Riforma Pensioni, Anche Dini a favore della flessibilità in uscita

Davide Grasso Martedì, 01 Dicembre 2015
L'Ex Presidente del Consiglio Lamberto Dini a favore di un intervento sulla Legge Fornero per rivedere l'età pensionabile. 
 «Le riforme varate finora assicurano sostenibilità al sistema previdenziale nel medio-lungo periodo. Si dovrà se mai aprire il dossier della flessibilità in uscita». Lo dichiara l’ex presidente del Consiglio, Lamberto Dini nel libro appena pubblicato con Luigi Tivelli, per Guerini e associati, il libro “Una certa idea dell’Italia, cinquant’anni tra scena e retroscena della politica e dell’economia”. Indubbiamente – afferma Dini – Matteo Renzi «ha contribuito a dare al sistema Italia quella scossa che era più che mai necessaria dopo anni di sostanziale immobilità riformatrice». 

Si fa però fatica a cogliere, per quel che riguarda l’azione di politica economica, «una visione strategica che riesca finalmente a riportare il Paese su un tragitto di crescita sostenibile mettendo fine al declino». Sia il presidente del Consiglio che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, hanno enfatizzato a più riprese il dato di una crescita che si colloca attorno allo 0,9% quest’anno. «Mostriamo soddisfazione per la ripresina, ma restiamo al di sotto della media Ue, il che significa che continua il relativo declino del nostro paese». Ecco perché il nodo della riduzione della spesa pubblica acquista centralità nell’azione di politica economica. È la strada maestra «per ridurre in modo strutturale la pressione fiscale». Da questo punto di vista, si registrano per Dini ben pochi passi in avanti: «Due eccellenti professionisti come Carlo Cottarelli e Roberto Perotti si sono dimessi. Si chiede loro di individuare i settori su cui intervenire, ma poi in sede politica non si fa nulla per timore di perdere consenso».

Occorre affrontare il nodo delle tax expenditures, ma Renzi ha detto con chiarezza che «si favorirebbero in tal modo alcune categorie, mentre altre ne sarebbero svantaggiate. Il mio timore è che il Governo punti a ottenere consenso come se le elezioni fossero domani. Questa legge di stabilità ne è un esempio: è fatta a debito e rinvia i problemi agli anni a venire». Quanto alle pensioni, Dini, cui si deve la riforma del 1995, non ha dubbi: le proposte avanzate dal presidente dell’Inps, Tito Boeri «sono assolutamente inaccettabili, e peraltro travalicano il suo ruolo di amministratore. La vera questione è la flessibilità in uscita, con l’età pensionabile che oggi è a 66-67 anni. Nel breve periodo l’operazione comporta dei costi, ma di certo gli annunci di tagli alle pensioni cosiddette più alte per compensare i cinquantacinquenni che lasciano il lavoro paiono a dir poco spericolati».

Si tratta di persone «che sono ancora in età lavorativa, e dunque l’onere va posto a carico della fiscalità generale. Guardiamo il bilancio dell’Inps. La gestione previdenziale è in sostanziale pareggio. I problemi riguardano il capitolo dell’assistenza». Le analisi e le proposte contenute nel libro vanno interpretate come uno “stimolo” per il Governo: «Ho inviato il volume al mio concittadino Matteo Renzi. Gli ho scritto che può diventare un grande leader, ma attenzione». Le riserve si concentrano sul percorso di riforme istituzionali intrapreso dal Governo, il combinato tra l’Italicum e la riforma costituzionale: «Si tende a rafforzare il potere del partito che vince le elezioni, si prefigura un sostanziale indebolimento del Parlamento e del sistema di pesi e contrappesi eretto a garanzia della tenuta del nostro sistema democratico. I primi cento capilista sono nominati dai partiti, e poi c’è questo abnorme premio di maggioranza». Un rischio che Dini intravvede non per Renzi «che è certamente un democratico», ma per quel che potrà accadere qualora alle prossime elezioni si affermino «coalizioni a vocazione populista e antisistema».

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