Il primo punto all'ordine del giorno è la rivalutazione degli assegni: il meccanismo attualmente in essere, è destinato, infatti, ad andare in soffitta il prossimo 31 dicembre 2016. Dal 1° gennaio 2017 si dovrà pertanto decidere se confermare il ritorno alla disciplina ante Fornero (che prevedeva un meccanismo di rivalutazione piu' generoso, soprattutto per gli assegni superiori a 4 volte il minimo) oppure se introdurre una norma nuova.
La vecchia normativa attribuiva la perequazione piena per gli assegni fino a tre volte il minimo, nella misura del 90% per le fasce da tre a cinque volte il minimo e del 75% per i trattamenti eccedenti il quintuplo del minimo Inps. L'attuale sistema, regolato dalla legge 147/2013, prevede invece una rivalutazione minore soprattutto per gli assegni piu' elevati: le aliquote di rivalutazione sono infatti al 95% per i trattamenti tra 3 e 4 volte il minimo inps, al 75% tra 4 e 5 volte, al 50% tra 5 e 6 volte e al 45% per gli assegni oltre le sei volte il minimo.
Se si imboccherà questa strada a beneficiarne saranno soprattutto gli assegni medio-alti. In pratica un assegno di circa 2.300 euro lordi passerebbe da una rivalutazione del 75% (attuale) al 90% dell'inflazione; uno superiore a 3 mila euro otterrebbe il 75% della rivalutazione contro il 45% riconosciuto con la legge 147/2013.
Il tema dell'aumento automatico degli assegni sarà quello centrale del tavolo, come conferma il segretario generale dello SpiCgil, Carla Cantone: «E' necessario ripristinare per tutti i pensionati la tutela del potere d'acquisto: bisognerà rimettere mano alla rivalutazione annuale perché non succeda più come con la Monti-Fornero». Il confronto è solo alle prime battute e non ci sono ancora proposte ma è chiaro l'intento da parte dei sindacati di aumentare il reddito dei 16 milioni di pensionati. GamsinL'altro punto di intervento, indicato anche dal Premier Matteo Renzi ieri nel corso della convention PD è il peso del fisco sulle pensioni. Le sigle confederali lamentano l'iniquità delle differenti soglie di no tax area per lavoratori dipendenti (8.100 euro) e pensionati (7.500 euro). Qui si potrebbe puntare quindi all'equiparazione anche perché la norma non dovrebbe essere molto onerosa per i conti pubblici.
A fianco del tavolo sui temi economici, al ministero del Lavoro nei prossimi mesi se ne aprirà anche un altro su quelli sociali come la sanità, il rischio povertà e la non autosufficienza. Per il ministro Poletti, entrambi i tavoli saranno utili per produrre proposte ma ha rivendicato che «la responsabilità delle scelte sarà di governo e parlamento», avvertendo comunque che ci sono «limiti di risorse» e che queste misure dovranno «essere inserite in un contesto generale».