Pensioni, Uscita anticipata nella gestione separata

Franco Rossini Venerdì, 04 Dicembre 2015
L'Inps ha riepilogato le modalità di uscita attraverso l'esercizio del computo dei contributi nella Gestione Separata.
Occhio a chi ha contributi nella gestione separata e deve valorizzarli ai fini del conseguimento di una pensione. L'Inps ha allargato di recente le maglie per ricorrere al computo dei contributi con alcuni effetti positivi per chi ha effettuato almeno un mese di versamenti in tale gestione senza maturare un autonomo diritto a pensione. La Circolare Inps 184/2015 ricorda infatti che gli iscritti alla gestione separata che maturano, a partire dal 1° gennaio 2012, almeno 15 anni di contributi, di cui 5 nel sistema contributivo possono esercitare il computo nella gestione di contributi versati nell'assicurazione generale obbligatoria e dei fondi sostitutivi ed esclusivi della stessa in esito ad una precisa domanda da parte dell'interessato. Per l'esercizio bisogna anche avere meno di 18 anni di contributi alla data del 31.12.1995. 

Occorre naturalmente che in qualche modo si raggiungano i requisiti previsti per la pensione di vecchiaia, anticipata, di inabilità, di invalidità o indiretta ai superstiti. Nel primo caso, per esempio, occorre avere 64 anni e 9 mesi per le donne e 66 anni e 3 mesi per gli uomini e 20 anni di contributi versati, oppure cinque anni di contributi e 70 anni e tre mesi di età per entrambi i sessi. Nel secondo caso (pensioni anticipata) i requisiti sono di 42 anni e sei mesi di contribuzione per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne, indipendentemente dall'età, oppure 20 anni di lavoro e 63 anni e tre mesi di età. Naturalmente in tale ultimo caso è necessario anche soddisfare il cd. importo soglia, vale a dire che l'assegno non può essere inferiore a 2,8 volte l'assegno sociale. Il computo resta una facoltà alternativa alla totalizzazione che, com'è noto, chiede 40 anni e 3 mesi di contributi oppure 65 anni e 3 mesi di età unitamente a 20 anni di lavoro. 

C'è evidentemente anche un rovescio della medaglia ed è costituito dal fatto che il lavoratore, sommando spezzoni contributivi diversi, si vedrà calcolata tutta la pensione con il metodo contributivo, di solito meno favorevole del retributivo o del sistema misto. Inoltre questa possibilità è esclusa per chi dovrebbe cumulare versamenti alla gestione separata Inps e versamenti alle casse di previdenza dei liberi professioni. Da segnalare, tuttavia, che il computo può essere esercitato, a differenza delle totalizzazione nazionale anche per conseguire una pensione supplementare, una novità spesso preclusa per chi ha contribuzione mista destinata ad agevolare la valorizzazione di quegli spezzoni contributivi. 

Da notare che c'è anche una cristallizzazione dei requisiti ante Fornero per coloro che al 31 dicembre 2011 avevano 60 anni di età (65 gli uomini) e potevano vantare, sempre a tale data, i requisiti per l'esercizio del computo (cioè i 15 anni di contributi di cui 5 nel sistema contributivo). Si conferma, in particolare, la possibilità di esercitare il computo anche successivamente al 31 dicembre 2011. In questa condizione si trovano in realtà pochi lavoratori, giusto coloro che, a tale data non avevano il requisito contributivo di 20 anni in un unico fondo e, quindi, non avevano maturato un diritto a pensione prima dell'arrivo della Legge Fornero. 

Ma si tratta comunque di un vantaggio da tenere presente. E' la situazione, tanto per fare un esempio, delle lavoratrici precarie o con carriere discontinue, iscritte alla gestione separata con almeno un versamento mensile in tale gestione, che potevano vantare, alla data del 31 dicembre 2011 un'anzianità anagrafica di almeno 60 anni unitamente al possesso di almeno 15 anni di contributi nell'AGO di cui almeno 5 versati dopo il 1995. Ebbene costoro potranno, attraverso il computo, rimettere in carreggiata le vecchie regole pensionistiche guadagnando l'uscita anticipata senza dover attendere i 67 anni previsti dalla Legge Fornero. Unica condizione: che l’importo della pensione non sia inferiore a 1,2 volte l’assegno sociale ovvero circa 670 euro al mese (salvo si sia raggiunta l'età di 65 anni).

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