Come noto l'INPS ritiene insufficienti gli elementi che dimostrano il versamento dei contributi, poiché il libretto di lavoro, risalente al periodo precedente alla digitalizzazione, non viene considerato prova sufficiente. Per dimostrare l'accredito della contribuzione l'Istituto richiede le buste paga degli anni 1977 e 1978 o, in sostituzione, la dichiarazione con un atto notarile di altri dipendenti che siano stati in servizio in quegli anni ma, soprattutto, dipendenti i cui contributi risultino versati in quegli anni. "E' del tutto evidente che trattandosi di documentazione risalente a oltre 35 anni fa non tutti i soggetti coinvolti, per vari motivi, sono in grado di presentare la suddetta documentazione. I cittadini in questione hanno persino proposto all'Inps un riscatto oneroso, senza trovare consenso in quanto risalente a periodi precedenti al 1997" ricorda Bordo nell'interrogazione.
L'interrogante chiede quindi al Ministero del Lavoro di adoperarsi, per quanto di competenza affinché l'Inps consideri valido, al fine del conto pensionistico, il libretto in uso precedentemente alla digitalizzazione, senza che siano considerate indispensabili le buste paga o le testimonianze di colleghi, tra l'altro non sempre reperibili e, in tale contesto quali iniziative intenda intraprendere affinché i lavoratori interessati possano vedersi riconosciuti tutti i periodi lavorativi fini pensionistici. Il mancato accredito di alcuni anni di contribuzione può produrre del resto uno slittamento dell'età pensionabile e una diminuzione dell'importo del reddito pensionistico. Il tema, pertanto, è piuttosto delicato e coinvolge soprattutto i lavoratori iscritti all'assicurazione generale obbligatoria (cioè lavoratori dipendenti del settore privato).