Pensioni, Al Via la sperimentazione del Part Time dai 63 anni

Davide Grasso Mercoledì, 11 Maggio 2016
Da quest'anno ci sarà la possibilità di chiedere il part-time ai lavoratori con oltre 63 anni senza penalizzazioni sull'importo della pensione.
Partirà il prossimo 20 maggio il part-time agevolato, la misura contenuta nella legge di stabilita' per il 2016 che consentirà alle imprese e ai lavoratori di ridurre l'orario di lavoro in vista della pensione. Lo ha annunciato ieri il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, indicando che il decreto approvato dal Dicastero di Via Veneto ad Aprile sarà pubblicato a giorni in Gazzetta Ufficiale. "Vedremo se questa iniziativa piacerà alle imprese" ha sottolineato Poletti. La misura avrà carattere sperimentale ed interesserà, almeno in questa prima fase, solo i lavoratori a tempo indeterminato del settore privato. Non è escluso tuttavia che la misura possa essere estesa in futuro, se apprezzata, anche al pubblico impiego. Molto limitata, per il momento, la platea dei potenziali lavoratori coinvolti: si tratta dei lavoratori e delle lavoratrici nati entro il 31 maggio 1952 (perchè per accedervi, tra le condizioni, è necessario maturare 66 anni e 7 mesi di età non oltre il 31 dicembre 2018). 

Questi soggetti avranno la facoltà, previo accordo con il datore di lavoro, di trasformare il rapporto in part-time con una riduzione dell'orario di lavoro tra il 40 ed il 60% dell'orario pieno. A differenza di una normale trasformazione del rapporto a part-time (comunque sempre possibile secondo i principi generali in materia) la trasformazione non produrrà penalizzazioni sulla pensione per chi lo sceglieLo Stato infatti riconoscerà la copertura pensionistica figurativa per la quota di retribuzione perduta dal dipendente in modo che costui, a fini pensionistici, otterrà una pensione come se avesse lavorato a tempo pieno per tutti i tre anni di part-time. In una trasformazione standard, cioè al di fuori del meccanismo coniato dal decreto, il lavoratore dovrebbe pagarsi di tasca propria il differenziale contributivo con i contributi volontari pena la diminuzione della misura del reddito pensionistico dovuta al calo della retribuzione. 

A questo si aggiunge il fatto che il datore di lavoro dovrà trasferire nella busta paga del dipendente una somma pari alla contribuzione pensionistica che sarebbe stata a carico di quest'ultimo relativa alla prestazione lavorativa non effettuata. Tale importo non concorrerà alla formazione del reddito da lavoro dipendente e non sarà assoggettato a contribuzione previdenziale. Un accorgimento che consentirà al lavoratore di perdere una cifra inferiore ai due terzi del reddito erogato con l'orario pieno. Qui è possibile simulare gli effetti in busta paga per il lavoratore.  

Per il datore gli aspetti positivi sono minori ma non vanno comunque trascurati. Diverse grandi aziende potrebbero approfittare della novità per ridurre l'orario della forza lavoro più anziana e contenere la spesa degli stipendi senza dover ricorrere all'isopensione che, attualmente, è l'unico strumento (molto più costoso del meccanismo appena citato) per mandare a casa i lavoratori prossimi all'età pensionabile. Apart-time agevolato, poi, potranno accedere anche le piccole imprese in quanto non richiede il rispetto di un requisito minimo dimensionale relativo alla forza lavoro impiegata (es. i 15 dipendenti). Il datore, inoltre, non avrà alcun obbligo di assumere nuova forza lavoro. 

Occhio, inoltre, che il riconoscimento del beneficio spetterà all'INPS, nel rispetto di un limite massimo di spesa pari a 60 milioni di euro per il 2016, 120 milioni per il 2017 e 60 milioni per il 2018. Qualora il plafond sia esaurito l'attivazione del part-time slitterà quindi all'anno successivo.

In definitiva la misura, anche se va salutata con favore, non può sostituire quell'esigenza di rendere più flessibile la Legge Fornero a cui lo stesso Governo ha indicato di voler dare entro fine anno una risposta.   

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