precedenza»; e perché il blocco riguardava anche pensioni più basse rispetto agli interventi del passato e non prevedeva un'applicazione progressiva, in base al reddito, dei tagli alla rivalutazione. In sostanza per rispondere alla sentenza l'esecutivo da un lato dovrebbe prevedere un meccanismo di indicizzazione decrescente al salire del reddito pensionistico e alzare la soglia oltre la quale non si prende nulla. Dall'altro però potrebbe limitarsi a restituire l'indicizzazione persa per uno solo dei due anni di blocco e non per entrambi.

Questa ipotesi non è solo di scuola. In queste ore è al vaglio dei tecnici e dei giuristi di Palazzo Chigi e Mef per valutarne la percorribilità. Di sicuro una decisione del genere ridurrebbe nettamente l'impatto dell'operazione. Va tenuto conto che nel 2012 la perdita del potere d'acquisto fu del 3% mentre nel 2013 scese all'1,2%. Limitando la restituzione a un solo anno è evidente che l'impegno potrebbe essere più che dimezzato. Anche se dal punto di vista politico è chiaro che la soluzione offrirebbe il fianco alle polemiche. Il presidente dell'Inps Tito Boeri ha auspicato ieri una misura basata sull'equità non solo tra i redditi e ma anche tra le generazioni. Secondo Boeri la restituzione, in virtù degli «importanti effetti redistributivi», «sia basata sull'equità non solo tra chi ha di più e chi ha di meno ma anche anche tra chi ha avuto di più e chi è chiamato a dare di più ma avrà di meno».

seguifb

Zedde

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati