Riforma Pensioni, Cida: flessibilità in uscita utile soprattutto per le donne

redazione Mercoledì, 27 Gennaio 2016
Nell'audizione alla Camera la Confederazione che rappresenta i dirigenti e i quadri ha discusso della flessibilità in uscita e del riconoscimento dei lavori di cura
 Fissare a 67 anni l'età per il pensionamento di vecchiaia per tutti i lavoratori, a decorrere dal primo gennaio 2019, senza ulteriori rialzi prevedendo contestualmente, come già avviene nel sistema contributivo,  un sistema di calcolo più favorevole per coloro che accedono al pensionamento di vecchiaia successivamente a tale data e fino ai 70 anni. È una delle proposte consegnate ieri dalla CIDA, la Confederazione che riunisce i manager e i dirigenti, alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, in occasione dell'indagine conoscitiva sull'impatto in termini di genere della normativa previdenziale Fornero.

"Le riforme del 2011 - ricorda la Cida - hanno innalzato l’età di pensionamento: si è ritenuto che questa fosse la strada obbligata per rafforzare la sostenibilità economica del sistema, aumentando gli anni di lavoro, riducendo quelli di pensione, quindi la spesa pensionistica. Indubbiamente questo si scontra con le condizioni attuali del mercato del lavoro, con le donne (e i giovani) che faticano a trovare un’occupazione e non hanno carriere continuative, con l’espulsione dei lavoratori a partire dai 55 anni. Carriere stabili e regolari non esistono più, questo impedisce di maturare una pensione adeguata, in particolare a giovani e donne".

L'associazione consiglia, inoltre, di prorogare ulteriormente il regime sperimentale donna dopo il 2015 in quanto risposta alle esigenze di anticipazione del pensionamento delle lavoratrici donne più bisognose vista anche l'entità della penalizzazione a cui vanno incontro. Tra le misure segnalate alla Commissione Lavoro c'è il prolungamento di altri due anni del part-time per i lavoratori senior, beneficio introdotto in via sperimentale da quest'anno con la legge di stabilità. Secondo la Cida sarebbe utile portare il part-time dagli attuali due, a quattro anni dalla pensione di vecchiaia, in modo da renderla più appetibile e permettere la prosecuzione attività lavorativa per un periodo più elevato rispetto alle rilevazioni attuali. 

Altro tema sensibile è quello della flessibilità in uscita e del riconoscimento specifico dei lavori di cura verso figli e disabili. "Occorre assicurare innanzitutto una adeguata flessibilità in uscita e si dovrebbero riconoscere uno o due anni in più di contributi per i periodi di cura" - sottolineano dalla Cida. "A tale proposito si propone il riconoscimento di agevolazioni alle lavoratrici madri, anche stabilendo che i periodi di astensione dal lavoro per maternità e puerperio valgano il doppio fino a un massimo di anni due. Questo riconoscimento dovrebbe essere applicato per un range di tempo definito, supponendo che da un certo momento in poi i carichi di cura familiare tra padre e madre lavoratori siano in equilibrio."

Sarebbe auspicabile, inoltre, segnala la Cida, l'istituzione di una pensione base che consenta di integrare i trattamenti più bassi e svolgere il ruolo di reddito minimo per chi non ha potuto assicurarsi trattamento pensionistico adeguato. Tra le altre proposte dell'Associazione c'è il miglioramento della disciplina dei trattamenti pensionistici di reversibilità migliorando le condizioni di cumulabilità della pensione reversibilità con i redditi percepiti dal beneficiario e l'incentivazione alla previdenza complementare, tema rimasto fuori dall'agenda del Governo Renzi. Completano il pacchetto di misure promosse dalla Cida il prolungamento strutturale del congedo obbligatorio per il padre in modo da promuovere un cambiamento della mentalità italiana che attualmente vede lo svolgimento delle attività di cura dei figli e della famiglia prevalentemente espletato dalle donne.

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Documenti: Lo studio consegnato dalla Cida alla Commissione Lavoro della Camera 

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