Pensioni, Una mozione per rivalutare gli assegni superiori a 3 volte il minimo

Davide Grasso Martedì, 14 Giugno 2016
L'ha depositata in Senato la Senatrice Anna Bonfrisco. Insufficienti le misure previste dal Governo con il decreto legge 65/2015. 
Sbloccare gradualmente la rivalutazione delle pensioni negli anni 2012-2013 dando piena attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale dello scorso anno. Lo chiedono al Governo in una mozione parlamentare depositata la scorsa settimana in Senato (1-00591) la cui prima firmataria è la senatrice Anna Bonfrisco.

Dopo la decisione della Consulta lo scorso anno, il Governo è intervenuto con il decreto-legge 21 maggio 2015 n. 65, procedendo ad una parziale restituzione degli arretrati e ad una limitata ricostruzione dei trattamenti pensionistici, con grave pregiudizio per i pensionati. "In concreto gli importi restituiti oscillano tra lo zero e il 21 per cento di quanto spettante, con un danno pari ad almeno il 79 per cento e al 100 per cento per le pensioni superiori ai 2.810 euro mensili lordi" si legge nel testo della mozione.  In base al provvedimento del Governo gli arretrati liquidati nel cedolino pensione di agosto 2015 hanno oscillato tra i 150 e gli 800 euro (niente è stato corrisposto ai titolari di pensioni superiori a 2.810 euro mensili lordi).

A questi valori è stata poi riconosciuta una perequazione ridotta a partire dal 2016 che ha portato in tasca ai pensionati con prestazioni inferiori a sei volte il trattamento minimo poche decine di euro al mese. Attribuzione che ha lasciato comunque impregiudicato, nella sostanza, l'effetto trascinamento che continuerà a far pagare, vita natural durante, un assegno pensionistico inferiore a quello che sarebbe loro spettato (ad esempio: circa 90 euro mensili in meno per i titolari di pensioni pari a 1.500 euro mensili lordi; circa 160 euro mensili in meno per i titolari di pensioni pari a 3.000 euro mensili lordi; circa 330 euro mensili in meno per i titolari di pensioni pari a 6.000 euro mensili lordi). Qui è possibile verificare gli importi restituiti. 

"Il decreto-legge n. 65 emanato successivamente alla sentenza della Corte costituzionale, teso a disapplicare o applicare solo parzialmente detta sentenza, rappresenta un escamotage pericoloso che mina la fiducia che i cittadini devono avere nello Stato, nei suoi organi costituzionali e nelle istituzioni".

La mozione, che dovrà essere discussa nei prossimi tempi dal Senato, chiede al Governo che intervenga già in sede di predisposizione della prossima legge di stabilita' per il 2017, pur con un criterio di gradualità e tenuto conto degli obiettivi di finanza pubblica, al fine di dare piena ed effettiva attuazione alla sentenza n. 70 del 2015 della Corte costituzionale, prevedendo, a favore dei titolari di pensione colpiti dal blocco l'integrale restituzione degli importi maturati per effetto del ripristino della perequazione e la ricostruzione del trattamento pensionistico, con effetti sugli importi degli assegni pensionistici vita natural durante, inclusa la rivalutazione sull'importo rivalutato per gli anni successivi. 

Oltre al problema della mancata rivalutazione dei trattamento pensionistici il documento punta il dito sulla necessità di riformare il sistema pensionistico secondo le caratteristiche del mercato del lavoro di oggi, mettendo in sinergia le politiche a favore dell'occupazione, delle imprese e delle famiglie, prevedendo in particolare l'istituzione di un trattamento di base, uguale per tutti e ragguagliato all'importo dell'assegno sociale da adeguarsi con cadenza periodica al costo della vita, finanziato dalla fiscalità generale, che agisca a suo tempo da base per la pensione contributiva e svolga una funzione inclusiva per coloro che non hanno potuto assicurarsi un trattamento pensionistico contributivo; l'aumento della misura delle maggiorazioni sociali dei trattamenti pensionistici; la riduzione graduale della tassazione sui trattamenti pensionistici minimi, o comunque inferiori a quelli sino a 3 volte il minimo, al fine di consentire un effettivo recupero del potere di acquisto dei percipienti l'assegno previdenziale, in relazione all'andamento reale del costo della vita. 

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